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di maestro in maestro minimalismo in stato puro La Monte Young - The Second Dream of the High-Tension Line Stepdown Transformer (from The Four Dreams of China) (1991) 1. The Melodic Version Of The Second Dream Of The High-Tension Line Stepd (La Monte Young) 01:17:03 Review by Blue Gene Tyranny (ALLMUSIC) (4.5 stars) The harmonic version of this piece was completed in 1963 and the current melodic version, played here by The Theatre of Eternal Music Brass Ensemble led by composer-performer Ben Neill, was created in 1984. Like Harry Partch, Ben Johnston and others, Young is known for basing his compositions on alternative tunings, especially The Well-Tuned Piano (1964-81), and The Tortoise, His Dreams and Journeys (1964-present). In this recorded realization, 8 trumpets with Harmon mutes provide an amazing recreation of the titles sonic experience as they play long sustained tones that beat against each other on four pitches in frequency ratios (of the complete quadrad 18/17/16/12) which can be isolated in the harmonic structures of the sounds of power plants and telephone poles. The players concentration and accuracy of tuning are impeccable. Young recalls two such listening experiences in his life: one next to a telephone pole in Bern, Idaho, and the other near twenty transformers at a power distribution station outside of Montpelier next to a Conoco gas depot that his grandfather managed and where his father often worked. Sometimes on warm days I would climb up on top of the huge gasoline storage tanks and sit in the hot sun, smelling the gasoline fumes, listening to the sounds, daydreaming and looking off at the mountains. This piece presents a form of group improvisation based on timelessness - each performance is woven out of an eternal fabric of silence and sound (which) evanesces back into silence until a group of musicians picks up the same set of pitches again (Young). The buzzing drones move from side to side like a shamanistic evocation as the tunings change over the nearly 90-minute duration. Feelings and memories are suddenly triggered with each change and long silences deepen the mysterious aura. Review by (Brian Olewnick, Rovi) (artistdirect) (4.5 stars) In his liner notes to this recording, La Monte Young recounts that his earliest aural memory was hearing the wind whistling through the chinks in the walls of the log cabin where he was born and having been greatly influenced by the beauty and mystery of this phenomenon. This work (its title shortened for convenience to 90 XII C. 9:35-10:52 PM NYC, indicating the time and place of this particular recording), scored for eight muted trumpeters, clearly echoes that remembrance. The musicians play long, very long, single-note lines, pausing every several minutes as though imitating the breaths of a giant. They are limited to a handful of notes and the rules for deploying them are rather intricate, limned in exacting detail by Young in his notes. The listener hears a subtly shifting tapestry where, if heard at all closely, apparent simplicity gives way to a hazy complexity that drone fans will find fascinating and rewarding. The justly intoned notes play off each other in unusual (to Western ears) fashion, creating sonic mirages of seemingly varying depths, belying the superficial aspect of stasis. There is no forward progression in the accepted sense, only a further (eternal, if Young had his way) unfurling of patterns and relationships between tones. This album provides one of the clearest examples of the composers rather arcane musical theories, avoiding the new age-y pitfalls that dilute much of his more celebrated The Well-Tuned Piano and the obfuscating rock clichés of the Forever Bad Blues Band. For those with the patience, this disc offers some fine sonic treasure. Rewiew by Anonimo (spurensicherung) la monte young wrote the original version of the second dream of the high tension line stepdown transformer from the four dreams of china in 1962 and added and complemented the