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Paolo Villaggio Da Wikipedia, lenciclopedia libera. Paolo Villaggio nel 2008 Paolo Villaggio (Genova, 30 dicembre 1932) è un attore, scrittore, comico, conduttore televisivo e doppiatore italiano. Interprete televisivo e cinematografico di personaggi legati ad una comicità paradossale e grottesca, come il professor Kranz e il timidissimo Giandomenico Fracchia, è noto soprattutto per la creazione letteraria e la seguente trasposizione cinematografica (in dieci pellicole) del ragionier Ugo Fantozzi. Allattività comica fa eco quella di scrittore, iniziata proprio con un libro su Fantozzi al quale seguiranno altri sei sul ragioniere, e altri libri di carattere satirico. Ha recitato in parti più drammatiche, partecipando a film di registi come Federico Fellini, Marco Ferreri, Luigi Comencini, Lina Wertmuller, Ermanno Olmi e Mario Monicelli. Indice [nascondi] 1 Biografia 1.1 Linfanzia e il periodo giovanile 1.2 Lamicizia con Fabrizio De André 1.3 Gli anni cinquanta 1.3.1 Gli inizi nella compagnia goliardica Mario Baistrocchi 1.4 Gli anni sessanta 1.4.1 Il cattivissimo Villaggio di Quelli della domenica 1.5 Gli anni settanta 1.5.1 Lesordio letterario di Fantozzi 1.5.2 La collaborazione con Vittorio Gassman 1.5.3 Tra Nanni Loy, Pupi Avati, Ferreri e Comencini 1.5.4 Il sodalizio con Luciano Salce: Villaggio diventa Fantozzi 1.5.5 Il successo televisivo di Fracchia 1.6 Gli anni ottanta 1.6.1 Villaggio tra Fracchia e Fantozzi 1.6.2 I film degli anni ottanta e il ritorno alla conduzione televisiva 1.7 Gli anni Novanta 1.7.1 Lincontro con Fellini e la parallela attività nel cinema dautore 1.7.2 La collaborazione con Renato Pozzetto 1.7.3 Il Fantozzi degli anni novanta 1.8 Gli anni Duemila 1.8.1 Oltre il cinema comico 1.9 Gli anni dieci 1.9.1 La scrittura e le varie regie teatrali 2 Villaggio giornalista 3 Attività politica 4 Riconoscimenti 4.1 Premi cinematografici 4.2 Onorificenze 5 Filmografia 5.1 Cinema 5.2 Fantozzi 5.3 Fracchia 6 Teatrografia 7 Film e serie televisive 8 Televisione 9 Doppiaggio 10 Programmi radiofonici 11 Opere 12 Note 13 Bibliografia 14 Altri progetti 15 Collegamenti esterni Biografia[modifica | modifica sorgente] Linfanzia e il periodo giovanile[modifica | modifica sorgente] Nasce a Genova il 30 dicembre del 1932[1], fratello gemello di Piero Villaggio, futuro docente alla Scuola normale superiore di Pisa. Il padre Ettore (1905 – 1992) è un geometra palermitano, mentre la madre Maria (1905 – 1998), di origini veneziane, è uninsegnante di lingua tedesca. Frequenta le elementari nella scuola Diaz a Genova, assieme al fratello e al futuro dirigente Fiat, Paolo Fresco. Gli anni dellinfanzia e delladolescenza verranno spesso raccontati dallattore genovese, nella sua piece teatrale, Delirio di un povero vecchio. Tra i tanti aneddoti si ricordano: lo sbarco delle forze alleate, lo stupore nel trovarsi per la prima volta di fronte a soldati stranieri e soprattutto lassaggiare bevande e pietanze (come coca cola e cibi in scatola), che per un adolescente dellepoca, erano del tutto inusuali[2]. La famiglia Villaggio, pur essendo agiata e dellalta borghesia genovese, subisce ugualmente le ristrettezze e le privazioni della Seconda guerra mondiale. Frequenta il liceo classico Andrea Doria, iniziando poi gli studi di Giurisprudenza alluniversità di Genova, ateneo che però abbandona per dedicarsi a svariati impieghi (in quegli anni conosce Tina Lagostena Bassi). Nel 1954 al Lido di Genova, incontra Maura Albites, che verso la fine degli anni cinquanta diverrà sua moglie, dalla quale avrà due figli: Elisabetta e Pierfrancesco. Questultimo, in seguito, comparirà anche in alcune pellicole del padre. Dopo gli studi attraverserà diverse esperienze lavorative: da cameriere a speaker della BBC, fino a diventare cabarettista e intrattenitore su navi da crociera della Costa Crociere, insieme allamico Fabrizio De André e a Silvio Berlusconi[3]. Tale fatto, sarà smentito in un primo tempo dallo stesso attore, in unintervista al quotidiano Libero, nel giugno del 2009,[4] per poi essere confermato nel settembre 2012, in unintervista al quotidiano Calabria Ora. Villaggio, dunque, ammette che Berlusconi era davvero su quella nave insieme a lui e a De André ma lo aveva negato perché annoiato dal fatto che spesso i giornalisti gli chiedevano sempre di raccontare quellepisodio.[5] Negli anni sessanta, viene assunto, come impiegato, in una delle più importanti industrie impiantistiche italiane, la Cosider, dove era addetto allorganizzazione di eventi aziendali come lo scambio di doni natalizi tra dirigenti e la premiazione dei dipendenti meritevoli: da questa esperienza lavorativa trarrà lispirazione per creare il personaggio del ragioner Ugo Fantozzi che in seguito lo renderà molto popolare.[6] Lamicizia con Fabrizio De André[modifica | modifica sorgente] Fabrizio De André negli anni sessanta Durante gli anni cinquanta e sessanta, Villaggio conosce il futuro cantautore Fabrizio De André, diventandone intimo amico e con il quale dividerà gran parte delle sue scorribande giovanili. Nel 2002 esce per la Feltrinelli Non per un dio ma nemmeno per gioco, una biografia dedicata al cantautore genovese, curata da Luigi Viva. Allinterno si possono trovare numerose interviste rilasciate, nel tempo, dai due artisti che divertiti ripercorrono numerosi episodi della loro amicizia. A titolo desempio, è lo stesso De André a ricordare il loro primo incontro, avvenuto nel 1948 in un paesino nei pressi di Cortina : Lho incontrato per la prima volta a Pocol, sopra Cortina; io ero un ragazzino incazzato che parlava sporco; gli piacevo perché ero tormentato, inquieto e lui lo era altrettanto, solo che era più controllato, forse perché era più grande di me e allora subito si investì della parte del fratello maggiore e mi diceva Guarda, tu le parolacce non le devi dire, tu dici le parolacce per essere al centro dellattenzione, sei uno stronzo.[7]. Gli anni della loro giovinezza, soprattutto le serate passate nelle varie osterie genovesi o in gruppo a casa di amici, sono, invece, raccontate dallattore genovese: Tutto considerato è stato importante crescere insieme, perché eravamo molto intonati, due vere voci soliste, nei giochi, negli scherzi, in tutto ..e ancora: Io e Fabrizio eravamo, direi senza saperlo, due veri creativi e lo abbiamo poi dimostrato nella vita [...] lui si comportava come me, cioè facevamo una vita dissennata, andavamo a caccia di amici terribili; i nostri genitori erano terrificati da questo tipo di vita, non si faceva niente e si dormiva regolarmente sino alle due del pomeriggio[8]. Unamicizia che, in seguito, si farà anche artistica e produrrà, allinizio degli anni sessanta, i testi delle canzoni Il fannullone, che sembra proprio sottolineare in maniera ironica i giorni dissipati dai due amici: Senza pretese di voler strafare/io dormo al giorno quattordici ore/ anche per questo nel mio rione/ godo la fama di fannullone... e Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers, entrambi di Villaggio e incise da Fabrizio De André, autore invece delle musiche. Questultimo brano è inserito nellalbum del cantautore genovese Volume I, uscito nel 1967. Unamicizia sempre sentita, quella tra i due artisti, che lo stesso Villaggio, nel giorno della scomparsa dellamico, ricorderà con queste parole: Abbiamo vissuto insieme varie stagioni della vita, abbiamo vissuto la fame, la Genova ancora con lodore dei pitosfori [...] era una persona molto sensibile e ovviamente quando si è molto amici, soprattutto dinfanzia, si parla della morte come di un fatto lontano, del tutto improbabile. Adesso che invece la cosa è accaduta e quando stava per succedere, non abbiamo mai avuto più il coraggio, negli ultimi