26 novembre: festa di San Silvestro Abate, Fondatore dei monaci - TopicsExpress



          

26 novembre: festa di San Silvestro Abate, Fondatore dei monaci benedettini silvestrini S A N S I L V E S T R O A B A T E ***** - Giovane nobile Silvestro Guzzolini, nel 1200, era un giovane di 23 anni. E Francesco d’Assisi ne aveva ancora solo 13. Silvestro è nato ad Osimo, una bella cittadina sulle amene colline marchigiane, che quasi si affaccia sul mare Adriatico. …Egli era un giovane elegante, bello, timorato di Dio, nobile di casato e di sentimenti; …un vero figlio di Dio, insomma! Ghislerio, suo padre, era un perito in diritto civile, e sognava un avvenire di gloria umana per suo figlio. Per questo, terminati gli studi ad Osimo, lo mandò a studiare a Bologna e poi a Padova. …Solo i figli di papà potevano permettersi tanto, a quei tempi, come ancora, purtroppo, avviene nel …terzo mondo . Il giovane Silvestro obbedì, ma in seguito, avendo ‘sete dell’acqua della Sapienza di Dio’, volle frequentare i corsi di teologia per lo studio della Sacra Scrittura. E nel colloquio intimo con il suo Signore Egli maturò, sempre più, la vocazione allo stato religioso. Terminati gli studi, tornò a casa e confidò ai suoi il desiderio di consacrarsi a Dio. …Trovò l’ostacolo insormontabile di suo padre, Ghislerio che, per lunghi 10 anni segregò suo figlio, dentro casa, e non gli rivolse più la parola. Dieci lunghi anni di …preghiera, di lettura santa, di penitenza e di amore contemplativo a Dio, che è Padre, e alla Regina della Misericordia, come Egli la chiamerà sempre. - Nella comunità dei Canonici Alla fine Silvestro, forse appoggiato anche dalla sua mamma, Bianca, la spuntò ed entrò nella Comunità religiosa dei Canonici nella Chiesa di Osimo. Ebbe anche un beneficio dal Vescovo per poter vivere, dato che suo padre lo aveva diseredato. Il giovane canonico ardeva di zelo per il Signore. Egli trovava la sua forza nella preghiera, fatta col cuore, e nella meditazione della Parola di Dio. Predicava con fede ed era radicale nell’osservanza del Santo Vangelo. Per questo era amabile e caro a Dio e al popolo. Un giorno dovette riprendere il suo Vescovo, che non conduceva una vita proprio esemplare. Il Vescovo non digerì bene la cosa, e Silvestro si ritrovò solo, come quando si trovò prigioniero nella sua casa natale. Ma non si scoraggiò. S’infiammò ancor più nell’amore di Gesù Cristo. E fu allora che gli nacque in petto il desiderio, come un fuoco che arde d’amore dentro l’anima, di lasciare proprio tutto e starsene solo con Dio. - Durante un funerale… La spinta a fare questo passo ardito l’ebbe un giorno quando, durante un funerale di un giovane nobile, volle guardare dentro la fossa comune. Là dentro vide in faccia lo sfacelo della morte… Silvestro inorridì e poi rifletté: “Quello che lui era io sono, e quello che egli ,è io sarò”. Nel cuore gli risuonavano anche le parole di Gesù: “Chi vuol venire dietro a Me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua (Mt 16, 24)” - In una grotta, solo con Dio Silvestro si ritirò, quasi di corsa, per scappare dalla morte… E riflettè a lungo nel silenzio, pregando sui Vangeli Santi, dentro al suo cuore puro. E decise, in umile preghiera: …lasciò tutto, proprio tutto, per fare l’esperienza di Cristo Crocifisso cioè per vivere la grazia battesimale, e la carità perfetta, in modo del tutto radicale. Silvestro, spogliato ormai di tutto e rivestito solo di un povero saio del colore della terra, e con i sandali ai piedi, si ritirò