Pianificazione del Territorio e Governo dei Beni - TopicsExpress



          

Pianificazione del Territorio e Governo dei Beni Collettivi RIPERIMETRAZIONE DELLE AREE BOSCATE E S.U.A.P. Ancora dubbi e perplessità sugli orientamenti urbanistici e ambientali di Castel Madama di Italo Carrarini Troverai più nei boschi che nei libri. Gli alberi e le rocce ti insegneranno cose che nessun maestro ti dirà. Bernard de Clairvaux Che la Pubblica Amministrazione goda di una situazione di privilegio nel conseguimento di azioni atte a soddisfare i fabbisogni pubblici è un principio inconfutabile, sempreché si perseguano fini determinati dalla legge nel rispetto delle regole di correttezza e trasparenza. Non sempre però le scelte vengono supportate da riferimenti certi che forniscano un quadro conoscitivo orientato allo sviluppo di politiche ispirate alla nozione di ‘suolo’ come ‘bene comune’, o da strumenti programmatici di natura concettuale, normativa e tecnica necessari a traghettare i governi locali in quelle azioni che producono trasformazioni dirette e irreversibili del territorio. Conferme dei limiti e delle incertezze nel programmare, monitorare e bilanciare gli effetti su scala locale vengono dal Programma Integrato di Intervento, impropriamente adottato per la realizzazione di un ‘Parco a Tema Didattico’ con attrezzature turistiche, ricreative e di servizio in località Colle Passero, su appezzamenti agricoli e boscati del demanio civico soggetti a vincoli e caratterizzati da significativi ritrovamenti archeologici. Un Programma rivelatosi tanto ambiguo e inconsistente da essere respinto dalla Regione stessa, risultando: “… altresì carente di elementi utili a qualificarlo quale strumento urbanistico finalizzato alla riorganizzazione del territorio, in cui siano presenti una pluralità di funzioni, ed in cui sia evidente la valenza dell’interesse pubblico”. In riscontro alla relazione approvata dal Comitato Tecnico Regionale nella seduta del 2 agosto 2012, con la quale si fa espresso divieto di edificare nelle aree boscate interessate dall’insediamento, il Comune di Castel Madama ha ritenuto opportuno rimodulare alcune scelte urbanistiche presenti nello strumento pianificatorio per favorire la riqualificazione dell’esistente e conformare al meglio la pianificazione territoriale. Da questo orientamento, e per contrarre i tempi di definizione dell’intervento e della relativa variante urbanistica, con deliberazione di C.C. n. 5 del 19 febbraio 2013 è stato introdotto il procedimento S.U.A.P. (Sportello Unico Attività Produttive), uno strumento di semplificazione amministrativa che utilizza a sua volta altri strumenti di semplificazione (accordi tra amministrazioni e privati, silenzi-assensi, conferenze di servizi, S.C.I.A., ecc.) allo scopo di snellire i rapporti tra P.A. e utenza. Con la stessa delibera è stata contestualmente approvata una relazione di riesame delle effettive dotazioni boscate incluse nel progetto al fine di riperimetrarle, ridurne le estensioni delineate dal vigente PTPR ed ottenere così la piena disponibilità delle superfici e i relativi N.O., compreso quello di compatibilità paesaggistica: nei luoghi in cui ‘bosco’ e ‘aree contigue assimilate’ esistono effettivamente e con individui arborei di evidente rilievo anche ai sensi della L. 14 gennaio 2013, n. 10. Come nel precedente P.I.I., che avrebbe dovuto riqualificare ambiti territoriali allora ritenuti degradati, oggi verosimilmente considerati unici sotto il profilo ambientale e naturalistico, anche in questo caso l’introduzione del S.U.A.P. appare forzata ed impropria, non priva di anomalie e/o ambiguità. Tra l’altro, nelle premesse della delibera consiliare si legge che: “[…] l’Amministrazione Comunale, essendosi fatta carico della riuscita di tale iniziativa […] derivante da uno sfruttamento sostenibile delle sue risorse, si è attivata, […] presso l’Assessorato Regionale al Territorio e Urbanistica al fine di concordare la procedura, più conforme alle norme di legge, onde realizzare detto intervento.”, lasciando intendere che il soggetto interessato è l’Amministrazione Comunale anziché l’investitore, tanto da sostituirsi ad esso al fine di ottenere gli assensi per la realizzazione dell’intervento di carattere privato. Senza entrare per ora nell’articolata materia che disciplina l’istituto degli usi civici o nel merito di convinzioni ‘sviluppiste’ favorevoli allo sfruttamento sostenibile delle risorse disponibili (secondo cui occorrerebbe rimuovere vincoli ambientali, culturali e giuridici che ostacolano la valorizzazione delle terre collettive), o in quello della ‘portata culturale’ del progetto (di possibile rivisitazione in ragione delle recenti scoperte archeologiche ed altro), si riportano di seguito, e a margine di un provvedimento che già in sé delinea gli orientamenti di ‘politiche convergenti’ in materia di pianificazione ambientale e territoriale, alcune brevi considerazioni sulla riperimetrazione delle aree boscate. Di fatto, i