Il democidio americano DI Rudolph J. Rummel* Il bombardamento - TopicsExpress



          

Il democidio americano DI Rudolph J. Rummel* Il bombardamento di popolazioni disarmate viola le leggi internazionali e umanitarie. Protesta americana al Giappone per i suoi bombardamenti in Cina, 1938. Il Governo e il Popolo degli Stati Uniti hanno perseguito una politica di ferma condanna del bombardamento e del mitragliamento dal cielo delle popolazioni civili. Il Presidente Roosevelt sul bombardamento sovietico di Helsinki, 1939. Nel caso dei democidi interni, come per i linciaggi, il governo degli Stati Uniti è probabilmente responsabile, in modo indiretto, di circa 2000 morti dal 1900 al 1987. Ma nelle guerre oltre i confini, i militari americani hanno ucciso centinaia di migliaia di stranieri a sangue freddo, praticamente tutti civili disarmati e la gran maggioranza di questi con bombardamenti. Il primo caso di democidio massiccio ed esteso fu durante la Guerra delle Filippine (1899-1905), che gli Stati Uniti combatterono per subentrare a un governo indipendente e contro una guerriglia indipendentista. Con l’approvazione, se non sotto diretto ordine dei loro ufficiali, i soldati americani spesso torturarono i prigionieri o li fucilarono. In base alla loro strategia militare, le forze americane causarono gravi danni ad aree abitate, distruggendo villaggi e uccidendo i loro abitanti. I sopravvissuti venivano spesso condotti in campi di concentramento o in villaggi controllati, dove le condizioni erano talmente deteriori che molti morirono di fame e stenti. Numerose lettere di soldati e altri racconti di prima mano, attestano la responsabilità degli Americani per migliaia di morti. Stime sul numero di alcune delle principali campagne, come quella di Luzon o quella delle Isole Visayas sono difficili da trovare. In genere, la Guerra delle Filippine sembra essere stata gettata in un buco della memoria; raramente questa è riconosciuta quale una guerra coloniale espansionista e i morti americani di questo conflitto sono inseriti il più delle volte fra i morti della Guerra Ispano-Americana. Ho potuto stimare solo due grandi valori di democidio: 1300 prigionieri di guerra uccisi e 11.000 morti in campi di concentramento, dati basati su letteratura quale le lettere dei soldati americani che riportano l’assassinio di dozzine di Filippini. Il problema è quello di stimare le dimensioni del democidio complessivo. Basandomi su diversi racconti su quella guerra e prendendo in considerazione l’affermazione del generale Bell in base alla quale la sola Luzon perse circa un sesto della sua popolazione (600.000 Filippini), stimo che una percentuale che va dal 10 al 50% delle perdite filippine, sia dovuta al democidio americano. Calcolando queste percentuali sul totale delle vittime di guerra filippine, si ha una stima sul totale delle vittime del democidio che va da 25.000 a 487.000, con una stima media di 128.000 vittime. Per mantenere allineata la popolazione e per punire i collaborazionisti, anche i Filippini, soprattutto i guerriglieri indipendentisti, praticarono il democidio. Ho fatto una stime sulle vittime di quest’ultimo (stima media di 13.000) che sembra coerente con le fonti a mia disposizione. Nello stesso periodo, gli Stati Uniti furono coinvolti nel saccheggio di Pechino. Dopo la vittoria sui ribelli Boxer e sull’Armata Imperiale Cinese, otto contingenti militari stranieri saccheggiarono Pechino e i suoi dintorni. Case e negozi furono saccheggiati, donne violentate e uccise, civili disarmati furono generalmente uccisi. Gli Americani furono responsabili per l’uccisione a sangue freddo di un numero di civili che va dai 125 ai 6250, stando alle fonti storiche a disposizione; più probabilmente il democidio è di circa 625 Cinesi. Gli Stati Uniti commisero il loro più grande democidio durante la II Guerra Mondiale. Questo consistette soprattutto nel bombardamento indiscriminato di aree urbane in Germania e in Giappone, inclusi i bombardamenti atomici su Hiroshima e