nella più stretta clausura, in solitudine e penitenza, dentro una grotta, solo con Dio e con la sua Santa Parola. Là Silvestro fece esperienza di solitudine eremitica in diverse grotte. Ma…, più volte, in visione, Egli vide il luogo, che Dio stesso gli indicava. Allora s’inoltrò fino alla ‘Gola della Rossa’, e arrivò a ad una grotta, detta di “Grottafucile”. E disse: “Qui sarà il mio riposo, qui abiterò (Sal 131, 14)”. L’Uomo di Dio aveva trovato finalmente la sua dimora, la sua casa e la pace del cuore: solo con Dio solo! Iniziò subito una vita eremitica di stretta osservanza: preghiera, Parola di Dio, digiuno e penitenza. A volte si cibava solo di… erbe crude. Lo Spirito del Signore gli infiammava sempre più il cuore di divino Amore e lo ricolmava anche dei suoi doni carismatici. Silvestro ormai non viveva più secondo la carne, ma secondo lo Spirito. Egli si sentiva finalmente come rinato! …Era diventato una ‘creatura nuova’. Era… del tutto appagato dentro l’anima e gioioso dentro al cuore perché viveva l’Alleanza d’Amore con suo Cristo vivo. Per tre anni si fermò, solo con il suo Dio, in questo luogo santissimo. Là “Egli aspirava quotidianamente, con tutto il pensiero e il desiderio, alla dolcezza delle cose del cielo”. …Venne come trasformato, e non solo dentro l’anima. Egli ormai sembrava come un Mosè redivivo sul monte santo di Dio. La bellezza della sua anima rifulgeva anche sul suo volto angelico. - Monaco benedettino Un giorno, l’Uomo di Dio Silvestro, venne scoperto da alcuni servi del signore di Castelletta. Da allora la fila di gente, non finirà più, davanti ala grotta del Santo carismatico. E tutti chiedevano: preghiere, o conforto, o consiglio, o guarigione, o liberazione. Il Santo, amico di Dio e dell’uomo, tutti ascoltava, con umile pazienza e amore, ricordandosi della Parola del Signore: “Quello che avrete fatto ad uno solo di questi piccoli, lo avrete fatto a Me…(Mt 10,42)”. E poi, pieno di Spirito santo, Egli non si stancava di catechizzare i poveri, annunciado loro la Parola che prima aveva letto, meditato, contemplato nel silenzio della natura che lo circondava e nella pace del suo cuore, caldo d’amore. E, dopo mesi e mesi, finalmente ci furono dei giovani coraggiosi, che chiesero di restare con lui, vedendo dove abitava e come viveva la Parola di Gesù. Volevano, e a tutti i costi, rimanere in quel luogo di pace per condividere quella magnifica esperienza di vita spirituale. Frate Silvestro dovette allora decidersi e organizzare una nuova Comunità religiosa. Ma con quale regola, e con quale abito? Pregò molto per questo e, mentre pregava, vennero a lui alcuni Santi dal cielo. Uno dopo l’altro, gentilmente lo invitavano ad accettare la loro Regola e il loro abito. Ma Egli chinava il capo e rimaneva in silenzio. Allora gli si presentò un venerando Vecchio, attorniato da alcuni monaci, che lo esortò, con insistenza, ad accettare la sua Regola e il suo abito. Era San Benedetto! Silvestro esultò nel suo spirito, e pieno di gioia, rispose: “Ti ringrazio, reverendo Padre, io indegno tuo servo, perché sei venuto a visitarmi proprio quando avevo il cuore in ansia. Farò come Tu mi suggerisci”. Poi il Santo Eremita andò da un monaco della zona, di nome Pietro, e a da lui fu rivestito dell’abito monastico. Infine, avendo acquistato un libro della Regola monastica, Egli, assieme al suo primo discepolo, il Beato Filippo e altri, fondò il primo piccolo Eremo, con vita cenobitica, in quel luogo santificato dalla sua presenza, e lo dedicò alla