BRUCE SPRINGSTEEN 2001-2013 Da una parte il dodicesimo - TopicsExpress



          

BRUCE SPRINGSTEEN 2001-2013 Da una parte il dodicesimo anniversario dell’attentato alle Torri Gemelle, dall’altra il Wrecking Ball Tour che sembra non finire mai. Per Bruce Springsteen, The Boss, il 2001 e il 2013 sono anni inevitabilmente legati da un medesimo filo rosso. L’attentato dell’Undici Settembre sconvolse gli Stati Uniti durante il primo mandato di George W. Bush, la popolazione gridava dolore, esigeva spiegazioni, urlava vendetta. Dal coro straziato emerse una voce, la voce di un uomo del New Jersey rimasto in silenzio per sette anni: Bruce Springsteen nel luglio dell’anno successivo pubblicò un disco entrato nella storia. Quindici tracce, settantadue minuti di musica e, soprattutto, il ritorno della E Street Band da cui, da allora, non si separò più. Il Boss canta i sentimenti del suo Paese, del suo popolo che già in passato aveva raccontato con straordinario realismo. L’album ripercorre la tragedia in brani come Into the fire (Nel fuoco), Empty Sky (Cielo vuoto) e You’re missing (Sei disperso), ma lancia un unico forte messaggio con il quale si chiude: “Come on up for the rising tonight” (“Forza, rialzatevi per la risalita, questa notte”). Il rocker, quindi, tira fuori l’orgoglio USA dopo la grande ferita inflitta dal terrorismo e, mettendo da parte le sue convinzioni in contrasto con il Presidente repubblicano, invita la Nazione a unirsi per rialzarsi tutti insieme. Infatti, il The Rising Tour è uno dei più emozionanti, energici e commoventi nella storia del cantautore. Fece tappa in Italia a Milano, Bologna e Firenze, tutte e tre le date sold out, com’è tradizione che sia per i concerti del Boss nel nostro Paese. Ed è proprio dai concerti che si può partire per spostare la riflessione all’anno duemilatredici. Il Wrecking Ball tour è iniziato nel marzo dello scorso anno e ancora non accenna a finire, nuove date continuano ad essere aggiunte, le più recenti interessano l’Australia, per esempio. Si tratta di veri e propri show in cui Bruce si esibisce con la E Street Band per tre ore o poco meno di rock’n roll no-stop. I due concerti tenutisi a San Siro nel 2012 e 2013, ai quali ho avuto la fortuna di assistere, sono stati una grandissima festa. Si può dire anche che siano una sorta di celebrazione religiosa in cui sessantamila springsteeniani non distolgono lo sguardo dal tempio in cui il dio del rock si esibisce donando la vita. Un concerto di Bruce è come riprendere a respirare dopo l’apnea, è come tornare a vivere. Ho sentito qualcuno dire che il mondo si divide tra coloro per cui il rock è una religione e quelli che non hanno mai visto Springsteen dal vivo. È un artista instancabile, generoso e disponibile, si dona completamente al suo pubblico cercando di sorprenderlo ma al contempo di non deludere mai le sue aspettative. E sicuramente in questo è il migliore, un animale da palcoscenico che nutre i suoi cuccioli-fans con il latte della speranza, della solidarietà e della fratellanza (cfr Blood Brothers, 1996). Probabilmente sono proprio queste sue idee che lo uniscono all’attuale Presidente degli Stati Uniti d’America Barack Obama. Bruce sostenne la candidatura dell’afroamericano di Chigago sia durante la prima campagna elettorale del 2008 sia nella seconda corsa per la Casa Bianca nel 2012. Nel 2009 esce Working on a dream (Lavorando ad un sogno), un album in cui non è difficile cogliere l’entusasmo e la speranza di Springsteen per l’era Obama appena cominciata; finalmente potrà essere dato spazio alla classe più in difficoltà a cui, sebbene sia plurimilionario, il Boss sente di appartenere e a cui aveva dato voce in famose canzoni come The River e Atlantic City. Tuttavia prima delle elezioni 2012, all’uscita del nuovo album Wrecking Ball, egli si dichiara deluso proprio da quel Presidente che aveva sostenuto e in cui aveva creduto tanto. Bruce sostiene che, sia a causa della crisi economica, che Obama non ha saputo fronteggiare, sia per la convinta opposizione dei Repubblicani, per esempio sulla riforma della sanità, l’amministrazione democratica non ha concluso nulla di decisivo. Infatti i brani del nuovo album sono permeati di rabbia (Death to my hometown), scontento (Jack of all Trades), preoccupazione (This depression), voglia di riscatto (Wrecking Ball) ma, come al solito, non manca la speranza (Land of hope and dreams) che Bruce continua a nutrire per il suo Paese e per il suo popolo. E come un buon marito fedele non abbandona la famiglia nel momento di difficoltà, Springsteen non lascia Obama solo ad affrontare la campagna elettorale che lo avrebbe portato alla Casa Bianca per la seconda volta, ma lo affianca nelle manifestazioni, continuando a sperare in un mondo nuovo (“There’s a new world coming”, da Jack of all Trades). Barack Obama ha dichiarato: “Ho sperato di diventare presidente perché non potevo essere Bruce Springsteen”. Noi springsteeniani, nel nostro piccolo, speriamo che Bruce continui a fare musica, concerti e a raccontare le nostre storie perché ci sentiamo parte di qualcosa di unico, di un amore che non finisce mai. Un fan, dopo il concerto all’Ippodromo delle Capannelle di Roma del 12 luglio di quest’anno, scrive: “Quando tornerete alle vostre case, stanotte, date una carezza ai vostri bambini. E dite loro che è la carezza di Bruce Springsteen”. FP
Posted on: Wed, 11 Sep 2013 19:36:20 +0000

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