Buddismo e Società n.160 - settembre ottobre 2013 Principi - TopicsExpress



          

Buddismo e Società n.160 - settembre ottobre 2013 Principi fondamentali La rivoluzione umana e lo hosshaku kempon di Gianna Mazzini Nuova partenza. Essere in movimento. Direzione: trovare il nostro, il mio, vero io. Itinerario: prospettive non ancora praticate. Parole non abusate. Pensieri che fanno tragitti diversi. Cogliere lo scopo della vita: perché sono nata, perché qua, perché ora, perché così. La rivoluzione umana è il processo di completamento dellio, che stabilisce lo scopo della nostra esistenza. Lespressione nasce dal presidente Josei Toda, che in un suo scritto ne parla così: «Si può dire che la rivoluzione umana consista nel creare un cambiamento riguardo a ciò che si è costruito finora: in altre parole significa mutare radicalmente il modo in cui siamo vissuti. Ad esempio passare da un obiettivo piccolo a un obiettivo grande, da una vita basata su un piccolo bene a una vita basata su un grande bene. Da una concezione dellesistenza limitata solo al presente alla costruzione di una irremovibile e ferma visione della realtà della vita basata sul concetto di eternità».1 Cambia la prospettiva delle mie azioni se penso alleternità della vita? Cambia. Diventa più difficile pensare che farla franca sia un obiettivo perseguibile. Cavarsela, se magari lì per lì produce sollievo, non ci solleva affatto al livello autentico della vita. Che è, invece, possibilità infinita di cambiare me e quello che mi circonda, come posso, come desidero. Le cose che succedono hanno un senso e vanno utilizzate. La vita ha un grande valore e dunque va usata. Viviamo in un mondo che insegna presto che cè qualcosa di più forte e potente di noi, destino o circostanze, e che conviene adeguarsi. Tanto non cambia nulla. Non serve. È unillusione pericolosa e dolorosa, questa, che semina impotenza. E limpotenza, per chi pratica, è unillusione: noi contiamo, contano i nostri gesti. Praticando, la potenza della mia vita si risveglia e diventa fiducia della trasformazione. La rivoluzione umana è il lavoro continuo e incessante di trasformazione della nostra vita. Significa individuare e affrontare tutto ciò che impedisce la piena espressione del nostro potenziale e della nostra umanità. Il Buddismo si basa sulla convinzione che ogni individuo possiede uno stato vitale puro, positivo e illuminato. Si chiama Buddità o nona coscienza, ed è caratterizzato da uno stato danimo bellissimo perché libero dai vincoli delle paure, libero dalle esperienze passate, dagli attaccamenti. Ma anche libero dagli orpelli del piccolo io, inteso come solo me. Io non sono solo me, sono il senso che ho. Sono il senso che dò alla mia vita. Nam-myoho-renge-kyo è lo strumento diretto per accedere a quella condizione vitale e vivere a partire da lì. Perché sprigiona vitalità, forza, energia creativa. Una continua attenzione alla realtà e a quello che la realtà esprime. Consente di leggere nei problemi la possibilità della felicità. Fa sentire nel profondo più profondo di sé un senso radicato della dignità umana che nasce dalla consapevolezza che la vita, tutta e non solo la nostra, è dotata di infinite, magnifiche possibilità. «La rivoluzione umana in un singolo individuo contribuirà al cambiamento nel destino di una nazione e condurrà infine a un cambiamento nel destino di tutta lumanità».2 La mia rivoluzione umana è nuova semina, proprio come laratro che, rivolgendo le zolle, prepara il terreno. In senso letterale rivoluzione significa questo: viene dal latino re-volvere, voltare di nuovo. È che le parole, a volte, si assottigliano a forza di usarle. E si appiattiscono in un unico significato, quello che, di volta in volta, la cultura dominante sceglie. E allora devono essere risignificate. Per molto tempo lespressione rivoluzione è stata identificata con il rovesciamento dellesterno sociale, con le rivolte armate e i colpi di