Teatro di San Carlo Da Wikipedia, lenciclopedia - TopicsExpress



          

Teatro di San Carlo Da Wikipedia, lenciclopedia libera. Coordinate: 40°50′15″N 14°14′58″E (Mappa) Teatro di San Carlo Teatr San Carlo Neapol.jpg Facciata principale vista dalla Galleria Umberto I Ubicazione Stato Italia Italia Località Napoli Indirizzo Via San Carlo 98/F, 80132 Dati tecnici Tipo Sala a ferro di cavallo con cinque ordini di palchi più un loggione Fossa Presente Capienza 3285 posti Ridotto in seguito alle moderne norme sulla sicurezza a 2260 posti Realizzazione Costruzione 1737 Inaugurazione 4 novembre 1737 Architetto Giovanni Antonio Medrano Antonio Niccolini Proprietario Comune di Napoli Sito ufficiale « Gli occhi sono abbagliati, lanima rapita. […] Non cè nulla, in tutta Europa, che non dico si avvicini a questo teatro, ma ne dia la più pallida idea. » (Stendhal, Roma, Napoli e Firenze nel 1817) Il Teatro di San Carlo, già Real Teatro di San Carlo, citato spesso come Teatro San Carlo, è un teatro lirico di Napoli, nonché uno dei più famosi e prestigiosi al mondo. È il più antico teatro dopera in Europa ancora attivo,[1] essendo stato fondato nel 1737, nonché uno dei più capienti teatri allitaliana della penisola.[2][3]. Può ospitare più di duemila spettatori[4] e conta unampia platea (22×28×23 m), cinque ordini di palchi disposti a ferro di cavallo più un ampio palco reale, un loggione ed un palcoscenico (34×33 m).[5][6] Data la sua dimensione e struttura, è stato il modello per i successivi teatri dEuropa. Affacciato sullomonima via e, lateralmente, su piazza Trieste e Trento, il teatro, in linea con le altre grandi opere architettoniche del periodo, quali le grandi regge borboniche, fu il simbolo di una Napoli che rimarcava il suo status di grande capitale europea.[7] Indice [nascondi] 1 Storia 1.1 Settecento 1.2 Ottocento 1.2.1 La gestione di Barbaja 1.2.2 Le grandi stagioni di Rossini e Donizetti 1.2.3 Lepoca di Verdi 1.3 Novecento e Duemila 2 Architettura 3 Acustica 4 LOrchestra sancarliana 5 Il corpo di ballo 6 Direttori musicali 7 Prime assolute 8 Prime delle stagioni operistiche 9 Museo 10 Note 11 Bibliografia 12 Voci correlate 13 Altri progetti 14 Collegamenti esterni Storia[modifica | modifica sorgente] Settecento[modifica | modifica sorgente] Carlo di Borbone Fondato per volontà di Carlo di Borbone, fu inaugurato il 4 novembre 1737, proprio in occasione del giorno dellonomastico del re,[1][8] dal quale prese il nome il teatro. Lopera che per prima in assoluto andò in scena fu lAchille in Sciro di Domenico Sarro e libretto di Pietro Metastasio. A Domenico Sarro vennero pagati, con apposita polizza emessa nel dicembre del 1737, 220 ducati «in soddisfazione della composizione del prologo ed opera in musica intitolata Achille in Sciro che si è rappresentata nel Teatro Reale di San Carlo il dì 4 novembre prossimo passato». Inizialmente fu sede esclusivamente dellopera seria; lopera buffa si dava in altre sedi della città, come il teatro Mercadante (al tempo denominato Fondo dei Lucri) o il San Bartolomeo o il teatro dei Fiorentini. Lo stemma delle Due Sicilie sullarco scenico Nei primi anni gli artisti che si esibivano sul palcoscenico erano prettamente quelli di scuola napoletana, provenienti dai conservatori della città. Questi erano su tutti: Leonardo Leo, Niccolò Porpora, Leonardo Vinci, Johann Adolf Hasse, Gaetano Latilla, Niccolò Jommelli, Baldassarre Galuppi, Niccolò Piccinni, Antonio Maria Gaspare Sacchini, Carlo Broschi, Tommaso Traetta, Giacomo Tritto, Giovanni Paisiello e Domenico Sarro.