Sabato 3 e domenica 4 agosto a Stacciola di San Costanzo torna la - TopicsExpress



          

Sabato 3 e domenica 4 agosto a Stacciola di San Costanzo torna la tradizionale "Sagra della Crescia" gustosa specialità culinaria locale. Ad allietare la festa oltre a orchestre di liscio e band giovanili anche il gruppo caratteristico musicale “La Matta” di San Costanzo stacciola.it La Stacciola è un piccolo borgo immerso nel verde situato nel Comune di San Costanzo, a 118 metri sul livello del mare, a metà strada tra Mondolfo e San Costanzo. Il nome Stacciola è d’origine incerta e potrebbe derivare da statio posto di guardia, poiché situato su un punto strategico della Via Gallica che univa Fano a Senigallia. Nel 295 a.C. i Romani sconfissero definitivamente i Galli ivi stanziati occupando definitivamente il territorio. La famosa battaglia del Metauro tra Romani e Cartaginesi avvenne più di 2000 anni fa in questi luoghi. La presenza certa dei Romani è attestata dal ritrovamento di monete e da alcune iscrizioni di lapidi dell’epoca. Il riferimento certo più antico del castello della Stacciola risale agli anni 1290-1292 e Stacciola entra ufficialmente nella storia nel 1316 durante la guerra fra i Fanesi e Fabrianesi. I Malatesta che ottengono il dominio su Fermo e Mondavio potenziano militarmente anche la Stacciola e vi insediano un Castellano che tiene una rigorosa contabilità riportata sui codici Malatestiani conservati all’archivio di Stato di Fano. Nel 1380 qui nasce il celebre architetto militare Michelino della Stacciola costruttore e restauratore di numerose fortezze. Il personaggio che fa brillare la Stacciola è il capitano di ventura Nicolò Mauruzi da Tolentino che è presente e vincente in molte battaglie fra la fine del 1300 e l’inizio del 1400. Per le sue benemerenze nella lotta contro i Visconti e la riconquista di Bergamo e Brescia, Pandolfo Malatesti dona ai Mauruzi il castello della Stacciola. La famiglia Mauruzi manterrà il titolo di Conte della Stacciola per diversi secoli. In questo periodo il borgo è autosufficiente e, date le ridotte dimensioni della comunità, dal momento che il mestiere di fornaio non avrebbe assicurato il sostentamento di una famiglia, si dota di un forno pubblico. I primi documenti relativi all’attività’ del forno risalgono al 1700. L’uso del forno comune e’ continuato fino al 1970/72. Una volta alla settimana tutte le famiglie del paese preparavano il pane rispettando un preciso calendario che consentiva a turno, di essere gli ultimi della lista e quindi risparmiare legna. Affisso alla porta del forno comune esisteva un elenco per il rispetto dell’ordine nella cottura. Il pane era un bene di primaria necessità, ed avere un filone di pane sulla tavola era segno di prosperità. Una buona cottura garantiva il mantenimento del pane per tutta la settimana. Allo scopo di testare la giusta temperatura del forno, si pensò quindi di provare a cuocere una piccola parte dell’impasto, e verificare che la cottura avvenisse in un tempo molto breve. Il prodotto che ne usciva aveva una fragranza ed un profumo unici e ogni volta era una festa consumarla subito. I ragazzini di tutto il paese, a prescindere da chi fosse a cuocere in quel momento, richiamati dall’inconfondibile aroma, accorrevano presso il forno per gustare ancora calda questa specie di focaccia; alcuni degli attuali abitanti del paese ricordano ancora bene questi momenti di festa. Ogni famiglia, secondo i gusti personali, lasciava l’impasto al naturale o lo arricchiva con olio, sale, rosmarino o cipolla e, in alcuni casi, anche zucchero.
Posted on: Sat, 03 Aug 2013 09:47:47 +0000

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