Beata Vergine Maria, che Lui amava chiamare: “Regina di Misericordia”. Il Venerabile Andrea, suo biografo, ci ha voluto tramandare anche i lineamenti caratteristici del nostro Santo: “Era di aspetto gradevole, casto di corpo, affabile nel colloquio, conosciuto per la prudenza e la temperanza, ardente di amore, sollecito nella pazienza, saldo nell’ umiltà e nella stabilità. In breve, fioriva davanti al Signore con ogni genere di virtù”. - Sul Monte Fano A Grottafucile si stava bene insieme…, nell’amore fraterno, nelle veglie di preghiera, nei digiuni e penitenze. Ma Frate Silvestro risentiva dentro la nostalgia per la vita eremitica, e perciò, salutati i fratelli, s’incamminò solo, tra i monti, e si diresse verso Fabriano. Salì fin sul monte Fano e si fermò su un piccolo ripiano, vicino al una sorgente. E’ la fonte “Vembrici”. Il posto era… incantevole! Là il Santo volle costruirsi una capanna, addossata al monte. Ed era felice con Dio. Tutto immerso nella natura lussureggiante e nella preghiera, fatta col cuore, passava il tempo nella pace della pura contemplazione delle cose di Dio. Ma ecco che alcune persone, un giorno, Lo scoprirono mentre, seduto accanto alla sorgente, si stava sfamando con un pane d’orzo. Gli faceva compagnia un lupo. Il Santo spiegò loro il fatto, anche perché si erano impauriti: “ Da quando mi trovo in questo posto solitario il lupo sorveglia la mia celletta, come custode fedelissimo. In ogni momento mi obbedisce: evita ciò che gli viene proibito e fa puntualmente quanto gli viene comandato”. E, all’ordine del Santo, il lupo… si allontanò subito docilmente. “Infatti, prosegue il suo biografo, dal momento che la sua anima era perfettamente soggetta al Creatore, non trascurando nessun comandamento divino, sembrava che avesse ottenuto l’antico dominio, concesso al primo uomo, sopra tutte le creature irragionevoli”. Questo è, indubbiamente, un chiaro segno che l’Uomo di Dio aveva raggiunto la grazia dell’innocenza originale, la grazia battesimale. - L’Eremo di Monte Fano Il Santo Uomo ”spandeva profumo di umiltà e mansuetudine (Ef 4,2)” e la fama di Lui si era ormai divulgata in tutta la valle dell’Esino, ed oltre. Alcuni cittadini di Fabriano, dopo aver toccato con mano il fascino delle sue virtù, decisero di donargli il ripiano intorno alla sorgente di ‘fonte Vembrici’, dove lui dimorava nella pace. E la gente accorreva, e sempre più numerosa, da frate Silvestro per chiedere preghiere, benedizione, guarigione e consigli spirituali. …Incominciarono anche a fiorire le vocazioni alla vita monastica, e allora Egli decise di costruire anche là un ‘Eremo’, dopo quello di Santa Maria in Grotta “Fucile”. L’Oratorio lo volle dedicare a San Benedetto. E… l’acqua della sorgente che, da oltre sette secoli, continua a scorrere ancora oggi dall’ Oratorio di San Benedetto, è un vero segno profetico, secondo come è scritto: “Sgorgheranno da Lui fiumi d’acqua viva (Gv 7,38 )”. Il Venerabile biografo, quasi con stupore, ci tiene a ricalcare ancora, e per noi del terzo millennio, i lineamenti del nostro Santo per tramandarceli intatti e per dirci anche. “Imitatelo, seguite il suo esempio!