[1] Nel frattempo, il prestigio del San Carlo crebbe al punto da attirare diverse illustri personalità di fama internazionale. Andò infatti in scena nel 1751 la Clemenza di Tito di Christoph Willibald Gluck, nel 1761 il Catone in Utica e lAlessandro nellIndie entrambe di Johann Christian Bach, mentre negli anni successivi vi giunsero come ospiti Georg Friedrich Händel, Franz Joseph Haydn ed il giovane Mozart, il quale comparve tra gli spettatori nel 1778. Intanto sul finire del Settecento il San Carlo accolse anche uno due dei più illustri compositori europei ed uno dei più importanti esponenti della scuola musicale napoletana, Domenico Cimarosa. Il Cimarosa, che era fino ad allora andato in scena solo nei teatri dei Fiorentini e San Bartolomeo, debuttò al teatro massimo di Napoli solo nel 1782 con Leroe cinese (dramma su libretto di Pietro Metastasio) per poi ritornare in scena solo in unaltra occasione, nel 1797, con lArtemisia regina di Caria (dramma su libretto del Marchesini). Nel 1799, durante la Repubblica Napoletana, il San Carlo assunse la denominazione di Teatro Nazionale di San Carlo. Una volta caduta la Repubblica, poi, ritornò alla precedente denominazione. Ottocento[modifica | modifica sorgente] La gestione di Barbaja[modifica | modifica sorgente] Intestazione del teatro sulla facciata esterna vista dalla Galleria Umberto I. In alto la Triade della Partenope, opera ottocentesca di Antonio Niccolini. Dal luglio del 1809 (fino al 1840) il teatro viene gestito dallimpresario Domenico Barbaja. Furono quegli gli anni della ristrutturazione del San Carlo con gli importanti lavori di Antonio Niccolini che, durati due anni, diedero alledificio laspetto che tuttoggi ha. Furono essenzialmente rivisti gli interni creando ambienti di ristoro e ricreazione e, soprattutto, fu rifatta la facciata in pieno stile neoclassico. La nuova sala interna fu tuttavia ricostruita appena sei anni dopo (nel 1817) sempre dal Niccolini, a seguito di un incendio che la distrusse nel 1816. I lavori ripristinarono sostanzialmente lo stato precedente del teatro anche se, proprio in questoccasione, fu riadattata la sala interna in modo che da raggiungere i 2500 posti a sedere[6]. Il teatro visto da piazza Trieste e Trento Fu inoltre eseguita la grande tela sul soffitto di 500 metri quadrati, opera di Antonio, Giovanni e Giuseppe Cammarano che raffigura Apollo che presenta a Minerva i più grandi poeti del mondo e furono introdotti da Camillo Guerra e Gennaro Maldarelli particolari decorativi, come lorologio nel sottarco del proscenio in cui il Tempo indica lo scorrere delle ore mentre la sirena delle arti, in basso a sinistra, tenta di trattenerle (come a dire che larte non ha tempo). La nuova riapertura fu inaugurata il 12 gennaio del 1817 con la cantata Il sogno di Partenope di Giovanni Simone Mayr, già stato al San Carlo con altri lavori tra cui la Medea in Corinto (28 novembre 1813). Nel giorno di apertura, durante il suo Viaggio in Italia, si trovò a Napoli anche Stendhal, il quale assistendo allinaugurazione del teatro, disse:[1] « Non cè nulla, in tutta Europa, che non dico si avvicini a questo teatro, ma ne dia la più pallida idea. Questa sala, ricostruita in trecento giorni, è un colpo di Stato. Essa garantisce al re, meglio della legge più perfetta, il favore popolare... Chi volesse farsi lapidare, non avrebbe che da trovarvi un difetto. Appena parlate di Ferdinando, vi dicono: ha ricostruito il San Carlo! » (Stendhal, Roma, Napoli e Firenze nel 1817) Le grandi stagioni di Rossini e Donizetti[modifica | modifica sorgente] Gioacchino Rossini, direttore del San Carlo dal 1815 al 1822 Dal 1815 al 1822, il direttore musicale del teatro fu Gioachino Rossini che in quel periodo visse una delle sue stagioni più importanti e prolifiche. Sia la presenza del Rossini che di Mayr, nel giorno di riapertura, si doveva essenzialmente alla bravura di Domenico Barbaja, il più grande impresario dItalia e forse dEuropa. Il legame che esisteva tra il Rossini ed il Barbaja era molto forte al punto che il maestro marchigiano visse per tutto il suo periodo napoletano nel palazzo di famiglia Barbaja. Gaetano Donizetti, direttore del San Carlo dal 1822 al 1838 Dopo Rossini, lincarico di direttore fu affidato a Gaetano Donizetti, direttore artistico dal 1822 al 1838. Il Donizetti aveva stipulato un contratto con Barbaja che lo impegnava a comporre quattro opere lanno. Lattività di Donizetti a Napoli è incessante e molte sono le prime assolute andate in scena al San Carlo o al Nuovo durante la sua attività