Un’esperienza straordinaria di Flavio Oreglio Quando si dice - TopicsExpress



          

Un’esperienza straordinaria di Flavio Oreglio Quando si dice che “la vita ti sorprende quando meno te l’aspetti” sappiamo benissimo di dire un’ovvietà, ma l’esperienza che sto per narrare è la quintessenza della capacità della vita di stupirti. Tutto ebbe inizio la notte di capodanno del ’98, all’epoca ero reduce da un’esperienza col Cà Bianca Club di Milano, locale dove avevo lavorato per cinque anni e che nel 1995 aveva pubblicato il mio terzo disco: “Burlando furioso”. Era la fine di un ciclo. Avevo completato la mia opera prima (Ridendo e sferzando) ed ero entrato in una fase di stanca artistica che si trascinava da ormai due anni. Tra il ’94 e il ’95, ero approdato al Maurizio Costanzo Show, ma nel giro di un anno persi il contatto con la TV e troncai brutalmente la mia collaborazione col Cà Bianca, restando così senza punti di riferimento. Ero disgustato dall’ambiente e decisi di prendermi una pausa di riflessione. Iniziai a frequentare con assiduità un bar di Peschiera Borromeo (il “Funtanin”) e cominciai a giocare a scacchi: due anni di studio, la creazione di un circolo e ottimi risultati agonistici. Studiavo gli scacchi anche otto ore al giorno. La mia mente non creava, in quel periodo, probabilmente aveva bisogno di concentrarsi su tutt’altro. Non che non lavorassi, anzi! Le serate giungevano copiose e io facevo il mio “compitino” serale forte di un vasto repertorio costruito in dieci anni di intensa e seria attività. Nel dicembre del 1997 fui chiamato dal Castiglioni per lavorare al Caffè Teatro all’ultimo dell’anno. Avevo sempre passato il Capodanno facendo parecchi spettacoli di fila e non avevo voglia di girovagare un’altra volta per tutta la notte. Accettai. Fu un capodanno bellissimo, durante il quale arrivammo a definire un contratto di management (era appena nata la “Tempo Libero srl” che poi diventerà la “Caffè Teatro Spettacoli”) e la sera stessa lo firmammo. Da quel momento iniziai a collaborare col Caffè Teatro e con Rocco Barbaro che era reduce dal grande successo avuto al “Pippo Chennedy Show” di Serena Dandini. Conoscevo Rocco dai tempi del Cà Bianca, e c’era tra noi un rapporto di stima reciproca. Lo accompagnai in parecchie serate e dopo pochi mesi pensammo di costruire un laboratorio per provare nuove cose con Leonardo Manera, Egidia Bruno, Franco Rossi e Aurelio Paviato. Era il mese di maggio ’98. L’esperienza si protrasse fino al mese di luglio (tutti i mercoledì) poi si fermò sia per la pausa estiva, sia perché ci trasferimmo tutti a Reggio Calabria, dove fu organizzata, sotto la direzione artistica di Rocco Barbaro, un’importante rassegna di Cabaret e Teatro Comico: SENZA SCHIANTO (con la regia di Massimo Olcese). STOP & FLASHBACK - Nei due anni passati a giocare a scacchi avevo avuto dei contatti “strani” con gente “strana”, contatti che però mi aprirono nuovi orizzonti. PRIMO FATTO - Avevo pubblicato il libro “Ridendo e sferzando” all’interno di una collana umoristica edita dalla casa editrice Greco&Greco e fu lì che incontrai quel personaggio straordinario che è Tiziano Riverso. Fumettista, ex disegnatore del “Male”, grande cazzeggiatore, con Tiziano è stato subito feeling artistico e umano. Persona pratica, pragmatica, decisa; ci siamo trovati immediatamente in sintonia e in breve tempo diventammo i veri promotori della collana umoristica “Le zanzare”, ideata e gestita da un personaggio simpatico ma fuori luogo: Danilo Arlenghi. Riunioni tra noi e gli artisti che collaboravano alla collana (su tutti Fabrizio Canciani e Dado Tedeschi), ci convinsero della bontà dell’iniziativa; ma il progetto necessitava comunque di ritocchi, primo fra tutti l’eliminazione dell’ “ir-responsabile” della