due mesi, né di incontrarci, né di parlare della cosa, perché questa volta non era un gioco, non era letteratura, era la terribile realtà[9]. Gli anni cinquanta[modifica | modifica sorgente] Gli inizi nella compagnia goliardica Mario Baistrocchi[modifica | modifica sorgente] Durante la metà degli anni cinquanta si unisce alla Compagnia goliardica Mario Baistrocchi, antica compagnia teatrale di Genova, attiva fin dal 1913 e composta da attori e ballerini non professionisti, di solito ex studenti dellUniversità degli studi di Genova. Le varie rappresentazioni messe in scena avevano spesso intenti di satira politica, spesso prendendo di mira i politici locali, non trascurando comunque quelli di livello nazionale. La compagnia è stata nel tempo un laboratorio per personaggi che in seguito entreranno nel mondo dello spettacolo come Fabrizio De André, Enzo Tortora, Carmelo Bene e lo stesso Villaggio. Il comico genovese entra a far parte della compagnia negli anni cinquanta sia in veste di autore dei testi, che in quelle di presentatore. Vi partecipa in quasi tutte le edizioni, comprese fra il 1956 e il 1966. Tra gli sketch di questo periodo, se ne ricordano alcuni basati sulla presa in giro di personaggi famosi (sulla falasariga della canzone su Carlo Martello). Nel 1956 si esibisce inoltre al Teatrino di Piazza Marsala a Genova dove fa esordire sul palcoscenico un personaggio dalla voce sfiatata, timidissimo, che anticipa le caratteristiche dei suoi personaggi futuri più famosi come Fantozzi e Fracchia. A questo periodo risale anche lesordio del Professor Kranz, sempre al Teatrino di Piazza Marsala. A scoprire la vena artistica di Villaggio (manifestatasi già dai tempi della sua collaborazione con la Compagnia di Baistrocchi) è Maurizio Costanzo, che nel 1967 gli consiglia di esibirsi in un cabaret di Roma. Gli anni sessanta[modifica | modifica sorgente] Il cattivissimo Villaggio di Quelli della domenica[modifica | modifica sorgente] Paolo Villaggio esordisce nel programma Quelli della domenica (1968) Dopo anni di cabaret e a seguito della scoperta di Costanzo, il 4 febbraio 1968, Villaggio esordisce sul piccolo schermo, conducendo il programma dintrattenimento Quelli della domenica, dove ha modo di far conoscere, da una parte, un tipo di comicità strettamente fisica, come nel caso dellaggressivo e sadico Professor Kranz, e dallaltra il suo primo personaggio umiliato e sottomesso, Giandomenico Fracchia, caratterizzato da una voce sfiatata e da una mimica gommosa e inedita. Il primo personaggio ad imporsi è Kranz, sorta di prestigiatore da strapazzo che ogni domenica, con ironico accento tedesco e con toni fintamente autoritari, coinvolge la platea in giochi di prestigio spesso ingenui e infantili, sovente scoperti dal pubblico. La frase con cui apre ogni volta lesibizione Chi viene voi adesso? diviene un tormentone. Anche nelle vesti di conduttore dà vita a una comicità pungente, costruita su una voce forte e rabbiosa, colorita da un lessico spesso surreale e impietoso. Se i personaggi di Fracchia e Kranz vengono interpretati dallattore in prima persona, il personaggio di Fantozzi è invece, dallo stesso, semplicemente raccontato, attraverso monologhi, tutti formulati in terza persona. Le storie narrate hanno come argomento le varie disavventure del ragioniere, che fin dallinizio si pongono come genesi stessa del personaggio, introducendo elementi che verranno maggiormente ripresi e aggiornati in seguito. Questi racconti hanno lesplicito intento di rimarcare i difetti e le contraddizioni della società italiana, usando appositamente un linguaggio iperbolico, senza però essere del tutto avulse dalla realtà. Lattore ligure, infatti, nel preparare i vari sketch si ispira soprattutto alle proprie esperienze personali, citando moltissimi personaggi realmente conosciuti. Tra questi vi è lo stesso Fantozzi, compagno di lavoro dellartista ai tempi in cui era impiegato alla Cosider, e vero ispiratore del personaggio, la cui scrivania era realmente confinata in un sottoscala. Nei vari monologhi vengono citati come compagni davventura del ragioniere anche i vari Fracchia e Filini e altri nomi di impiegati che in seguito, sul grande schermo, assumeranno un volto e uninterpretazione. Tipiche del Villaggio di questo periodo sono, come già ricordato, sia la voce impostata, sia la cattiveria di fondo, che mirano a un calcolato cinismo e insieme a una sprezzante ironia. Paolo Villaggio nelle vesti del Professor Kranz Villaggio, inoltre, sollecita un tipo di regia, il più possibile disancorata dagli schemi dellepoca, suggerendo agli operatori riprese che annullassero ogni distanza tra spettatore e artista. Così facendo, il comico genovese, presenta le sue gag proprio in mezzo al pubblico, spesso recitando a soggetto e senza nessun canovaccio di sorta. In più, il costante coinvolgere e aggredire lo spettatore in sala ha lo scopo di renderlo a tutti gli effetti protagonista della scena, trasformandolo in parte integrante dellesibizione. Il programma, dopo un iniziale insuccesso, incontra in seguito i favori del pubblico, convincendo i produttori ad allungare le programmazioni fino a giugno. Merito della riuscita del programma va anche al già collaudato duo Ric e Gian e allesordiente coppia di comici Cochi e Renato, anchessi protagonisti di punta della trasmissione. Molto spazio viene dedicato alla musica leggera, dove ogni domenica Villaggio ha modo di presentare molti artisti affermati come Mina, Adriano Celentano, Lucio Dalla e tanti altri; lo stesso Louis Armstrong prende parte alla trasmissione, nello stesso periodo in cui si esibisce al Festival di Sanremo. Dopo Quelli della domenica, nel 1969 Villaggio conduce una nuova trasmissione È domenica, ma senza impegno, con la partecipazione di Cochi e Renato, del Quartetto Cetra, di Ombretta Colli, Gianni Agus e Oreste Lionello. Qui Villaggio reinterpreta nuovamente Fracchia, modellandolo nella sua forma pressoché definitiva; infatti i vari sketch che si susseguono, hanno già in nuce tutti gli elementi che caratterizzeranno il personaggio negli anni a venire: la poltrona sacco in cui non riesce a sedere, lautoritario capoufficio (impersonato da Agus), la voce sfiatata e numerosi tormentoni verbali, tra i quali «Comè umano, lei!», «Mi si sono intrecciati i diti!», «Mi ripeta la domanda!» e tanti altri. Partecipa ad altre trasmissioni televisive, come in quelle di Corrado e Renzo Arbore (Speciale per voi), conducendo anche il programma La luna nelle canzoni, storico evento che raccontava, attraverso le canzoni e i vari collegamenti in diretta, il primo sbarco delluomo sulla luna. Tra le tante attività collaterali di Villaggio vi è anche la radio, presenta, infatti nel 1975/76 Gran varietà, assieme a Raffaella Carrà. Tra i suoi lavori radiofonici sono da ricordare Il sabato del villaggio, del 1968 e Formula uno, del 1971, dove era solito intervistare i grandi protagonisti della musica italiana come Lucio Battisti e molti altri[10]. Sempre nel 1968, inizia per il comico genovese, anche la parallela attività cinematografica. Esordisce, infatti, al cinema nel film Eat it!, seguito da Il terribile ispettore, del 1969. Da ricordare, inoltre, il film di Ruggero Deodato I quattro del pater noster, dove recita assieme ai comici Enrico Montesano, Lino Toffolo e Oreste Lionello. Gli anni settanta[modifica | modifica sorgente] Lesordio letterario di Fantozzi[modifica | modifica sorgente] Paolo Villaggio nel film Fantozzi (1975) Nel frattempo, pubblica su lEuropeo e su lEspresso i racconti, tratti dai monologhi delle trasmissioni televisive; dove il personaggio Fantozzi acquisirà unimportanza sempre maggiore, diventando un MacGuffin catalizzatore di tutte le storie, che descrivono - secondo il suo stile satirico