…!”: …“Egli era di aspetto angelico, pieno di fede, risplendente di sapienza, benevolo nell’ospitalità, generoso nell’aiuto materiale, attento alla predicazione, sollecito nel guardare i fratelli, assiduo nella santa meditazione, pietoso visitatore degli infermi, consolatore degli afflitti”. E più avanti: “Egli non accarezzava i vizi dei sudditi…, era paziente con i persecutori, misericordioso con i poveri e i deboli. Nel suo atteggiamento non avresti potuto trovare traccia di arroganza, di superbia o di vanagloria”. Certo, assieme a San Paolo Apostolo, Egli poteva e, in tutta verità, ripetere: ”Non sono più io che vivo, ma è Cristo, che vive in me (Gal 2,20 )”. E… non c’è male anche per chi, oggi, volesse seguire sul serio le sue orme. …Sono le stesse orme di Gesù Cristo e del Santo Padre Benedetto. L’Eremo era… piccolo, povero, disadorno e lontano dall’abitato. Era proprio come lo voleva il Santo Abate. Era un chiaro ritorno alla vita monastica originale, come ai tempi di San Benedetto, quando Egli era Abate a Subiaco e poi anche a Montecassino . Quella di Frate Silvestro era una vera riforma alla vita benedettina dei suoi tempi. Egli non amava le grandi costruzioni di monasteri benedettini di allora (uno era proprio assai vicino al suo povero eremo ed è quello di San Vittore), ma voleva l’essenziale per i suoi monaci in uno spirito di povertà e semplicità evangelica. - La giornata del monaco silvestrino I monaci, poveri e gioiosi, indossavano un abito monastico ruvida e non conoscevano la varietà di cibo. Si alzavano anche di notte per lodare e benedire il Signore, come si trova scritto nella Regola di Benedetto. Più volte al giorno i monaci si ritrovavano nell’Oratorio per cantare Salmi e Cantici al Signore, e per ascoltare e meditare le divine letture. “Durante il giorno c’era chi si occupava delle sacre letture, chi era immerso nelle preghiera, c’era chi piangeva i propri peccati e chi gioiva nelle lodi di Dio. Questo vegliava, quello digiunava e quasi ci si contendeva l’un l’altro gli impegni di pietà. Di notte si alzavano per lodare il Creatore. Di sera, al mattino e a mezzogiorno narravano e annunziavano la sua lode e mettevano la massima cura nel culto divino”. San Silvestro seguiva con amore i suoi figli spirituali, dando loro testimonianza, e amore di Padre, nella crescita armoniosa della perfezione cristiana. - I suoi primi discepoli “Un figlio saggio è gloria del Padre (Pro 10,1; 15,20)”, perciò San Silvestro si compiaceva dei suoi figli spirituali, che vivevano nella stretta osservanza benedettina nei dodici Eremi, che egli volle costruire per loro. Il suo primo discepolo è il Beato Filippo da Recanati e, dopo di lui, vennero altri, prima nel piccolo Eremo di Santa Maria a Grottafucile, poi nell’Eremo sul Monte Fano, e infine, negli altri Eremi, sparsi nell’ameno territorio marchigiano, non tanto lontano da Loreto, da Ancona, e da Corinaldo. Tra i suoi discepoli due spiccheranno per fama di santità e prodigi: Il Beato Giovanni dal Bastone, che sarà poi il Padre Confessore della Comunità. La sua tomba è a Fabriano nella Chiesa di san Benedetto e viene festeggiato il 24 marzo. E poi il Beato Ugo Degli Atti, che veniva da Serra San Quirico. Egli era giovane e ardeva di amore e di zelo per il Signore. Anche la su predicazione era avvalorata da prodigi e, un giorno, fece sorgere, all’istante, acqua fresca per alcuni operai assetati. Da quella sorgente scorre ancora acqua abbondante, a Sassoferrato dove riposa il suo corpo. Viene festeggiato con grande solennità il 26 luglio(…E io spero di andarci ancora, ogni anno, per la bella festa e processione). Un altro monaco, che spiccava in santità e prodigi è il Beato Simone, frate analfabeta. Egli era cieco ad un occhio e questuante. L’agiografo racconta che, una volta, San Silvestro, leggendo la Bibbia, s’imbatté in un passo difficile del profeta Geremia. E, non riuscendo a capirlo come desiderava, nella sua umiltà, decise di ricorrere proprio a fra Simone, che stava distante diversi chilometri, nel monastero di Ripalta. A fra Simone sembrò quasi che il Santo Fondatore si prendesse gioco di lui e gli disse: “Ma siete voi sacerdoti che dovete insegnare le cose sante e istruire gli altri, non io, che sono mezzo cieco e illetterato!”