Il carro e la prima ora by Antonio Grizzuti su - TopicsExpress



          

Il carro e la prima ora by Antonio Grizzuti su Ateniesi Nell’antica Roma ai vincitori delle grandi battaglie era accordato l’onore del trionfo, ovvero la possibilità di sfilare in rassegna su di un carro, raccogliendo lungo il percorso le acclamazioni della folla. Da qui l’espressione “salire sul carro del vincitore”, che nella vita di tutti i giorni potremmo tradurre come la decisione di sposare improvvisamente una causa per il solo fatto che questa si è rivelata vincente. La storia ci ha consegnato molteplici esempi di questa usanza e la politica non fa eccezione. Anzi, essendo il campo per eccellenza in cui le opinioni sono temperate dall’opportunità del momento, e in cui l’interesse a ricoprire un ruolo qualunque è quasi sempre più importante che difendere le proprie idee, proprio la politica si rivela il terreno sul quale è più facile assistere a scene di questo tipo. Almeno una volta nella vita sarà capitato a ciascuno di noi di assistere a un comportamento simile da parte di un esponente politico – chiamatelo trasformismo, opportunismo, arrivismo, o con un altro “ismo” a vostra scelta, ma la realtà è che il proverbio “se non puoi sconfiggere il tuo nemico, fattelo amico” è ancora oggi attuale più che mai. A ben guardare, nel Partito democratico ancora un vincitore non c’è. In realtà ancora non si è nemmeno svolta la battaglia, ma gli schieramenti già si muovono e il profumo di vittoria che aleggia attorno a Matteo Renzi è troppo forte per resistergli. Lui che, nonostante i moniti di Speranza, rischia di vedere realizzata la clamorosa doppietta “segretario-premier” per adesso poco se ne cura, ma proprio in questi giorni iniziano ad arrivare i primi endorsement, a volte nemmeno tanto desiderati. Come quello di Franceschini, che a dir la verità tanto lontano da Renzi non è. Con l’avvicinarsi del congresso e delle primarie vedremo ingrossarsi le fila degli improvvisati ammiratori del sindaco di Firenze. Facile pensare che da più parti fioccheranno i “neorenziani”, quelli che “nel mio cuore stavo con Renzi fin dal principio”. Quelli che invece con Matteo ci stanno davvero dalla prima ora, quelli che si sono scaldati alla Leopolda, quelli che hanno difeso la “rottamazione” quando non era ancora di moda, quelli che non sono rimasti spiazzati nonostante le ondivaghe affermazioni di quest’estate, quelli che non si sono scoraggiati a seguito della sconfitta alle primarie dello scorso anno – i fedelissimi, insomma - già scalpitano. Le strizzatine d’occhio, le improvvise complicità sono troppo sospette per essere vere. Ora che il consenso sta montando, ora che alle feste del partito Matteo raccoglie ben più di qualche sparuto fan, l’interesse per la sua figura cresce anche tra gli scettici compagni di partito. Fa riflettere che perfino D’Alema, considerato il deus ex machina del Pd e non certo il suo primo ammiratore, sì è pronunciato recentemente a favore di una sua futura premiership. Tutto ciò non può e non deve diventare un abbraccio mortale per Renzi, il quale ha saggiamente scelto, anche per evitare pericolose connivenze, di tenere fino a oggi una linea indipendente, a tratti quasi solitaria, per esprimere la propria visione del partito. La scelta dei collaboratori, pochi e fidati, sembra quasi mirata a evitare compagnie sconvenienti e pericolose. Renzi sa benissimo che la nomenclatura, non essendo riuscita a sconfiggerlo, farà di tutto per ingabbiarlo in compromessi tipici del vecchio corso, dove l’unica regola è sintetizzabile nella formula do ut des. Renzi dovrà dunque essere abile a sfruttare il suo carisma per prendere in mano il partito e farlo diventare ciò che lui ha in mente. In questi giorni abbiamo assistito a un interessante dibattito in merito alla necessità che i comitati “Adesso” siano strumenti del Pd e non contro di esso. L’originalità e la forza comunicativa di Matteo Renzi hanno contribuito alla creazione di questa e di numerose altre forme spontanee di confronto, che non accettano di buon grado di diventare una casella dell’organigramma, e che prima di tutto desiderano contribuire alla crescita (e a volte perfino alla trasformazione) del Partito democratico. Personalmente ritengo che il fermento al quale stiamo assistendo in questo periodo nel Pd sia un processo positivo e necessario per arrivare alla sua maturazione. E’ certamente corretto essere il più possibile inclusivi in questa fase, ma chi segue Renzi deve avere anche il coraggio e l’ambizione di cambiare il Pd dentro al Pd. Bisogna sempre avere presente che l’apparato preferisce inglobare anziché distruggere, proprio come quei nemici che preferiscono diventare amici. Occhi aperti dunque, perché su quel carro non potrà salire chiunque, ma solo chi avrà fattivamente contribuito alla crescita di quel germe di cambiamento che ha l’ammirevole presunzione di cambiare l’Italia. ateniesi.it/il-carro-e-la-prima-ora/
Posted on: Wed, 04 Sep 2013 10:42:52 +0000

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