IL MONDO SI AVVICINA A UN ALTRO PASSAGGIO STORICO CHE NON POTRA’ - TopicsExpress



          

IL MONDO SI AVVICINA A UN ALTRO PASSAGGIO STORICO CHE NON POTRA’ ESSERE INDOLORE!!! La crisi che stiamo vivendo ormai da sei anni, da quando nel 2007 iniziarono a farsi sentire i primi contraccolpi bancari per gli eccessi finanziari privi di copertura in reale capitale sottostante, si configura ogni giorno che passa come sempre più sistemica. Quando si parla di crisi di sistema, significa che tutto o gran parte di ciò che prima era non sarà più. A tutti i livelli. Nel nostro caso questi livelli rappresentano diversi ambiti di pertinenza specifica. Quello sociale, quello economico naturalmente. Ma non da ultimo quello politico. A questi principali filoni vanno aggiunti quelli solo apparentemente rispetto ad essi sottostanti. Mi riferisco a quello psicologico, individuale e collettivo, e a quello spirituale. Anche quest’ultimo declinato nelle due accezioni di pubblico e privato. La crisi di sistema del nostro tempo si porterà via tanto di ciò che siamo stati finora. Non solo. Essa scipperà da molte coscienze anche troppe facili illusioni, che nel breve tempo di due o tre generazioni ci avevano fatto credere che il corso della storia sarebbe stato segnato in bello a tempo indeterminato. A nostra immagine e somiglianza (di piacere). Come i vecchi contratti di una volta. Per inciso, i primi ad alzare bandiera bianca. Premesso ciò, pur non sapendo cosa ci aspetta da qui a breve, figurarsi a medio/lungo termine, possiamo almeno tentare di analizzare gli elementi che abbiamo sul tavolo del nostro ipotetico laboratorio analitico. E se stiamo attenti ci accorgiamo che di elementi ce ne sono in abbondanza, solo a volerli vedere. Cento anni fa il mondo, di questi tempi, si apprestava a sperimentare sulla propria pelle il Primo Conflitto Mondiale. Sarebbe stato un punto di non ritorno. Oggi per certi versi viviamo una fase tormentata ancor più complessa di allora. Alla base delle convulsioni planetarie vi sono gli sconquassi dell’economia. Le sue metamorfosi profonde. Vi sono i nuovi rapporti di forza tra Paesi. E quando parlo di rapporti di forza, intendo quelli economici. Per il sottoscritto è sempre e solo l’economia che tira, frena o strattona il mondo. Da tutti i punti di vista. Le guerre scoppiano per l’economia. Non scoppiano per le religioni. Non scoppiano per i diritti umani. Non scoppiano per l’onore. Non scoppiano per le diverse dottrine politiche o per le difformi nature filosofiche dei popoli. Esse prendono fiamma dalla fame di ricchezza. Dalla fame di potere materiale. Dalla voglia di primeggiare. Nei commerci. Nella manifattura. Nella finanza. Le vicende umane sono essenzialmente vicende economiche. Mi spiace per chi la vede diversamente. Ma dubito che qualcuno possa venirmi a portare un solo esempio storicamente fondato, sullo scoppio di un conflitto che abbia preso forma da una genesi non economica. Seppur con anteposta scusa di facciata. Da quello epico di Troia fino alle ultime Primavere arabe. Da Roma contro Cartagine allo scontro 5/600esco che vide i Principi tedeschi contrapporsi con il pretesto dell’appartenenza Protestante anziché Cattolica. Mentre un’economia può anche non essere di guerra, viceversa una guerra è sempre economica. Detto ciò plano ai nostri giorni. In particolare alle accuse che continuano a cannonare la Germania, rea secondo i carnefici di avvelenare e ritardare la ripresa economica mondiale. E di star uccidendo l’Area Euro. Poche altre falsità furono altrettanto degne di nota negli ultimi decenni per la loro rilevanza mediatica globale. Prendiamo un po’ di numeri e cerchiamo di fare luce. La Germania è accusata di vantare un surplus commerciale superiore al 6% del suo PIL. Significa che vende molto e compra poco. Questa dinamica alla lunga crea squilibri macroeconomici, potenzialmente