IL PICCOLO PRINCIPE - (Racconto poetico vagamente sopravvalutato - TopicsExpress



          

IL PICCOLO PRINCIPE - (Racconto poetico vagamente sopravvalutato sull’amicizia e sull’amore. Antoine de Saint-Exupéry, senza pensare di farsi un nome d’arte, lo aveva dedicato al suo amico Léon. Ma poi si era pentito: “era meglio dedicarlo a mia moglie”. A proposito di amicizia. “No, no per carità. Regalami un diamante. Non un racconto” – reagì la moglie. A proposito di amore) - Insomma c’è un principe che ha come caratteristica principale quella di essere piccolo. E biondo. Più precisamente coi capelli color del grano. Va precisato perché il colore del grano è il guadagno della volpe: “L’unico guadagno che ci ho. Buttalo via”. Prima del piccolo principe c’è un aviatore tanto bravo che mai che precipita subito nel deserto del Sahara. E’ un aviatore molto fortunato. Sembra quasi un UFO. Quelli che atterrano sempre in mezzo al nulla più sterminato, in Arizona, nel Kalahari, mai che atterrino davanti al Duomo di Milano, in piazza San Pietro, -che è pure accogliente e ampia per un’eventuale astronave, piena di punti di ristoro attorno per turisti dove mangiare un gelato, bersi una cosetta, farse du’ spaghi, a prezzi magari un po’ più alti rispetto ad altrove ma, una volta che vieni sulla Terra, peraltro nella Capitale, non vorrai mica fare il taccagno. Se capiti in gondola a Venezia paghi il servizio, sennò vai in canoa-. L’aviatore molto fortunato incontra il piccolo principe nel deserto un po’ meno deserto del solito del Sahara. Il piccolo principe gli chiede di disegnargli una pecora. Ora, in quanto racconto per ragazzi non è che si parta benissimo con una pecora. Perché, se l’occhio un poco ingenuo del fanciullo può non pensare niente, l’occhio del genitore del fanciullo non pensa subito all’ovino. “Fammi un po’ leggere questo racconto amore. Poi te lo dò” - “Ma è per i piccoli. Me l’ha regalato nonno” - “Ecco. Proprio perché te l’ha regalato nonno. Fammi controllare un attimo. Se è per te te lo ridò e lo leggi tutto, tuttissimo” - “Uffa però…” . Riconsegnato il volume al fanciullo, che comunque qualcosa comincia a sospettare: “oh, se babbo lo controlla vorrà dire che pensa che ci sarà qualche scena di sesso”, egli vuole andare fino in fondo più che altro mosso da pensieri madidi di scoperta. Oltre al genitore del fanciullo, anche l’aviatore molto fortunato fa pensieri strani: “Una pecora, caro? Mi sembri piccolo. Va’, va’, che io già son precipitato, non mi far pensare anche a pecore che…ciao, caro”. Il piccolo principe pensa che il deserto un po’ meno deserto del Sahara sia popolato di gente un po’ fissata: “Oh, tutti a rimanere sconcertati da ‘sta pecora. Va ben. Allora niente pecore, per carità”. Il piccolo principe, scartavetrando un po’ le gonadi all’aviatore molto fortunato che cerca di aggiustare l’aereo pensando ora anche a pecore lontane nello spazio e nella memoria, racconta che viene da un asteroide di cui, appunto, è principe, abitato da lui, tre vulcani e una rosa amica sua, un po’ scassaminchia inizialmente come rosa, ma adesso no e si amano e si curano. “Bello. Tu, tre vulcani e una rosa. Ci si diverte come maiali nel fango in quell’asteroide, eh?” - “Non capisci. La mia rosa è unica al mondo e…” – Bla, bla, bla. Due ore e mezza di discorso pesissimo sulla storia della rosa diversa da tutti gli altri milioni di rose. “Ascolta, caro” – interviene l’aviatore molto fortunato – “all’inizio la rosa sembra sempre unica, bella, brava a letto, simpatica, interessante. Aspetta un qualche annetto e poi mi dici se non vai su una qualche viola”. Il piccolo principe non capiva. “Nell’asteroide non ci sono viole. Solo vulcani” - “Vedrai che ti fai andar bene anche un vulcano. Fidati”. Al piccolo principe l’aviatore molto fortunato ricordava, non si sa come, un po’ suo nonno. “Comunque” – riprende il