AUMENTANO LE AZIENDE CHE UTILIZZANO SOFWARE OPEN SOURCE : UNA - TopicsExpress



          

AUMENTANO LE AZIENDE CHE UTILIZZANO SOFWARE OPEN SOURCE : UNA NUOVA PROSPETTIVA DI GUADAGNO Basta scegliere il software più adatto alle proprie esigenze ed il tecnico più onesto. di Carlo Grannonio Open source (termine inglese che significa codice sorgente aperto), in informatica, indica un software i cui autori (più precisamente i detentori dei diritti) ne permettono e favoriscono il libero studio e lapporto di modifiche da parte di altri programmatori indipendenti. Questo è realizzato mediante lapplicazione di apposite licenze duso. Il fenomeno ha tratto grande beneficio da Internet, perché esso permette a programmatori geograficamente distanti di coordinarsi e lavorare allo stesso progetto. Alla filosofia del movimento open source si ispira il movimento open content (contenuti aperti): in questo caso ad essere liberamente disponibile non è il codice sorgente di un software ma contenuti editoriali quali testi, immagini, video e musica. Wikipedia è un chiaro esempio dei frutti di questo movimento. Lo sviluppo opensource ha tra le sue caratteristiche quello di essere quasi sempre gratuito, tanto da creare confusione tra alcuni che credono che opensource e gratuito siano sinonimi. Ci si potrebbe chiedere perché delle persone si dedichino allo sviluppo di progetti talvolta semplici, talvolta impegnativi e complessi, senza una remunerazione. In realtà, ci possono essere delle forme di guadagno (non sempre) e si può ricorrere ad una o più strategie per questo scopo. Nella seguente lista, con sviluppatore si può intendere sia uno o più privati, sia unazienda che crea ed eventualmente si occupa di migliorare il programma o prodotto software: 1.donazioni: lo sviluppatore dà la possibilità di fare delle donazioni non obbligatorie a chi usa il suo programma, come ringraziamento o come incoraggiamento per un ulteriore sviluppo 2.servizio di supporto a pagamento: il programma è gratuito ma si paga per avere il supporto dello sviluppatore; se il supporto prevede donazioni, si può ritenere simile al punto precedente 3.sponsorizzazione: il programma o il sito che lo ospita può contenere il nome o altro tipo di pubblicità ad unazienda che supporta economicamente lo sviluppatore; può anche succedere che unazienda si occupi dello sviluppo di un programma gratuito e conti sulla pubblicità che riscuoterà da esso per farsi conoscere 4.guadagni grazie alla didattica: se il prodotto creato è particolarmente complesso, spesso si tratta di un linguaggio di programmazione nuovo o una libreria (o framework ecc.) con scopi particolari per un linguaggio di programmazione, lo sviluppatore può guadagnare grazie allorganizzazione di corsi di apprendimento del prodotto, la vendita di libri eccetera. Questo tipo di guadagno può risentire della concorrenza di guide che sono o saranno pubblicate gratuitamente in rete da parte di utenti, e può dar vita ad una strategia di mercato piuttosto complessa. Nei casi di librerie (o framework) che vogliono fare concorrenza a prodotti esistenti, si deve convincere che essi siano efficaci e più facili degli altri prodotti disponibili. Può anche essere che il produttore metta in rete delle introduzioni allapprendimento del proprio prodotto che però non coprono tutte le potenzialità dello stesso. Allo stesso tempo si cerca di creare una comunità di supporto e contemporaneamente un gergo che laccomuni. Il gergo può far uso di termini nuovi che rimpiazzano quelli in uso, giustificati con motivazioni diverse (ad esempio, le funzioni in Java sono chiamate metodi nonostante compiano azioni o restituiscano un risultato dopo unelaborazione che in matematica ed informatica sono chiamate funzioni). Talvolta può dar vita ad una serie di acronimi che rendono quasi criptico il linguaggio (vedasi il framework Spring). In tal modo si riesce a far diminuire il numero degli autodidatti che imparano in rete, spingendo chi vuole apprendere a comprare libri per lapprendimento e le pratiche ottimali da seguire e/o seguire corsi ed allo stesso tempo si crea una comunità di sviluppatori fedele nel tempo, spesso unita anche da una filosofia di programmazione. I termini software libero e open source vengono usati per indicare quella che è sostanzialmente la stessa cosa, ma da punti di vista nettamente diversi. Il primo, nato agli inizi degli anni ottanta, indica software la cui licenza soddisfa una definizione in quattro punti prevalentemente basata su concetti etici, quali la possibilità di studiare, di aiutare il prossimo, di favorire la comunità; il secondo, nato alla fine degli anni novanta si riferisce alla Open Source Definition, a sua volta derivata dalle Debian Free Software Guidelines, ovvero una serie di 10 punti pratici che definiscono quali criteri