La Crisi porta con se grandi lezioni di vita, e dura ma son contento di esserci in mezzo. Temevo di vivere troppo alla grande, lo dico sinceramente, temevo di essere la generazione della bambagia, mai abbastanza vicina alle storie epiche dei nonni che per sopravvivere a guerre e ricostruzioni avevano capito cose la fatica vera portandosela dentro gli occhi per sempre. Temevo di portarmi addosso un senso di colpa, di ineguatezza nei confronti di chi umilmente mi ha preceduto, di non essere allaltezza per fatiche e grattacapi. Invece eccoci qua, le nostre esistenze fanno acqua e colano inesorabilmente a picco. Certo, siamo ancora lontani dal patire la fame, ma abbiamo in piu una terribile sensazione: che il futuro sia roba del passato. Questa forse e un angoscia che chi aveva voglia di ricostruire il Paese passata la guerra, forse non provava. Adesso ce solo il presente, melmoso e scuro e ci e diventato difficile far finta che vada bene, perche il gioco e finito. E quella sensazione che da bambini si provava quando gli amici del pomeriggio tornavano a casa e si rimaneva soli in compagnia della sera e dei telegiornali in bianco e nero. Sto imparando cosa siano le persone nel bene e nel male, il valore della parola data, la poca affidabilita di chi si esalta quando le cose vanno per il verso giusto ma mostra dubbi al primo scalino. Sto imparando quali siano i bisogno primari, quante cose inutili siano state il mio contorno giornaliero, desideri e cose mascherate da fondamentali. Paradossalmente il benessere ha creato nebbia, confusione, falsa bellezza, sperpero. La Crisi ripristina una visione cristallina delle cose, delle priorita. Solo le reali capacita di ognuno di noi ci garantiranno un pezzo in piu di futuro, e non sara un futuro collettivo ma un prolungamento personale di quel che rimane del sogno.
Posted on: Mon, 02 Dec 2013 14:52:44 +0000
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