melodic version of the second dream of the high tension line stepdown transformer from the four dreams of china in 1984. eight trumpets recorded their version of the melodic version of the second dream of the high tension line stepdown transformer from the four dreams of china in 1990 on the 9th of december: rich clymer, pamela fleming, james oconnor, james donato (left channel); ben neill, gary trosclair, rich kelley, stephen burns (right channel). and no pop and yes pop: la monte young is (a) (tone) drone and soft machine and sonic youth would never had happened at all. your challenge / my mission. Monografia di Alex Franquelli (ondarock) La Monte Young Alla ricerca della musica eterna Considerato il primo dei compositori minimalisti, La Monte Young ha testardamente inseguito un ideale di musica nuova ed eterna. Una lunga carriera allinsegna della sperimentazione, che ha influenzato stuoli di musicisti avantgarde, ma anche rock, dai Velvet Undeground a Brian Eno. Con tre tappe in altrettante città: Los Angeles, San Francisco e New York. Si potrebbe - in modo del tutto banale ma certamente efficace - suddividere la carriera di La Monte Young in tre fasi legate ad altrettante città: Los Angeles, San Francisco e New York City. Si potrebbe - ma di certo noi non lo faremo - affermare e comprovare come Young sia stato il primo, vero minimalista in ambito musicale in quanto, nel fare ciò, non renderemmo giustizia allevoluzione di uno stile in continuo avanzamento ed evoluzione. I have my own definition of minimalism, which is that which is created with a minimum of means. (La Monte Young) Evitando giri di parole affascinanti quanto inutili, occorre dire che il minimalismo musicale altro non è se non la conseguenza di una progressiva riduzione di mezzi e di forma sonora, introdotta nella seconda metà del secolo scorso da quattro compositori americani: La Monte Young, Terry Riley, Steve Reich e Philip Glass. Sommariamente parlando, col minimalismo siamo di fronte a unauto-limitazione di materiale in fase di approccio alla composizione, di unapparente riduzione di tecniche darrangiamento e di soluzioni trasformative, di un preciso equilibrio tra ritmo e timbro e un orgoglioso rifiuto del pensiero e dei modi che la cultura popolare del primo dopoguerra aveva reso apparentemente imprescindibili. Ed è proprio la musica popolare a fornire la chiave di lettura più efficace del sentire minimalista. Se da una parte, infatti, le radici dei movimenti minimalisti pittorici degli anni 50 e 60 erano inevitabilmente europee (gli americani Frank Stella, Don Judd, Dan Flavin avevano tutti una profonda ammirazione per lasciuttezza formale del suprematismo russo del Malevich dinizio secolo, del costruttivismo di Vladimir Tatlin e del dadaismo del Vecchio Continente), nel campo musicale lo sviluppo non aveva avuto un decorso altrettanto chiaro e netto. In musica avviene invece un processo di sottrazione, di de-composizione del sistema strutturale che non è privazione ma una forma di addizione negativa che porta la pop music a tornare a forme quasi elementari di tonalità e modalità, a diminuire il numero dei movimenti armonici a un minimo strettamente essenziale, a ridurre allosso le soluzioni ritmiche, sostituite da ripetizioni quasi ossessive e brevi unità armoniche diatoniche. Un primo processo di evoluzione e rielaborazione del minimalismo musicale può dirsi concluso una volta che compositori europei come Michael Nyman, Peter Michael Hamel, Dominique Lawalree, Louis Andriessen o Richard Pinhas iniziano a far uso delle ripetizioni e delle forme tipiche del linguaggio musicale americano; iniziano cioè a riportare il minimalismo nel pop attraverso, se non la forma, almeno la sostanza, grazie ai primi esperimenti degli Xtc, dei Pil (Public Image Limited) e lo space-rock tedesco (Kraftwerk, ovviamente, su tutti). It was really exciting growing up in L.A. because there was so much going on in music, and so many young talents. At one point I was playing at sessions with Ornette Coleman and Don Cherry. (La Monte Young) La