e iperbolico - tutte le ingiustizie e bassezze della società italiana. Tra i comprimari continua a figurare Fracchia, che diventerà il consueto organizzatore di gite aziendali (ruolo che sarà poi ricoperto dal ragionier Filini). I racconti si susseguono regolarmente; così, ad ogni uscita, la maschera di Fantozzi, prende lentamente forma, e anche se nessuno gli ha ancora prestato un volto, comincia ad assumere caratteristiche ben definite. Ne esce fuori il ritratto di un piccolo uomo senza qualità, mediocre travet, sempre oppresso dai suoi superiori e assolutamente incapace di vivere in armonia con sé e con gli altri. Secondo le parole del critico cinematografico Paolo Mereghetti : Fantozzi, come la maggioranza dellumanità, non ha talento. E lo sa. Non si batte per vincere né per perdere ma per sopravvivere. E questo gli permette di essere indistruttibile. La gente lo vede, ci si riconosce, ne ride, si sente meglio e continua a comportarsi come Fantozzi[11]. Nel 1971, questi racconti confluiscono nellopera prima Fantozzi, che diventa ben presto un bestseller, (più di un milione di copie vendute),[11] venendo anche tradotta in molte lingue. Infatti lattore genovese vince, in Unione Sovietica, il premio Gogol come miglior scrittore in cirillico, nella sezione migliore opera umoristica[12]. Nel 2011, per i 150 anni dellUnità dItalia, il libro è stato scelto dal comitato scientifico del Centro per il libro e la lettura, tra i 150 libri che hanno segnato la storia del nostro paese[13]. In questi testi, raccolti come già detto nel 1971, appaiono per la prima volta e in maniera definitiva i vari compagni di disavventure del ragioniere, destinati ad accompagnarlo per moltissimi anni: la remissiva e disillusa moglie signora Pina, la mostruosa figlia Mariangela; il compagno di lavoro ragionier Filini; la collega Silvani (eterna signorina ed eterna fiamma del timido Fantozzi), lo sbruffone geometra Calboni e il megadirettore galattico che incombe col suo potere assoluto sulle vite dei suoi dipendenti. Il libro illustra in maniera ancor più chiara la natura del personaggio: Fantozzi è debole e servile come sa esserlo solo il piccolo-borghese, sempre terrorizzato dai superiori, timido e impacciato fino al catastrofico, si presenta come vittima naturale dei mass media, del consumismo e della pubblicità televisiva, tragicamente incapace di adeguarsi ai modelli sociali che mitizza quotidianamente[11] . Da ricordare anche luso di un lessico, creato dallo stesso Villaggio, molto particolare, spesso sospeso tra astrazioni metaforiche e degenerazioni burocratiche,[11] (basti ricordare espressioni come megagalattico, grand. uff. cav. lup. mann., salivazione azzerata, ma se ne vadi, comè buono lei e tante altre). Il successo del libro spinge Villaggio a scrivere un seguito, Il secondo tragico libro di Fantozzi, uscito nel 1974, dove si perfeziona il carattere e la vis comica del personaggio e in cui si possono sentire molte influenze letterarie (il travet francese, la lezione russa di Gogol e Cechov) e cinematografiche (il delirio sadomaso dei cartoon, la scuola di Tex Avery e le varie invenzioni surreali di Frank Tashlin)[11]. Tra i due libri citati, esce nel 1972 per la Bompiani, Come farsi una cultura mostruosa, secondo libro umoristico dellartista genovese. In questopera Villaggio si diverte a sottoporre al lettore una serie di nomi di cose, località e persone di cui si deve indovinare la definizione giusta tra le quattro opzioni da lui proposte. Ovviamente tre delle opzioni sono completamente sbagliate e lautore se ne serve per provocare le risate del lettore. La collaborazione con Vittorio Gassman[modifica | modifica sorgente] Allinizio degli anni settanta Villaggio intensifica la sua produzione cinematografica, grazie al sodalizio con Vittorio Gassman, allepoca mattatore della commedia allitaliana. Loccasione si presenta allorché Mario Monicelli, anche su pressione dei produttori, decide di girare il seguito del Larmata Brancaleone. Tra i protagonisti del film vi sono, oltre naturalmente a Gassman, anche Stefania Sandrelli, Lino Toffolo, Gigi Proietti, Shel Shapiro e lo stesso Villaggio. A questultimo viene affidato il ruolo del soldato alemanno Torz. Cosicché Villaggio, in Brancaleone alle crociate, in un certo modo sostituisce la parte che fu nel primo episodio di Gian Maria Volonté. Anche qui ritroviamo un grottesco duello tra il protagonista e lantagonista di turno; questa volta al posto del principe Teofilatto (Volonté), Brancaleone dovrà vedersela con linfanticida Torz (Villaggio). Il personaggio dellalemanno è naturalmente un chiaro riferimento alla comicità di Kranz, che Monicelli volle sfruttare per rendere ancora più surreale il seguito. Il film è linizio di una collaborazione artistica tra Gassman e Villaggio che dura tre anni, dal 1970 al 1972, fruttando altri due film e varie comparsate televisive per promuovere luscita delle pellicole. Linsolita accoppiata, infatti, spesso, si presenta sul piccolo schermo inscenando appositi sketch: Gassman recita il ruolo di assoluto protagonista, egocentrico e sbruffone e Villaggio quello della spalla, cercando di demolire la vanagloria dellaltro.[14] Al cinema recitano, come su detto, in altre due pellicole: Che centriamo noi con la rivoluzione? di Sergio Corbucci, dove un prete (Villaggio) e un attore (Gassman) vengono coinvolti nella rivoluzione messicane e Senza famiglia, nullatenenti cercano affetto, la cui regia è dello stesso Gassman. I due attori si rincontreranno sul set quasi dieci anni dopo, nel 1981, recitando nel film Il turno, di Tonino Cervi, ispirato al romanzo di Luigi Pirandello, assieme ad altri attori come Bernard Blier, Laura Antonelli, Gianni Cavina e Tiberio Murgia. Sempre nel periodo della sua collaborazione con Gassman, recita anche nel film di Salvatore Samperi, Beati i ricchi, oltre a partecipare a trasmissioni quali Senza Rete, per la regia di Enzo Trapani e Signore e signora con Lando Buzzanca e Delia Scala. Infine nel 1972 partecipa, nelle vesti di guastatore al Festival di Sanremo, condotto da Mike Bongiorno e Sylva Koscina. Tra Nanni Loy, Pupi Avati, Ferreri e Comencini[modifica | modifica sorgente] Paolo Villaggio interpreta il crudele tedesco Prof. Schmidt in Signore e signori, buonanotte (1976) Conclusasi lesperienza con Gassman, Villaggio recite in varie commedie. Dapprima viene diretto nel 1973 da Nanni Loy nel film di satira politica Sistemo lAmerica e torno, dove interpreta il ruolo di un ingegnere inviato in America per reclutare un giocatore di pallacanestro, salvo poi scoprire essere un militante dei Black Power. Partecipa poi al grottesco Non toccare la donna bianca, dellamico Marco Ferreri dove ha modo di recitare con alcuni dei massimi attori italiani e francesi come Marcello Mastroianni, Ugo Tognazzi, Catherine Deneuve, Michel Piccoli e Philippe Noiret. Il film rievoca in toni paradossali, il celebre episodio della battaglia di Little Big Horn, quando gli indiani riuscirono a sconfiggere il famoso generale Custer. Villaggio interpreta il ruolo di una curiosa e bizzarra spia americana. Il film è la prima e ultima collaborazione con il regista meneghino: infatti anni più tardi, nel 1991, a Villaggio sarebbe andata la parte del protagonista del nuovo film di Ferreri La carne, assieme a Francesca Dellera, ruolo poi rifiutato dallo stesso interprete genovese (e attribuito a Sergio Castellitto) su consiglio di Cecchi Gori, per non rovinarsi limmagine di attore comico che ormai da tempo aveva presso il pubblico[15]. Nel 1975 Pupi Avati lo vuole come protagonista della commedia La mazurka del barone, della santa e del fico fiorone, ruolo che successivamente andrà allamico Ugo Tognazzi. Villaggio parteciperà ugualmente al film nella parte di