La tempesta perfetta caratterizzata dalla crisi senza precedenti - TopicsExpress



          

La tempesta perfetta caratterizzata dalla crisi senza precedenti dei mutui nel settore immobiliare, dai ‘crash’ del mercato borsistico, da una serie di bancarotte nel settore degli affari e da una progressiva erosione del credito ha ormai colpito ogni singolo paese del pianeta. Quella che inizialmente veniva definita ‘Crisi dei Sub-Prime’ si è ora improvvisamente trasformata in un mostro che con timore definiamo ‘recessione globale’. Quindi, cos’è che davvero si sta verificando? Perchè tutto sta peggiorando tanto rapidamente? E cosa ha in serbo il futuro per gli anni a venire? ‘GROUND ZERO’ – LA ‘CRISI DEI SUB-PRIME’ Quali che siano le affermazioni dei commentatori a proposito dei drammatici e minacciosi eventi che oggi siamo costretti ad affrontare, si è universalmente in accordo nel ritenere che l’origine di tutto sia da rintracciare nella ‘Crisi relativa ai prestiti concessi per i mutui Sub-Prime’, o più semplicemente nella ‘Crisi dei mutui Sub-Prime’. Il termine ‘sub-prime’ fa riferimento alla definizione che i commentatori del settore economico e finanziario negli Stati Uniti (e successivamente nel resto del mondo) hanno adottato per indicare quei prestiti orientati all’acquisto di abitazioni concessi ai consumatori Americani pur sapendo che non sarebbero mai stati in grado di sostenere i costi relativi al pagamento di quel debito. Ciò non significa che quei milioni di individui e famiglie siano per definizione incapaci di ripagare i prestiti concessi, significa semplicemente che tali persone siano state indotte a chiedere in prestito fondi in maniera eccessiva, ad assumersi un ammontare di debito superiore a quello che erano in grado di ripagare. In una fase in cui i tassi di interesse sul debito stavano raggiungendo livelli bassi da record, a partire dal periodo 2000/2001, la Federal Reserve degli Stati Uniti e il Governo degli Stati Uniti guidato da George W. Bush hanno favorito il completo abbandono delle pratiche finanziarie e contabili ispirate alla prudenza, in maniera tanto estesa che, a partire dal 2003, gli Stati Uniti e buona parte del mondo industrializzato sono stati progressivamente riforniti di ‘credito facile’. Individui che vivevano in paesi tanto diversi quali Regno Unito, Germania e Stati Uniti, che in precedenza avevano a disposizione una sola carta di credito, improvvisamente hanno avuto la possibilità di averne due o anche tre. Gli istituti di credito hanno promosso prestiti ‘senza garanzie e a basso interesse’, spingendo rapidamente alle stelle il valore delle abitazioni e gonfiando a dismisura la dimensione dei contratti relativi a mutui che i cittadini ordinari erano in grado di stipulare. A partire dal 2007, centinaia di milioni di persone, nei paesi più ricchi della Terra, si sono trovate improvvisamente a nuotare in una marea di debiti, esattamente nella fase in cui i tassi di interesse hanno ricominciato a risalire, una rapida accelerazione legata all’altrettanto rapido aumento dei costi degli alimentari e dell’energia. La pressione combinata di più elevati costi della vita e più elevati costi riconducibili al pagamento del debito ha rappresentato semplicemente la goccia che ha fatto traboccare il vaso per milioni di famiglie impegnate a sostenerli, i prestiti sono finiti in default e le abitazioni sono state progressivamente espropriate in numeri da record. Tale susseguirsi di eventi ha cominciato a determinare un ulteriore problema, la rapida deflazione dei prezzi associata al valore delle abitazioni nei principali mercati, quello degli Stati Uniti, quello del Regno Unito e quello Europeo. Improvvisamente, tutti coloro i quali erano ancora in grado di resistere e di ripagare il debito, hanno cominciato ad osservare, impotenti, centinaia di migliaia di dollari di deprezzamento tagliati via dal valore delle proprie abitazioni in pochi mesi. In questa fase, la crisi veniva ancora definita ‘Crisi dei Sub-Prime’, e