UN RICORDO DI PINO RAUTI (di Marco Sarti) Rauti riunirà per - TopicsExpress



          

UN RICORDO DI PINO RAUTI (di Marco Sarti) Rauti riunirà per l’ultima volta quel che resta della destra Marco Sarti La scomparsa dell’ex segretario del Msi torna a unire, per qualche ora, un mondo lontano. Movimenti extraparlamentari, deputati e senatori Pdl, persino finiani. Anzi, soprattutto loro. Ieri giovani cresciuti attorno a Rauti, oggi fedelissimi del suo grande avversario. Il centrosinistra ha taciuto in blocco. Pino Rauti e Gianfranco Fini 60 shares 0 shares stampa pdf Sono costretti a tornare tutti insieme. Forse per l’ultima volta. La scomparsa dell’ex segretario del Movimento Sociale Italiano Pino Rauti li unisce nel cordoglio. E nelle tante contraddizioni che hanno caratterizzato l’evoluzione politica dell’universo post fascista nel nostro Paese. I protagonisti della destra italiana superano per qualche giorno la diaspora degli ultimi decenni. Una storia scandita dalle divisioni: i congressi missini di Sorrento e Rimini, la svolta di Fiuggi, la scissione di Futuro e Libertà. I dissapori sembrano dimenticati, almeno fino a lunedì mattina. Quando saranno celebrati i funerali di Rauti nella basilica di San Marco a Roma. Non potrebbe essere altrimenti. Al di là della particolare esperienza politica, di quella storia Pino Rauti è l’ultimo testimone e protagonista. Giovane ufficiale nella Repubblica Sociale, nell’immediato dopoguerra ha partecipato alla nascita del Msi. Passando dai rapporti con Julius Evola alla fondazione del Centro Studi Ordine Nuovo. Dopo il ritorno nel partito, è sua l’innovativa linea politica attorno a cui si raccoglie una nuova generazione di missini. Lo sfondamento a sinistra, l’attenzione alle tematiche sociali, l’ecologia, l’anticapitalismo. Per arrivare al disarmo degli opposti estremismi e alle posizioni anti-xenofobe. Pino Rauti è stato più volte parlamentare. E più volte accostato ad alcune delle pagine più buie degli anni di piombo. Accusato - e sempre assolto - per concorso in strage in relazione agli attentati di Piazza Fontana, Piazza della Loggia e della stazione di Bologna. L’ultimo grande personaggio della destra italiana se ne va per sempre. Lasciando in eredità una Babele di gruppi, sigle e posizionamenti vari. È quello che resta di una delle esperienze più suggestive e discusse, ma anche meno conosciute della storia politica repubblicana. Per rendere omaggio a Pino Rauti da ieri si sono presentati tutti, o quasi. In pochi hanno mancato l’ultimo saluto a quello che viene ancora considerato un padre e un maestro per almeno tre generazioni di attivisti politici. Estremisti extraparlamentari, liberi pensatori, deputati e senatori berlusconiani e futuristi. Già, persino i finiani. Anzi, soprattutto loro. È il grande paradosso della vicenda politica di Pino Rauti. I suoi più stretti collaboratori di un tempo sono passati tutti con il grande avversario. Gianfranco Fini. Uno scherzo del destino, ma non ha nulla a che vedere con il tradimento, fu una scelta politica. Resta il dato: gran parte della generazione missina cresciuta nella metà degli anni Settanta attorno a Rauti, oggi si trova in Futuro e Libertà. Erano i giovani dei Campi Hobbit, dei primi gruppi di musica alternativa. Non di rado ferocemente critici nei confronti della classe dirigente del partito. «Perché a noi dei saluti romani di Fini non è che poi ci fregasse granché» ricorda uno di loro, oggi nello stesso movimento dell’ex presidente della Camera. In una bella intervista di un paio d’anni fa, Rauti ha raccontato a Luca Telese il proprio disagio. L’incapacità di comprendere i motivi di quella deriva. Perché dopo la nascita di Futuro e Libertà i rautiani si sono ritrovati con Fini? «Forse per una vocazione all’eresia. Il dissenso dal verticismo, la centralità della cultura che li porta all’antiberlusconismo». Una strada che si era divisa nel 1995, al momento di chiudere l’esperienza missina per dare vita ad Alleanza Nazionale. Scelta che l’ex segretario non ha mai accettato. Una vicenda non priva di contraddizioni, come dimostrano le polemiche delle ultime ore. La