Checco Biancone, un magnaccia strambo e irriverente. Nel film reciteranno, tra gli altri, Gianni Cavina, Delia Boccardo e il cantautore Lucio Dalla. Inoltre, viene chiamato a recitare in numerosi film a episodi, tra i quali: Di che segno sei?, di Sergio Corbucci, del 1975, Quelle strane occasioni, nellepisodio Italian superman, del 1976, sempre di Loy, Tre tigri contro tre tigri, di Sergio Corbucci e Steno e infine Io tigro, tu tigri, egli tigra, di Giorgio Capitani, entrambi del 1977. Inoltre nel 1976, compare nel film corale Signore e signori, buonanotte. In questultima pellicola Villaggio viene diretto in due episodi: Il disgraziometro, di attribuzione incerta e Mangiamo i bambini, assieme a Gabriella Farinon, diretto da un altro protagonista della commedia allitaliana, Luigi Comencini. Lepisodio narra la storia dello studioso Schmidt, che, dopo aver pubblicato un curioso libro, spiega come liberarsi facilmente del sovraffollamento urbano rifacendosi alle celebri teorie di Jonathan Swift, ossia nutrirsi con i poveri pargoli. In questo periodo, anche se Villaggio abbandona le varie conduzioni televisive per dedicarsi a tempo pieno al cinema, non manca di effettuare alcune comparsate in veste di ospite, come nella trasmissione Milleluci, condotta da Mina e Raffaella Carrà, dove ha modo di riproporre vari sketch del suo Professor Kranz.[16] Il sodalizio con Luciano Salce: Villaggio diventa Fantozzi[modifica | modifica sorgente] Paolo Villaggio e Anna Mazzamauro in Il secondo tragico Fantozzi (1976) Nel 1974, Villaggio, di concerto con la casa di produzione Rizzoli film, decide di trasportare sul grande schermo la maschera di Fantozzi, affidandone la direzione al regista Luciano Salce. Per la stesura dello script, Villaggio viene affiancato dalla coppia di sceneggiatori Leo Benvenuti e Piero De Bernardi che suggeriscono allattore linserimento, allinterno del film, di una voce off o fuori campo, allo scopo di raccontare le varie sequenze. I commenti off, recitati dallo stesso Villaggio, si pongono così sulla falsariga dei primissimi monologhi, effettuati nel già citato programma Quelli della domenica. Curiosamente, lartista genovese, scarta fin dallinizio lidea di recitare nel film, affidando il ruolo prima allamico Renato Pozzetto e su rifiuto di questultimo a Tognazzi[17]. Il successivo rifiuto di Tognazzi convince Villaggio a interpretare per la prima volta (e in prima persona) il personaggio di Fantozzi. Infatti, da qui in avanti, lattività cinematografica dellattore ligure sarà, pressoché, sempre dedicata al cinema comico, formando, con la propria fisicità, lidentikit del personaggio: fisicamente tozzo e sgraziato, con la pelle color topo e i capelli giallo sabbia, il Villaggio/Fantozzi si presenta sullo schermo sempre vestito in maniera improbabile, con giacca da ragioniere, pantaloni ascellari e sulla testa il simbolico e caratteristico basco[18]. Fantozzi, esce nelle sale cinematografiche nel marzo del 1975 ottenendo un successo superiore al suo esordio narrativo, incassando la cifra di oltre sette miliardi di Lire[19] e rimanendo in varie sale cinematografiche per molti mesi. Accanto a Paolo Villaggio vengono poi scelti una serie di attori che contribuiranno in maniera fondamentale al successo del film, così come in quelli successivi: Gigi Reder, nella parte dellocchialuto ragionier Filini, Anna Mazzamauro, nei panni della riccioluta signorina Silvani, Giuseppe Anatrelli nelle vesti del subdolo geometra Calboni, la moglie Pina, interpretata prima da Liù Bosisio e successivamente da Milena Vukotic e Plinio Fernando, in quelli della mostruosa figlia Mariangela (non a caso fatta interpretare da un uomo); infatti è lo stesso Salce ad avere questa intuizione, scegliendo per la parte di Mariangela proprio il giovanissimo Fernando. Paolo Villaggio con Zeudi Araya in Il signor Robinson, mostruosa storia damore e davventure (1976) Un anno dopo, nellaprile del 1976, sempre per la regia di Salce esce nelle sale Il secondo tragico Fantozzi, che bissa il consenso della pellicola precedente. Anche in questo episodio viene confermato lo stesso cast e girato il tutto nelle medesime location. Nel secondo capitolo della saga, tra le altre cose, viene anche inserita quella che sarebbe diventata una delle frasi più famose di tutta la carriera di Fantozzi (per me la Corazzata Kotiomkin è una cagata pazzesca!), disperato grido di ribellione di un impiegato costretto a vedere per lennesima volta il film di Ėjzenstejn al cineforum aziendale e subito diventata la frase simbolo di chi si ribellava ai valori sclerotizzati imposti da una cultura ferma al passato[18]. Non essendo possibile utilizzare scene originali de La corazzata Potëmkin di Sergej M. Ėjzenštejn[20], uno dei grandi capolavori del cinema russo davanguardia, in fase di sceneggiatura viene deciso di ricrearlo su pellicola, facendone una parodia; anche il nome del regista viene opportunamente modificato: Sergej M. Ėjzenštejn diviene Serghei M. Einstein. Per questo le scene della gradinata di Odessa, visibili nel film, sono girate dal regista Luciano Salce a Roma, sulla Scalea Bruno Zevi, di fronte alla Galleria di arte moderna. Inoltre, la pellicola viene volutamente maltrattata per ottenere un precoce effetto di invecchiamento[20]. La riuscita dei due film portano Paolo Villaggio e Luciano Salce a stringere un vero sodalizio che frutterà altre 5 pellicole: Alla mia cara mamma nel giorno del suo compleanno, con Eleonora Giorgi (in realtà precedente luscita di Fantozzi), Il... Belpaese (film che tratta dellItalia sconvolta dalla violenza e dalla criminalità con il solito stile paradossale e satirico), il Professor Kranz tedesco di Germania, girato in Brasile nel 1978, con Adolfo Celi (risultato però un fiasco), il segmento Si buana del film Dove vai in vacanza? e infine (avvicinandosi alla più classica commedia degli equivoci), il film Rag. Arturo De Fanti, bancario precario, del 1980, con Catherine Spaak, per quello che resta lultima collaborazione di Villaggio con Salce. Di questo periodo sono inoltre da ricordare: Il signor Robinson, mostruosa storia damore e davventure (versione fantozziana di Robinson Crusoe), diretta da Sergio Corbucci nel 1976 e il Dottor Jekyll e gentile signora, del 1979 (parodia del famoso romanzo di Stevenson), per la regia di Steno. Il film rappresenta una sorta di Fantozzi dal punto di vista dei dirigenti aziendali e che presenta un Villaggio cattivo come agli esordi, interpretazione che dopo il boom del personaggio Fantozzi diverrà sempre più rara e sporadica. Il successo televisivo di Fracchia[modifica | modifica sorgente] Tra i due film di Fantozzi, nel 1975 torna il televisione quello che Piero De Bernardi definisce la proiezione nevrotica di Fantozzi, ossia il timido e complessato Giandomenico Fracchia. In questo modo nasce una nuova serie, suddivisa in quattro episodi dal titolo, Giandomenico Fracchia - Sogni Proibiti di uno di noi (con a fianco il nuovo compagno Gigi Reder, nella parte del Geometra Borioli, Gianni Agus, nella parte del cavalier Acetti e Ombretta Colli, nella parte della Signorina Ruini). Rispetto alle precedenti comparsate del personaggio, la serie (con la regia di Antonello Falqui), presenta un taglio decisamente più cinematografico. Paolo Villaggio è Giandomenico Fracchia, seduto sulla caratteristica poltrona sacco. (1975) Per loccasione Fracchia è un ragioniere alle dipendenze di una grande azienda (gli esterni ed alcuni interni vengono girati negli uffici del Ministero delle Finanze allEUR, recentemente demoliti). La particolarità del personaggio Fracchia è chiara fin dal primo episodio: mentre con i colleghi si dimostra sempre determinato e sicuro di sé, in presenza della Signorina Ruini, suo grande amore inconfessato, diventa