Il tempo è denaro. Letteralemente parlando. Alzi la mano chi - TopicsExpress



          

Il tempo è denaro. Letteralemente parlando. Alzi la mano chi dopo aver visto “In Time” non sia stato seppur per un attimo preso da quella voglia irrefrenabile di mettere in pratica il famoso detto: “vivi ogni minuto come se fosse l’ultimo”. Non credo però che Niccol con questo film abbia voluto trasmettere questo messaggio; di questi tempi,l’hic et nunc può risultare pericoloso anche se in realtà la condizione in cui versano i protagonisti di questo action movie (Justine Timberlake e Amanda Seyfried) sembra proprio quella di ciascuno di noi, costretti ad arrancare ogni giorno sempre di più, e costretti a dover vivere contando anche i centesimi perché oggi hai un lavoro, domani chissà. Nel film tutto e proprio tutto si compra con il tempo: una corsa con l’autobus? Due ore del tuo tempo. Un paio di orecchini? Un giorno del tuo fottutissimo tempo. Se non accumuli tempo sei fottuto. Se non hai tempo, muori. Funziona così. La visione è mentalmente stimolante, tutto si può dire tranne che non abbia il potere di farci riflettere, anzi più che riflettere di mettere in moto i neuroni che non appena escono dall’ufficio o da qualche aula universitaria sembrano sopirsi. Uno di quei film, insomma, che dovresti assolutamente rivedere per capire se ti è sfuggito qualcosa. Si, credo sia sfuggito qualcosa, forse una svista del regista che non si concentra su quella linea spazio temporale in cui sarebbe consentito e necessario concentrarsi. Per quale motivo non si può prevedere(chi ha visto il film lo capisce) che più veloce si corra, meno tempo si spenda? In più, come si quantifica il tempo? Bastano solo i soldi perché esso ha un prezzo o possiede anche un valore? Se spendo male il mio tempo, perché ne vengo indotto, vengo risarcito in qualche modo o è totalmente mia la responsabilità? Forse è un tentativo per dirci che il tempo costa caro e non va sprecato, perché non sappiamo quanto ne abbiamo e perché se riuscissimo a sapere quanto ne avanziamo e qualora questo fosse molto, allora non saremmo in grado di spenderlo al meglio perché non sapendo esattamente che farcene, saremo presi dalla volontà di sperpero, buttandolo al vento e a volte gettandolo, nemmeno... in pasto ai cani. E poi siamo così sicuri che avendo molto tempo e molto denaro vivremo una vita degna di essere vissuta? L’idea del film è geniale, originale ma l’immagine che ci trasmette qual è? Forse tra qualche anno finiremo tutti con un led stampato sul braccio, il cui marchio ricorda molto quello dei deportati ad Auschwitz, con l’unica differenza che questo stampo è dinamico, si muove, corre velocemente fino ad azzerarsi e quando si azzera bum, il colpo finale (altro particolare ricco di angoscia). Forse tra qualche anno anche noi vivremo in una società dove la distribuzione del tempo, ossia del denaro viene controllata mediante pannelli geografici elettronici, il cui fondamento è meramente classista, darwiniano, che realizza una distribuizione delle ricchezze in modo talmente diseguale che nella città dei ricchi si può procedere con lentezza, nel paese dei poveri se ti vuoi salvare devi correre, correre, correre. Insomma un modo per dire che l’eguaglianza di fatto non esiste e che se hai tempo è semplicemente perché appartieni per ius sanguinis ad una classe sociale anziché ad un’altra. Ora nei Paesi del Terzo Mondo tutti vanno lenti; nelle città, come Milano, invece, la gente corre alla velocità della luce. Se il film è in qualche modo presago allora forse un giorno i ricchi andranno lenti e i poveri veloci, e allora forse si... gli ultimi saranno i primi. Serenella Bettin
Posted on: Mon, 08 Jul 2013 08:40:42 +0000

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