artistica. Tra il 1823 e il 1844, infatti, al San Carlo furono presentate ben 19 opere in prima esecuzione (17 durante la sua direzione), fra cui il capolavoro Lucia di Lammermoor (su libretto di Salvadore Cammarano). Intanto, al San Carlo vi calcarono le scene anche personalità quali Niccolò Paganini nel 1819, Vincenzo Bellini che nel 30 maggio 1826 debutta con Bianca e Gernando e Saverio Mercadante che metterà in scena ben 14 prime assolute. Lepoca di Verdi[modifica | modifica sorgente] Durante la seconda parte del regno di Ferdinando II la morsa della censura si faceva più stretta nella vita artistica del teatro. Dopo il cambio titolo dellopera del Bellini Bianca e Fernando in Bianca e Gernando, vi furono altre censure che questa volta tormentarono il rapporto con Giuseppe Verdi. Furono dunque proibite la messa in scena di due importanti opere verdiane, quali Il trovatore nel 1853 e Un ballo in maschera nel 1859, questultima scritta proprio per il San Carlo. Nonostante tutto il rapporto con Verdi fu abbastanza importante; furono infatti ospitate diverse opere del compositore emiliano: il Nabucco, lAttila, I Lombardi alla prima crociata, lAida nel 1872 e le prime assolute dellAlzira nel 1845 e della Luisa Miller nel 1849. Sempre intorno alla metà dellOttocento risale il sipario con lOmero e le Muse tra i poeti (1854) di Giuseppe Mancinelli e Salvatore Fergola. Con lunità dItalia avvenuta nel 1861, lattività del San Carlo cala considerevolmente a discapito di altri teatri, su tutti quello milanese. Tuttavia a cavallo tra XIX e XX secolo, si registrano diverse importanti direzioni dorchestra come quelle del wagneriano Giuseppe Martucci, nonché opere di compositori del calibro di Puccini, Mascagni, Leoncavallo, Giordano, Cilea e Alfano. Novecento e Duemila[modifica | modifica sorgente] Scorcio dellinterno dal palco reale Lattività del teatro nella prima metà del XX secolo, seppur fortemente segnata dai due conflitti bellici che causarono tra le altre cose anche diversi danni alla struttura, risulta risentire della tendenza che impazza nella scena musicale internazionale. Infatti, i grandi tenori, musicisti e i direttori dorchestra, hanno nel tempo preso il posto alle composizioni. Nella prima metà del secolo, su disegno di Michele Platania, fu creato un foyer sul lato che dà ai giardini del palazzo reale. Rifatto dopo la seconda guerra mondiale (in quanto distrutto durante i bombardamenti), lambiente oltre ad accogliere gli spettatori durante gli intervalli delle opere, viene tuttoggi utilizzato anche come sala in cui si tengono piccoli concerti musicali o vocali, riunioni, eventi o cene di gala. Dopo la seconda guerra mondiale, il teatro fu il primo in Italia a riaprire[1]. Vista verso il palco reale Dalla seconda metà del Novecento si registrano importanti lavori di ristrutturazione e ammodernamento dellimpianto avviati prima intorno al 1989 e poi agli inizi del XXI secolo. I lavori dell89 portarono il numero degli spettatori, fino ad allora 3285, a ridursi per rispettare le moderne norme sulla sicurezza. Il cantiere durò poco più di sei mesi e lapertura del 19 aprile 1990 vide la rappresentazione della Carmina Burana di Carl Orff. I lavori del 2009 sono invece durati circa 5 mesi ed hanno avuto un costo complessivo di 50 milioni di euro.[9] Lopera andata in scena nel giorno di riapertura del teatro fu questa volta il Peter Grimes di Benjamin Britten, diretto da Paul Curran.[9] Tra i cantanti che sono andati in scena al San Carlo nellultimo secolo si ricordano i tenori Fernando De Lucia, Beniamino Gigli, Ferruccio Tagliavini, Luciano Pavarotti, Placido Domingo, Josè Carreras, Giacomo Lauri-Volpi, Tito Schipa, Enrico Caruso (che proprio al San Carlo tenne la sua ultima discussa esibizione napoletana), Giuseppe Di Stefano, Alfredo Kraus, Mario Del Monaco e Franco Corelli; i soprani Renata Tebaldi, Maria Callas, Magda Olivero, Maria Caniglia e Toti Dal Monte, Raina Kabaivanska, Leyla Gencer, Mirella Freni, Montserrat Caballé; i mezzosoprani Giulietta Simionato, Fiorenza Cossotto e Ebe Stignani; i