collana che per mentalità appariva più un ostacolo che una guida. Detto, fatto. Avevamo deciso di riunirci una volta alla settimana per studiare il modo migliore per andare avanti, ma non era sempre facile trovare il tempo per farlo. Un particolare fondamentale: Tiziano Riverso abitava a Busto Arsizio, poco distante da Verghera di Samarate, dove si trova il Caffè Teatro, collaborava con la Prealpina e con altre testate giornalistiche locali e aveva come punto di riferimento il “Circolone” di Legnano, locale dove da anni si teneva settimanalmente un laboratorio di cabaret che Tiziano aiutava a promuovere. Ho sempre visto con simpatia il “Circolone”, ma ho sempre preferito il Caffè Teatro per via della sua più chiara definizione nel settore del cabaret. Convinsi Tiziano a spostare la sua attenzione sul locale di Verghera. SECONDO FATTO - Da più di un anno non lavoravo con i Two Guitar Players. Ci eravamo persi di vista dopo gli eventi nefasti del Cà Bianca. Avevo una gran voglia di riprendere i discorsi interrotti e di provare nuove cose con loro. Si profilava un altro giorno di impegno settimanale e questa ipotesi mi fece riflettere. Tra laboratorio al Caffè Teatro, collana di libri, prove coi TGP gli impegni cominciavano a essere parecchi. La parola d’ordine fu: ottimizzazione. Decisi di strutturare un unico appuntamento settimanale, convogliando tutti gli impegni in una sola giornata di lavoro. In un primo momento pensai di radunare la comitiva al laboratorio del mercoledì, ma si profilava un gruppo troppo folto. Così decisi di staccarmi e insediarmi al Caffè Teatro la domenica. Oltre ai TGP, Tiziano Riverso, Fabrizio Canciani e Dado Tedeschi, chiamai anche Antonio De Luca di cui ho sempre apprezzato le doti autorali, Pietro Nobile e Aco Bocina due musicisti straordinari, mentre, sul fronte cabaret pensai a Enrico Bertolino col quale avevo appena collaborato in TV a “Facciamo Cabaret – Zelig 1998” proponendo il serial “Quest’uomo vogliamo ricordarlo così” in trio con Fabio De Luigi. Enrico declinò l’invito perché aveva appena firmato un contratto con la RAI ed era ovviamente superimpegnato. TORNIAMO A “SENZA SCHIANTO” - In Calabria, mi fu affidato l’incarico di provvedere alla “colonna sonora” della rassegna. Questa richiesta fu la scintilla che mi fece rompere gli indugi. Chiamai – ovviamente – i TGP e proposi loro di ricominciare a lavorare; gli sottoposi l’ipotesi “Senza Schianto” e il laboratorio della domenica da iniziare a settembre. Accettarono entrambe le proposte. Senza Schianto fu un’apoteosi. Alla fine ci congedammo con un “Arrivederci a settembre”. Dopo “Senza Schianto” ripresi la mia attività di serate e una di queste fu decisiva per tutta la nostra storia. Ero in programmazione a Loano, in una rassegna curata da Zelig. Tale rassegna prevedeva due spettacoli a sera e l’8 di agosto del ‘98 era annunciato il mio spettacolo insieme a quello di Ale e Franz. Ci incontrammo a Loano nel pomeriggio dell’8 agosto. Li conoscevo poco. Li avevo intravisti al Cà Bianca e sapevo che avevano iniziato da qualche anno a lavorare proprio al Caffè Teatro sotto la direzione di Natalino Balasso. Passammo una splendida giornata tra prove, cazzeggi e una cena a base di pesce e barzellette. Un incontro cordialissimo che subito mi fece apprezzare la loro trasparenza e la loro schiettezza. Nel parlare del più e del meno, esposi il mio progetto di laboratorio al Caffè Teatro e subito loro si offrirono per partecipare. Io risposi “Va bene, ci vediamo a settembre”. Dopo l’estate mi misi d’impegno e cominciai a radunare il gruppo di lavoro. Partimmo a metà settembre, facendo nascere l’esperienza più bella della nostra storia artistica.
Posted on: Mon, 23 Sep 2013 08:40:20 +0000

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