tentazione di dividere la vita di La Monte Young in tre fasi legate ad altrettante città, dicevamo, è forte. Ma così facendo compiamo lerrore di sottovalutare limportanza degli inizi a Bern, Idaho, dove nasce nel 1935, e nella cui minuscola cittadina prova per la prima volta il fascino per i suoni - siano essi naturali o artificiali - che riesce ad ascoltare nelle vicinanze della minuscola capanna di legno in cui vive con la sua famiglia. Il vento tra le tavole della casa, il fiume, il trasformatore della vicina centrale elettrica e il fischio irregolare dei treni sono solo alcuni dei suoni che Young citerà più tardi come le prime, vere influenze musicali. Basti pensare al numero di sue composizioni basate sul Dream Chord (an amazing sequence made up of G-C-C sharp-D) che altro non è se non il suono del vento tra i pali del telefono di Bern. A seguito di frequenti spostamenti, la famiglia decide di fermarsi a Los Angeles, dove Young impara i rudimenti del sassofono e del pianoforte senza comunque mai eccellere. In età adolescenziale si diploma alla ben poco rinomata John Marshall High School, dove però ha la fortuna di studiare musica con Clyde Sorenson, un ex-studente di Schoenberg alla California University. Il jazz è il suo primo amore, ma si limiterà a suonarlo negli anni precedenti il diploma in composizione, etnomusicologia e teoria musicale che consegue nel 1958. In questo periodo, La Monte, ormai giovane uomo, si cimenta per la prima volta con la composizione ricordando come il solo Terri Riley e Dennis Johnson (un compagno di studi, ndr) riuscissero ad apprezzare una musica tanto spontanea quanto nuova. Il flirt con il jazz continua in diversi combi in cui trovano spazio musicisti giovani e sconosciuti come Billy Higgins, Dennis Budimir, Hal Hollingshead e la tromba di Don Cherry. Dalle poche registrazioni rimaste è possibile sentire come il giovane compositore americano stesse iniziando a cimentarsi col free jazz che solo pochi anni più tardi Ornette Coleman (della cui band originale Cherry e Higgins faranno parte) porterà alla ribalta. Il genere appare però un veicolo limitato, unespressione che mal ci confà alla sua voglia, mai sopita, di esplorare ripetizioni e suoni sostenuti. Lesperienza jazzistica è ormai stretta a Young che alla fine degli anni 50 sta sviluppando nuove forme sonore che trovano sfogo nel Youngs Blues del 1957, in cui la continua alternanza di accordi - comunque basati sugli standard del blues - lascia intravedere spunti diversi, innegabilmente votati alla ricerca di unestetica nuova. Estetica che gli appare dinanzi un giorno, improvvisamente e del tutto casualmente, quando alla radio gli capita di ascoltare Sind Bhairavi e Piloo; due esempi di musica indiana il cui scheletro era costituito da drones (lequivalente bordone in italiano non riesce a rendere appieno lidea in quanto troppo legato al classicismo sinfonico, ndr), suoni e armonie sostenute. La passione per la musica indiana culminerà nel 1971 con la direzione del Kirana Center for Indian Classical Music. La componente mistica, ma al contempo areligiosa della musica di Young, contribuirà col tempo a farne un compositore di un minimalismo proteso verso leterno, linfinito. Non che ciò fosse un intento del tutto nuovo (già nel XIV secolo troviamo opere dallintento simile come Ma Fin et mon commencement di Guillaume de Machaut) ma nel caso delluomo di Bern, ci troviamo dinanzi a un intelletto libero da riflessi o canoni dottrinali, da enfasi sacre, da un sentire scritturale, da una coscienza timorosa o dal senso del giusto. La semplicità del suono altri non evoca se non luomo stesso, il suo vibrare carnale e limpeto curioso di una mente che è al contempo ragione e anima, sangue e spirito. Se è vero che le prime composizioni ricalcano lo stile di Béla Bartók, in seguito a un interesse nato dallascolto del suo Concerto per Orchestra, è comunque Arnold Schoenberg ad avere la maggiore influenza sullo Young del periodo losangelino. Durante il tempo trascorso alla Ucla, infatti, sono le lezioni di Leonard Stein