baritoni Piero Cappuccilli, Renato Bruson, Leo Nucci. Tra i musicisti che si sono esibiti al San Carlo vi sono: Jascha Heifetz, Fritz Kreisler, Arturo Benedetti Michelangeli, Maurizio Pollini, Salvatore Accardo, Gidon Kremer, Aldo Ciccolini, Mischa Maisky, Arthur Rubinstein, Jacqueline du Pré, Pau Casals, Claudio Arrau eccetera. Tra i direttori dorchestra invece figurano: Arturo Toscanini, Igor Fëdorovič Stravinskij, Leonard Bernstein, Wolfgang Sawallisch, Ferenc Fricsay, Hermann Scherchen, André Cluytens, Dimitri Mitropoulos, Riccardo Muti, Claudio Abbado, Ferruccio Busoni, Giuseppe Sinopoli, Carlo Maria Giulini, Sergiu Celibidache, Herbert von Karajan, Wilhelm Furtwängler, Karl Böhm, Vincenzo Bellezza e diversi altri. Architettura[modifica | modifica sorgente] La facciata in unantica stampa Interno del teatro, la platea, i primi quattro ordini di palco ed il palco reale « Finalmente un vero palco reale, più bello certamente di quello del Covent Garden[10] » (Margaret dInghilterra, in una visita al Teatro in occasione del 250º anniversario dalla fondazione) Il teatro, costruito su progetto di Giovanni Antonio Medrano, già direttore del teatro San Bartolomeo, e Angelo Carasale, sorge addossato al lato nord del palazzo reale col quale è comunicante mediante una porta che si apre proprio alle spalle del palco reale, in modo che il re potesse recarsi agli spettacoli senza dover scendere in strada. I lavori, ultimati in circa otto mesi ad un costo complessivo di 75 mila ducati, videro la realizzazione di una sala lunga 28,6 metri e larga 22,5 metri con 184 palchi disposti in sei ordini, più un palco reale capace di ospitare dieci persone, per una capienza complessiva allepoca di 1379 posti.[1] Nel 1767 Ferdinando Fuga eseguì gli interventi di rinnovamento in occasione del matrimonio di Ferdinando IV con Maria Carolina e nel 1778 ridisegnò il boccascena. Nel 1797 fu realizzato un restauro delle decorazioni della sala ad opera di Domenico Chelli.[11] Gli specchi dei palchi[5] Ogni palco del teatro ha in una delle pareti laterali uno specchio adeguatamente inclinato per riflettere il palco reale. Il motivo di ciò è che nessun spettatore poteva applaudire o chiedere un bis prima che lo facesse il re. Se non cera il re allora il diritto di primo applauso spettava alla regina, poi al principe di Maddaloni, altrimenti al principe di Sirignano e così via secondo una rigida etichetta. Lo specchio dunque serviva proprio ad osservare cosa facessero le massime personalità presenti nel teatro. Solo il loggione non aveva specchi; era quindi libero e privo di qualsiasi tipo di condizionamento. Nel 1809 Gioacchino Murat incaricò larchitetto toscano Antonio Niccolini per il progetto della nuova facciata principale che fu eseguita in stile neoclassico traendo ispirazione dal disegno di Pasquale Poccianti per la villa di Poggio Imperiale di Firenze.[12] Il teatro fu ricostruito in soli nove mesi su progetto dello stesso Niccolini, dopo un incendio che lo distrusse nella notte del 13 febbraio 1816. La ricostruzione lo restituì alla città nelle sembianze attuali, eccetto i colori che continuarono ad essere quelli originari del 1737. Questi, capaci di donargli un aspetto ancora più atipico di quello contemporaneo, vedevano le decorazioni in argento brunito con riporti in oro (oggi tutte in oro) mentre i palchi così come il velario e il sipario, in azzurro (oggi rossi); questi tutti colori ufficiali della Casa Borbonica. Solo il palco reale era rosso “pallido” (così lo definì Stendhal), prima che diventasse rosso fuoco tutta la tappezzeria del teatro. I cambiamenti avuti nel 1816 riguardarono: il palcoscenico, che fu ampliato fino a superare per grandezza la platea; il soffitto, che fu sollevato rispetto al velario del Cammarano eseguito nella stessa occasione; infine fu aggiunto il proscenio. La grande tela del soffitto. Nella scena, Apollo indica ad Atena (rappresentata nel Sole) le arti. Tra le figure vi sono anche quella di Dante (in verde) con avanti a lui Beatrice, Virgilio ed infine Omero. Nel 1834 