Nagasaki. Non tutti i bombardamenti strategici americani furono dello stesso tipo. Nella prima fase del conflitto, la Forza Aerea Americana concentrò i suoi sforzi in bombardamenti di precisione su obiettivi militari in Germania e in Giappone. Ma col proseguire della guerra, le pressioni britanniche e le alte perdite di bombardieri persuasero il comando americano a seguire l’esempio dell’aviazione britannica nel bombardamento di centri urbani. Per quanto riguarda il Giappone, l’apparente mancato successo dei bombardamenti di precisione condusse al comando il generale Curtis Lemay, che era propenso al bombardamento a tappeto di aree urbane. L’alba sanguinosa di questa inumana forma di guerra costò al Giappone dalle 225.000 alle 855.000 vittime, con una stima media sulle 337.000 vittime, comprese le quelle dei bombardamenti atomici su Hiroshima e Nagasaki. Determinare il democidio associato al bombardamento delle città tedesche è più complicato, soprattutto per il maggior numero di bombardamenti di precisione effettuati su obiettivi militari tedeschi e per i numerosi bombardamenti a tappeto della Royal Air Force. Prima di tutto è possibile determinare il numero di vittime nei bombardamenti di Berlino (circa 25.000), Amburgo (circa 50.000) e, il caso più infame, Dresda (circa 275.000). In totale le vittime dei bombardamenti sulle città tedesche ammontano sono stimate fra le 300.000 e le 600.000, con una stima media di 410.000. Il problema è stabilire quante di queste vittime sono da attribuire ai bombardieri degli Stati Uniti. Probabilmente il tonnellaggio delle bombe sganciate nei bombardamenti a tappeto può fornire l’indice migliore. Ho calcolato che l’aviazione britannica ha sganciato 492.000 tonnellate di bombe sulle città tedesche, mentre l’aviazione americana circa 41.000. In base alla proporzione del tonnellaggio di bombe britanniche e americane, ho potuto stimare il democidio britannico e americano. Molto probabilmente l’aviazione americana ha ucciso almeno 16.000 civili tedeschi, probabilmente fino a 32.000 in tutto, per mezzo di bombardamenti indiscriminati. La Royal Air Force è responsabile dell’uccisione di un numero di civili che va dai 284.000 ai 542.000, con una stima media di 378.000. Bombardamenti a tappeto furono anche effettuati contro le città rumene e ungheresi. Non sono disponibili stime su questi democidi, ma almeno si può dimostrare che questi raid non sono stati privi di conseguenze per la popolazione civile. Una stima per una serie di raid aerei su Bucarest nell’aprile del 1944 è di 12.000 vittime. Basandomi sulle fonti a disposizione, ho stimato un minimo di 25.000 e un massimo di 75.000 vittime nei bombardamenti a tappeto sulle città di questi due Paesi e da qui ho stimato il relativo democidio britannico e americano di Rumeni e Ungheresi in proporzione di quello dei loro bombardamenti sulla Germania: la Royal Air Force è responsabile di un minimo di 24.000 e un massimo di 68.000 morti (stima media di 46.000 morti), mentre l’aviazione americana di un minimo di 1000 e un massimo di 7000 morti (stima media di 4000 morti). Sommando il democidio americano di Giapponesi, Tedeschi, Rumeni e Ungheresi, si ha un totale di circa 372.000 vittime. Al fine di evitare qualsiasi malinteso, ripeto che questa è una stima calcolata sui bombardamenti indiscriminati di obiettivi civili e non su bombardamenti di obiettivi militari. Questo non fu l’unico democidio americano durante quella guerra. Dopo un studio intenso dei documenti americani e interviste con sopravvissuti, lo scrittore ed ex pubblicista canadese James Bacque, concluse che poco prima e dopo la fine della guerra, i prigionieri di guerra e i civili tedeschi detenuti nei campi di prigionia americani morirono di fame, freddo e stenti in condizioni tanto cattive quanto quelle di un gulag sovietico, per le quali il generale Eisenhower era direttamente responsabile. La somma fornita da Bacque è sbalorditiva: “indubbiamente più di 800.000, quasi certamente 900.000 e forse un milione