Nella classificazione diagnostica DSM IV TR, la Sindrome di - TopicsExpress



          

Nella classificazione diagnostica DSM IV TR, la Sindrome di Asperger viene inserita in asse I, nei disturbi pervasivi dello sviluppo, disturbi dell’infanzia e della fanciullezza. Sia nel disturbo autistico che nella sindrome di Asperger, si rilevano compromissioni qualitative nell’interazione sociale, quali marcata compromissione dello sguardo, dell’espressione mimica, delle posture corporee e dei gesti, una incapacità di sviluppare relazioni con i coetanei, mancanza di ricerca di condivisione di gioie, interessi, , obiettivi, reciprocità sociale ed emotiva, dedizione assorbente a interessi stereotipati, ristreetti e ripetitivi, sottomissione significativa ad abitudini o rituali specifici, manierismi motorii stereotipati e ripetitivi. I pazienti affetti da sindrome di Asperger non manifestano, tuttavia, significativi ritardi nello sviluppo del linguaggio o della comunicazione, né deficit nelle aree cognitive. La classificazione diagnostica ICD 10 non offre nulla di differente rispetto a quanto delineato nel DSM VI – TR. Verso la metà degli anni ’80, venne ideata una specifica classificazione per i disturbi dell’infanzia, denominata zero to three, per le patologie la emergenti entro i primi tre anni di età: in essa non vi è distinzione fra autismo, Asperger, disturbo disintegrativo dello sviluppo, ADHD, che vengono raggruppate nella categoria ‘disturbo multi-sistemico dello sviluppo’. Hans Asperger, nel 1944, ossia un anno dopo le scoperte di Leo Kanner sull’autismo, individuò una ben definita categoria di pazienti che, pur presentando gravi deficit nella sfera relazionale, apparivano molto adeguati da un punto di vista linguistico, con picchi cognitivi molto spesso superiori alla norma. Molti psicoanalisti, quali Bettleheim, e cognitivisti, come Schopler, ripresero il filone di ricerca seguito da Kanner, individuando – a seconda dei loro orientamenti – modalità valutativo-educative specifiche per le cosiddette ‘scatole chiuse’. In particolare, Schopler e Mezibov idearono molti test quali la CARS, l’ABC e la PEP-R, specifici per le patologie dello spettro autistico. Nessuno, tuttavia, tenne in considerazione gli studi di Asperger fino alla prima metà degli anni ’80, quando la ricercatrice londinese Lorna Wing fu colpita dal fatto che alcuni bambini mostravano le caratteristiche dell’autismo da piccoli, ma poi – nella crescita – un evidenziavano un linguaggio fluente, migliorando a tal punto da non rientrare più nella diagnosi classica proposta da Kanner. Uta Frith e Lorna Wing descrissero le principali caratteristiche cliniche della sindrome di Asperger come segue: mancanza di empatia, interazione naif inadeguata, unidirezionale, abilità scarse o assenti di fare amicizia, linguaggio pedante o ripetitivo, scarsa comunicazione non verbale, interesse spasmodico per certi argomenti, movimenti goffi e poco coordinati, posture bizzarre (Tony Attwod, 2012).. Gli Asperger spesso conducono uno stile di vita simile alla persona ‘normale’: mantengono, grazie ai ‘picchi cognitivi’, lavori di rilievo (in banca, in azienda, alcuni diventano perfino docenti universitari), benché spesso le problematiche comportamentali emergano col tempo, fino a compromettere l’area socio-lavorativa. Negli anni ’90 e 2000, molti casi di Asperger che afferivano nei CPS e nei DSM in seguito all’emergere dei comportamenti problematici, venivano identificati con disturbi di personalità schizoide e schizotipico in asse II e trattati quindi con neurolettici od antidepressivi. Oggi tuttavia, con il progresso della ricerca sui casi in questione, è possibile trattare gli Asperger tramite approcci integrati ‘in rete’: l’intervento farmacologico dello psichiatra viaggia in sinergia con l’intervento dello psicologo: sono, per tali pazienti, validi tutti gli orientamenti psicoterapici di supporto, da quelli psicodinamici basati sull’incoraggiamento e la compartecipazione emotiva (vd Alfred Adler) a quelli cognitivo-comportamentali dell’Acceptance and Committment Therapy (vd Russ Harris e coll.), basati sull’accettazione incondizionata e sul rinforzo dei comportamenti adattivi. L’ottimo lavoro di educatori formati, preparati e ‘pazienti’ può costituire un ponte assai funzionale per reintegrare gli Asperger con la realtà, tramite inserimenti accompagnati in contesti lavorativi protetti, attività riabilitative in centri diurni integrati, interazione con contesti di volontariato del territorio che favoriscano la ‘normalizzazione’ degli stili di vita di questi utenti.
Posted on: Mon, 09 Sep 2013 18:42:29 +0000

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