Anni fa feci alcuni studi piuttosto accurati sul fenomeno della - TopicsExpress



          

Anni fa feci alcuni studi piuttosto accurati sul fenomeno della prostituzione. Un po’ per sfatare i luoghi comuni, un po’ per comprendere le cause e i comportamenti. Mi muovevo con un gruppo di studentesse che approfittò della ricerca per collocarvi le proprie tesi di laurea. Fra le molte interviste, non tutte utilizzate nei due volumi poi stampati, ve n’erano di interessanti e chiarificatrici. Da queste, e dai molti materiali consegnatici dagli avvocati delle ragazze coinvolte in queste attività, si trassero notevoli casistiche che andavano dalla libera scelta per ottenere un guadagno rapido e ingente alle tristissime costrizioni di madri vedove che non avevano altro mezzo per sfamare i figli. Ancor oggi ricordo tre episodi particolarmente illuminanti. Il primo vedeva protagonista una signora, ormai in età avanzata, che narrò la situazione di emarginazione successiva alla morte del marito, sola in una provincia diversa da quella di origine, senza nessun aiuto, con due bimbi piccoli a cui provvedere. L’indigenza estrema, l’isolamento sociale, la durezza della vita l’essere respinta in ogni dove l’avevano portata all’estrema decisione: sulla strada. La vita non era stata certo clemente con lei, ma a distanza d’anni, fra una lacrima e uno starnutire, quello che emergeva era l’amore che provava, intatto, per i suoi figli che, grazie a lei, avevano avuto i mezzi per affrancarsi dalla povertà ed oggi vivevano ben inseriti nel contesto sociale. La seconda vede una studentessa, che mi accompagnava ad alcune interviste. Era estate, faceva caldo, ma la situazione era per così dire “ufficiale”. Venne all’incontro con aria di sfida, con un ridottissimo paio di calzoncini, inguinali, una maglietta stretta, stretta, ben scollata e ben corta. Il tacco della scarpa non era certo basso e l’immancabile anello alla caviglia. Di fronte “professioniste” in tajer che la squadrarono con evidente disapprovazione. Ricambiò lo sguardo, voleva a tutti i costi essere superiore. In realtà era ridicola. L’ultimo vede un’altra mia studentessa, dalla vita sessuale a dir poco piuttosto disinibita, con cui mi recai ad un convegno. Per andare a cena in centro città, indossò una “mise” ancor più ridotta, si potrebbe definire popolarmente quella precedente come “castigata” a confronto. Qui la sfida era evidentemente per qualcun altro. Direte cosa centra con il resto. Camminammo e poiché si riteneva molto intelligente e capace, anziché al ristorante finimmo nella zona di prostituzione della città. Anche qui il suo abbigliamento superava per dimensioni ridotte quello della sue coetanee impegnate con i clienti. Alcune macchine si avvicinarono, lei accelerò il passo. Io lo rallentai. Percepii in ciò un senso di rivalsa degli umili di fronte agli arroganti. Pensai di lasciarla lì. Poi però ritenni che si sarebbe trovata a sua agio, forse troppo. Chiamai un taxi, non fu facile, e ritornammo in albergo. Qual è la morale? L’arroganza, la presupponenza, l‘avidità di queste due persone sono state punite. Le altre, quelle emarginate, premiate in letteratura. Non è molto, meglio di niente.
Posted on: Thu, 07 Nov 2013 17:42:45 +0000

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