legali debba soddisfare una licenza per essere considerata effettivamente libera, ovvero, con il nuovo termine, open source. I sostenitori della definizione di software libero affermano che questa sia da preferire in quanto pone il dovuto accento sulle questioni morali che stanno alla base di questo tipo di licenze. La definizione di software open source, storicamente successiva, che avrebbe minore efficacia in quanto unicamente centrata su un principio di utilità. I sostenitori del software open source, al contrario, dichiarano che lespressione free software, dal doppio significato di software libero e di software gratuito sia controproducente dal punto di vista della sua diffusione al di fuori dallambito hobbistico o al più universitario in quanto facilmente fraintendibile e talvolta percepita, a ragione o torto, come legata a correnti di pensiero poco apprezzabili nel mondo aziendale. I sostenitori dellopen source, in pratica, pongono laccento sui vantaggi pratici della diffusione del codice sorgente e dello sviluppo cooperativo su internet del software, interessandosi in maniera minore, se non nulla, dellaspetto etico della questione. Ad oggi la dizione open source appare molto usata, addirittura più di quella software libero. Basti ricordare come esempio che la VA Software è quotata in borsa e che aziende di grande fama, come la Sun Microsystems, preferiscono usare open source. Le motivazioni sono due: a) in ambito anglofono in concetto di libertà è esprimibile solo con la parola free, che significa anche gratis. Questa possibile confusione sembra contro-producente per alcune imprese; b) ogni movimento ha sempre subito qualche scisma, e quello del software libero non sembra fare eccezione. Perché ad una azienda conviene utilizzare software open source ? Per la qualità dei risultati: le aziende che producono software commerciale devono basarsi su risorse molto più limitate delle centinaia di esperti competenti e motivati che partecipano al progetto, sviluppo, test e documentazione dei progetti open source. Il software open source è spesso in anticipo sugli altri in materia di tecnologie, è ben documentato, stabile e sicuro. Per i costi di attivazione: generalmente il costo di un progetto software va ripartito per i clienti in tre parti: acquisizione della licenza, installazione e personalizzazione dei programmi, costi interni di adeguamenti organizzativi. Il costo di un progetto basato su software open source, libero da licenze a pagamento, è quindi complessivamente pari a due terzi di un progetto basato su software proprietario. Per i costi di manutenzione: utilizzare software open source è più semplice non perché chiunque può configurarlo come un esperto, ma perché qualcun altro lo sistema per me e io non dovrò mai più toccarlo perché non si rompe mai. Per la possibilità di personalizzazione: il cliente può apportare o fare apportare al software le correzioni necessarie alle proprie necessità e che il venditore non è in grado o non intende eseguire. Per la velocità di aggiornamento: ogni prodotto open source può essere frutto del lavoro di decine, centinaia o migliaia di sviluppatori attraverso il mondo. Ogni punto viene trattato da uno specialista e limplementazione di vecchie e nuove tecnologie è molto rapida. Per la portabilità dei risultati: il software open source è spesso utilizzabile con sistemi operativi diversi e in lingue diverse: è molto frequente che gli stessi utilizzatori del prodotto curino lo sviluppo di versioni funzionanti in ambienti tecnici diversi e in lingue diverse. Per la continuità di utilizzo: il software open source sarà sempre disponibile e aggiornabile dalla comunità degli sviluppatori a differenza del software commerciale la cui vita è legata all’andamento ed alle scelte commerciali del produttore. Il software open source è a favore dei consumatori perché aumenta la concorrenza e riduce il rischio di situazioni di monopolio. I benefici dell’open source sono esattamente gli stessi di qualsiasi altro mercato libero: la competizione tra offerte diversificate produce prezzi più bassi, più innovazione, e specializzazione. Scegliere in modo appropriato se e come utilizzare software libero in azienda può dimostrarsi un’opportunità vincente. Alcune semplici regole da seguire per valutare la longevità del software. Unargomentazione frequentemente utilizzata dalle aziende, che pur conoscendo scelgono di non usare software opensource o free software in ambito professionale, riguarda spesso la longevità del software stesso. Il timore è che un giorno, magari troppo vicino, si fermi improvvisamente lo sviluppo abbandonando gli utilizzatori a sé stessi o che il supporto tecnico non sia garantito o di elevato livello. Queste valutazioni portano il responsabile aziendale, addetto alla scelta del software, a mantenere