fu avviato un nuovo restauro ad opera del medesimo Niccolini. Per scelta di Ferdinando II, nel 1844-45, i colori autentici in azzurro e argento-oro furono sostituiti con labbinamento rosso e oro, tipico dei teatri dopera europei. Francesco Gavaudan e Pietro Gesuè, con la demolizione della Guardia Vecchia, realizzarono il prospetto occidentale, verso il palazzo veale. Nel 1872, su suggerimento di Giuseppe Verdi, fu costruito il golfo mistico per lorchestra; al 1937 invece risale il foyer collegato, tramite uno scalone monumentale a doppia rampa, ai giardini reali delladiacente palazzo. Distrutto durante i bombardamenti di Napoli del 1943, nellimmediato dopoguerra fu rifatto così comera. Il 27 marzo 1969 il gruppo scultoreo niccoliniano della Partenope, presente sullacroterio centrale del frontone della facciata principale, si sgretolò a causa di un fulmine e delle infiltrazioni piovane: tale avvenimento rese necessario rimuoverne una parte. Nei primi anni settanta, dopo un incendio della copertura, fu rimosso anche quanto sopravvissuto delloriginale gruppo scultoreo in muratura e stucco. Il foyer del 1937 Il nuovo foyer Nel 1980, fu ripristinato lo stemma del Regno delle Due Sicilie sotto larco del proscenio, sostituendo così quello sabaudo voluto dai re del neonato regno dItalia in seguito allunità. In effetti, durante alcune operazioni di pulitura, si scoprì che lo stemma sabaudo era semplicemente sovrapposto allo stemma originale e distaccato da questo con apposito spessore. L11 giugno 2007, dopo otto lustri, la Triade della Partenope fu ristrutturata e pronta ad ergersi nuovamente sulla sommità delledificio, grazie alliniziativa dellassociazione culturale Mario Brancaccio, su progetto di ripristino dellarchitetto Luciano Raffin. Il 23 gennaio 2009 il teatro di San Carlo è stato restituito alla città. I lavori di ristrutturazione e restauro, coordinati dallarchitetto Elisabetta Fabbri, sono durati cinque mesi: da luglio 2008 a dicembre dello stesso anno. È stato costruito un nuovo foyer al di sotto della sala teatrale; la sala stessa è stata restaurata, con la completa pulizia di tutti i rilievi decorativi, gli ori, la cartapesta e le patine meccate. È stato inoltre aggiunto un impianto di climatizzazione per il quale il flusso dellaria è immesso nella platea attraverso una bocca posizionata al di sotto di ognuna delle 580 poltrone ed in ogni singolo palco della sala. Il restauro della tela di 500 metri quadrati, posta a decoro del soffitto della sala, ha richiesto limpiego di circa 1500 chiodi e 5000 siringate per il fissaggio della pellicola pittorica. Inoltre sono state interamente sostituite le poltrone della platea, la quale ha subito anche un intervento per il miglioramento della visuale degli spettatori e dellacustica, già giudicata straordinaria prima dellintervento. Acustica[modifica | modifica sorgente] Lacustica del San Carlo è stata considerata sin dalla sua edificazione, pressoché perfetta. Levento che ha determinato più considerevolmente il raggiungimento di questo risultato tuttavia si ha nel 1816, quando il soffitto del teatro viene sollevato rispetto al passato.[5] I lavori di Niccolini e di Cammarano quindi videro la creazione del velario (la tela di Cammarano) in una posizione sottoelevata rispetto al tetto. Questo meccanismo fa sì che si crei una sorta di camera acustica, come se ci fosse un enorme tamburo sopra la platea.[5] Lacustistica è stata inoltre considerata perfetta anche per il fatto che essa non si altera in base della posizione degli spettatori (platea, palchi, loggione).[5] Fattori determinanti nel risultato sono anche le balaustre, non lisce, e gli elementi decorativi interni, la serie di piccole increspature. I materiali e le tecniche di esecuzione di questi particolari donarono al teatro la capacità di assorbire il suono, senza che questo venisse riflesso con la conseguenza di avere un brutto riverbero.