timido e insicuro, ancor di più quando si trova in presenza del suo capoufficio, il Cav. Dott. Ulisse Acetti. Tale stato di soggezione provoca in Fracchia una specie di blocco mentale, generando una balbuzie tale da modificare la sua stessa voce, rendendola roca e sfiatata. Inoltre, ogni qual volta, viene convocato nellufficio di Acetti, Fracchia deve fare i conti con la terribile poltrona sacco, sulla quale non riesce mai a trovare un punto di equilibrio statico. Lunica via di fuga dalla routine quotidiana sono i sogni, dove Fracchia riesce sempre a conquistare la tanto amata Signorina Ruini e a vendicarsi del cavalier Acetti, ma ogni volta, destatosi dal sogno è costretto a ripiombare nella sua infelice condizione. Questi sogni sono per lo più la parodia di famosi film, trasmissioni dellepoca e persino eventi sportivi: tra i personaggi impersonati da Fracchia ci sono Pelé, la Carrà, Gianni Agnelli e Little Tony. Il nodo centrale di ogni episodio è la sequenza in cui Fracchia si reca dallo psicanalista, con lintento di sconfiggere le sue paure: in questo modo il pubblico scopre la causa delle sue fobie e delle sue insicurezze. Infatti gli atteggiamenti remissivi e servili di Fracchia nei confronti del suo capoufficio, celerebbero, in maniera latente, il difficile rapporto instaurato durante linfanzia coi genitori (non a caso interpretati da Villaggio e doppiati da Gianni Agus, per rendere manifesta la corrispondenza genitori-capoufficio). Alla fine di ogni puntata, si presenta lo stesso Paolo Villaggio (nelle vesti di sé stesso) e dopo un faccia a faccia con il suo personaggio lo esorta a seguirlo, accompagnandolo fuori dagli studi RAI, mentre partono i titoli di testa, sulle note della canzone Facciamo finta che... cantata da Ombretta Colli. La serie televisiva ottiene successo in tutta Italia e gli episodi, nel corso del tempo saranno spesso replicati, fino ad essere riproposti ancora oggi in televisione (sul canale Rai Educational nellapposita trasmissione Rewind). In questa serie molti elementi sono ripresi dai libri e dal coevo film di Fantozzi (mostrando il gusto dellautocitazione tipico dellattore genovese). I vestiti, infatti, sono molto simili (come i pantaloni ascellari), anche se Fracchia è privo del celebre basco che caratterizza invece Fantozzi. Comune è poi la presenza di una donna amata ma irraggiungibile: lì la Signorina Silvani, qui la signorina Ruini; una costante è infine lutilizzo di unutilitaria (per Fantozzi la Bianchina, per Fracchia la Fiat 500). Il personaggio sarà comunque ben lungi dallandare in pensione, infatti negli anni ottanta sarà trasportato dapprima al cinema e in seguito, di nuovo, in televisione, sulle allora neonate reti commerciali, dove Villaggio riapparirà dopo molto tempo anche nelle antiche vesti di conduttore televisivo. Gli anni ottanta[modifica | modifica sorgente] Villaggio tra Fracchia e Fantozzi[modifica | modifica sorgente] Paolo Villaggio nel film Fantozzi contro tutti (1980) Dopo quattro anni di assenza dalle sale, nel 1980 avviene il rilancio cinematografico di Fantozzi con il film Fantozzi contro tutti, che vede alla regia, per la prima e unica volta, lo stesso Villaggio, coadiuvato dal semi-esordiente Neri Parenti, che a partire dal film Fracchia la belva umana diventerà il suo regista di riferimento, dirigendo la serie di Fantozzi fino al penultimo episodio, Fantozzi - Il ritorno (il film è anticipato dallomonimo libro uscito per la Rizzoli nel 1979). Tra le varie novità si segnalano lassenza di Anna Mazzamauro, nel ruolo della signorina Silvani, e una nuova interprete della signora Pina, Milena Vukotic, che assumerà le vesti della remissiva moglie fino allultimo episodio (eccezion fatta per Superfantozzi che vede il ritorno sullo schermo di Liù Bosisio). Si segnala inoltre la presenza di Diego Abatantuono, nei panni del fornaio Cecco, dove ha modo di consolidare al grande pubblico la sua comicità legata al personaggio del terrunciello, che proprio in quegli anni andava formandosi. Lepisodio della corsa ciclista, ha dato il via, dal 1999 ad una vera e propria corsa amatoriale che ha preso, per lappunto, il nome di Coppa Cobram. Il film è dedicato alla memoria di Giuseppe Anatrelli, scomparso un anno dopo la fine delle riprese, attore teatrale che divenne famoso proprio interpretando il ruolo del subdolo geometra Calboni. Nello stesso anno anno cè spazio per le riprese di altri due film, La locandiera, dallomonimo testo di Goldoni, con Adriano Celentano e Claudia Mori e Rag. Arturo De Fanti, bancario precario, con Catherine Spaak, film che sancirà (come già detto) la fine del rapporto professionale con Salce. Un anno dopo Villaggio fa esordire sul grande schermo anche il personaggio di Fracchia, nel film Fracchia la belva umana, sorta di parodia del Fordiano Tutta la città ne parla, del 1935, che riscuote successo. Il film sarà anche loccasione per sdoganare Lino Banfi dal cosiddetto cinema di serie B degli anni settanta, scritturandolo per la parte del commissario Auricchio[21]. Paolo Villaggio ed Edmund Purdom nel film Fracchia contro Dracula (1985) A contorno tutta una serie di attori, già attivi nel filone fantozziano come Anna Mazzamauro e Gigi Reder (nei panni della mamma della belva umana) e altri, lanciati dallo stesso Villaggio, come Francesco Salvi e Massimo Boldi. Nel cast, compare anche Agus, nei panni dellimmancabile capo direttore. Ormai indissolubilmente legato al doppio ruolo di Fracchia/Fantozzi, Villaggio (e chi lo mette sotto contratto) inizia a sfruttare sistematicamente la sua comicità in una serie ininterrotta di pellicole cloni, dove lattore ligure ha modo di ribadire mimica e gag dei suoi personaggi. Così come Totò era sempre Totò in ogni personaggio rappresentato, così Villaggio, in tutte le parti indossate, oscilla costantemente, tra Fracchia e Fantozzi, prostrandosi regolarmente al direttore di turno[22]. Di conseguenza, vengono prodotti, tutta una serie di film assai più disimpegnati e dalla sicura presa sul pubblico, spesso con titoli fantozziani, tra i quali si ricordano: Sogni mostruosamente proibiti, Bonnie e Clyde allitaliana (con Ornella Muti) e Pappa e ciccia, tutti del 1982. Nello stesso periodo, nel 1981, partecipa al programma televisivo di Renzo Arbore, Telepatria International, nato per festeggiare i 120 anni dellUnità dItalia. Nelloccasione interpreta in maniera ironica e demistificante il celebre navigatore Cristoforo Colombo. Intanto nel 1983 ritorna in televisione nel programma di Corrado Ciao Gente, dove ripropone il personaggio di Gemma Pontini (una sorta di stramba opinionista), già presentato nel programma di Giovanni Minoli, Mixer. Sempre nello stesso anno esce per la Rizzoli Fantozzi subisce ancora, che porrà le basi per luscita, a Natale dello stesso anno, dellomonimo film. Lomonimia questa volta è solo nel titolo, infatti la nuova pellicola dedicata al ragioniere è la prima della serie a non essere frutto della penna del comico, traendo la sua origine da una sceneggiatura originale. Da qui in avanti le vicende narrate saranno create dalla sola sceneggiatura, curata a più mani da Benvenuti e De Bernardi, Domenico Saverni e lo stesso Villaggio. Il quarto capitolo della saga, sempre più vicino alle gag slapstick da cartoon sadomaso, vede il ritorno della Mazzamauro e le partecipazioni di Riccardo Garrone, Andrea Roncato e Alessandro Haber. Assieme a Reder da vita poi ad unaltra pellicola su Fracchia, Fracchia contro Dracula, del 1985, che vede la partecipazione di una giovane Isabella Ferrari. Da segnalare, infine, A tu per tu, uscito un anno prima, nel 1984, con Johnny Dorelli. I film degli anni ottanta e il ritorno alla conduzione televisiva[modifica | modifica sorgente] Paolo Villaggio, Enrico Maria