gli occhi di tutti erano puntati su George W. Bush e sulla Federal Reserve di proprietà privata per rendersi conto della maniera in cui avrebbero agito. Incredibilmente, non solo non hanno fatto nulla ma in effetti, quasi deliberatamente, hanno reso il problema ancora peggiore. Detto questo, cosa mai avranno a che fare con tale situazione nel suo complesso la Chiesa Cattolica e/o i Gesuiti? A questo stadio, gli eventi sinora descritti farebbero pensare ai ben noti elementi associabili alla consueta ‘avidità’ e ‘incompetenza’ da parte di personaggi quali George W. Bush e i suoi compagni di merende del settore finanziario. Quindi, in quale maniera la Chiesa Cattolica o i Gesuiti sarebbero coinvolti in tutto questo? E quali sarebbero le prove in questo senso? Per cominciare a fornire delle risposte a queste domande, avremmo bisogno di porci un’altra semplice domanda, quanto è effettivamente ricca la Chiesa Cattolica Romana? QUANTO E’ RICCA LA CHIESA CATTOLICA ROMANA? Semplicemente, quanto è davvero ricca la Chiesa Cattolica Romana, i suoi diversi ordini e gli enti da essa controllati? Potrebbe, ad un primo livello di analisi, non sembrare pertinente rispetto alle questioni che stiamo analizzando, ma in realtà, una risposta a questa domanda è in grado di farci comprendere le ragioni fondamentali di ciò che è accaduto, di ciò che sta accadendo, e di ciò che accadrà nel futuro prossimo. Ad esempio, noi conosciamo per sommi capi quale sia l’effettiva ricchezza delle principali 1000 compagnie di tutto il mondo, conosciamo inoltre la ricchezza di buona parte dei 191 stati nazione che sono membri delle Nazioni Unite, quindi, cosa dire a proposito della Chiesa Cattolica? Se prestate attenzione ad una qualunque delle liste pubblicate negli ultimi 50 anni a proposito dei principali 100 o 500 maggiori enti economici del mondo (per ‘enti’ si intende ogni genere di ‘corporation’, ovvero compagnie, stati, religioni istituzionalizzate eccetera), vi renderete conto che la Chiesa Cattolica non figuri in neppure una di quelle liste. Ad essere precisi, negli ultimi anni il Vaticano ha pubblicato una serie di resoconti contabili caratterizzati da una certa attendibilità. Tali resoconti finanziari decisamente infrequenti hanno rivelato alcuni valori patrimoniali legati a specifici beni immobiliari posseduti a Roma, così come entrate di cassa e relative spese associate al versamento di denaro pubblico. Tuttavia tali resoconti finanziari non includono nessuno degli organi e degli enti dal Vaticano stesso controllati. Ad esempio, l’Arci-Diocesi di Boston, così come quella di New York, pubblicano ambedue resoconti finanziari con cadenza annuale. Anche semplicemente dando uno sguardo al contenuto di quei bilanci, già queste due singole sedi (diocesi) della Chiesa Cattolica detengono beni e dichiarano entrate per un valore di diversi miliardi di dollari. Per spiegare tale comportamento, il Vaticano e i Rappresentanti della Chiesa Cattolica fanno ricorso a due giustificazioni essenziali: la prima è quella in base alla quale la Chiesa Cattolica consideri gli enti da essa controllati come enti ‘indipendenti’ quando si tratta di dichiarazioni finanziarie, un’aperta contraddizione tanto con il diritto quanto con la giurisprudenza della Chiesa, la quale stabilisce che tutti gli organi e gli enti controllati siano tenuti ad obbedire e a fare riferimento al potere centrale della Santa Sede a Roma. La seconda giustificazione, quando tutto il resto fallisce, è quella in base alla quale si dichiara che il Vaticano sia dal punto vista politico uno stato sovrano indipendente che può quindi scegliere di accettare o di rigettare appelli ad una effettiva trasparenza a livello globale dei propri conti finanziari. Ad oggi, tale pretesa ‘unica vera Chiesa’ ha sempre e comunque rifiutato di cooperare con qualsivoglia modalità contabile applicata a livello globale e in grado di determinare la sua effettiva ricchezza. Indipendentemente dal continuo rifiuto da parte della Chiesa Cattolica