morirono.” Le statistiche di Bacque, i suoi argomenti e la sua documentazione sono state il centro dell’attenzione di studi dettagliati da parte di una conferenza di storici (compresi storici tedeschi), organizzata da Stephen Ambrose, il direttore dell’Eisenhower Center all’Università di New Orleans. I documenti di questa conferenza sono stati pubblicati e mostrano come Bacque abbia letto male, male interpretato o ignorato documenti importanti e che la sua statistica è impossibile. Tuttavia, i documenti mostrano che alcuni campi di prigionia, in particolare i campi provvisori diventati noti col nome di Rheinwiesenlager, furono particolarmente letali, con migliaia di morti fra i prigionieri di guerra tedeschi la cui causa è attribuibile al governo statunitense. Comunque il totale dei morti nei campi provvisori americani è lontano da quello calcolato da Bacque, raggiungendo la cifra di circa 56.000 morti. Studi statistici dettagliati della commissione tedesca Maschke calcolano che il destino dei prigionieri di guerra tedeschi arrivò alla cifra di 4573 morti nei più mortali dei Rheinwiesenlager. Alla fine, dunque, ho deciso di ignorare le stime di Bacque e di considerare le altre, più affidabili, statistiche. Dunque, in totale, durante la II Guerra Mondiale, gli Stati Uniti assassinarono dai 246.000 ai 978.000 stranieri, molto probabilmente 378.000. Le forze armate americane commisero altri democidi durante la Guerra del Vietnam: dalle 10.000 alle 213.000 vittime (stima media 69.000), compresi i bombardamenti sul Laos e sulla Cambogia. Spostando l’attenzione sui democidi interni, il caso più evidente è costituito dai linciaggi e dalle uccisioni di neri da parte del Ku Klux Klan di fronte ai quali i governi degli Stati o anche il governo federale scelsero di voltare lo sguardo. A volte le esecuzioni di supposti criminali da parte di gruppi di vigilantes sono state appoggiate o incoraggiate. Ho stimato i linciaggi e simili omicidi in un minimo di 4000 a un massimo di 8000 dal 1900 al 1987. Ora: non tutte queste vittime che ho calcolato sono state uccisi in democidi. Alcune sono vittime di violenze popolari o interraziali, alcune di azioni di giustizia privata. Le fonti non sono abbastanza dettagliate da determinare con precisione quanti di questi omicidi sono stati commessi con il beneplacito di qualche governo di Stato o del governo federale. Alcune di queste fonti (come l’interessante studio di Richard Maxwell Brown sui linciaggi) suggeriscono che solo una piccola parte di questi omicidi coinvolgono governi di Stato o il governo federale (anche se forme di autogoverno locale o gli sceriffi e i giudici locali possono aver partecipato). In conformità a queste fonti, presumo che il 25, il 35 e il 50% di questi morti fornisce una misura approssimata del democidio: il democidio interno agli Stati Uniti ammonta a una somma probabile di un minimo di 1000 e un massimo di 4000, con una stima media di 2000 vittime. Considero anche forme di violenza non democida: dai 9.000 agli 11.000 morti. Il mio proposito, nel presentare questo dato, è di far mostrare la varietà e la magnitudine della violenza interna agli Stati Uniti. Anche se sommiamo il democidio interno, trovandoci con una somma totale di vittime che si avvicina ai 13.000 Americani uccisi dal 1900, questo rende difficilmente gli Stati Uniti “il Paese più violento del mondo” come molti giornalisti e accademici sono soliti affermare. Sommando assieme tutti i subtotali, in questo secolo gli Stati Uniti hanno assassinato circa 583.000 persone secondo le stime più generose fino a un massimo di 1.641.000. Quasi tutti sono stati uccisi durante guerre in terra straniera. All’interno, durante questo secolo, il governo federale degli Stati Uniti e governi di singoli Stati, sono responsabili per l’assassinio di circa 1 su 1.111.000 Americani all’anno. *Tratto dal libro "LO STATO, IL DEMOCIDIO, LA GUERRA" (Leonardo Facco Editore)
Posted on: Wed, 26 Jun 2013 11:16:51 +0000

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