[5] LOrchestra sancarliana[modifica | modifica sorgente] Il palcoscenico LOrchestra del San Carlo nasce insieme alla Fondazione nel 1737 per eseguire lAchille in Sciro, opera inaugurale del teatro; negli anni ha sempre avuto unimpostazione teatrale, destinata a prime rappresentazioni di opere scritte, tra gli altri, da Gioachino Rossini, Vincenzo Bellini, Gaetano Donizetti e Giuseppe Verdi. In particolare il solo ed unico Quartetto darchi di Verdi fu composto per lOrchestra del massimo napoletano, il cui manoscritto è ancora oggi conservato presso il conservatorio di San Pietro a Majella. Se fino alla fine dellOttocento al San Carlo si sono susseguiti ospiti solisti e complessi ospiti (spesso stranieri), è nel 1884 che comincia la tradizione sinfonica, con la direzione di un giovane Giuseppe Martucci che eseguì un programma composto da musiche di Weber, Saint-Saëns e Richard Wagner. Da Martucci si susseguono grandi direttori come Arturo Toscanini (1909), Victor De Sabata (1928), e compositori come Ildebrando Pizzetti e Pietro Mascagni. L8 gennaio 1934 è Richard Strauss a dirigere lensemble del Teatro, con lesecuzione di brani esclusivamente di propria composizione. Dopo la seconda guerra mondiale, a dirigere lOrchestra si susseguono assiduamente nomi quali Vittorio Gui, Tullio Serafin, Gabriele Santini, Gianandrea Gavazzeni fra gli italiani e Karl Böhm, Ferenc Fricsay, Hermann Scherchen, André Cluytens, Hans Knappertsbusch, Dimitri Mitropoulos fra gli stranieri, con Igor Stravinskij nellottobre del 1958. Il decennio successivo vede invece la direzione di due giovani emergenti: Claudio Abbado al suo esordio nel 1963 e Riccardo Muti nel 1967. Particolare dellarchitettura a ferro di cavallo (lato sinistro) Uno dei corridoi che anticipa lingresso alla platea Il San Carlo è il primo teatro italiano a recarsi allestero, dopo la seconda guerra mondiale (la quale comunque lo lascia strutturalmente quasi intatto). Nel 1946 lensemble è al Covent Garden di Londra, nel 1951 al Festival di Strasburgo ed allOpéra di Parigi per le celebrazioni dei 50 anni dalla morte di Verdi. Oltre a ciò, dopo il Festival delle Nazioni a Parigi nel 1956, e quello di Edimburgo nel 1963, il San Carlo inizia un tour brasiliano nel 1969; inoltre è a Budapest nel 1973, a Dortmund nel 1981, a Wiesbaden nel 1983, 1985 e 1987, oltre che con Il Flaminio di Giovanni Battista Pergolesi a Charleston ed a New York, negli Stati Uniti. Negli anni ottanta lOrchestra ha Daniel Oren come punto di riferimento stabile, specie per quanto riguarda il comparto operistico; dal 1982 al 1987 ne è sovrintendente Francesco Canessa. Nel decennio successivo si assiste ad una ripresa dellattività sinfonica, in collaborazione con Salvatore Accardo, testimoniata da presenze, tra gli altri, come Giuseppe Sinopoli nel 1998, e Lorin Maazel nel 1999 per una Nona di Beethoven particolarmente apprezzata ed applaudita. Negli ultimi dieci anni inoltre si susseguono sul podio direzioni quali quelle di Georges Prêtre, Rafael Frühbeck de Burgos, Mstislav Rostropovic, Gary Bertini, Djansug Khakidze e Jeffrey Tate (che ha assunto la carica di direttore musicale del teatro dal maggio 2005). Oltre a Tate, il San Carlo ha visto la direzione musicale di Bertini nella stagione 2004-2005, e di Gabriele Ferro dal 1999 al 2004. Con lo stesso Ferro il San Carlo porta il dittico stravinskiano Perséphone-Œdipus Rex nellantico teatro di Epidauro in Grecia, esibendosi con un casti composto tra gli altri da Gérard Depardieu e Isabella Rossellini. Nel giugno 2005 è in Giappone, a Tokyo e Otsu, con Luisa Miller e Il Trovatore di Verdi, e nellottobre dello stesso anno a Pisa con le Cantate per San Gennaro (con la revisione musicale di Roberto De Simone e la direzione musicale di Michael Güttler), ospite del Festival Internazionale della Musica Sacra Anima Mundi. LOrchestra ha inoltre contribuito alla doppia vittoria, nel 2002 e nel 2004, del prestigioso Premio Abbiati assegnato dalla critica musicale italiana. Il corpo di ballo[modifica | modifica sorgente] Il teatro visto da est Già da prima della costruzione del nuovo Teatro, tra le disposizioni del re Carlo I di Borbone ci fu quella di limitare gli intermezzi buffi negli