Intelligence in un mondo multipolare (8) (Marco De Marchi) - TopicsExpress



          

Intelligence in un mondo multipolare (8) (Marco De Marchi) Le piccole ed anche le medie potenze faticano, per la complessità attuale, a stare al passo con le innovazioni tecnologiche e sociali, ci troviamo in un periodo di svolta. Il semplice assetto bipolare è stato sostituito da un multipolarismo imperfetto, tendente ad un unipolarismo statunitense; la situazione ricalca storicamente quella dell’Impero Romano, il quale irradiava la sua potenza lungo le strade imperiali, così come, attualmente, l’impero americano irradia la sua potenza lungo i circuiti della rete, dato che la lingua inglese americana,la tecnologia ed il dollaro (la moneta degli scambi) sono un segno tangibile della forza statunitense nel mondo. Gli Stati di medio livello, specie quelle occidentali, si trovano in una situazione critica, pedissequamente osservanti dei diktat di Washington (che non desidera trattare su un piano di parità) , sottoposte alle pressioni migratorie dei paesi più poveri e contrastate a livello economico e tecnologico dalle “tigri asiatiche” o dalle economie emergenti dell’India o della Cina.In tali situazioni l’aspetto informativo può rappresentare un qualcosa in più, una riserva di energie da spendere per mantenere una indipendenza non solo di nome, ma anche di fatto. Ilconfronto fra Paesi non è più condotto in termini di forza ma di conoscenza, di gestione delle informazioni e sfruttamento delle notizie.L’intelligence diventa un fattore di potenza aggiuntivo, specie in un ambiente in cuil’aspetto materiale perde, o quantomeno dovrebbe perdere, di valenza; le crisi e le difficoltà derivanti da conflitti religiosi, dalla disomogeneità linguistica od etnico-razziale degli Stati,possono trovare un chiaro momento di comprensione nella visione pragmatica e razionale derivante dall’analisi delle informazioni, più che dalla passione del momento. D’altro canto la politica, quella che Easton definisce “l’assegnazione imperativa di valori per una società”, deriva anche dall’osservazione attenta, pragmatica, a volte cinica, della realtà della società e dai suoi bisogni, tesa non solo alla conquista ed alla conservazione del potere ma,anche, alla innovazione. Proprio le capacità progettuali, in campo politico, sociale, ma pure tecnologico e scientifico, garantiranno la sovranità agli attuali Stati, una sovranità meno piena di quella teorica classica, con progressive cessioni di potere agli organismi sopranazionali, (i cosiddetti“QUANGO” dall’acronimo inglese Quasi-Autonomous Non- Governmental Organizations, qualil’ONU, la Banca Mondiale ecc.) ma, comunque, idonea a preservare gli aspetti di democrazia edi legittimità degli Stati. In effetti, oltre alle problematiche dettate dalla globalizzazione, vi è l’influenza sempre più rilevante di attori diversi nella vita dei Paesi, un tipico caso sono le multinazionali in grado diorientare o condizionare le scelte politiche degli Stati, per il rilevante impatto economico dellaloro presenza o meno in un’area rispetto ad un’altra. Dal punto di vista storico possiamo portare due esempi, il primo relativo al Cile ed il secondo alla Nigeria. Nel 1972, all’ONU, il presidente cileno Salvator Allende, accusò due multinazionali americane di ostacolare la nazionalizzazione delle miniere di rame le posizioni politiche di Allende preoccuparono moltissimo gli Stati Uniti, ed in particolare le multinazionali. Successivamente all’episodio citato, si ebbero contrasti notevoli, nel 1973, fra il colosso statunitense ITT ed il governo andino sulla nazionalizzazione di alcuni settori, diatribe sfociate,successivamente, nel coinvolgimento, sebbene indiretto, della Cia nel colpo di stato del generale Augusto Pinochet. In Nigeria, per esempio, nel 1995, nove militanti di un movimento per la sopravvivenza dell’Ogoniland, territorio in grave pericolo ambientale per le estrazioni petrolifere, vennero condannati a morte. L’esecuzione delle condanne, aveva indignato la comunità internazionale, dando luogo all’annuncio di sanzioni contro la giunta militare nigeriana, ma nulla di più. Infatti, tra le sanzioni adottate, non vi era quella relativa