Renzi, la mimica, le parentesi e... Stampa E-mail lunedì 28 - TopicsExpress



          

Renzi, la mimica, le parentesi e... Stampa E-mail lunedì 28 ottobre 2013 di Mauro Mellini Sono contro i pregiudizi, e mi preoccupo, ogni tanto, di non esserne io stesso preso e condizionato. Matteo Renzi mi è stato sempre antipatico per quelli che potevano essere dei pregiudizi: il fatto che è un “cattolico” passato all’ex P.C.I., perché ha l’aspetto e la mimica di un comico (mancato) di tipo toscano (ne abbiamo di troppo anche di quelli che non sono mancati, pur essendo, al più, di terza categoria) e, soprattutto, perché ha una certa somiglianza con il Sindaco di Agrigento, Zambuto, che, infatti, dopo aver fatto il giro di almeno una mezza dozzina di partiti, ha “aderito all’area Renzi”, così, saltando a piedi pari il P.D. (di cui mi pare che Renzi faccia parte) ed i pdemocratici della sua Città e dei dintorni. Pregiudizi, probabilmente, di cui mi sono voluto liberare. Così ho deciso di sorbirmi per intero un suo discorso, anzi, una sua intervista. Con un intervistatore un po’ fasullo, che senza riuscirci, simulava aggressività nei suoi confronti ed anche un po’ di maleducazione (riuscendoci invece benissimo). Renzi, naturalmente, si è tolto la giacca e l’intervistatore pseudoaggressivo l’ha subito aggredito (si fa per dire) con una domanda difficile. Difficile sul serio, ma solo a condizione di pretendere risposte serie. “Come farebbe lei se andasse al governo ad abbassare le tasse in una situazione come questa?”. E Renzi: “Ovvia, andando al governo è chiaro che occorrerebbe fare cambiamenti essenziali, subito le riforme…Così io abolisco il Senato (e qui una parentisi: “facendone la Camera delle Autonomie”) e risparmio gli stipendi dei senatori…”. E poi comincia a “svicolare” (non so come si dica a Firenze) “perché se fossi in America da democratico ed uomo di sinistra dovrei dire di aumentare le tasse ai ricchi, ai grandi imprenditori, ma in Italia anche i ricchi e gli imprenditori piccoli e grandi pagano già tasse insopportabili”. E via di questo passo, il tutto usando ed abusando della mimica e di certi piccoli gesti che, così, mi sono reso conto, non costituisce un mio pregiudizio. Ma importante è la parentisi: quella con la quale ha specificato la storia dell’abolizione del Senato:…”facendone la Camera delle Autonomie”. Già la storia delle riforme del sistema parlamentare da bicamerale in monocamerale (o con una Camera e mezza) poco mi sconfinfera, e non per un pregiudizio, se è suggerita per risparmiare sulle indennità ai Senatori, ed ancora di più mi sembra una balla pensare di gravare la pressione del Fisco sulle imprese con il risparmio di quelle indennità. Ma la parentisi lasciata andare così, con disinvoltura toscana, “facendone la Camera delle Autonomie”, quella mi pare proprio un marchio di fabbrica del personaggio. Di questa “Camera delle Autonomie” molti ne parlano, Ma non ho mai inteso nessuno spiegarmi che cosa dovrebbe essere. Forse Renzi lo saprà. Peccato che non lo dica. Dalla fondazione della Repubblica e dall’entrata in vigore della Costituzione, nessuno è riuscito a mettere a punto un sistema semplice e chiaro per la coesistenza ed il coordinamento della legislazione Statale con quella Regionale, Ordinaria e Speciale, né a tracciare confini certi e razionali delle rispettive competenze, evitando duplicazioni e sovrapposizioni. Che basti ipotizzare una “Camera delle Autonomie” per superare tutto ciò (non realizzato in più di sessant’anni) è almeno utopistico. Quante commissioni, sottocommissioni, sedute e sentenze della Corte Costituzionale dovrebbero intervenire per venirne a capo? E quanti soldi, magari in gettoni di presenza, si dovrebbero spendere? Certo se l’intervistatore pseudoaggressivo lo avesse fatto notare a Renzi, questi avrebbe