intermezzi di opera seria, a favore di una coreografia che riprendesse i temi principali dellopera rappresentata. Allapertura del San Carlo tale disposizione venne mantenuta, allargandosi successivamente ad interi spettacoli di danza, che portarono alla costituzione di una vera e propria scuola napoletana che andava via via affermandosi con la fama che il Teatro riscosse via via in Europa. Gaetano Grossatesta fu il primo coreografo del nuovo Teatro, e fu lautore dei tre balli che accompagnarono lopera inaugurale del San Carlo, lAchille in Sciro di Domenico Sarro: uno venne eseguito prima dellinizio dellopera, un altro nellintervallo e lultimo dopo la conclusione; i titoli erano: Marinai e Zingari, Quattro Stagioni, I Credenzieri). Il Grossatesta rimase attivo al San Carlo per oltre trentanni, componendo regolarmente tutte le musiche dei propri balletti. La tradizione di far coincidere le figure di coreografo e compositore fu interrotta da Salvatore Viganò, napoletano molto attivo al San Carlo e nei Teatri delle maggiori capitali europee (Parigi, Londra, Vienna), che impose unevoluzione drammaturgica dello spettacolo di danza, approdando poi al balletto dazione ed al coreodramma. Da ricordare altri celebri coreografi formatisi al San Carlo: Carlo Le Picq, Gaetano Gioia, Antonio Guerra e Carlo Blasis, che con la moglie Annunziata Ramazzini insegnò successivamente alla nascente Scuola del Bolšoj a Mosca. Il porticato esterno Tra le danzatrici si ricorda Amelia Brugnoli, Fanny Cerrito e Fanny Elssler che con Maria Taglioni formò la leggendaria terna del balletto romantico francese. Tra i coreografi inoltre si ricorda Salvatore Taglioni (zio di Maria), direttore dei balli al San Carlo dal 1817 al 1860, e tra le ballerine Carlotta Grisi ed Elisa Vaquemoulin. La danza al San Carlo subisce il mutamento dei gusti della società, tra la fine dellOttocento e linizio del Novecento. Viene superata la crisi estetica del romanticismo, pur tuttavia senza trovare una propria identità, ma affidandosi alla moda nazionale dei festosi polpettoni alla Manzotti, tra Ballo Excelsior e Pietro Micca. La grande star internazionale Ettorina Mazzucchelli muove i suoi passi. Al termine della guerra, la Compagnia del Teatro di San Carlo riacquista prestigio, ospitando tra gli altri: Margot Fonteyn, Carla Fracci, Ekaterina Maximova, Rudolf Nureyev, Vladimir Vassiliev, e a questultimo sono affidate molte coreografie degli spettacoli rappresentati in Teatro. Più di recente hanno danzato come ospiti Roberto Bolle, Ambra Vallo, Eleonora Abbagnato. Negli ultimi anni è da sottolineare poi il contributo di Roland Petit: Il pipistrello e Duke Ellington Ballet. Susseguirono le direzioni di Luciano Cannito, Elisabetta Terabust, Anna Razzi, Giuseppe Carbone e Alessandra Penzavolta, questultima lattuale direttrice.[13] Direttori musicali[modifica | modifica sorgente] Salvatore Accardo (1993-1995) Gabriele Ferro (1999-2004) Gary Bertini (2004-2005) Jeffrey Tate (2005-2010) Maurizio Benini (2010-2011; come direttore principale ospite) Nicola Luisotti (2012-) Prime assolute[modifica | modifica sorgente] Particolare dellinterno Achille in Sciro di Domenico Sarro (4 novembre 1737) Medea in Corinto di Johann Simon Mayr (28 novembre 1813) Elena di Johann Simon Mayr (1817) Elisabetta, regina dInghilterra di Gioachino Rossini (4 ottobre 1815) Armida di Rossini (11 novembre 1817) Mosè in Egitto di Rossini (5 marzo 1818) Ricciardo e Zoraide di Rossini (3 dicembre 1818) Ermione di Rossini (27 marzo 1819) La donna del lago di Rossini (24 ottobre 1819) Maometto II di Rossini (3 dicembre 1820) Zelmira di Rossini (16 febbraio 1822) Alfredo il Grande di Gaetano Donizetti (2 luglio 1823) Lultimo giorno di Pompei di Giovanni Pacini, (19 novembre 1825) Bianca e Gernando di Vincenzo Bellini (30 maggio 1826) Elvida di Donizetti (6 luglio 1826) Lesule di Roma di Donizetti (1 gennaio 1828) Il paria di Donizetti (12 gennaio 1829) Elisabetta al castello di Kenilworth di Donizetti (6 luglio 1829) I pazzi per progetto di Donizetti (6 febbraio 1830) Il diluvio