di dichiarare la propria ricchezza nel suo complesso, rendendola nota ai propri fedeli e al resto del mondo, l’evidente anomalia di un ente che ha a disposizione migliaia di miliardi di dollari e che risulta in grado di tenersi fuori da qualsivoglia lista pubblicata relativa agli enti più ricchi del mondo resta in ogni caso un mistero. LE INDISCUTIBILI PROVE STORICHE Prima che facessero la propria apparizione notiziari e media ‘mainstream’ basati sull’intrattenimento, nel caso aveste chiesto a qualunque persona istruita, 100 anni fa, quale fosse l’ente singolarmente inteso che potesse vantare le maggiori ricchezze e disponibilità economiche, quest’ultima vi avrebbe risposto, senza alcun dubbio, la Chiesa Cattolica Romana. La chiara, indubitabile e incontestabile verità, in riferimento alla Chiesa Cattolica Romana, è che per 1000 anni essa ha rappresentato l’organizzazione dominante sul pianeta, nel corso dei quali ha virtualmente posseduto direttamente o indirettamente l’intera o la maggior parte della ricchezza dell’Europa. Nel corso degli ultimi 400 anni, fino allo scorso secolo, era ben noto che la Chiesa Cattolica Romana possedesse e controllasse tra l’altro la vasta ricchezza, per non dire i popoli stessi, delle Americhe, oltre a una larga parte di quelle dell’Asia Meridionale e dell’Africa. Di nuovo, vogliamo essere assolutamente chiari su questo punto. La Chiesa Cattolica, negli ultimi 1000 anni, è stata senza ombra di dubbio l’ente economico più imponente della storia umana. Nessun’altra nazione, ‘corporation’ o gruppo di famiglie gli si è neppure avvicinato lontanamente. Per secoli, la Chiesa e i Papi hanno avuto accesso diretto al saccheggio dei paesi Islamici, degli antichi Celti e Sassoni, degli antichi Greci, dell’antico Egitto, delle enormi fortune in oro delle Americhe, oltre che delle miniere e delle civiltà dell’Africa. In qualità di ente economico più imponente della storia per oltre 1000 anni, la Chiesa Cattolica Romana ha dominato ogni singola classe di beni, non soltanto oro e minerali. Le proprietà immobiliari ad essa facenti capo erano superiori a quelle di qualunque altro ente economico d’Europa, anche senza considerare le terre progressivamente conquistate. Le sue proprietà in termini di tesori artistici e preziose opere d’arte erano e restano non eguagliabili. La Chiesa Cattolica Romana è stata virtualmente all’origine di ogni maggiore impresa storica portata avanti nell’ambito degli stati sotto la sua influenza. Ha posseduto partecipazioni in tutte le nuove ‘corporation’, a partire dalle grandi compagnie commerciali internazionali, passando per le banche e quindi per le maggiori industrie, partecipazioni che restano ad oggi senza eguali. E’ stata così ricca la Chiesa Cattolica Romana per oltre 1000 anni che anche se avesse assunto tutti gli abitanti del pianeta nel 1800 come dipendenti e li avesse retribuiti con monete d’oro, avrebbe avuto riserve d’oro a sufficienza tali da mantenere tutti remunerati e impiegati per secoli. Questo dominio assoluto della Chiesa Cattolica Romana in qualità di più grande ente economico sul pianeta Terra per oltre 1000 anni, non può semplicemente essere messo da parte e trascurato. Prima delle odierne revisioni storiche, era riconosciuto come fatto indiscutibile che la Chiesa Cattolica fosse il più grande ente economico presente sul pianeta, non vi era alcun dubbio. Come è avvenuto quindi che un ente tanto dominante all’improvviso abbia visto il proprio ruolo in termini di ricchezza patrimoniale decadere fino a trasformarsi in una ‘corporation’ da pochi miliardi di dollari che neppure viene riportata tra i più ricchi 1000 enti del mondo ai nostri giorni? STORIA CREATIVA Prima di tutto, con riferimento alla questione ‘storia creativa’, a partire dal tardo XX secolo, l’influenza della Chiesa Cattolica ha cominciato ad essere presentata come irrilevante. Le ragioni fornite in relazione a questa magica ‘sparizione’ delle ricchezze della Chiesa Cattolica Romana sono numerose, ma