QUANDO VALENTINO MAZZOLA MI OFFRI’ TRE BRIOSS Quella partita - TopicsExpress



          

QUANDO VALENTINO MAZZOLA MI OFFRI’ TRE BRIOSS Quella partita con il Milan ed il tram numero 9 con Mazzola, Rigamonti, Gabetto, Ossola… +++ Dopo la guerra io andavo spesso a Torino dai miei zii. Mio papà era tornato , con sul gobbo una vita di naja e un sacco di acciacchi; io lo conoscevo solo in fotografia: alto, atletico, aitante, bello con il cappello alpino piegato sull’orecchia, sguardo fisso verso un punto indefinito, baffetti assassini (diceva mio nonno, scimmiottando il nome di noto attore, “alla farbaicasse” ); quando entrò nel cortile- era il maggio del 1946- sbrindellato e secco come Zalamort, nessuno lo riconobbe “Ma possibile che non mi riconosciate !...” urlò . Gli uomini e le donne del cortile si guardarono scuotendo la testa; mia zia mi diede un pezzo di pane: “Portaglielo – mi disse- è un vagabondo...”. Ma mentre mi avviavo, successe il finimondo: mia mamma, con i bigodini in testa ed un macramè sulle spalle (era di sopra dalla Gioconda , la pettinatrice del rione, a farsi la permanente ) scendeva a rotta di collo dalle scale urlando ; poi , prima che qualcuno potesse muoversi o dir qualcosa o capir qualcosa, mia mamma si scaraventò fra le braccia dell’uomo; rotolarono a terra e fu un abbraccio che sembrava non finire più. Come Argo con Ulisse, aveva riconosciuto il suo uomo, mio papà, dalla voce. “E il Cino – disse il vecchio Luigi sputando da una parte. E poi , quando mia mamma e mio papà si rialzarono, gli batté la mano sulla spalla. “Ben tornato…hai fatto buon viaggio…sotto le armi si stava bene ?...” “Qui è stata dura- disse il Narg’lon- voi almeno avevate pranzo e cena assicurati…” . “E con le donne?- si informò il Brucletta- le donne hanno un debole per gli alpini…” Ma mio nonno Centin lo zittì con un micidiale calcio nel sedere. “ Bene – approvò il vecchio Jin- Un calcio nel sedere ben dato e al momento giusto, risolve ogni cosa; nel canto…-il Jin era un appassionato di lirica- fa molto di più che quattro anni di solfeggio…” Aveva cominciato nel ’36, per la leva; doveva essere breve perché era primogenito di famiglia numerosa; invece era l’anno dell’impero e fu spedito, con il cappello da alpino (artiglieria) sugli altipiani dell’Etiopia. Quando l’impero tornò “sui colli fatali di Roma”, lo trattennero ancora per cinque o sei mesi. Si sposarono nel ‘38 e nel novembre del ’39, mio padre fu richiamato. Stavano preparando la guerra contro Stati Uniti, Russia, Inghilterra, Francia, ecc. , al grido “ Vincere e vinceremo…”. Sarebbe stata una passeggiata con otto milioni di baionette , quella guerra, ma, per farla, mancavano i muli. E molti artiglieri furono richiamati per andare a spasso per l’Italia a requisirli. Il batteria di mio papà, proveniente dal Val Susa e dovendo puntare nel Cuneese, si acquartierò il 5 gennaio del 1940 in una caserma di Casale. La mattina del 6, giorno dell’Epifania, il capitano chiamò mio papà. “Tu sei di Casale- gli disse- io non posso firmare permessi, che sono bloccati, ma non ti cercherò al contrappello. Però stasera per le nove, anche se hai il collo rotto, devi essere di ritorno…” Mio papà, piangendo di gioia, volò a casa: io sono nato il 7 ottobre di quell’anno. Come dicevo in quegli anni andavo spesso a Torino dai miei zii , per loro ero un figlio e per mio papà e mia mamma, in quegli anni grami, un piccolo sollievo…economico. Mio zio lavorava in banca, era juventino ed io del Toro; all’oratorio e nelle partite a scuola giocavo portiere e mi chiamavano Bacicalupo; tutti noi bambini, giocavamo con i nomi del “Toro” e ne raccoglievamo le figurine. Un Mazzola si cambiava con trenta Boniperti, ma nessuno rinunciava a Mazzola. Quel giorno, era una domenica di fine febbraio o inizio marzo del 1949, mio zio mi disse. “Vieni con me…ho una bella sorpresa…”. Ci fermammo all’ingresso di un bar, all’incrocio fra via Cristoforo Colombo e Corso Orbassano. “Guarda che sorpresa !...- mi disse mio zio indicandomi un signore, impermeabile beige, Borsalino, bicicletta nera fiammante. “E’ una Dei con carter e tela salva cappotti dai raggi.._ mi precisò ammirato mio zio. L’uomo scese dalla Dei fiammante, salutò mio zio e mi guardò…” “E’ il mio nipote di Casale- disse mio zio. Valentino…è un tuo grande tifoso…” Mi sentii svenire: era Mazzola ( che aveva un appuntamento con mio zio, juventino, ma suo amico e suo cliente). “ La prendi una brioss” mi chiese Mazzola passandomi una mano fra i capelli. Io rimasi impalato; non avevo la più pallida ide di cosa fosse una brioss; ma Mazzola mi tolse d’imbarazzo. “ Prendi queste due, sono buone…dentro c’è la marmellata…” . Poco dopo arrivarono, scendendo dal tram n° 9 che lì aveva fermata, Gabetto ed Ossola; e poi, con una grossa moto (ricordo il nome impresso sul serbatoio: Sertum) , Rigamonti. Parlarono qualche minuto con mio zio. “Così giochi portiere? – mi chiese Mazzola- dirò a Valerio (Bacicalupo) di stare all’ erta…” “Oggi contro il Milan non c’ Maroso – intervenne Gabetto-; in coppia con Ballarin doveva giocare quel giovane di Casale…Operto; ma non sta bene e pare che l’Ernò abbia scelto Martelli…” “Comunque un ex casalese – disse Mazzola- in campo ci sarà …ma nel Milan… Carapellese, è un tipo pericoloso , da tener d’occhio….” “Valentino sta arrivando il tram , dobbiamo andare…” disse Gabetto. “ Mazzola strinse la mano a mio zio, mi accarezzò su una guancia e mi disse “ C’è ancora una brioss per te…” Quindi, tutti e quattro: Mazzola, Gabetto, Ossola, Rigamonti salirono sul tram numero 9 che li avrebbe portati al Comunale da dove avrebbero proseguito a piedi per il “Filadelfia” Mio zio, sempre con il tram numero 9, mio portò dopo il pranzo alla partita: vinse il Toro per 3 o 4 ad 1… Da allora , non più mangiato un dolce buono come quelle tre brioss…
Posted on: Thu, 21 Nov 2013 00:17:15 +0000

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