IL GENIO DEL MALE Non basta pensare che tutto ha uno - TopicsExpress



          

IL GENIO DEL MALE Non basta pensare che tutto ha uno sfogo. SUSSURRO Io non ho mai capito quale fosse la paura degli altri. Forse, perché sono piccola alla loro grandezza. Spesso mi chiedevo il motivo di un comportamento e non mi riferivo a un tossire o a uno starnutire, magari anche a uno sbadigliare. Capire che la Vita non è Sostanza ma Costanza, è triste. Mi sento più vicina alla follia, sempre sono stata folle. Ma tutto questo mio carattere in mano, mi dona rumori che sono suoni ai sensi, ovvero, la capacità di gestire ciò che io non ho in te. Tu che scopri in me l’inverso di te. Viceversa si fa sindrome la sconfitta e la ribellione è un’immagine che non si rende più forte. Se anticipiamo situazioni ci sentiamo migliori? Volto le spalle all’armonia e mi inietto Panico, Ansia, Paura, Timore, Agitazione, Frenesia. Come dovrei sentirmi? E’ come osservare i miei genitori da piccola con loro grandi, vederli sconfiggere i malanni di ogni giorno, come se la vita fosse una malattia. Ora sono cresciuta e capisco gli inganni. Gocciola pioggia nell’avvenire ardente. Il silenzio è un misto tra brividi e senilità. La mente scoppia perché non vuole più pensare. Stanco è il respiro in affanno. Ho bisogno di un miraggio, di raggiungere il lutto. Nervi Passeggiavo e l’unica cosa che sapevi dirmi era? Mi dispiace. Ma nella vita si possono usare anche sinonimi, metafore, distanze, sintonie o partecipazioni infrante e distratte. E’ come dire Mi Annoio solo perché non vedo la luce. Bisogna Alterare e Alternare il rifugio. Fuggo e non voglio più sentire sensazioni. Schianto Ma tu ci credi che sono incinta? Che voglio fartela pagare e vederti oscillare tra le ferite? Tu ci credi che io sto dicendo la verità? Tu ci credi che io sto mentendo? Sensi Chiudi gli occhi e dipingi. Muoviti di colori. Ascolta la pretesa. MALE Quando la depressione barcolla, speri sempre che muoia tra le dita e invece è il palmo ad arrivare sempre in soccorso, come petali di rose che non ascoltano la vetta. Cosa spargere ai lati? Cosa mettere nel succo? E la pietra è sempre dura e pesante? La follia non si agita se non viene animata e io non mi stanco a guardare ma decidere si. Come una rima che si alterna ai baci, posso cullare e dirti che mi piaci. Quanto amo la poesia ma non aiuta la mia strada. Niente e nessuno mi aiuta a sconfiggere i miei dubbi e il mio male. Il fiore appassisce sempre nel momento sbagliato. La qualità versa acqua e io ho sete di bramare. Il rifugio si nasconde là dietro vedi? No. Non posso illudermi ancora che ci sia una via d’uscita. La forza non è più mia amica e le prede sono solo nemici. Non so se un giorno sarò felice, ma so che morirò senza saperlo. Ho costruito le stelle che vedi in cielo ma tu non lo sai, io non lo so. Ho capito che non voglio più lottare, ma tu non la fai, io non lo faccio. Non sto chiedendo il sangue che gocciola a terra, non sto chiedendo di liberarmi dal guscio. Una farfalla vorrei diventare per ragionare con la mia mente. Solo in volo posso salvarmi e starnutire di profumi. I rumori rallentano il mio percorso, ma non c’è spirito che si frena. Mi sono sempre ricordata la giornata di domani, mai quella di ieri. Se fossi rinata uomo avrei cantato e ballato fino al mattino e l’arroganza mi avrebbe fatto crescere. Ora invece sono sola con me stessa, in riflesso della mia luce, con lo specchio che non ha voglia di guardare. Le strategie sono sogni che prima o poi svaniscono. Non ho mai creduto all’appello, non ho mai creduto a un bordello. Il mio dottore invece si crede donna, come se un articolo prima del nome non facesse differenza. Ma cosa sto dicendo? Vorrei solo esistere e dare un po’ di semi agli uccelli. Anche loro riservano inganni, e io non mi curo del dolore. Ora prendo una pompa, faccio scorrere la benzina e mi faccio un bagno a ossigeno, finché lo scoppio non sarà la mia lode. Il mio scheletro sarà ripulito da ogni pelle e i miei singhiozzi saranno solo inutili affanni. Per la prima volta in vita mia mi sentirò una vera Schiava. Uccidermi è letale come farsi accarezzare dal vento. Sarebbe bello però come ogni ricordo, assaggiare il mio gusto in foto e quindi non esitare a fotografare istanti del mio piccolo pianeta mentre il fuoco finisce ciò che l’unione di altri ha creato. Distruggere è sempre stato un parziale del nulla. Univoca presenza mi duole capire. Ansimante è il mio braccio che non si muove, solo perché una ferita diventa simbolo di sangue. Gli occhi avvertono gli zigomi proprio distanti e se la natura invece fosse al contrario? Se il mio feticismo delle mani arrivasse ai piedi? E se l’equilibrio si ripeta ancora in maschere? Il delirio è presente e onnipotente e segue la dignità della bellezza. Osservo intanto la gloria più brutta che mi sia capitata. Non ho fame. Non ho sete. Non devo andare in bagno. Mi infilo le dita nel naso, e tolgo dal cratere, le piccole lunghezze e palline stimolano la mia parte intima e sessuale come una sfera crudele che urla. Ormoni decadenti hanno parti che se un fiore colora, altri elargiscono. Mi muovo e acclamo ogni furore. Spingo e i destini non capiscono le mie squame. Il finale non mi crede, vuole sempre partire dall’inizio. Io soffro al reagire, e nel regime è un agire che gira nella vita e intorno. Non riesco a mantenere le menzogne pensate, a gestire i ritorni portati, a elogiare una presa che muore. Sono scadente e fallita nel medesimo sogno. Infrango doveri e piaceri. Ho la necessità di odiarmi, farà definitivamente paralizzare i miei schemi. Lasciatemi in pace, voglio il silenzio che accompagna il mio gioco. Una lama mi sveglierà e il mostro salverà la mia sorte. In realtà, nessuno si preoccuperà di me, neanche il clima. Disgustata da scenari, mi godo solo esemplari e la freddezza ha solo occhi spenti. [Luciana Cameli]
Posted on: Wed, 13 Nov 2013 14:48:59 +0000

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