piccolo principe mentre l’aviatore molto fortunato vorrebbe impiccarsi – “il mio asteroide si chiama B612. Mi serviva la pecora per mangiare gli arbusti che sennò crescono attorno alla rosa e su tutto il pianeta e….” – Bla, bla, bla. Sei ore e mezza di racconto. L’aviatore molto fortunato prega il Signore di prenderlo con sé. “Per favore Iddio, se mi devi far sopravvivere per farmi sentire la storia di un finto principe -perché, grazie al cavolo, c’è solo lui in quel pianeta, anch’io ero Emanuele Filiberto se ero l’unico abitante dell’Italia insieme al Vesuvio, all’Etna, a Stromboli e a un crisantemo- che abita in un asteroide che si chiama come una vitamina, che ha bisogno di pecore per la rosa, che non ho capito se è una metafora profonda o se mi sta prendendo per il culo e, sinceramente, propendo per la seconda, che girando ha trovato gente strana: un re acido; un ossessivo-compulsivo che accende e spegne lampioni tutto convinto; uno che crede che le stelle siano sue, roba già vista peraltro con Totò che vendeva la fontana di Trevi; uno ubriaco come neanche il cantante dei Pogues nelle sue migliori serate; un vanitoso che avrà fatto voto di umiltà dopo aver conosciuto ‘sto qua; se dev’essere così, voglio morire qua, nel deserto, pensando alla Rosa e alla pecora”. “Cosa fai? Non mi ascolti?” – incalza il piccolo principe. “Signore…non bevo più caffè per sempre, sempre, giuro ma fa’ venire una tempesta di sabbia. Disperdici nel nulla. Allontanaci con una folata di vento” - “Finché, giunto sulla Terra, non ho incontrato un serpente” – continua il piccolo principe. “Cobra?” – silenzio. “Non so. Forse sì” - “Il cobra non è un serpente. E’ un pensiero frequente che diventa indecente. Quando vedo te. Quando vedo te. Quando vedo te” – profondissimo silenzio. L’aviatore molto fortunato implora piagnucolando: “Ecco, vedi Signore? Faccio anche battute di merda, cospargici di intemperie. Dacci fuoco in una rara fatalità di autocombustione” . “Dopo il serpente non so se cobra, ho incontrato un fiore” - “Una rosa blu?” – silenzio. “No. Perché?” - “No perchè…una rosa blu non va più via” – subito, ripiagnucolando: “Ok, Signore la pianto con le battute ma fa’ venire il terremoto del millennio, facci investire da una carovana di cammelli infoiati, pungici con uno scorpione rarissimo la cui puntura rende provvidenzialmente muti” - “E alla fine ho incontrato una volpe” – sentenzia con solennità il piccolo principe. “E l’uva?” – silenzio. “Senza uva. Perché?” - “No, niente…taccio Signore, taccio. Però un’onda anomalissima, essendo nel deserto, la potresti anche far venire, uno tsunamino per grandi e per piccini…” – borbotta l’aviatore molto fortunato. Bla, bla, bla. Sette ore e tre quarti di racconto del principe e della volpe. “BASTA, orcocàn, BASTA!!!” – impazzisce l’aviatore. Il piccolo principe ammutolisce. “Neanche in un film di Woody Allen viene sviscerato un rapporto personale così nei dettagli, òstia! Poi uno, una donna può anche sopportarla se rompe i coglioni: non vieni mai alla stessa ora, ci vogliono i riti, mi preparavo il cuore, addomesticami, ho paura ché nessuno mi ha mai addomesticata, e se poi non ci piacciamo, facciamo come alla festa dei cacciatori…, MA UNA VOLPE NO! Mandala a quel paese, in Inghilterra è pieno di volpi adesso che si caccia meno, cambia volpe, passa al visone, ma falla finita!” - Il piccolo principe rimane in silenzio. “Non sei tanto sensibile. Di fronte a una che ci guadagna solo il colore del grano mentre oggi c’è gente che se non garantisci auto, telefonino, 1800 € al mese, tredicesima e spese di treno pagate, non si muove neanche…” - “Ho capito. E’ una brava volpe. Candidiamola presidente del Consiglio. Cosa vuoi che ti dica?” - “Tu non capisci. Non vedi. Eppure…forse anche tu…ricordati che l’essenziale è invisibile agli occhi” - “Cos’è? Mi ricicli Fabio Volo?” - “No. E’ una