A me Milan Kundera piace, a scatola chiusa, anche con il suo anticomunismo ossessivo ( almeno parte da Praga sottomessa ai sovietici). Mi piace anche la filosofia di Kundera, ormai vecchio, chiusa in questo libro. Lessenza della vita come insignificanza, da cominciare ad amare, ridendone , se si può. La vita come gettatezza che rende bizzarra la lotta per i diritti se il diritto fondamentale, quello di scegliere di venire al mondo, non è concesso a nessuno, siamo tutti qua indipendentemente dalla nostra volontà. Condivido lidea che i morti invecchino, come i vivi e che, quando non cè più nessuno che li abbia conosciuti da vivi, diventino inanimati e questo processo è accelerato nellepoca nostra, senza memoria. Mi diverte la sua teoria delle zone erogene, quando lombelico,quasi uguale per tutti, mostrato da tante ragazze, diventa zona erogene è il trionfo della fine del soggetto, secondo lui. Anche le scene in cui compare Stalin mi trovano, spesso, daccordo. Non penso, come scrive Gad Lerner, che questo libro sia , praticamente, una cagata pazzesca di fantozziana memoria. Però, certamente, siamo lontanissimi dal Kundera dei suoi libri migliori. Libretto esile, esile, esile, nel quale tante idee, tante suggestioni vengono accennate ma resti inappagato, insoddisfatto, vagamente preso in giro dalloperazione editoriale.
Posted on: Sat, 16 Nov 2013 09:00:41 +0000
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