all’embargo del commercio di petrolio, di talché le compagnie internazionali hanno potuto continuare l’attività estrattiva, per cui, a fronte di tanto clamore, la Shell passò ad un’estrazione giornaliera di 900mila barili di greggio, ottenendo tra l’altro il via libera ad un progetto di quattro miliardi di dollari per la produzione di gas liquido. Le multinazionali da decenni, oramai, conducono una politica parallela a quella dei loro Paesi d’origine, anzi, sovente la loro potenza risulta tale da condizionare i propri governi, che sembrano essere i loro primi rappresentanti a livello mondiale; non risulta molto opinabile l’asserzione che il Presidente degli Stati Uniti sia il principale rappresentante di commercio delle multinazionali americane, attesi gli stretti legami fra esecutivo, complesso militare e dell’intelligence, col management delle imprese nordamericane. Per multinazionali intendiamo imprese di rilevanti dimensioni, per capitale, fatturato, numero di dipendenti e tecnologie avanzate impiegate, con centrodirezionale fissato nel paese d’origine e produzioni delocalizzate nel resto del pianeta, la cui presenza ramificata consente l’ottimizzazione del ciclo produttivo, lo sfruttamento massimo delle nazioni ospitanti nonché normative fiscali e tributarie favorevoli. Le stesse imprese sopra nazionali, peraltro, conducono da anni una loro propria intelligence, finalizzata alla ricerca di notizie ed informazioni su Stati o concorrenti, che le possa porre sempre in posizioni di vantaggio; William Colby, il defunto capo della Cia dei primi anni’70, soleva ripetere che l’intelligence “privata” avrebbe fatto concorrenza a quella statale e,forse, sarebbe stato proprio lo sbocco futuro dei servizi informativi. E’ scomparsa la minaccia del KGB, del GRU e dei servizi del patto di Varsavia, tuttavia,una minaccia altrettanto potente si sta presentando ai servizi informativi dei vari Paesi occidentali, la concorrenza commerciale ed industriale, sostenuta da una miriade di intelligence organization private, col supporto massiccio e basilare della “information community”d’oltreoceano. Se, inoltre, consideriamo la globalizzazione dal punto di vista prettamente dei cittadini, dei sottoposti alla sovranità, noteremo che le sfide al potere sovrano si riflettono pure in campoi nterno agli Stati, sollevando implicite problematiche di ordine democratico. La portata delle decisioni prese dalle élite, infatti, si sono espanse a discapito del controllo democratico, giacché si proiettano al di fuori del mero spazio interno, provocando riflessi anche in altri contesti nazionali, non partecipanti politicamente al processo decisionale.Le deliberazioni del Fondo Monetario Internazionale, le stesse disposizioni della Federal Reserve o della Banca Centrale Europea, entrano oramai con forza nella vita dei cittadini di ogni Paese, ovviamente senza alcuna potestà decisionale diretta od indiretta, pel tramite dei loro rappresentanti. Questa situazione è fondamentalmente antidemocratica, ma è una costante, oramai, del consesso internazionale. In una struttura di relazioni sistemiche sempre più strette ed interdipendenti, quello che viene deciso nelle capitali dei principali Stati del mondo si riflette sulla vita degli altri Paesi e dei loro cittadini; se l’amministrazione statunitense prendesse alcune decisioni in ordine al commercio internazionale, alla tutela dei diritti d’autore su internet od in merito all’accesso alla rete GPS, anche le medio-piccole potenze europee, ed i loro componenti, in una qualche maniera ne risentirebbero, senza per altro aver partecipato ad alcun processo elaborativo e deliberativo.Per tale motivo, se riteniamo che l’intelligence debba essere finalizzato alla difesa di uno Stato ed al pacifico svolgimento della sua vita democratica, appare evidente come la funzione di ricerca, lo spionaggio all’estero, possa consentire all’esecutivo di un Paese di poter avere, chiaramente ed in tempi brevi, contezza delle mosse degli altri e, quindi, operare per tutelare al meglio gli interessi nazionali e, in definitiva, la stessa vita dei propri cittadini.
Posted on: Tue, 29 Oct 2013 23:30:41 +0000

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