riguardano tutte un tema costante, incompetenza di carattere politico ed economico, associata a sfortuna. La perdita dell’Inghilterra è stata inoltre presentata artificiosamente come un disastro di rilevanza assoluta per le finanze della Chiesa Cattolica, dalla quale quest’ultima non si sarebbe mai ripresa. Le guerre svoltesi tra il XVI e il XVIII secolo sono state inoltre indicate come un elemento decisivo nel favorire il progressivo depauperamento delle ricchezze della Chiesa Cattolica, mentre l’invasione di Napoleone Bonaparte, all’inizio del secolo XIX, è stata indicata come il colpo finale in grado di trasformare quella che un tempo era stata la grande e finanziariamente potentissima Chiesa Cattolica in un ente economico fondamentalmente sul lastrico. Tutto questo naturalmente in termini storici potrebbe essere presentato come veritiero. A partire dal periodo in cui Napoleone fece il proprio ingresso a Roma, i Gesuiti si erano effettivamente impadroniti di buona parte dell’oro del Papa. Naturalmente, da tale approccio storico revisionista, le proprietà della Chiesa nel Sud e nel Nord America, senza considerare inoltre quelle in Africa, vengono convenientemente trascurate, così come l’influenza dei Gesuiti e di Napoleone, incluso il trattato stipulato nella prima parte del XIX secolo dopo che Napoleone fu sconfitto. Tanto per essere certi delle conclusioni, la perdita degli Stati del Papa, alla fine del XIX secolo, viene utilizzata anch’essa come fondamento indiscutibile della storia rivista e corretta in base alla quale il Vaticano sarebbe ormai sul lastrico. Quindi, nel giro di 80 anni, e grazie al successivo contributo dell’approccio storico revisionista, l’ente più grande ed assolutamente dominante a livello mondiale si sarebbe trasformato in un’inimmaginabile patrimonio sperperato, in massima parte andato perduto, rubato e in generale mal gestito nel corso dei secoli a causa di palese incompetenza, presentandosi infine ai nostri occhi nel misero stato in cui versa oggi. Ricordiamo che tale tendenza, nell’ambito dell’analisi storica, sia relativamente recente. Affermare di fronte a una persona istruita del XIX secolo che la Chiesa Cattolica non fosse l’ente più grande ed assolutamente dominante del mondo di quel tempo, avrebbe semplicemente portato il vostro interlocutore a ridervi in faccia ed a ritenervi degli idioti. Tutti erano consapevoli del fatto che loro rappresentassero la più potente e ricca organizzazione, nessuno escluso, fino a 100 anni fa. Oggigiorno le persone accettano tranquillamente il fatto che non siano neppure tra i principali 1000 enti economici del mondo. Naturalmente una storia tanto fraudolenta e creativa funziona, e mantiene la sua credibilità, soltanto nel caso in cui si riesca a nascondere con successo quelle ricchezze un tempo imponenti della Chiesa Cattolica. CONTABILITA’ CREATIVA Per nascondere le grandi ricchezze della Chiesa Cattolica, è stato elaborato un sistema decentralizzato caratterizzato da sistemi di tutela e controlli. Nonostante fosse impensabile, anche appena 200 anni fa, collocare tutte queste ricchezze nelle mani dei vescovi, successivamente, grazie alla moderna comunicazione, all’odierna finanza ed alle regole contabili dei nostri giorni, tale compito si è dimostrato decisamente più agevole. I maggiori investimenti in termini di proprietà e di beni immobili sono stati trasferiti sotto il controllo delle diocesi presenti in tutto il mondo. Inoltre, tutte le proprietà non appartenenti in maniera evidente alla Chiesa sono state occultate servendosi di complesse compagnie con strutture simili a ‘scatole cinesi’ e fiduciarie. Le più importanti classi di beni quali titoli, lingotti d’oro, diamanti, ed altre risorse di valore sono state trasferite sotto il diretto controllo di banche possedute o controllate dal Vaticano. Utilizzando la segretezza vigente in stati come la Svizzera e nell’ambito dello stesso Vaticano, l’effettiva proprietà e la quantità di tali enormi tesori è stata progressivamente