Aggiungo il commento che ha scritto il grande Alexander Lonquich nel condividere questo post: Fa bene riascoltare questo miracolo cristallino, nel segno di un neoclassicismo interpretativo appena scoperto e subito portato a un livello inquietante di pienezza, intensità e spiritualizzazione credo mai più raggiunto sul pianoforte, probabilmente neanche cercato. Al contrario di quel che oggi potrebbe apparire a un ascolto superficiale, abbiamo a che fare con un gesto di rottura notevole. Nikita Magaloff per esempio, pur essendogli stato intimo amico, non aveva mai particolarmente amato il pianismo di Lipatti (mentre adorava Clara Haskil), troppo distavano le reinvenzioni ferocemente apollinee dellimmigrato rumeno dal mondo più antico vissuto naturalmente in continuità con la tradizione dellimmigrato russo, lasciandogli con la percezione di una freddezza di base non superabile. La novità rappresentata da Lipatti era talmente potente che un Robert Bresson addirittura traeva conseguenze per limpianto stilistico del proprio cinema: Things should be said mechanically, but as they are being said mechanically, something changes inside the person and there is a reversion which makes this person come alive. This mechanism makes the character come alive with the life of the film, and the character gives life to the dialogue. This is very similar to the way a great pianist plays the piano...not a virtuoso, but a great pianist such as Lipatti. That is to say, Lipatti gave out great feeling with restraint and regularity. It was by restraining himself, by holding back his emotion itself, by even trying to suppress it, and by regulating himself as much as possible that he succeeded in giving an emotion that no other pianist could achieve. Sempre Bresson: Un testo dovrebbe essere recitato nello stesso modo in cui Dinu Lipatti suona Bach, con la sua tecnica straordinaria semplicemente libera le note, la comprensione e lemozione vengono dopo.
Posted on: Tue, 16 Sep 2014 18:57:41 +0000
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