Salerno, Massimo Boldi e Florence Guerin in una scena di Scuola di ladri - Parte seconda di Neri Parenti (1987) Verso la metà degli anni ottanta Villaggio, assieme a Neri Parenti e altri registi, inanellano una serie di pellicole comiche di facile consumo, destinate al grande pubblico. In questo lattore genovese sarà coadiuvato da molti attori, quali Lino Banfi, Massimo Boldi, Christian De Sica, Teo Teocoli e tanti altri. Di questo periodo si ricordano: I pompieri, del 1985 e il dittico Scuola di ladri del 1986 e Scuola di ladri parte seconda, del 1987 (che vedono entrambi la partecipazione di Enrico Maria Salerno). Seguono: Grandi Magazzini, di Castellano e Pipolo, del 1986, Pompieri II missione eroica, di Giorgio Capitani e Rimini Rimini, entrambi del 1987 (dove Villaggio e Serena Grandi effettuano la parodia dellallora celebre 9 settimane e ½) e Roba da ricchi, film a episodi, anchesso del 1987, diretto come Rimini Rimini da Sergio Corbucci. Da ricordare, assieme a Banfi, Comè dura lavventura, di Flavio Mogherini, con la partecipazione di Gastone Moschin. Non mancano casi isolati come Il volpone, del 1988, di Maurizio Ponzi, sorta di aggiornamento di Volpone, di Ben Jonson, con la partecipazione di Enrico Montesano, Enrico Maria Salerno e Renzo Montagnani, dove Villaggio ha modo di rispolverare il cinismo e la cattiveria degli esordi e la serie televisiva Sogni e bisogni, diretta nel 1985 da Sergio Citti. Anche la saga Fantozziana sembra risentire di questo disimpegno, infatti nel 1987 esce Superfantozzi, che viene visto da molti critici come una sorta di riciclaggio commerciale dello spirito fantozziano. Daltronde lo stesso Neri Parenti dichiara di voler ridurre i personaggi di Fantozzi e Fracchia a vere e proprie maschere, contro la stessa volontà del loro autore[23]. In direzione opposta si presenta Fantozzi va in pensione, del 1988, dove la maschera viene deposta per tornare personaggio, riportando alla ribalta i problemi sociali nei quali e dai quali il personaggio era nato. Fantozzi ha lasciato lufficio per anzianità e sente improvvisamente il vuoto della vita, proprio come a una maschera a cui viene a mancare il volto; o, più esattamente, come un volto a cui viene a mancare una maschera[23] Il decennio si chiude con Ho vinto la lotteria di capodanno, sempre con la regia di Parenti, che risulta essere un altro successo, grazie anche a un impianto comico ormai collaudato. Gli anni ottanta vedranno inoltre lattore nuovamente impegnato sul piccolo schermo, conducendo vari programmi dintrattenimento. Dopo aver partecipato al programma di Raidue, Grand Hotel, con Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, passa per la prima volta alle reti Fininvest, conducendo il programma Un fantastico tragico venerdì, dove esordiranno in veste autoriale la Gialappas Band e lanno dopo, nel 1987, Che piacere averti qui. In queste trasmissioni, soprattutto in Grand Hotel, che passerà poi a Canale 5, Villaggio avrà modo di ripresentare per lultima volta Kranz e tramite sketch appositamente inseriti le gag di Fracchia, sempre con Agus, per quelle che risultano essere, a tuttoggi, le ultime apparizioni televisive dei due personaggi. Gli anni Novanta[modifica | modifica sorgente] Lincontro con Fellini e la parallela attività nel cinema dautore[modifica | modifica sorgente] « Benigni e Villaggio sono due ricchezze ignorate e trascurate. Due attori che una cinematografia sana e vitale... Ignorarne il potenziale mi sembra una delle tante colpe che si possono imputare ai nostri produttori.[24] » (Federico Fellini) Federico Fellini Nel febbraio del 1989 iniziano le riprese dellultima fatica del maestro riminese, La voce della luna, tratta dal libro Il poema dei lunatici, di Ermanno Cavazzoni, e tutta lattenzione della stampa è rivolta alla curiosa scelta dei due protagonisti: Roberto Benigni e Paolo Villaggio. La critica inizialmente stupita delle relative scritturazioni, interrogherà più volte il regista riminese sul perché di tale scelta, accogliendo il film in maniera piuttosto tiepida. La pellicola, riconsiderata nel tempo per il suo valore[25], è una sorta di invocazione al silenzio, contro il frastuono della vita contemporanea[26], ambientata in un contesto rurale e notturno, lopera si pone come un elogio della follia e una satira sulla volgarità dellodierna civiltà berlusconiana[27]. Presentato a Cannes fuori concorso, vede il prodigarsi di registi come Woody Allen e Martin Scorsese, nel far distribuire il film anche in terra americana. La pellicola dà loccasione a Villaggio di ricevere il primo David di Donatello, come migliore attore, ex aequo con Gian Maria Volonté, protagonista del film Porte aperte, di Gianni Amelio. La partecipazione al film di Fellini, segna per il comico genovese linizio di una parallela attività nel cinema dautore, lavorando con altri importanti registi, non prima di collaborare ancora con il cineasta romagnolo. Infatti nel 1992 è protagonista di tre spot diretti da Fellini per la banca di Roma, dove partecipano lattore feticcio di Luis Buñuel, Fernando Rey e lesordiente Anna Falchi. Inoltre avrebbero dovuto girare per la televisione uno special sul mestiere dellattore e soprattutto il nuovo film Il viaggio di G. Mastorna, detto Fernet, secondo le parole di Vincenzo Mollica: il film non realizzato più famoso della storia del cinema[28]. Infatti la pellicola, pensata per altri attori già da molti anni, non vide mai la luce. Fellini ormai deciso a girare il film con Villaggio, desiste allorquando un mago gli sentenzia: non farlo perché altrimenti se lo fai muori[29]. Impressionato da tale previsone, Fellini si decide ugualmente a realizzare il Mastorna, ma non su celluloide, bensì fornendo al disegnatore Milo Manara lo storyboard che egli stesso aveva realizzato, e che il disegnatore traduce in tavole disegnate ad inchiostro a china in bianco e nero, con protagonista il volto di Villaggio, usando spesso mezzetinte per sottolineare latmosfera surreale e onirica. Comunque, dei previsti tre episodi, ne fu pubblicato soltanto uno. Tra le apparizioni più importanti di Villaggio nel cinema dautore, sono senzaltro da ricordare: Io speriamo che me la cavo, del 1992, di Lina Wertmuller (tratto dal bestseller omonimo di Marcello DOrta), Il segreto del bosco vecchio, del 1994, di Ermanno Olmi, (tratto dal libro di Dino Buzzati), con cui vince il Nastro dargento, come migliore attore e Cari fottutissimi amici, di Mario Monicelli, presentato al Festival di Berlino del 1994 e vincitore di un Orso dargento, nella sezione menzione speciale. Da ultimo si ricorda Denti di Gabriele Salvatores, con Sergio Rubini, uscito nel settembre del 2000. Tra i vari film non ascrivibili al genere comico sono da menzionare: Palla di neve, di Maurizio Nichetti, del 1993, con Monica Bellucci, Camerieri, di Leone Pompucci del 1995, con Diego Abatantuono e Un bugiardo in paradiso, di Enrico Oldoini del 1998. Da ricordare, poi, il film per la televisione, Un angelo di seconda classe, diretto ancora da Lina Wertmuller. Sempre negli anni novanta, assieme ad Ottavia Piccolo ritorna a recitare in teatro, sotto la regia di Giorgio Strehler, dove interpreta il ruolo di Arpagone nellAvaro di Molière, nella stagione teatrale 1996/1997. Nello stesso periodo ritorna in televisione, conducendo il tg satirico Striscia la notizia insieme a Massimo Boldi. Inoltre Gillo Pontecorvo, allora direttore della Mostra del cinema di Venezia decide, nel 1992, di premiare lattore ligure con il prestigioso Leone doro alla carriera. A tuttoggi Villaggio è lunico attore comico ad essere stato insignito, nella storia della rassegna, di tale premio, considerando il fatto che Woody Allen, Jerry Lewis e Charlie Chaplin, sono e sono stati, oltre che attori, anche registi. La