decisione di allestire la camera ardente di Pino Rauti in via della Scrofa, nella sede della Fondazione An, a qualcuno non è piaciuta. È il caso di Teodoro Buontempo, presidente de La Destra. «Rauti non ha mai fatto parte di Alleanza Nazionale, anzi se ne andò proprio il giorno della sua fondazione. Non è mai confluito nel Pdl e men che meno ha aderito al Fli. Ho l’impressione che questa scelta da un lato voglia banalizzare la figura del personaggio politico, e dall’altro la voglia “assorbire” in una storia che non gli appartiene». Leggere i messaggi di cordoglio arrivati nelle ultime ore rende bene l’idea della diaspora rautiana. Che fine hanno fatto i giovani cresciuti all’ombra del fondatore di Ordine Nuovo? I rivoluzionari, contrari all’idea di un partito borghese, di destra, difensore del capitalismo? Molti, si è detto, formano l’ossatura di Futuro e Libertà. È il caso di Flavia Perina, Fabio Granata, Giorgio Conte, Carmelo Briguglio. Erano rautiani i senatori Maurizio Saia e Pasquale Viespoli. Un breve passaggio in Futuro e Libertà, oggi nel limbo di Coesione Nazionale. E proprio Viespoli, raccontò una volta Rauti, nel 1977 schiaffeggiò l’allora presidente del Fronte della Gioventù Gianfranco Fini, contrario all’organizzazione del primo Campo Hobbit di Montesarchio. È finita nel partito meridionalista Grande Sud Adriana Poli Bortone. Grande rautiano era Silvano Moffa, oggi presidente della commissione Lavoro di Montecitorio e capogruppo di Popolo e Territorio (gli ex Responsabili di berlusconiana memoria). «Ora ha il ruolo del moderato - raccontava Rauti in una intervista di qualche anno fa al Giornale - ma non sempre nelle vecchie vicende lo fu. Ricordo quando lo mandai a sostituire come commissario Teodoro Buontempo che si era accordato con Fini sebbene eletto come rautiano al congresso provinciale di Roma. Moffa fece accompagnare Teodoro fuori dalla federazione con la sedia sotto il sedere». La lista prosegue. Rautiani sono stati tanti parlamentari rimasti nel Popolo della libertà. Da Mario Landolfi ad Andrea Augello. E poi il sindaco della Capitale Gianni Alemanno - avvicinatosi alla corrente in un secondo momento - che vent’anni fa sposò la figlia dell’ex segretario (Isabella, oggi consigliere regionale Pdl nel Lazio). Uniti nel cordoglio per la scomparsa di Pino Rauti sono anche tanti ex dirigenti missini che rautiani non sono mai stati. E tante realtà dell’universo postfascista che alla svolta di Fiuggi non hanno mai preso parte. Da Forza Nuova, il movimento estremista di Roberto Fiore, ai giovani fascisti del terzo millennio di CasaPound. Salvo poche eccezioni - il direttore di Italiani Filippo Rossi - la comunità post missina si stringe attorno al ricordo dell’ex segretario. E non solo quella. «Non ho mai incontrato Pino Rauti, ma mi sarebbe piaciuto» scrive oggi Giuseppe Spezzaferro, uno dei fondatori di Lotta di Popolo, il movimento Nazi-Maoista nato alla fine degli anni Sessanta. «Non vado ai funerali per non incontrare tanti che ne parlavano malissimo e che gli hanno fatto la guerra e che adesso si stracciano le vesti e vantano una relazione privilegiata». Divisa da decenni di allontanamenti e distinguo, la storia della destra italiana si riunisce nel ricordo di uno dei suoi padri. Discutibile nelle convinzioni politiche - non è un caso se ieri nessun esponente di centrosinistra abbia commentato la sua scomparsa - meno nella capacità di guardare al futuro. E non solo in tema di “sfondamento a sinistra”. L’articolo di Annalisa Terranova sul Secolo d’Italia, tra i più belli pubblicati oggi, ricorda la sua uscita dal Movimento Sociale. «A Fiuggi Rauti si oppose, solo e negletto, alla trasformazione del Msi in An. E si condannò lui stesso, politico che aveva sempre saputo guardare più in là di tutti, a rivestire i panni del nostalgico». Tra coloro che hanno assistito allo scioglimento di Alleanza Nazionale, qualcuno potrebbe dissentire. Chissà che anche allora Rauti non avesse visto più lontano di tutti… Leggi il resto: linkiesta.it/rauti-destra#ixzz2ZrhxsWFU
Posted on: Tue, 23 Jul 2013 11:05:20 +0000

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