e Anton Webern a portarlo verso il serialismo e la dodecafonia di Schoenberg, di cui questi erano stati studenti duranti i loro trascorsi nella Seconda Scuola di Vienna. Del grande compositore viennese, però, Young preferisce le elaborazioni più libere e atonali, sviluppando a sua volta un linguaggio infuso di un sano contrasto tra lestetica di un dinamismo dalle forme classiche e la propensione per una struttura più statica, vera e propria forma mentis della prima idea di minimalismo che continua a tormentare il giovane La Monte. I had a calling to become what I became - I was created to do this. (La Monte Young) Il suo ultimo periodo a Los Angeles è contraddistinto da uno studio quasi maniacale sulle note sostenute, sulla possibilità di elevare i singoli suoni - protratti nel tempo - a forma e sostanza dei suoi componimenti. Il suo Trio For Strings (1958) è il culmine stesso del periodo. La scoperta del serialismo e il suo allontanarsi da esso - pur servendosene ai fini della creazione delle prime opere - racchiudono lirrequietezza intellettuale di un compositore che non ha ancora abbandonato del tutto mezzi più classici (lo studio del contrappunto e la stesura di alcuni canoni ne sono un fulgido esempio) ma che sta volgendo lo sguardo verso altri lidi ancora a lui stesso ignoti. Siamo finalmente dinanzi a un primo accenno di minimalismo, a un esperimento formale che fa uso di geometrie fuori dal corpus della tradizione occidentale (abbiamo accennato allamore per la musica indiana, ma potremmo citare anche il gagaku giapponese o il gamelan indonesiano) per giungere a conclusioni di un dinamismo rivoluzionario e puro, che si serve del passato per metterne a nudo la linearità e romperla con impeto e vigore del tutto nuovi. Settembre del 1958 vede La Monte Young trasferirsi a Berkeley (San Francisco) dove studia sotto la guida di Seymour Shifrin tra mille difficoltà, nonostante lentusiasmo del suo tutore. Gli studi sui suoni e la nuova forma compositiva sviluppata a Los Angeles, infatti, nella Bay Area non sono presi sul serio e in questo contesto di indifferenza generale ha luogo la première di Trio For Strings a cui, tra gli altri, non assiste colui che di lì a poco diverrà lunico vero amico di Young: Terry Riley. Ironicamente, questultimo noterà allinizio lo spaesato compositore dellIdaho più per il suo look che per la sua musica (Eravamo negli anni 50 e tutti avevano uno stile dabbigliamento molto formale, ma La Monte sembrava essere stato catapultato nel mezzo del campus direttamente dalla decade successiva, ammetterà più tardi un Riley divertito). La realtà di Berkeley è comunque diversa da quella dello Ucla. Shifrin quasi costringe Young a scrivere musica seguendo le condizioni di un tradizionalismo a lui ormai inviso, ma il risultato è ad ogni modo degno di nota. Nascono in questo periodo gli Studies I, II & III che contengono in nuce accenni di suoni sostenuti e persino musica veloce. Draw a straight line and follow it. (La Monte Young) Lambiente del campus sta però stretto a La Monte, che parte per una vacanza-studio in Europa, dove ha occasione di seguire alcune lezioni di Stockhausen alla Darmstadt School in Germania nel 1959. Le lezioni del suo insegnante sono prese molto seriamente dal giovane compositore americano, che aspetta lultimo giorno per mostrare le sue partiture del Trio al maestro tedesco. Durante il suo soggiorno estivo, Young compone il terzo dei suoi studi che denota tutta linfluenza di Stockhausen, anche se nemmeno in un ambiente fertile e propositivo come quello della cittadina teutonica la sua musica viene presa seriamente. Nel tirare le somme del suo soggiorno europeo, comunque, la cosa sorprendente è che la vera scoperta è, per Young, John Cage. Curiosamente, infatti, Stockhausen aveva riservato largo spazio alla musica dellideatore della chance music che aveva insegnato proprio a Darmstadt lanno prima, suscitando parecchio interesse. Nel 1966 Young sosterrà come linfluenza di Cage a quel tempo fosse duplice. Se da un lato, infatti, ne ammirava la temerarietà