. Il santo gli rispose: “Fra Simone, figlio mio, ti ho chiesto questo non per prendermi gioco di te, ma perché illumini il mio intelletto circa il detto passo della Scrittura”. Allora, ammirando la grande umiltà del suo Abate, fra Simone nascose il volto tra le mani, pregò e poi dette la risposta di sapienza nello Spirito Santo. …Fra Simone lodava e benediceva sempre il Signore, mentre passava di paese in paese per la questua. Egli aveva la semplicità di un bimbo… e, tutto spensierato era sempre assai felice di contemplare la creazione, la natura creata da Dio, ed ammirarne l’armonia. Si era a primavera e, passando egli per un viottolo di campagna, scorse un ciliegio in fiore… A tale spettacolo di paradiso… egli si mise in ginocchio, e con gli occhi rivolti al cielo, pregò con ardore il Signore. Poi, mentre si alzava in piedi, per riprendere il cammino, il ciliegio, tutto carico dei suoi fiori bianchi, abbassò fino a terra, per riverenza, i rami fioriti, fino a toccare i piedi del santo monaco. Egli arrossì, nella sua umiltà, … e sperava proprio di essere solo, invece erano molti quelli che ammirarono un tale fatto straordinario, senza che lui se ne accorgesse, e ne parlarono a tutti, e…anche a noi oggi. E’ proprio vero che quando l’uomo è in armonia con Dio, la natura si rasserena e gioisce perché egli è stato eletto dal Creatore per ‘soggiogare e dominare’ la terra (Gen 1,28). Sono certo che: quando tutti ci sforzeremo di imitare Fra Simone, avranno fine finalmente tutti questi cataclismi quasi apocalittici… - Il brutto guastafeste Il demonio era… furibondo! E tentava senza pietà l’uno o l’altro dei poveri monaci nelle distrazioni durante la preghiera, nella golosità a refettorio, nella castità nel letto, nell’ozio. Ma ne riusciva sempre scornato. E, una notte, arrabbiato com’era, incominciò a dar colpi alla porta dell’Eremo, svegliando tutti. Smise solo quando arrivò il Santo, che lo rimproverò aspramente: “Vergognati, perverso spirito, tu che ti innalzavi fino alle stelle (Is 14,13)! Stanco dell’impeto dei tuoi assalti, capisci una buona volta che nell’ultimo giorno rimarrai pienamente sconfitto e privato del Sommo Bene. Ti inganni molto e ti illudi, giacché il genere di armi di cui ti riprometti vittoria, contribuisce alla nostra corona. Ritirati subito, impudente, e affrettati a recarti nel luogo dei tuoi tormenti”. Il maligno si allontanò, facendo un fracasso indiavolato, rotolando com4 una valanga, giù per i dirupi del monte, che sembrò scuotersi dalle fondamenta e andare in rovina e distruzione. …Un altro giorno, i fratelli volevano portare all’interno dell’Oratorio un masso che servisse da pietra dell’Altare. Accorsero tutti per smuoverlo e vennero anche degli operai per aiutare, ma tutto fu vano perché il diavolo… vi si era seduto sopra. Intervene il Santo e appena tracciò un segno di croce, il sasso divenne subito leggero. - La Regina della Misericordia Il demonio volle riaffacciarsi per fargliela pagare a quel sant’uomo. E una notte, verso le ore 2,00, mentre il Santo, come sempre, scendeva verso l’Oratorio per la preghiera notturna, il maligno lo fece inciampare ed Egli precipitò con il capo all’ingiù, per le scale. …Era proprio mal ridotto!