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Usl, avanza il piano rimborsi «Sì, però tagliano il Sociale» Sanità, scontro sulla legge salda-debiti con i fornitori E’ passato subito in commissione Sanità, grazie ai voti di Pdl e Lega, il disegno di legge con cui la giunta Zaia ha deciso di accedere al fondo nazionale istituito per pagare i debiti contratti dalle Usl con i fornitori. Il Veneto avrà in prestito 1 miliardo e 470 milioni di euro (770 milioni nel 2013 e 700 nel 2014), che dovrà restituire in trent’anni e con un tasso di interesse compreso tra il 3,15% e il 4%. Il problema è che per onorare l’impegno sarà costretto a prelevare 45 milioni all’anno dai capitoli di spesa del Sociale: 18 dal fondo riservato ai Comuni per la disabilità e 27 dai finanziamenti destinati all’affido, all’inserimento dei minori in comunità protette ma anche ad aiutare le famiglie più disagiate a pagare la rette di asilo nido e scuola materna. Motivo per cui l’opposizione si è astenuta. «E’ inammissibile far ricadere sui servizi alle persone, già fortemente penalizzati, il peso del piano di rientro—attacca Claudio Sinigaglia (Pd), vicepresidente della commissione Sanità —. Aspettiamo una correzione di rotta. Se in aula non ci sarà, daremo battaglia». Ora infatti il provvedimento passa al vaglio del Consiglio regionale, programmato per i prossimi 30 e 31 luglio. «Quali garanzie date ai veneti in merito al fatto che, per coprire debiti legati alla cattiva gestione della maggioranza, non si taglieranno servizi, indennità e impegnative di domiciliarità? », chiede Giampietro Marchese, consigliere del Pd. «Il pericolo è che alla fine tutto sarà pagato dai cittadini, con ulteriori tagli al servizio sociosanitario e nuovi esborsi», rimarca Pietrangelo Pettenò (Federazione della Sinistra). «Non vogliamo che i debiti della Regione siano pagati dai malati, dalle famiglie povere, dai disabili — incalza il capogruppo dell’Idv Antonino Pipitone —. Per restituire il prestito romano il federalista Zaia massacra il Sociale e penalizza le persone in difficoltà». Ma perchè si è deciso di attingere ai capitoli di spesa più delicati? «Perchè sono gli unici certi nel bilancio pluriennale della Regione, che dunque possono dare garanzie alla Ragioneria dello Stato — spiega Roberto Ciambetti, assessore al Bilancio —. Ma c’è l’impegno della giunta, e sono certo anche del consiglio, a rifinanziare le due voci interessate con la legge di bilancio». «E’ vero, è una scelta antiestetica, difficile e ostica—aggiunge Remo Sernagiotto, assessore al Sociale — ma era il solo modo per pagare le oltre 7 mila aziende che riforniscono la nostra sanità e salvare tanti posti di lavoro. E’ più scandaloso che lo Stato ci presti esattamente gli stessi soldi bloccati al Veneto dal Patto di stabilità, ma con interessi sette volte superiori a quelli praticati dalla Banca centrale europea. I due capitoli di spesa saranno puntualmente rifinanziati ogni anno, e con gli stessi importi. Anzi, il 2013 è a già a posto e per il 2014 c’è garanzia di copertura ». Non ci crede mica il senatore Antonio De Poli (Udc), che parla di «provvedimento scellerato»: «Se fossi Sernagiotto mi dimetterei». Eppure per Leonardo Padrin, presidente della commissione Sanità, aver licenziato la proposta della giunta in tempi record «è un segnale di buona politica, perchè si è capito che le nostre imprese non possono più aspettare. Hanno bisogno di risposte concrete». Anche perchè le Usl venete pagano con tempi variabili dai 60/90 giorni di Bassano, Pieve di Soligo, Treviso, Padova e Este ai 12/14 mesi di Chioggia, passando per i 462 giorni di Venezia e i 543 di Rovigo (dati Assobiomedica). «Le più danneggiate sono le piccole e medie imprese, che commerciano solo in Italia — rivela Angelo Fracassi, a capo della «Dasit Group» di Cornaredo (Milano), che si occupa di analisi del sangue e dal 2010 avanza dalle aziende venete 1 milione e 328 mila euro, su un fatturato di 60 milioni —. Il danno c’è eccome e pure la beffa, visto che di annunci e promesse i politici ne fanno continuamente, ma noi non abbiamo ancora visto un euro. Il Veneto non è uno dei migliori pagatori, ha una media di un anno di ritardo, e non faccio salti di gioia per l’ultimo provvedimento della giunta Zaia, non vorrei si trasformasse nell’ennesima bufala. Anche ammettendo il saldo dei debiti pregressi, quando ci pagheranno quelli che le Usl stanno facendo adesso? Insomma, partono già in ritardo di un paio d’anni, per di più io non ho nessuna garanzia che d’ora in poi rispetteranno il termine dei 60 giorni imposto dall’Europa». «Tutti questi "correttivi" legali pensati per accelerare i pagamenti in realtà non fanno che appesantire la burocrazia delle aziende, perciò doppiamente penalizzate— concorda Nicoletta Minotti, responsabile per il recupero crediti della «Alifax» di Polverara (Padova), che vende strumentazioni per laboratori —. Non è così semplice risolvere la questione e intanto le imprese soffrono molto, soprattutto la carenza di liquidità. Se non lavori con l’estero, rischi di rimanere bloccato». «Aspettare mesi e mesi di essere saldati significa dover fare i conti con gli interessi imposti dalle banche, che alla fine riducono i guadagni — sottolinea Marco Dal Brun, amministratore delegato di «Iniziativa Medica» di Monselice, che eroga prestazioni specialistiche, e presidente del comparto Sanità per Confindustria —. Senza contare la difficoltà di accedere al credito per compensare la mancanza di liquidità». Bè se questa è la strada giusta per risanare i debiti della sanità ,allora perchè bisogna chiudere siti ospedalieri. Le risorse bisogna trovarle , come la riduzione dei gettoni di presenza dei politici regionali , nemo benifit ai dirigenti regionali e alle partecipate della regione dove si sprecano molti soldini , dove sono seduti nel CDA illusti illuminari con risultati poco brillanti. Dove si stagna lo spreco bisogna ridurre , puntualizziamo che lo spreco è dove si spende di più. reblogato LUCA BARBATO..coriere .
Posted on: Fri, 19 Jul 2013 11:49:51 +0000

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