distorsivi nei confronti delle altre economie continentali e non. Tuttavia, visto che i critici sbandierano venti di crisi proprio nell’Area Euro, va detto che se andiamo a misurare il surplus commerciale della Germania riferito all’Area della nostra moneta, quindi con i suoi Paesi amici e confinanti, ci accorgiamo che i tedeschi nei primi nove mesi dell’anno in corso hanno accumulato con noi (tutti in Europa) un surplus commerciale pari ad appena 900 milioni di Euro. Se teniamo presente che il PIL tedesco del 2012 è stato pari a 2500 miliardi di Euro, capiamo bene come quei 900 milioni di Euro rappresentino solo una piccola frazione di punto percentuale, rispetto al totale della ricchezza prodotta dalla Germania. Altro che 6 o 7 punti. Quest’ultima cifra va riferita al livello globale. Non a quello europeo. Invece i critici tentano di gettare discordia tra di noi. In realtà le cose stanno molto diversamente. E’ tutta l’Europa che sta accumulando un surplus commerciale con il resto del mondo. Significa che sta andando molto bene. E il motivo per cui le statistiche ufficiali citano solo la Germania è molto semplice. I prodotti finali vengono venduti ed esportati dai tedeschi. Perché vengono prodotti in Germania. Ma molti componenti necessari al processo costruttivo arrivano dal resto dell’Europa. Soprattutto dall’Italia per esempio. La Germania compra i singoli pezzi (in gergo semilavorati) necessari alla sua industria presso gli altri suoi partner europei. Pertanto una Germania forte commercialmente, significa un’Europa (Area Euro) forte commercialmente. Noi tutti stiamo contribuendo al successo tedesco, che è anche il nostro successo. Siamo in pratica i sub fornitori dell’eccezionale macchina produttiva teutonica. E questo anziché preoccuparci, dovrebbe renderci fieri. Siamo una squadra. La squadra europea. Sono gli altri a doversi preoccupare. Parlo ovviamente degli USA (visto che gli attacchi arrivano da loro, anche tramite il FMI). E infatti lo stanno facendo. Reagendo con ignobili colpi di falsità portati a danno dei tedeschi. Sperando che gli allocchi, noi, alla fine si possa cadere nel tranello tesoci. Quello uso a metterci contro la Germania. Quindi contro noi stessi. La Bundesbank, la Banca Centrale tedesca, ha reso noti alcuni dati incontrovertibili che tutti dovrebbero conoscere prima di aprire bocca contro i tedeschi. Le importazioni italiane verso la Germania, parlo di quelle componenti che citavo prima in riferimento alla produzione, sono salite senza sosta in questi anni. Dai quasi 42 miliardi di euro del 2010 agli oltre 49 nel 2012. Di contro noi invece dalla Germania abbiamo comprato sempre meno. Siamo passati dai 62 miliardi del 2011 ai 55,9 del 2012. Questo significa che gli squilibri di cui si parla, per quanto riguarda l’Area Euro, molto semplicemente, non esistono. Il valore delle esportazioni tedesche verso l’Unione Monetaria è rimasto stabile tra il 2006 e il 2012. Intorno ai 400 miliardi di Euro. Mentre invece le sue importazioni sono aumentate. Arrivando a superare i 300 miliardi. La Germania vende tanto ma compra altrettanto (e soprattutto da noi). Non solo. E’ sempre la Banca Centrale tedesca a dirci che l’attivo delle partire correnti (le partite correnti sono tutte le spese e le compre, non solo quelle commerciali; l’attivo si genera quando si vende più di quanto si compra) della Germania verso la zona Euro, è diminuito tra il 2008 e il 2012 dal 4,5 al 2,5% del PIL. Anche questo dato testimonia come la fraudolenta e pericolosa differenza denunciata dagli americani, tra chi vende tanto e chi compra poco in Europa, sia solo strumentale. Non cadiamo nel tranello. Ci faremmo male da soli. Permettendo a chi non lo merita di ritardare il suo appuntamento con il destino (ridimensionante)!!!
Posted on: Wed, 13 Nov 2013 14:07:35 +0000

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