universale di Donizetti (6 marzo 1830) Imelda de Lambertazzi di Donizetti (5 settembre 1830) Francesca di Foix di Donizetti (30 maggio 1831) Fausta di Donizetti (12 gennaio 1832) Sancia di Castiglia di Donizetti (4 novembre 1832) Lucia di Lammermoor di Donizetti (26 settembre 1835) Lassedio di Calais di Donizetti (19 novembre 1836) Roberto Devereux di Donizetti (28 ottobre 1837) Elena da Feltre di Saverio Mercadante (1 gennaio 1839) La Vestale di Saverio Mercadante (10 marzo 1840) Caterina Cornaro di Donizetti (18 gennaio 1844) Alzira di Giuseppe Verdi (12 agosto 1845) Poliuto di Donizetti (30 novembre 1848) Luisa Miller di Verdi (8 dicembre 1849) Medea di Saverio Mercadante (1 marzo 1851) Gabriella di Vergy di Donizetti (29 novembre 1869) Prime delle stagioni operistiche[modifica | modifica sorgente] Particolare del palco reale. In primo piano lo stemma sabaudo voluto dai Savoia dopo lunità dItalia, in sostituzione del preesistente stemma del Regno delle Due Sicilie. 1952/53: Otello di Giuseppe Verdi; direttore Gabriele Santini 1984/85: Macbeth di Giuseppe Verdi; direttore Riccardo Muti 1985/86: Falstaff di Giuseppe Verdi; direttore Daniel Oren 1986/87: Carmen di Georges Bizet; direttore: Emil Tchakarov 1987/88: Festa Teatrale per il 250º Anniversario del Teatro di San Carlo; direttore: Gustav Kuhn 1989/90: Lucia di Lammermoor di Gaetano Donizetti; direttore: Massimo de Bernart 1990: The Rape of Lucretia di Benjamin Britten; direttore: Daniel Nazareth 1990/91: Cavalleria Rusticana e Rapsodia satanica di Pietro Mascagni; direttore: Vjekoslav Sutej 1991/92: Elisabetta Regina dInghilterra di Gioachino Rossini; direttore: Alberto Zedda 1992/93: Otello di Giuseppe Verdi; direttore: Daniel Oren 1993/94: Mosè in Egitto di Gioachino Rossini; direttore: Salvatore Accardo 1994/95: Un Ballo in Maschera di Giuseppe Verdi; direttore: Daniel Oren 1995/96: Lohengrin di Richard Wagner; direttore: Gustav Kuhn 1996/97: Tosca di Giacomo Puccini; direttore: Daniel Oren 1998: Tannhäuser di Richard Wagner; direttore: Gustav Kuhn 1999: Eleonora di Roberto De Simone; direttore: Stefan Anton Reck 2000: La Bohème di Giacomo Puccini; direttore: Enrique Mazzola 2001: Perséphone e Oedipus Rex di Igor Stravinskij; direttore: Gabriele Ferro 2002: Turandot di Giacomo Puccini; direttore Gabriele Ferro 2002/03: Don Giovanni di Wolfgang Amadeus Mozart; direttore Gabriele Ferro 2003/04: Elektra di Richard Strauss; direttore Gabriele Ferro 2004/05: Tristano e Isotta di Richard Wagner; direttore Gary Bertini 2005/06: Fidelio di Ludwig van Beethoven; direttore: Tomas Netopil 2006/07: Falstaff di Giuseppe Verdi; direttore Jeffrey Tate 2007/08: Parsifal di Richard Wagner; direttore Asher Fisch 2008/09: Peter Grimes di Benjamin Britten; direttore Jeffrey Tate 2009/10: La clemenza di Tito di Wolfgang Amadeus Mozart; direttore Jeffrey Tate 2010/11: Pergolesi in Olimpiade di Giovan Battista Pergolesi; direttore Alessandro De Marchi 2011/12: Semiramide di Gioachino Rossini; direttore Gabriele Ferro 2012/13: La Traviata di Giuseppe Verdi; direttore Michele Mariotti Al San Carlo si sono svolte inoltre anche alcune prime di teatro di prosa, tra cui Tre pecore viziose di Eduardo Scarpetta (1881) e Napoli milionaria di Eduardo De Filippo (1945); ed alcune prime cinematografiche, come La Bibbia di John Huston (1966). Museo[modifica | modifica sorgente] Dal 1º ottobre 2011 adiacente al real teatro vi è il MEMUS (acronimo di memoria e museo), museo storico che ripercorre la storia del San Carlo stesso e dellopera italiana in generale attraverso lesposizione di quadri, fotografie, strumenti musicali, costumi e documenti d’epoca, con lausilio anche di un archivio musicale audio ed anche uno delle immagini video.[14] Laccesso al museo avviene dai giardini delladiacente residenza reale ed il percorso interno, voluto da Carlo di Borbone per accedere al teatro senza scendere in strada, permette anche di visitare storici ambienti del palazzo. Note
Posted on: Fri, 15 Nov 2013 11:38:38 +0000

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