collaborazione con Renato Pozzetto[modifica | modifica sorgente] Paolo Villaggio e Renato Pozzetto nel film Le comiche (1990) Nonostante le varie incursioni nel cinema dautore, Villaggio, durante gli anni novanta è ben lungi dallabbandonare il cinema comico, infatti con lamico Renato Pozzetto dà vita ad una nuova collaborazione nelle rispettive pellicole Le comiche, del 1990, Le comiche 2, del 1991 e da ultimo, Le nuove comiche, uscito nellautunno del 1994. Tutte e tre le pellicole, dirette sempre da Parenti, hanno molta fortuna presso il pubblico, soprattutto la prima che diviene campione dincassi nella stagione 1990/91[30]. Il film narra la storia di due stralunati comici che uscendo allimprovviso da uno schermo cinematografico si ritrovano immischiati in avventure di vario genere. Diviso in vari segmenti, apparentemente scollegati tra loro, nel primo simprovvisano imbianchini sconvolgendo le nozze di due giovani sposi, nel secondo distruggono, da nuovi apprendisti, una stazione di servizio e così via, fino ad approdare allultimo sketch, dove finiscono come sosia di due mafiosi siculi che li hanno destinati a morire ammazzati al loro posto. Le avventure avranno fine solo con il rientro nello schermo dei due protagonisti. La formula di gag catastrofiche, con un chiaro riferimento, fin dal titolo, alle comiche del muto, rimarrà invariata per tutti gli altri capitoli. Uscire da un manifesto, come nel secondo episodio o scappare da un televisore come nel terzo, non importa, il meccanismo comico resta invariato, anche se la seconda pellicola, rispetto alle altre ha richiesto maggiori investimenti finanziari, soprattutto in stuntman e in effetti speciali[30]. Pur avendo iniziato entrambi nella lontana trasmissione degli anni sessanta Quelli della domenica ed effettuato anche molte comparsate televisive, nel cinema i due comici non avevano mai lavorato assieme e lultimo episodio della saga sarà anche la loro ultima collaborazione cinematografica. Il sodalizio tra i due artisti avrà ancora unultima appendice: infatti torneranno insieme in una puntata televisiva della Milano-Roma. Tale format (una sorta di micro reality ante-litteram), andato in onda verso la fine degli anni novanta, prevedeva che i due VIP, come tanti altri nelle varie puntate, fossero ripresi e registrati nel corso di un viaggio in automobile da Milano verso Roma. Sempre nello stesso periodo per il cinema si cimenta anche nel ruolo di doppiatore: doppia, infatti, la voce di Mikey Ubriacco, il bambino protagonista dei film Senti chi parla, del 1990 (quella delloriginale era di Bruce Willis) e Senti chi parla 2, del 1992. Inoltre nel 1980, partecipa, in veste di narratore (nella relativa versione italiana), al film comico Ma che siamo tutti matti?, diretto dal regista Jamie Uys. Il Fantozzi degli anni novanta[modifica | modifica sorgente] Paolo Villaggio nel film Fantozzi va in pensione (1988) Dopo aver mandato in pensione il suo personaggio, con lultimo film degli anni ottanta Fantozzi va in pensione, Villaggio ripresenta sulla scena, allinizio degli anni novanta, un nuovo capitolo della saga, Fantozzi alla riscossa, dove viene confermato, ancora una volta, il medesimo cast, il tutto sempre sotto legida di Neri Parenti. Dopo aver indossato le vesti di giudice popolare, ed essere inutilmente educato alla brutalità da un orribile hooligan interpretato da suo figlio, Fantozzi assapora anche a tratti il potere manageriale, per poi ricadere nel consueto ménage fallimentare. Più che dal settimo episodio, una ventata di nuova vitalità dal personaggio arriva con il successivo Fantozzi in paradiso, del 1993, dove al ragioniere, viene diagnosticato un male incurabile, finendo per morire davvero, sotto uno schiacciasassi, proprio quando la moglie lo avverte che le lastre erano state involontariamente scambiate. Mentre va in paradiso, laereo con i beati viene dirottato e Fantozzi si ritrova davanti a Buddha, dal quale viene condannato a reincarnarsi, ovviamente in un nuovo, piccolo Fantozzi. Il film riscuote critiche più favorevoli rispetto al precedente[31][32] riportando il personaggio ai livelli migliori della serie, dimenticando la sua componente servile e ipocrita, per mettere a confronto chi aveva cercato per tutta la vita non di vivere ma di sopravvivere, addirittura con il tabù centrale dellesistenza la morte[33] In occasione delluscita del film Maurizio Costanzo gli dedica una puntata speciale invitando in trasmissione lintero cast[34]. Fantozzi in paradiso, è stato inoltre lultimo film della serie interpretato da Plinio Fernando, che per quasi ventanni aveva prestato il volto per linterpretazione della figlia Mariangela. La serie comunque andrà avanti per altri due episodi, vedendo anche la pubblicazione di altri due libri: Caro direttore ci scrivo.... Lettere del tragico ragioniere, raccolte da Paolo Villaggio nel 1993 e Fantozzi saluta e se ne va: le ultime lettere del rag. Ugo Fantozzi dellanno seguente. Così, nellottobre 1996, esce Fantozzi - Il ritorno, dove il ragioniere, cacciato dallaldilà, ritorna sulla terra, incappando in nuove disavventure. Il nuovo capitolo balza subito alle cronache anche per un esposto, fatto dalla Procura della Repubblica di Roma, dove lallora coordinatore del movimento S.O.S Italia ne richiede il sequestro, considerando diseducativa la sequenza in cui Fantozzi getta sassi dal cavalcavia, emulando tragici fatti di cronaca nera. I produttori in accordo con lattore decidono così di eliminare la scena incriminata per le relative distribuzioni sul mercato[35]. La saga arriva alla sua conclusione, nel 1999, con il trascurabile e quasi ignorato Fantozzi 2000 - La clonazione, dove alla regia troviamo Domenico Saverni. Il film è lunico della serie dove non compare il compagno davventure ragionier Filini alias Gigi Reder, a cui il film è dedicato, scomparso nellottobre dellanno precedente per un collasso cardiaco. È lo stesso Paolo Villaggio a comunicare la notizia alla stampa, pronunciando queste parole: « Muore una parte della mia vita. Era un grande attore che aveva recitato anche con Fellini ma la gente ormai lo identificava col suo personaggio. Tutti quelli che mi hanno chiamato mi hanno detto: è morto Filini. Con me era come Peppino de Filippo con Totò: spesso faceva ridere più di me[36]. » (Paolo Villaggio) Gli anni Duemila[modifica | modifica sorgente] Oltre il cinema comico[modifica | modifica sorgente] Paolo Villaggio in vesti femminili, in una puntata di Domenica In dei primi anni 90. Con lavvento del nuovo millennio, Villaggio depone la maschera di Fantozzi, allontanandosi, in maniera definitiva, dal cinema comico. Tuttavia, negli anni a venire, lattore tornerà a rivestire i panni del ragioniere, anche svariate volte, ma solo ed unicamente allinterno di programmi televisivi. Dopo aver collaborato con Salvatores, con il già citato Denti, interpreta Azzurro, un film di Denis Rabaglia, presentato fuori concorso al Festival di Locarno, dove lattore riceve per loccasione il Pardo donore alla carriera. Un anno più tardi, partecipa al film Heidi, di Markus Imboden, inedito in Italia. Dopo aver portato in scena il monologo autobiografico Delirio di un povero vecchio, nel 2002 Villaggio pubblica, per la prima volta, la sua autobiografia intitolata Vita, morte e miracoli di un pezzo di merda dove rivela al pubblico molti retroscena della sua famiglia e della sua giovinezza, sul fratello gemello Piero, affermato docente universitario di Scienza delle costruzioni e sul figlio Pierfrancesco, nato nel 1962. Questultimo nei primi anni ottanta divenne tossicodipendente tanto da costringere Villaggio a portarlo nel 1984 nella comunità di San Patrignano di Vincenzo Muccioli, dove si è disintossicato[37]. Fino ad allora non aveva mai amato