massima filosofica della mia volpe. ” - “Sì va beh, adesso la volpe è Massimo Cacciari…” - “L’ha detta lei!” – si impunta il piccolo principe. “Va beh, il mio cane prima che mi schiantassi quaggiù mi aveva detto che il silenzio è d’oro, quindi per oggi si fa come dice il mio cane e domani facciamo che l’essenziale non si vede, va ben?” - “Non si vede bene che col cuore…” - “E avanti…”. Per quella sera fecero come aveva detto il cane dell’aviatore molto fortunato. L’aviatore molto fortunato tirò così un sospiro di sollievo e, già che c’era, una pista di coca. “Ne porto sempre un po’ con me. Nel caso incontri piccoli principi che addomesticano volpi senza uva guadagnanti il colore del grano che abbisognano di riti”. Esausti, entrambi si addormentarono. Quando si svegliarono, si accorsero che le scorte d’acqua erano finite e l’aviatore molto fortunato non era ancora riuscito a riparare il guasto all’aeroplano. “Per forza! Se invece di parlarmi di volpi, cazzi e mazzi mi lasciavi lavorare concentrato, magari…” – si arrabbia l’aviatore molto fortunato. “Mamma che pigna che sei!” – si arrabbia a quel punto anche il piccolo principe – “andiamo a cercare acqua, la troveremo cavolo!” - “Non siamo a Riccione, siamo nel deserto del Sahara, non è così scontato. Sennò ci sarebbero ruscelletti, cascatine, montagne verdi e le corse di una bambina. Ok, la pianto Signore, scusa” - “Ricorda che l’essenziale….” - “Sì, sì, sarà anche invisibile. Ma bevila tu l’acqua invisibile e vediamo se ti passa la sete” - “Pigna” - “Stupido” - “Pigna” - “Stupido” - “Pigna” - “Stupido” - “Suora tua” - “No, tua” - “Suora tua” - “No, tua” . Improvvisamente, davanti ai loro occhi: un pozzo! “Ma vaaaaaai!!!!”. L’aviatore molto fortunato abbraccia il piccolo principe al colmo della gioia: “facciamo il trenino! Facciamo il trenino! A E I O U Y. Brigitte Bardot Bardot!”. Il piccolo principe si sciocca e si scoccia. “Va beh. basta. Vado a casa” – silenzio. “Ah…sì?” - “Sì.” “E come faresti di grazia?” – chiede l’aviatore molto fortunato. “Non ti preoccupare. Mi arrangio io.” Giunge il serpente dell’inizio. “Non sei un cobra!” – esclama l’aviatore molto fortunato. “No, infatti. Perché? Problemi?” – risponde il serpente non cobra. “No. Perché sennò saresti un pensiero frequente, che diventa…va beh, non importa”. “Non ti dispiace neanche un po’ che vado?” – chiede il piccolo principe facendo un po’ di tenerezza all’aviatore molto fortunato, la stessa che ti fanno i parenti dopo che però sono stati a casa tua una settimana occupandoti il bagno proprio quando serviva. “Sì…certo…molto” – mente, con le lacrime agli occhi, diventando incredibilmente Marlon Brando, l’aviatore molto fortunato. “Meno male. Pensavo fossi un arido” - “Io? Ma no…a che ora ce l’hai la coincidenza per la vitamina B12?” - “Ecco” – si deluse il piccolo principe. “Ma no…lo dico per te…la rosa magari è là che aspetta la pecora e…” - “Ah! Allora mi hai ascoltato!” - (“Avevo scelta?” pensa l’aviatore molto fortunato). “Addio” – si avvia alla conclusione l’aviatore molto fortunato. “Addio” – risponde il piccolo principe titubante – “ricorda che l’essenziale…” - “Sì, sì, non lascia tracce, non si vede che col cuore…insomma ho capito…ciao, eh?”. Il piccolo principe tornò così dalla sua rosa; l’aviatore molto fortunato divenne muto per la puntura di uno scorpione rarissimo che rende provvidenzialmente muti, che era arrivato in ritardo e sbagliando persona; la volpe aspettò il piccolo principe, smadonnando perché i riti ormai non li rispetta nessuno e consolandosi con il colore del grano e il serpente finì la coca dell’aviatore molto fortunato concludendo che un tramonto così, nel Sahara, lui non l’aveva visto mai. E vissero tutti come tutti si vive: ogni tanto contenti e ogni tanto no.
Posted on: Fri, 06 Sep 2013 16:53:53 +0000

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