risposto “ovvia, se non si comincia, non se ne verrà mai a capo”. Giusto, ma, intanto quegli imprenditori oppressi dall’eccessivo carico fiscale avrebbero solo il sollievo della comprensione e della solidarietà di Renzi (e dei suoi successori). Poi, il Rottamatore, ha promesso di rottamare le Provincie, pur essendo stato presidente di quella di Firenze. Risparmiando ancora (dice lui) le indennità di consiglieri, assessori, presidenti. Qui Renzi non ha fatto nessuna pur fuggevole parentisi. Questa storia dell’abolizione delle Provincie non è una novità. Nel 1947, prima che fosse redatta la Costituzione della Repubblica, fu varato lo Statuto della Regione Siciliana. Era allora di moda l’idea della necessità di abolire i Prefetti, delle funzioni dei quali aveva abusato Giolitti e dei quali, poi il Fascismo aveva fatto uno strumento essenziale per la struttura dello Stato totalitario. Einaudi aveva intitolato un suo celebre articolo “Via il prefetto!”. Probabilmente facendo una certa confusione tra Prefetti, Prefetture e Provincie, gli autori dello Statuto Siciliano stabilirono l’abolizione delle Provincie e la loro sostituzione con “liberi consorzi di Comuni”. Presto detto. Quella norma dello Statuto fu attuata in Sicilia con un aggettivo: “regionale”, Le Provincie, già “regie” e “statali”, furono considerate abolite a norma di Statuto di Autonomia con l’aggiunta dell’aggettivo “regionale”: “Provincia regionale. Così si attua una Costituzione, uno Statuto (di rango costituzionale). Veramente, però i “liberi consorzi di Comuni”, espressione chiaramente riconducibile al pensiero di Luigi Sturzo, rimasero per strada. Se ne perse traccia e mi pare bene che anche Sturzo non se ne dolse, o, almeno, non fece in tempo a dolersene. Ora Crocetta, amico di Renzi, o almeno così mi pare, secondo gli ultimi bollettini metereologici siciliani da me consultati, ha “riabolito” le Provincie, cioè ha dichiarato abolite quelle regionali dopo l’abolizione di quelle “semplici”, cioè “preregionali”. Sostituendole, anche lui, con “liberi consorzi di Comuni”. E qui ti volevo!. Pare che l’amico (di Renzi) Crocetta non riesca a venirne fuori da questa storia dei “liberi consorzi di Comuni” che avrebbe dovuto attuare entro settembre. Ma, intanto pare che avesse pronto il consorzio della sua Città, Licata, con non so quali Comuni del vicinato. Così Licata sarà promossa “capoconsorzio”, non essendo mai riuscita a divenire capoluogo di Provincia. Quanto ad altri, si vedrà. Come “consorziore”, soprattutto “liberamente” i Comuni? Ci sono quelli che si consorzierebbero per una strada ma non, che so, per il manicomio (scusate: l’ospedale psichiatrico). E quelli che si consorzierebbero per una strada, ma, in mezzo ce ne sono che liberamente non si consorziano manco per il cavolo. E così via. Gran lavoro di commissioni, consulenze, comitati di analisi e di studio. E il risparmio?..... Ma torniamo a Renzi. Il ragazzo ha un bell’eloquio toscano (ma non troppo). Sa togliersi molto democraticamente la giaccia, è disinvolto, fa le parentisi per quello che non vuole chiarire. Sembra sempre che parli agli amici del bar di periferia. Ed anche con passione, come se si trattasse della squadra di calcio. L’economia? Per lui è un po’ come il Calciomercato, per il quale gli amici del “Bar dello Sport” i soldi in tasca sembra sempre che li abbiano e che saprebbero spenderli meglio di quei bischeri dei dirigenti. Quanto ai pregiudizi che temevo di avere contro di lui, ora non li ho più. Quello che ne penso è proprio ciò che provo udendo i suoi discorsi. Ed il resto che posso ricavarne. Specie se riesco a seguirli fino in fondo. Valeva la pena sorbirmi quello sproloquio ed anche l’intervistatore fittiziamente arrogante.
Posted on: Thu, 31 Oct 2013 15:13:09 +0000

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