parlare della sua famiglia, e tutte le volte che era stato costretto a farlo si era sempre divertito a imbrogliare le carte raccontando storie del tutto inventate. A tal proposito, tanto per citare una delle sue affermazioni certamente false, come da lui stesso confermato successivamente in varie occasioni, ha raccontato che unanziana astrologa in un incontro nella capitale gli aveva predetto la morte il giorno 14 dicembre 2002, in una casa bianca sul mare. Il giorno dopo, però, lattore era ospite alla trasmissione Domenica In condotta da Mara Venier. Tra il 2002 e il 2009, si riduce progressivamente la sua attività cinematografica, intensificandosi, al contrario, quella di scrittore. Pubblica infatti numerosi libri tra cui 7 grammi in 70 anni (2003), Sono incazzato come una belva (2004), Gli fantasmi 2006 e con la Feltrinelli Storia della libertà di pensiero del 2008 (libro in cui torna a tracciare in maniera irriverente i personaggi storici, come ai tempi dei suoi esordi) e da ultimo Storie di donne straordinarie, del (2009). A partire dal 2007, torna in teatro portando in scena Serata daddio, un monologo in tre atti: Il fumo uccide ispirato a Il tabacco fa male di Anton Cechov, Una vita allasta ispirato a Il canto del cigno sempre di Cechov, e Lultima fidanzata ispirato a Luomo dal fiore in bocca di Pirandello; rivisitati nel suo stile in cui si fondono forte drammaticità e sorrisi. Per il piccolo schermo, nella stagione 2002/2003, conduce, assieme a Mara Venier, Domenica In e tra il 2002 e il 2008, partecipa alla fictiontelevisiva Carabinieri, in cui nelle prime stagioni interpreta Giovanni, un professore che ha perso la memoria, e nelle stagioni più recenti un prete, fratello gemello di Giovanni. Recita, inoltre, nella fictionSan Giovanni lapocalisse, del 2002 e nella serie televisiva Renzo e Lucia, assieme a Stefania Sandrelli e Laura Morante, diretta nel 2003 da Francesca Archibugi. Tra le sue ultime partecipazioni cinematografiche, si ricordano Gas, di Luciano Melchionna, del 2005, Hermano, di Giovanni Robbiano, con Ignazio Oliva ed Emir Kusturica e Liolà di Gabriele Lavia, entrambe del 2007, segue, Torno a vivere da solo, con Jerry Calà, del 2008, Generazione 1000 euro di Massimo Venier, e ancora con la Archibugi Questione di cuore, del 2009, con Antonio Albanese. Gli anni dieci[modifica | modifica sorgente] La scrittura e le varie regie teatrali[modifica | modifica sorgente] Nel nuovo decennio lattività letteraria di Villaggio prende ancora più campo, dando spazio a nuovi libri, sempre di carattere satirico. Si segnalano in ordine cronologico: Crociera Lo Cost, del 2010, Mi dichi - Prontuario comico della lingua italiana, del 2011, a cui seguono, sempre nello stesso anno Giudizio universale, La fortezza tra le nuvole e La vera storia di Carlo Martello. Nel 2012 esce per la Mondadori, Tragica vita del ragionier Fantozzi, dove lautore torna a ritrarre il suo personaggio più popolare, descrivendone gli anni dellinfanzia e delladolescenza. Infine, nel 2013 esce Siamo nella merda - Pillole di saggezza di una vecchia carogna. Parallelamente si intensifica la sua attività teatrale che lo vede nuovamente sulle scene con gli spettacoli: A ruota libera (stagione teatrale 2010-2011), La Corazzata Potemkin è una cagata pazzesca! e Il peggio della mia carriera (entrambe del 2012) e infine Siamo nella merda, anche la Corazzata Potemkin è affondata (stagione teatrale 2012-2013). A riprova di tale continuità nel mondo della scrittura, il 25 marzo 2012, al Teatro Sociale di Luino, Villaggio riceve il Premio letterario Piero Chiara alla carriera con le seguenti motivazioni: Per l’originalità con cui, attraverso la sua grottesca e dissacrante ironia, ha saputo evidenziare, in scritti, al cinema, in teatro, in televisione, vizi e virtù degli Italiani[38]. Il premio vanta molti illustri scrittori tra i quali Andrea Camilleri, Luigi Malerba, Alberto Arbasino e Claudio Magris. Villaggio, assieme a Franca Valeri e Ermanno Olmi è lunico artista, proveniente dal mondo del cinema e dello spettacolo, ad aver ricevuto tale riconoscimento[39]. Numerose sono state, anche negli ultimi anni, le sue comparsate televisive, spesso per promuovere luscita di un suo nuovo libro, affrontando in studio assieme ad altri ospiti, svariati argomenti di natura sia politica che sociale. Il suo umorismo nero, caratterizzato dal costante utilizzo di iperboli, nonché il suo carattere volutamente provocatorio, possono indurre una reazione in chi è oggetto delle sue battute. Ad esempio, nel 2011 fanno scalpore alcune frasi denigratorie nei confronti del sud dItalia, come lintervista a Sky TG 24 in cui Villaggio accusa il Sud e la mentalità borbonica, radicata in esso, di essere la piaga di tutta lItalia, e la paradossale battuta detta in televisione a inizio 2012, secondo cui il problema delle poche nascite in Sardegna è da attribuire al fatto che i pastori si accoppino solo con le pecore[40]. Nel 2012 Villaggio è di nuovo sul grande schermo per una piccola partecipazione nel film Tutto tutto niente niente di Giulio Manfredonia con Antonio Albanese. Villaggio, nelloccasione, interpreta il Presidente del Consiglio, ovvero un uomo vecchio e dalla mole smisurata che non dice mai una parola e che pensa solo a mangiare: simbolo dellavarizia e dellingordigia umana. Villaggio giornalista[modifica | modifica sorgente] Lartista genovese comincia a collaborare con i giornali già dal 1968, scrivendo per LEuropeo La Domenica di Fantozzi, in cui racconta le tragicomiche avventure di colui che diverrà il suo personaggio più famoso. Questi pezzi andranno a comporre il primo dei sette libri di Fantozzi, che farà anche da base per la trasposizione cinematografica. Ne segue una collaborazione a Paese Sera, su cui scrive per cinque anni gli editoriali, nel periodo in cui è direttore Giorgio Cingoli. Collabora poi con LUnità per altri cinque anni, durante la direzione di Walter Veltroni. Dal 2004 al 2005 collabora con LIndipendente diretto da Giordano Bruno Guerri. A cominciare dal 28 giugno 2009 riprende la collaborazione col quotidiano fondato da Antonio Gramsci, per il quale svolge il ruolo di editorialista immaginando un Fantozzi di propensione leghista. Attività politica[modifica | modifica sorgente] Villaggio è stato iscritto al Partito Comunista Italiano e a Democrazia Proletaria, formazione comprendente anche socialisti radicali come lo stesso attore, nelle cui liste è stato candidato alle elezioni politiche del 1987. Successivamente si è candidato alle elezioni del 1994 con la Lista Marco Pannella nel collegio uninominale di Genova - San Fruttuoso. Il 18 gennaio 2013 annuncia che voterà per il Movimento 5 Stelle in vista delle imminenti elezioni politiche perché il suo amico Beppe Grillo è l’unico che rappresenta un cambiamento vero per una classe politica che pensa solo al presente[41]. Si è inoltre dichiarato ateo[42]. Riconoscimenti[modifica | modifica sorgente] Premi cinematografici[modifica | modifica sorgente] 1990: David di Donatello per il miglior attore protagonista per La voce della luna, di Federico Fellini 1992: Leone dOro alla carriera al Festival del cinema di Venezia 1994: Nastro dargento al migliore attore protagonista per Il segreto del bosco vecchio, di Ermanno Olmi 2000: Pardo donore alla carriera al Festival internazionale del film di Locarno 2009: David di Donatello alla carriera Onorificenze[modifica | modifica sorgente] Commendatore Ordine al Merito della Repubblica Italiana - nastrino per uniforme ordinaria Commendatore Ordine al Merito della Repubblica Italiana «Su proposta della Presidenza del Consiglio dei Ministri» — 2 giugno 1995[43] Filmografia
Posted on: Thu, 14 Nov 2013 18:32:43 +0000

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