un assetto più sicuro (o presunto tale) valutando lopensource e software libero come scelta ad elevato rischio con rapporto costi/benefici difficile da stimare. Il mondo del software dal codice aperto è molto eterogeneo, con decine di migliaia applicazioni che ricoprono i più svariati settori e le più disparate esigenze, spesso molti programmi risultano simili tra loro perché probabilmente nati da una prima versione comune, successivamente modificata da diverse persone. Come scegliere il software giusto Anche per il più ostinato sostenitore del mondo open potrebbe essere difficile scegliere un software piuttosto che un altro. In realtà esistono delle regole pratiche e convenzioni non scritte, maturate dallesperienza che aiutano ad individuare un software open/libero che sia stabile, longevo e supportato: 1) è necessario capire chi sviluppa lapplicazione. È vero che essendo open può essere sviluppata da tutti, ma genericamente il team è ben definito. Se dietro allo sviluppo cè una struttura ben organizzata con un suo modello di business si può stare più tranquilli; 2) è importantissimo capire chi finanzia lo sviluppo. Se i programmatori (magari non tutti) sono impegnati a tempo pieno è normale aspettarsi che siano retribuiti, spesso la donazione volontaria della comunità non è sufficiente, pertanto capire chi sono gli sponsor è importante; 3) capire se lorganizzazione che gestisce lo sviluppo è legata ad una sola azienda (solitamente il main sponsor) o se è indipendente (ad esempio una fondazione). Nel primo caso un cambio di strategia societaria potrebbe influire negativamente sul futuro del progetto mentre il secondo è preferibile. 4) scegliere possibilmente software maturo, quindi presumibilmente più stabile. Valutare anche la frequenza dei rilasci delle nuove versioni e la velocità dei rilasci di bugfixing. 5) assicurarsi che i dati elaborati dal software open siano salvati in formati aperti e standard e usati possibilmente anche da altre applicazioni: in questo modo anche la sostituzione del software con un altro risulterebbe agevolata alleggerendo il legame tra azienda e lapplicativo, dettato principalmente da una buona confidenza con linterfaccia. Oltre alle regole citate in precedenza è importante rendersi conto che, soprattutto in ambito aziendale, usare software libero o opensource non significa usare software gratuito. I costi ci sono ma, a differenza del software proprietario, non sono relativi alla licenza, si limitano ai soli costi di gestione e formazione, da notare che tali esborsi devono essere sostenuti anche utilizzando software proprietario. Un altro aspetto, forse meno evidente, ma importante è il fatto che scegliendo software opensource oltre a spendere meno, il denaro investito in consulenza, formazione e assistenza solitamente rimane nellambito territoriale dellazienda favorendo così leconomia locale. Lesperienza dimostra che scegliendo in modo opportuno il software libero e open in azienda è vincente. Avere unimpresa che lavora nel campo Opensource significa beneficenza? Una impresa Opensource non è esattamente una attività di beneficenza, non è pensabile che i clienti considerino lazienda Open Source un posto dove i problemi vengono risolti gratis. Anche perché in questo modo non potrebbe durare nemmeno un mese (giusto il tempo necessario per arrivare a dover pagare laffitto dellufficio). Una impresa Open Source è comunque una impresa, pertanto deve perseguire il profitto. Compreso questo, ci si rende conto che alcuni pensano al profitto come una cosa disgustosa, pensando a Bill Gates che si è arricchito monopolizzando i personal computer con software di bassa qualità e rovinando tutti i concorrenti. In realtà non è proprio così. Innanzitutto Bill Gates si è arricchito facendo il prodotto giusto al momento giusto e perseguendo lo scopo per decenni e lavorando sodo. I concorrenti si sono nella maggior parte rovinati da soli, e questo può essere facilmente dimostrato con un esame storico. Che poi, raggiunta una posizione di forza questa venga mantenuta a tutti i costi è discorso ben diverso. Ma credo che sia nella logica di tutte le grandi aziende, e quando si è troppo forti, lessere prepotenti diviene forse troppo facile e non ci sono freni molti freni nellattuarlo. In ogni caso, queste affermazioni non sono un elogio di Microsoft. Non mi piacciono i prodotti Microsoft, e non mi piace il loro modello di management imprenditoriale (non vi spiego il perché per non annoiarvi); per quanto di successo, secondo me il loro software va bene a molti ma non a tutti. Il guadagno e il profitto comunque non sono cosa disgustosa se visto nella giusta ottica. Limpresa deve innanzitutto pagare i propri debiti. Gli stipendi dei dipendenti, le fatture dei fornitori, e mettere da parte qualcosa. Questo qualcosa è il profitto, e