nellapproccio alla casualità in musica, dallaltro era affascinato dal ricorso a risorse extra-musicali nelle sue performance. Il Poem For Chairs, Tables, Benches, etc... risale infatti proprio a quegli anni (1960) ma prima ancora aveva visto la luce (sebbene solo su carta) la celeberrima Vision (1959), scritta per dodici strumentisti, un registratore e quattro bassi: il tutto situato lungo il perimetro dellauditorium e in un ambiente completamente immerso nel buio. Ogni suono è specificato sullo spartito, ma la durata e le pause (entro lo spazio di tredici minuti) devono essere calcolati con laiuto di un numero preso a caso dallelenco del telefono. Inutile dire che la prima di tali opere causò sconcerto e raccapriccio tra gli intellettuali di Berkeley, ma ormai il dado era stato tratto e tornare indietro sarebbe stato semplicemente deleterio. Per amor di sintesi possiamo affermare con estrema sicurezza che Cage fornisce a Young la chiave per decriptare la propria ispirazione, gli attrezzi espressivi attraverso cui sfogare la logica accumulata negli anni losangelini. La musica di La Monte Young perde ora quasi ogni contatto con la realtà, le regole dissipano il proprio significato e il tempo, vero e proprio padre-padrone del suono prima di allora, diviene il primattore e per questo motivo cessa di essere il regista dellorganizzazione sonora. La mobilia movente in Poem è la soglia varcata la quale nulla sarà più come prima. Il dadaismo, il surrealismo guadagnano una propria voce tra le frizioni, il rumore, lo stridere del cemento e il legno e la plastica. Le opere successive come 2 Sounds iniziano ad aprirsi allarchitettura e alla scultura con performance eseguite in tempo reale, in collaborazione con Terry Riley - col quale Young stringe una collaborazione che porterà la coppia a insegnare composizione nel 1960, inscenando lezioni al limite del paradosso - e a questo punto della carriera, come ricorda lo stesso compositore, non è importante che larte sia buona, ma che proponga qualcosa di nuovo. La scena della Bay Area non riesce più a stare dietro alle idee vulcaniche di un artista che sa di aver trovato una strada che non aspettava altro che di essere battuta. Young, quindi, decide di spostarsi di nuovo e questa volta ancora più a nord, in una città che sta vivendo un fermento creativo forse senza precedenti. È lautunno del 1960. È tempo di avanguardia. New York City. If listeners arent carried away to Heaven, Im failing. (La Monte Young) Il pretesto è il premio (lAlfred Hertz Memorial Traveling Scholarship) che Young, giura, gli viene assegnato a Berkeley per liberarsi di un alunno scomodo e invadente ma che, comunque stiano le cose, gli permette di entrare in contatto con personaggi del calibro di George Brecht, Toshi Ichiyanagi e sua moglie Yoko Ono, Jackson MacLow e altri ancora. A pochi mesi dal suo arrivo, Young diviene uno degli esponenti di punta dellavanguardia e in particolare del Fluxus newyorkese. Compone diversi lavori e non mancano richieste apparentemente assurde agli esecutori. Come quella di liberare un certo numero di farfalle nellauditorium (Composition 1960 n. 5) o unaltra in cui gli artisti devono fingere di essere il pubblico. Se ci atteniamo alle composizioni più tradizionali, levento più importante è lincontro con Richard Maxfield, che aveva sostituito temporaneamente John Cage alla New School for Social Research, e che condivide in parte linteresse di Young per la staticità e uno sviluppo lento ma progressivo della musica. Nasce in lui linteresse per lelettronica che culmina nella stesura di The Second Dream Of The High-Tension Line Stepdown Transformer - un chiaro riferimento ai suoi trascorsi da bambino a Bern, nellIdaho. Gli anni 60 lo vedono quindi alla guida della scena avanguardista della Grande Mela, ma ben presto lurgenza compositiva è seguita dal desiderio di dare vita alle prime elaborazioni, che finora hanno trovato spazio solo su carta. La costituzione di un ensemble è il passo seguente e nel 1967 fonda il Theatre of Eternal Music, che si propone di