occultata. Il Vaticano dipende da tali leggi di segretezza per tenere nascosto l’ammontare della sua effettiva ricchezza. Senza le leggi sul segreto bancario e l’assenza di normative di contabilità finanziaria uniformi, eque e trasparenti in tutto il mondo, il grande inganno in base al quale la Chiesa Cattolica non sarebbe più la numero 1 in classifica non avrebbe mai potuto essere sostenuto. Quindi, in definitiva, il singolo e più grande ente economico del mondo è da allora scomparso dal radar ‘consapevolezza’ delle persone trasformandosi in una chiesa povera e in miseria alla disperata ricerca di fondi. QUAL’E’ IL QUADRO EFFETTIVO DELLE RICCHEZZE DELLA CHIESA? La singola e maggiore classe di beni posseduta dal Vaticano è anche la più agevole da individuare, dato che non può essere completamente occultata. Il Vaticano è il più grande possessore di beni immobili rispetto a qualunque altra organizzazione o governo del mondo, con proprietà ‘visibili’ per circa 316 miliardi di $ statunitensi (chiese, scuole, ospedali eccetera), e con circa 2623 miliardi di dollari statunitensi in investimenti immobiliari occultati tramite complesse reti costituite da centinaia di migliaia di fiduciarie e compagnie ‘schermo’ (di facciata). Il valore corrente di mercato della proprietà relativa a Città del Vaticano, nel cuore di Roma, singolarmente considerata, vale tra 1 e 2 miliardi di dollari statunitensi. Tale cifra viene valutata escludendo le opere d’arte inestimabili e i beni di valore conservati tra quelle mura. Le proprietà immobiliari di maggiore valore per la Chiesa Cattolica, con riferimento alle singole nazioni, sono rappresentate in primo luogo da quelle presenti negli Stati Uniti, con circa 50 miliardi di dollari in proprietà immobiliari ‘visibili’ e circa 507 miliardi di dollari in investimenti immobiliari occultati tramite una rete enormemente complessa di compagnie ‘schermo’ (di facciata) e fiduciarie. Il paese successivo, in termini di valore riferito al possesso di beni immobili, è la Germania (297 miliardi di dollari dei quali soltanto 29 miliardi di dollari è costituita da proprietà immobiliari ‘visibili’), quindi la Francia (282 miliardi di dollari statunitensi, dei quali 28 miliardi di dollari riferibili a proprietà immobiliari ‘visibili’), l’Italia (230 miliardi di dollari statunitensi, dei quali circa 23 miliardi di dollari riferibili a proprietà immobiliari ‘visibili’), il Brasile (194 miliardi di dollari statunitensi, di cui circa 26 miliardi di dollari riferibili a proprietà immobiliari ‘visibili’), e la Spagna (158 miliardi di dollari statunitensi, dei quali circa 15 miliardi di dollari riferibili a proprietà immobiliari ‘visibili’). Quali sono allora esattamente i suoi principali investimenti immobiliari per nazioni chiave? Come ha fatto quindi la Chiesa Cattolica ad accumulare un tale storico ed enorme portafoglio di investimenti immobiliari? Come può la Chiesa Cattolica riuscire ancora a nascondere investimenti di tale dimensione ad essa facenti capo e ancora pretendere di essere definita ‘povera’? Quanto affidabili sono tali cifre rispetto alla verità dei fatti? I principali investimenti immobiliari che si stima siano posseduti dalla Chiesa Cattolica sono elencati nella tabella che segue. Si tratta del frutto di ricerche condotte da privati e portate avanti per numerosi anni. Se non vi fidate delle informazioni fornite, potrete testare la validità di queste cifre svolgendo da soli ricerche sui rapporti pubblicati dalle numerose fiduciarie della Chiesa Cattolica effettuando una valutazione relativa alle sue proprietà sulla base delle proprietà dichiarate in termini di beni immobili (terreni, edifici, aree assimilabili) ed estendendo tali valutazioni all’intero globo. Gli investimenti immobiliari ad essa facenti capo sono suddivisi in proprietà ‘visibili’ e proprietà ‘non visibili’ o occultate tramite le modalità di cui sopra.
Posted on: Wed, 25 Sep 2013 14:06:45 +0000

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