questo profitto ha un doppio scopo: base per investimenti, e accantonamento per periodi di difficoltà. Farete bene a guardarvi da chi afferma che chiedere soldi per i vostri servizi non è etico. Questo non è assolutamente vero! Semmai letica sta nel come si trattano le persone, nel modo in cui si impostano le politiche di produzione, ecc ecc.. I servizi dellOpen Source Il business principale è quello dei servizi software, ovvero mettere in piedi dei sistemi informatici che facciano qualcosa di utile. I servizi tipici sono sistemi per internet: server web, di mail, firewall, proxy eccetera, e ancora portali e compagnia, ma comincia ad esserci spazio nei servizi di automazione di ufficio o file server (feudo attuale quasi esclusivo di Microsoft). Lelemento più interessante (ma anche il più difficile da gestire) è quello dello sviluppo di software. Il problema più grosso è quello che andate contro corrente rispetto al resto del mondo del software. Una soluzione informatica proprietaria di solito viene venduta con un pacchetto completo che comprende il software, la sua installazione e lassistenza. E abbastanza frequente che ci si faccia pagare la licenza del software, che lo si installi gratis (perché il cliente dice: mi date il software e non me lo installate, che me ne faccio?) e che lassistenza sia compresa nel prezzo della licenza. Almeno questo è quello che percepisce il cliente. Il cliente tende a pensare: compro il software, il fornitore me lo deve far funzionare. Chi invece è del mestiere sa che il prezzo della licenza del software incide di solito relativamente poco, il 30% in media, e il resto sono i soldi che servono a tenere in piedi lufficio, pagare gli stipendi etc. Quindi il cliente realmente con il 100% di quello che crede la licenza, in realtà paga per il 30% chi ha fatto il software (che anche lui deve campare), il 10% linstallazione, il 40% lassistenza (il vero costo) e il 20% dovrebbe essere il profitto dellimpresa che fa i servizi (se il cliente non se li mangia tutti). Con lOpen Source questo scenario cambia. Non vi potete più fare pagare la licenza, e dovete esplicitare che vi state facendo pagare i servizi. E qui il cliente deve cominciare a fare i conti con lassistenza, con il costo della persona che viene a fare il lavoro, si vede il conteggio delle ore (mentre il cliente vuole al solito il forfait!) e si sente dissanguato. Cosa farsi pagare Chi fornisce soluzione Open Source, tende per prima cosa di mettere il tassametro, farsi pagare a ore, e questo diventa un ostacolo insormontabile per molti lavori. Proporre ad un cliente un lavoro ad ore significa spostare sul cliente lonere del controllo. E molti clienti non lo accettano. Dicono, giustamente: mi serve un mail server, voi mi dite che me lo fate con un software open source, che non costa niente, e si deve pagare solo linstallazione. E mi dite anche X euro lora. Ma come faccio io a sapere quante ore ci vogliono? Gli esperti siete voi, non io, cosa devo fare, controllare ogni dieci minuti? E come faccio a capire che state lavorando per me e non vi state facendo i fatti vostri?. Di fronte a queste incertezze il cliente può decidere di scegliere Microsoft Exchange semplicemente perché un altro fornitore gli fa un preventivo che comprende linstallazione lassistenza. Magari il software si bloccherà di continuo e lassistenza sarà pessima, ma questo lo scopriranno dopo, al momento dellacquisto il costo è certo. E il fornitore tradizionale proprietario avrà i suoi costi più certi dei costi dellopen per il semplice motivo che linstallazione e la manualistica di solito sono particolarmente curati, A DIFFERENZA dei software open source. A questo punto non cè altra scelta che offrire soluzioni complete e pacchettizzare sia lassistenza che le installazioni. E questo, per chi fornisce soluzioni Open Source, è molto più rischioso di quanto sembra. Se voi fate a un cliente unofferta ipotizzando che ci vuole unora, cosa succede se poi cè unintoppo che vi fa perdere una settimana? Queste cose succedono più spesso di quanto non si immagini. Anche se sembra che non avete costi, in realtà per offrire ai vostri clienti delle soluzioni per loro convenienti cè da lavorare molto nellaffinare le vostre competenze, e soprattutto a standardizzarle. Quindi, consiglio doro: mai proporre qualcosa che non vi siete già fatti per conto vostro e conoscete bene almeno al 70%. Comunque ogni cliente è un caso a se quindi raramente si supera il 95% di noto in una qualunque attività. Cè sempre una percentuale di rischio, e ogni volta può essere la vostra Caporetto, lattività che per i costi si mangia tutti i margini dellanno. E per prendere il lavoro DOVETE impegnarvi a rischiare. Ma fa parte del gioco.
Posted on: Wed, 13 Nov 2013 17:56:33 +0000

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