caratteri del bosco in esame risultano inequivocabili e senza soluzioni di continuità con le aree boscate circostanti. A monte del tracciato di una via antica (in parte coincidente con la strada comunale destinata a restare interclusa nel nuovo insediamento produttivo) che dal Ponte di S. Cecilia conduce verso Sambuci in piena uniformità con il bosco, si ergono filari di querce di interesse paesaggistico, naturalistico, monumentale, storico e culturale, soggetti alle disposizioni della richiamata L. 10/2013 che la nuova perimetrazione adottata esclude. Alcune querce presenti, ma lasciate fuori dal contesto boscato, raggiungono considerevoli circonferenze del tronco comprese tra i 250 e i 350 cm circa, con chiome di diametri ragguardevoli oscillanti tra i 15 e i 30 mt. In più punti, e in uno con particolare evidenza, si nota come la vegetazione dei viali, in continuità con il bosco, vada a saldarsi con la vegetazione ripariale del Fosso delle Scole determinando un ‘unicum boscato’ lasciato fuori dalla nuova perimetrazione. Si rileva, ancora, come le aree dei fossi e di proiezione delle chiome risultino a bosco in conformità all’art. 4, comma 1, lettera b) della L.R. 28/10/2002, n. 39. È da sottolineare, inoltre, sia la piccola radura inferiore ai 2.000 mq, posta a nord dell’appezzamento (nel punto in cui il Fosso delle Coste confluisce nel Fosso delle Scole) anch’essa esclusa dall’area boscata, sia quella situata a nord est non delimitata a bosco dal PTPR, ma notevolmente ampliata nella nuova carta pur presentando zone cespugliate e arborate assimilate. Di conseguenza emerge che: l’area a bosco riportata dal PTPR ammonta a ha 8,41; quella certificata dal Comune a ha 5,28; mentre quella fatta misurare dai cittadini si attesta a ha 8,21. Un dato, quest’ultimo, di poco inferiore a quello regionale, per cui il nuovo perimetro approvato dal Comune, in accordo con l’Ente Gestore, andrebbe a sottrarre ben 3,13 ettari di bosco al patrimonio naturalistico collettivo. In ragione di discordanze così evidenti, si riflette anche sull’opportunità data dall’art. 38 del vigente PTPR di demandare tale accertamento a un organismo neutro qual è il Corpo Forestale dello Stato. Pertanto, lo scorporo di considerevoli porzioni di aree boscate integre e pregiate, di aree ripariali e di radure boschive insopprimibili, indispensabili alla ricucitura degli habitat e alla rinnovazione delle specie arboree e/o arbustive che ne lambiscono i margini, diviene l’espediente strategico, il ‘passe-partout’ per superare l’attuale vincolo di ‘inedificabilità’ rappresentato dallo stesso Comitato Tecnico Regionale. Ciò contrasta con uno dei principali obiettivi della pianificazione territoriale secondo cui il consumo di nuovo territorio, specie se soggetto agli usi civici, possa prevedersi per opere di straordinario ed esclusivo interesse pubblico, e solo se non vi siano altre aree con destinazioni urbanistiche analoghe al tipo di funzioni che s’intendono insediare. Oltretutto, non si ravvisa ad oggi la necessità di andare in variante alla strumentazione urbanistica vigente, poiché lo stesso PRG fornisce un’ampia gamma di opzioni alternative alla localizzazione dell’intervento, disponendo Castel Madama di aree più che sufficienti per attività private di carattere economico-produttivo. Parliamo, dunque, di varie decine di ettari di territorio inutilizzato con caratteristiche analoghe in attesa di essere valorizzato, riqualificato e rinaturalizzato. Infine, come riportato in delibera, sembra che le procedure utili alla realizzazione della struttura siano state indicate dagli stessi Dirigenti Tecnici Regionali, giacché (come riporta la motivazione in atti): “… è indispensabile la sua collocazione in un ambiente naturale pressoché intatto come quello individuato in oggetto e che ha caratteristiche di unicità nel territorio di Castel Madama”. Come accennato in premessa, la P.A. fruisce di un’ampia discrezionalità nell’utilizzazione delle singole parti di territorio e le decisioni prese sono insindacabili, salvo che le impostazioni di fondo siano incoerenti o incompatibili con le componenti e le caratteristiche oggettive dei contesti specifici nei quali si vuole intervenire. Viene allora da chiedersi per quali ragioni oggi l’Università Agraria e il Comune di Castel Madama sottraggono congiuntamente alla disponibilità dei cittadini ‘utenti e beneficiari’ una consistente parte di bosco pubblico a favore di un’iniziativa privata. Al fine di tutelare un contesto ambientale che ha tali profili di unicità, non sarebbe forse il caso di protendere verso scelte di iniziativa pubblica? Dubbi, perplessità e difficoltà interpretative dal punto di vista giuridico-amministrativo derivanti dalla delibera consiliare in questione permangono e richiedono maggiori approfondimenti. Di tutto questo proveremo a parlarne in modi più esaustivi, e se ne avremo occasione, prossimamente.
Posted on: Mon, 12 Aug 2013 21:32:20 +0000

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