Stato. Ma rivoluzione è un cambio di passo, è un salto, una spinta, e da quel momento niente sarà più come prima. Re-volvere, voltare di nuovo. Abbandonando quel che non serve e rivelando lessenza di noi. Cè un principio buddista che lo spiega. Si chiama hosshaku kempon e significa abbandonare il transitorio e rivelare loriginale. Si riferisce a un momento cruciale della vita di Nichiren Daishonin, a Tatsunokuchi. È il 1271. Nichiren è stato appena condannato alla decapitazione e sta per arrivare al luogo dellesecuzione scortato da alcuni samurai. Proprio nel momento di massima difficoltà, il Daishonin attinge a qualcosa di più profondo di sé e prende la decisione di dimostrare la forza della Buddità e realizzare il voto di rendere felici tutte le persone. E, proprio in quel momento, dalla direzione di Enoshima appare «una sfera brillante quanto la luna».3 Resta abbagliato anche il samurai che stava per decapitarlo, chesi getta a terra, mentre gli altri scappano. Proprio in quellistante Nichiren, che aveva continuato a lottare senza arrendersi, lascia limmagine transitoria di persona comune e, pur rimanendo esattamente lo stesso, con lo stesso corpo, rivela la sua vera natura di Budda originale dellUltimo giorno della Legge. In quellistante lascia il suo aspetto transitorio di persona comune nello stadio di ascoltatore del nome e delle parole della verità e rivela il suo stato originale di Budda di gioia illimitata, illuminato dal tempo senza inizio. Il suo hosshaku kempon ha al centro una cosa: trasmettere a ogni singola persona la missione di Bodhisattva della Terra, manifestando la condizione vitale del Budda. Da quel momento si apre anche per noi il sentiero per percepire la Buddità nella forma presente. Diventa cioè possibile per tutte e tutti sviluppare quello stato vitale, vasto come luniverso, proprio così come siamo. Vivendo non è facile pensare a come possiamo fare per abbandonare il transitorio e rivelare loriginale. Sembra complicato applicarlo alle nostre vite. Ma fare hosshaku kempon significa sentire nel più profondo di noi che siamo Bodhisattva della Terra e farne la direzione della nostra vita. Avviene in un istante. E da quellistante la nostra vita ha un senso che va oltre il raggiungimento di traguardi, oltre lorizzonte della felicità individuale. Non sentire più i limiti della propria vita pur rimanendo sé. È una forza strepitosa. E ne sei consapevole. Anche dentro di me, togliendo i limiti della mia vita, cè quella forza. E allora via i troppi se fosse, se potessi. Non affogare più nei se ma vivere consapevoli di essere Myoho-renge-kyo. Decidere. Nichiren Daishonin è il primo a dimostrare che tutte le persone dellUltimo giorno della Legge possono fare hosshaku kempon. A riprova di questo e per fornire un mezzo che permettesse agli altri di fare lo stesso, Nichiren iscrive il Dai-Gohonzon. Avviene otto anni dopo, nel 1279, dopo la persecuzione di Atsuhara. Proprio nel momento in cui i contadini di Atsuhara, suoi seguaci e persone comuni, reagiscono alle persecuzioni non temendo di morire, proprio in quel momento anche loro fanno hosshaku kempon: si risvegliano alla missione di Bodhisattva della Terra e manifestano la natura originale di discepoli di Nichiren. Hosshaku kempon nasce dalla lotta del Daishonin per superare ogni ostacolo. Nello stesso modo anche noi, se manteniamo una fede che non teme ostacoli, allora qualunque cosa accada possiamo abbandonare il nostro aspetto transitorio e rivelare il nostro vero io. «Abbandonare il transitorio e rivelare loriginale è essenziale per riuscire a ottenere la Buddità in questa vita».4 Hosshaku kempon è un filo che costella, luminosa, la nostra storia arrivando fino ai nostri giorni. Come quando il primo presidente della Soka Gakkai Tsunesaburo Makiguchi, che da tempo ripeteva: «La Gakkai deve fare il suo hosshaku kempon», viene arrestato per essersi opposto al potere militarista: proprio in quel momento grida