Seicentoventinovemila euro. Una cifra da capogiro. Questa è la - TopicsExpress



          

Seicentoventinovemila euro. Una cifra da capogiro. Questa è la somma che dovrà pagare allo Stato - e dunque agli enti locali parti lese in questa storia - Roberto Danese, 55 anni, giornalista e organizzatore di spettacoli ed eventi. Così impone la sentenza di condanna per danno erariale pronunciata nei suoi confronti dalla sezione giurisdizionale della Corte dei conti presieduta da Alfredo Lenar e composta da Paolo Simeon e Alberto Rigoni. Secondo i giudici contabili, che hanno accolto le richieste del procuratore Maurizio Zappatori, quei soldi Danese li ha ottenuti illecitamente da Comune, Regione, Provincia e Camera di commercio. Erano stati incassati indebitamente da chi insomma non ne aveva il diritto. «Ha approfittato - si legge nella motivazione - di una falsa rappresentazione del reale inducendo in errore gli enti pubblici e creando un falso affidamento nei destinatari della richiesta di contributo». La sentenza - secondo la quale Danese dovrà anche pagare 178 euro di spese di giudizio oltre agli interessi - è una conseguenza della condanna penale pronunciata dal giudice Guido Patriarchi alla pena di tre anni di reclusione e all’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni emessa il 10 febbraio 2011. Roberto Danese era stato condannato a tre anni. Accusa: truffa per aver percepito lingente somma proveniente dai contributi pubblici attraverso artifici e raggiri. In particolare ora con la nuova condanna Danese deve pagare 63mila euro alla Regione, 404mila euro al Comune, 128mila euro alla Provincia e 10mila allAgenzia regionale per il turismo. In totale appunto 629mila euro. Ma ci sono molti dubbi che quei soldi tornino da dove erano usciti: Roberto Danese dichiara infatti da tempo di non avere molte disponibilità finanziarie e di passare un momento economicamente difficile tanto da essere costretto a vivere nella vicina Slovenia. In particolare dalle indagini penali coordinate dal pm Giorgio Milillo era emerso che questi fondi erano finiti nei conti correnti di associazioni apparentemente senza fini di lucro che Danese aveva fondato e attraverso le quali proponeva ad assessori e dirigenti d’area di organizzare questo o quello spettacolo in piazza: gare podistiche e ciclistiche, regate, tornei, concerti, meeting, banchetti, fuochi artificiali. Rispettato e anche stimato. Danese veniva ascoltato con attenzione. E con frequenza giungeva lassenso, e ovviamente arrivano puntuali i soldi pubblici. Scopo dichiarato delle varie manifestazioni era quello di richiamare il gran pubblico a Trieste, mostrando alla popolazione come questa o quella amministrazione fossero sensibili e disponibili. L’indagine della Guardia di finanza aveva messo in evidenza che Danese agiva attraverso società “onlus” che non sarebbero state tali, con dirigenti nominati a loro insaputa, con fatture di fantasia e firme giudicare apocrife dai proprietari. Una delle fatture, collegata alla manifestazione EuroBike, secondo l’accusa ha coperto le spese di stampa - 5244 euro - dei santini elettorali di sei candidati alle elezioni del 2006 in parte inseriti nella liste di Forza Italia: Corrado Jurincich, Roberto Danese, Michele Baduder, Manuela Declich, Elettra Pitacco, Massimo Codarin. L’inchiesta, per il silenzio che Roberto Danese ha sempre mantenuto con gli inquirenti, non è riuscita però a mettere a fuoco se il denaro ricevuto dagli enti pubblici si sia fermato nelle tasche del giornalista; o se al contrario, come hanno sempre ritenuto gli investigatori, dopo una “sosta” provvisoria sia finito a qualche politico o amministratore, buon amico di Roberto Danese o suo sodale di partito. In questo senso Danese, che si era presentato nel 2006 nelle liste cittadine di Forza Italia, ha agito - fatte le debite proporzioni - come aveva fatto nei primi Anni Novanta l’allora cassiere del Partito comunista, Primo Greganti, coinvolto nell’inchiesta di “Mani pulite”.
Posted on: Sat, 30 Nov 2013 16:31:49 +0000

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