promuovere le arti (quindi non solo la musica) in cosiddette Dream Houses: veri e propri loci di una psichedelia ante-litteram dove trovano sfogo per la prima volta alcune sue composizioni più celebri come il Poem For Chairs, Tables, Benches, etc... (1960) o il The Tortoise, His Dreams And Journeys (1964). La tartaruga, animale che ricorrerà spesso nelle composizioni di Young, viene scelta come simbolo di longevità e lentezza ed è proprio lopera a lei dedicata a vedere lesordio di un line-up di tutto rispetto formata da: La Monte Young (sax soprano), Angus McLise (percussioni), John Cale e Tony Conrad (strumenti a corda) e Marian Zazeela (voce). Lesistenza dellensemble è però relativamente breve. John Cale lascerà nel 1965 per focalizzarsi sulla creazione di una band che diverrà poi nota col nome di Velvet Underground, mentre Terry Riley preferirà concentrarsi sulla propria (fortunata) carriera solista. Le differenze musicali tra Young e Conrad iniziano dunque a farsi sentire e sfociano in un addio non senza polemiche, che porterà Conrad a picchettare alcune esibizioni dellex-amico. Le esibizioni del Theatre continueranno con la sola Zazeela ad accompagnare Young fino al 1975; sebbene lo stesso avesse ufficialmente sciolto il gruppo nel 1966. Per nove anni dopo la sua fine, lensemble continuò a vivere attraverso esibizioni nelle Dream Houses sia in Europa che negli Usa (memorabile fu la performance al Contemporanea Festival di Roma nel 1973). One of the aspects of form that I have been very interested in is stasis - the concept of form which is not so directional in time, not so much climactic form, but rather form which allows time, to stand still. (La Monte Young) Lopera di Young più proposta nel tempo dallensemble è sicuramente The Well-Tuned Piano, in cui il rapporto tra periodicità e ripetizione viene portato ai suoi estremi da una logica matematica, una teoria acustica i cui complessi principi (non certamente riassumibili in questa sede) si basavano sul concetto secondo cui più a lungo una suono viene eseguito, più facile diviene per lascoltatore la comprensione dellarmonica risultante. Young inizia quindi a comprendere le implicazioni musicali dellarmonia e fa uso della matematica per meglio esplorarne i contenuti e gli sviluppi. Ecco dunque che gli intervalli di seconda e di quarta si basano sui numeri primi 2, 3 e 7 (in seguito vi aggiungerà il 31) aprendo nuovi orizzonti e contribuendo allesplorazione musicale anche grazie alla matematica. La proposizione live di The Well-Tuned Piano è, inoltre, affare estremamente complicata. Laccordatura del piano è raggiunta da Young stesso attraverso settimane di lavoro, in cui lo strumento deve ovviamente rimanere immobile, bloccando di fatto luso della struttura in cui il concerto è programmato. La natura fortemente improvvisatoria dellesibizione fa sì che ogni particolare - a cominciare dai suoni per finire con le luci - debba essere allestito in maniera tale da permettere al pubblico di godere appieno delle quasi sei ore di performance. I think the fact that I created something and had an enormous influence is indisputable. (La Monte Young) Linfluenza di La Monte Young sulla musica contemporanea è stata a lungo dibattuta, ma mai negata. Alcuni critici sostengono persino la sua influenza sul John Cage degli anni 60 e arrivano a dare per certa una certa similarità con i lavori dello stesso Stockhausen nella seconda metà della stessa decade. Quello che è certo è che nomi come Glenn Branca, Rhys Chatham e Donald Miller hanno continuato lesplorazione musicale lì dove lo stesso Young laveva lasciata. Il cerchio si chiude ancora una volta col ritorno alla musica popolare. Brian Eno, ma ancora prima i Velvet Underground (con John Cale) e i Primitives di Lou Reed (con MacLise e lo stesso Cale), hanno lasciato che un seme germogliasse per lasciare che vivesse anchesso in un teatro di musica eterna e nuova. youtube/watch?feature=player_detailpage&v=vOFFh3my5J0
Posted on: Mon, 28 Oct 2013 08:45:28 +0000

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