… perdeva sangue e si sentiva prossimo a morire. Chiamò aiuto, nella notte, ma nessuno Lo sentì per la violenza del vento e per la pioggia a dirotto. Allora il Santo, ‘rivolgendosi alla Regina della Misericordia, la Beata Vergine Maria, a cui si era completamente affidato, con insistenti grida interiori, La pregava di non permettere che fosse privato così all’improvviso della vita corporale’’. … All’improvviso La Regiina della Misericordia, in persona, gli si presentò e gli praticò delle salutari unzioni, e… le ferite si rimarginarono subito, all’istante! Poi, prendendo, tra le sue braccia materne, il corpo del vegliardo Uomo di Dio, in un attimo, lo riportò nella sua cella, guarito. - Un privilegio… tutto speciale! Silvestro, crescendo sempre più nella devozione alla Regina della Misericordia, si accendeva sempre più intensamente nell’amore vero di Lei. Ed Ella, sempre amorevole verso il suo figlio prediletto, lo volle arricchire di… un dono tutto speciale. …Una notte, mentre Egli si trovava solo a pregare, in un’estasi improvvisa, si trovò spiritualmente dentro la grotta di Betlemme dove la gloriosa Vergine diede alla luce il Salvatore del mondo. Subito dopo si trovò in una chiesa, davanti all’altare. E, mentre là pregava con il cuore, alla destra dell’altare apparve la Regina della Misericordia, il cui splendore superava quello del sole. Ella, con volto lieto e con parole suadenti, gli disse: “O figlio Silvestro, vuoi tu ricevere il Corpo del mio Figlio, il Signore Gesù Cristo, che Io Vergine concepii, Vergine diedi alla luce, rimanendo sempre Vergine dopo il mirabile parto?”. Il Santo fu colto da immenso stupore e, con grande trepidazione, rispose: “Il mio cuore è pronto, o Signora, il mio cuore è pronto. Si compia la tua volontà in me, benché indegno”. Allora Ella, con le verginali sue mani, gli diede la santissima Comunione. In forza di Essa, la sua intelligenza fu illuminata da tanta luce che, da allora in poi, non incontrò più nulla di difficile o di oscuro nelle divine Scritture. “O uomo felice al quale è sollecita ad andare incontro la Madre del Salvatore! Ella che, altra volta, lo aveva soccorso, ferito nel corpo, ora lo arricchisce di doni abbondanti”. E il Beato Silvestro, pieno dello Spirito di Dio, cominciò a predire il futuro e a rifulgere, ancor più, di strepitosi miracoli. - Operatore di miracoli Il Santo Uomo, ormai ripieno della sapienza di Dio, veniva chiamato spessissimo nella chiesa del Beato Venanzio martire, a Fabriano, a esporre al popolo la Parola di Dio. E, un giorno, passando vicino al cimitero, notò che un tale stava scavando la fossa per un certo Diotisalvi, ammalato molto gravemente e, secondo il giudizio dei medici, senza più alcuna speranza di guarigione. Il Santo disse a quelli che erano con lui: “Ecco, in verità, un morto, che prepara la tomba ad un vivo!”. Il malato guarì e l’altro …morì e venne sepolto nella tomba che si era scavato. Un altro giorno gli portarono all’Eremo un cieco nato, ed Egli, implorata la divina clemenza, fece un segno di croce verso la sua faccia. La divina Misericordia fece al cieco il dono di una vista chiara, e guari all’istante. E la stessa cosa avvenne anche ad una donna di Fabriano. Nella città di Cagli liberò una donna posseduta dal demonio. Un’altra volta, mentre si era a mensa, fece, come sempre, il segno della croce sul recipiente d’acqua, che divenne …ottimo vino. Lo stesso cosa fece anche per