Armi e milioni di dollari dal Kuwait ai ribelli siriani FOXNews - TopicsExpress



          

Armi e milioni di dollari dal Kuwait ai ribelli siriani FOXNews 14 Luglio 2013 Ora i ribelli siriani hanno una nuova fonte di armi e soldi: il Kuwait. I benefattori di questo Stato ricco di petrolio inviano aiuti alle fazioni più combattive ed anti-occidentali che mirano a deporre Bashar al-Assad. È ben noto fin dall’inizio della guerra civile il ruolo svolto dai governi saudita a qataro nel finanziare ed armare i combattenti islamisti siriani. Ora, soldi ed armi fluiscono anche da fonti private e NGO controllate dai Salafiti e di base in Kuwait, e confluiscono nelle mani delle fazioni ribelli allineate con Al-Qaeda. Lo sceicco islamista sunnita Shafi’ Al-Ajami (membro del parlamento kuwaitiano), lo scorso mese ha annunciato alla televisione del suo Paese che «stiamo raccogliendo fondi per comperare tutte queste armi in modo che i nostri fratelli risultino vittoriosi» ed ha poi fatto l’elenco del costo al mercato nero di questi approvvigionamenti, inclusi missili a ricerca termica, armi anticarro e granate lanciate da missili. Giorni dopo, Al-Ajami ha parlato ad una piccola folla raccoltasi fuori dall’ambasciata libanese in Kuwait descrivendo entusiasticamente come era stato appena sgozzato in Siria un mussulmano sciita: «Lo abbiamo macellato con i coltelli» ha detto Al-Ajami fra le urla ossessive «Allah è grande». Ufficialmente… USA ed Occidente vorrebbero che gli aiuti destinati alla Siria finissero in mani meno estremiste. Una preoccupazione è rivolta alle centinaia di combattenti europei che si sono unite ai gruppi più estremisti, quelli che hanno collegamenti con Al-Qaeda e con altre fazioni jiadiste. Si teme che continueranno a compiere atti terroristici contro l’Occidente anche quando faranno ritorno dalla Siria alle loro case. Fra i gruppi che ricevono soldi dal Kuwait troviamo il Fronte Islamico Siriano (FIR), un’alleanza di 8 gruppi jihadisti che, se da una parte sono ben pronti nel condurre azioni comuni coi ribelli appoggiati dall’occidente, si sono rifiutati di aderire all’Esercito Siriano Libero. Il capo del FIR, Hassan Aboud Abu Abdullah al-Hamawi ha pubblicamente ammesso che l’alleanza ha ricevuto finanziamenti dalla rete di donatori di al-Ajami. Al-Ajami non è l’unico che nell’area del Golfo suona il tamburo di guerra della jihad e raccoglie soldi per i ribelli siriani e gli jiadisti. Il mese sacro mussulmano del ramadan, iniziato questa settimana, è un momento di punta per raccogliere soldi e gli analisti prevedono che con le tensioni tra Sunniti-Sciiti (ai massimi livelli in Medio Oriente) i mussulmani sunniti del Kuwait si affolleranno dagli islamici anti-Sciiti per ricevere donazioni. Gli analisti aggiungono che Falah Al Sawagh e Waleed Al Tabtabie, ex membri del parlamento kuwaitiano, sono anch’essi dei ben noti raccoglitori di fondi e viaggiatori nelle aree tenute dai ribelli in Siria, Turchia e Giordania, dove si recano per portare il contante ai loro gruppi favoriti. Benché nessuno dei due abbia adottato l’accesa retorica di al-Ajami, Al Sawagh ha recentemente riconosciuto alla Reuters di non porre condizione sul modo con il quale i beneficiari spendono i soldi delle donazioni che lui consegna e che tali fondi possono finire alla jihad. Ed ha aggiunto: «Hanno la libertà più totale nello spendere i finanziamenti. Se con quei soldi reclutano dei mujahidin per difendere se stessi e la loro santità, beh... è una scelta loro». La raccolta di fondi è aperta e, stando a Norman Benotman, presidente della Quillam Foundation – un pensatoio londinese che monitorizza il finanziamento al terrorismo – il governo del Kuwait non osa intervenire. Secondo Benotman «se cercassero di lanciare una repressione poliziesca, ci sarebbe una reazione violenta. Sono le stesse tribù che organizzano l’attività. La raccolta di fondi è quotidiana, non è né nascosta né segreta. È ormai diventata parte della vita kuwaitiana. Il governo dovrebbe prendersela con moschee, tribù, anziani e Sceicchi. Non sarebbe una buona cosa per il governo. Anzi, è l’ultima della quale avrebbe bisogno». Si aggiunga che qualsiasi azione governativa rischierebbe di prendere di mira le potenti organizzazioni caritatevoli mussulmane come Revival of Islamic Heritage Society, organizzazione che comunque il Dipartimento del Tesoro USA nel 2008 aveva messo nella lista nera per aver sovvenzionato Al Qaeda. L’antica organizzazione caritatevole Kuwaitiana era stata anche citata nel 2011 dall’agenzia di spionaggio spagnola CNI, per aver alimentato il radicalismo nella popolazione mussulmana spagnola. Quanto denaro venga fatto fluire dai Kuwaitiani agli jiaidisti ed ai gruppi più radicali in Siria, non è dato sapere. Ma la Quillam Foundation di Benotman ritiene siano cifre veramente considerevoli: «Parliamo di milioni e milioni di dollari». Stando a Benotman, i soldi non sono raccolti solo dai Kuwaitiani. Anche altre nazioni del Golfo Arabo – in particolare Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti – inviano denaro e, sempre stando a Benotman, «[Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti ] hanno costituito dei canali ufficiali per gli aiuti ed i governi supervisionano i fondi destinati alla Siria. I Sauditi e gli Emirati non vogliono rischiare ritorsioni violente, quindi inviano i fondi ad individui ed organizzazioni del Kuwait». Jamie Dettmer Traduzione per EFFEDIEFFE a cura di Massimo Frulla, revisione di Lorenzo de Vita Fonte > FoxNews
Posted on: Sun, 14 Jul 2013 13:09:31 +0000

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