gli operai che stavano scavando una cisterna nell’Eremo di Santa Maria di “Grotta fucile”. Ad Osimo il Beato Silvestro guarì, con un segno di croce, un fratello di nome Filippo da Varano. Egli era così mal ridotto, da acerbi dolori, che aveva le ginocchia tutte rattrappite. …Guarì anche il figlio di una donna di Gualdo, che aveva alla faccia una malattia incurabile. A Fabriano domò un brutto incendio. Lo stesso fece a Serra San Quirico con un semplice segno di croce. E nella stessa città, mentre stava predicando la Parola di Dio, uno zoppo dalla nascita, trascinandosi per terra con le ginocchia e con le mani, arrivò fino alla presenza del Santo. Egli chinò lo sguardo sullo zoppo, e subito il suo cuore fu pervaso da un senso di viva pietà. Si volse tutto alla preghiera, dinanzi al Volto della gloria e al cospetto del Signore della maestà. Poi…, udito da tutti, disse allo zoppo: “Alzati, figlio; alzati, figlio!”. E lo zoppo si alzò in pied,i a lode e gloria del Creatore. E, tutto contento, se ne tornò a casa sua totalmente guarito. I prodigi d’amore e di misericordia che il Padre ha operato, tramite questo degno suo Ministro, non si contano. Egli operò guarigioni nell’anima e nel corpo, sia in vita, e sia anche dopo la sua morte gloriosa. - Gli Angeli Lo portarono in Cielo! Era ormai novantenne, quando San Silvestro si mise a letto con febbre ardente. Esortò i suoi discepoli a perseverare nella vita santa e nelle osservanze monastiche. Ricevuti gli ultimi sacramenti, raccomandò il suo spirito al Signore, e concluse in pace la sua vita, piena di giorni e di opere sante. Era il 26 novembre del 1267. Frà Giovanni, che viveva nella solitudine sul monte Fano, vide la sua anima bella, mentre veniva trasportata festosamente in cielo dagli Angeli, in mezzo ad un meraviglioso splendore. E fra Giacomo, mentre andava a riposare, dopo una giornata di fatica, in un possedimento del Monastero, sentì chiamarsi per tre volte per nome. Uscì, era ormai notte: vide tutto il sacro Eremo e il monte risplendenti di luci, come di fiaccole accese. In fretta salì verso di esso e trovò che il Santo era volato nella Gloria dei Cieli. Frà Bonaparte, che si trovava nel monastero di Iesi, alla stessa ora, nel sonno, vide una scala c, da Monte Fano, arrivava fino a toccare il cielo: su di essa c’erano schiere di angeli che portavano l’anima di San Silvestro in Paradiso. Venne il chirurgo, maestro Andrea, e aprì il suo corpo per prelevarne le viscere, per il fatto dell’imbalsamazione. La casa si riempì di… tanto intenso profumo. Sulla sacra tomba poi avvennero ancora guarigioni e liberazioni straordinarie per intercessione del nostro grande Santo Anacoreta. Oggi, le sacre sue ossa sono custodite, gelosamente, in un’urna preziosa nella chiesa a Lui dedicata nel Monastero, a Lui dedicato, sul Monte Fano, sopra Fabriano. E c’è chi, ancora oggi, pregando il Santo con fede sincera, beneficia ancora del salutare profumo della sua grande santità. E, noi monaci, suoi figli spirituali, ogni giorno, ancora a Lui cantiamo e, in canto gregoriano: “O Amantissimo Padre, San Silvestro, soccorri i tuoi figli, accresci il loro numero, rendi vani i propositi degli avversari, e fa che, per i tuoi meriti, il Signore ascolti le nostre suppliche. Prega per noi , o Santo Padre Silvestro. E saremo degni delle promesse di Cristo! *** “Affinché in ogni cosa sia glorificato Dio!” Don Armando Maria O. S. B. Silv.
Posted on: Mon, 25 Nov 2013 21:13:39 +0000

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