la giustezza del Buddismo e conclude la sua vita in carcere. È il 1943. «Possiamo affermare che questo fu lo hosshaku kempon del maestro eterno Tsunesaburo Makiguchi».5 Questi momenti sono il nostro patrimonio più grande. E proseguono. Come quando Josei Toda, nel momento più buio della sua vita, è in prigione, e studia, studia il Sutra del Loto e si dedica senza risparmiarsi alla preghiera, e a un certo punto si illumina al fatto di essere un Bodhisattva della Terra e sperimenta uno stato vitale di gioia assoluta. Toda esce vivo dalla prigione nel luglio del 1945. E scrive: «Le nostre vite sono eterne. Non hanno né un inizio né una fine. Mi sono reso conto che noi siamo apparsi in questa vita poiché ci siamo assunti la grande responsabilità di propagare, nellUltimo giorno della Legge, i sette caratteri del Sutra del Loto. Affidandoci a questa condizione originale e considerando la nostra posizione, noi siamo tutti Bodhisattva della Terra».6 Qualche anno più tardi, nel 1951, Toda, divenuto secondo presidente della Soka Gakkai, prende liniziativa e dà inizio a una grande campagna di propagazione e fa il voto di consacrare la sua vita al Buddismo, ereditando le volontà del presidente Makiguchi. Noi veniamo da qui. Nel 1960 diventa presidente della Soka Gakkai Daisaku Ikeda. Nel volume ventisei della Nuova rivoluzione umana cè un passo commovente, che ripercorre un momento speciale. Il protagonista è in un giardino di Shikoku e ripensa con emozione al comportamento di Nichiren in quegli attimi in cui si trovava sulla spiaggia di Tatsunokuchi. Ripensa a quella condizionedi gioia profonda che accompagna la decisione del Daishonin. La paragona al sole che illumina il buio di quando stiamo male e lo immagina come un istante in cui tutto, dimprovviso, si colora di una luce doro. E mentre è lì, dentro quellemozione, proprio in quellistante nel cielo appare una stella cadente. E poi unaltra e unaltra ancora. Il solo pensare a quel momento e sentire una profonda corrispondenza di desideri muove luniverso. Sensei promette allora, profondamente e con fermezza felice, di dare vita al nuovo hosshaku kempon della Soka Gakkai. Il suo profondo desiderio di portare il Buddismo nel mondo ha fatto sì che oggi milioni di persone, anche noi, ciascuno e ciascuna di noi, abbiamo potuto conoscere e sperimentare la gioia che deriva dal praticare Nam-myoho-renge-kyo. Sono passati trentacinque anni da quel momento. Il 18 novembre prossimo si inaugurerà a Tokyo la nuova sede della Soka Gakkai. Questo nuovo edificio non è solo un nuovo edificio. È un momento molto significativo perché da questo luogo inizierà una nuova partenza. E ciascuno, ciascuna di noi può partecipare di questa trasformazione. Quando si abbandona la nostra immagine provvisoria, allora in quel momento la nostra vita piccola rivela la sua condizione vitale originale. Condizione vitale grande. Accade in un momento. Spesso nei momenti di difficoltà. Quelli più duri, quelli che mettono lanimo di fronte a una scelta. Lì la vita può cambiare. Cambia. Volta. Rivoluziona se stessa e svela il senso dellessere al mondo, proprio noi, proprio ora, proprio qui, proprio così come siamo. Malala Yousafzai, un esempio di rivoluzione umana Il 13 luglio di questanno, 2013, una ragazzina di sedici anni ha festeggiato il suo compleanno parlando al Palazzo di vetro delle Nazioni Unite. È Malala Yousafzai. È pakistana ed è un esempio di persona che si è assunta la responsabilità della propria presenza nel mondo. Nata in un contesto difficile, la provincia dello Swat in Pakistan, provincia nella quale alle bambine è negato il diritto allistruzione, Malala, a un certo punto della sua vita, decide di aprire un blog sulla BBC nel quale parla delle condizioni delle sue coetanee e afferma il diritto allo studio. Un commando talebano il 9 ottobre dellanno scorso le spara, ferendola gravemente alla testa. Malala viene ricoverata in Inghilterra e lotta strenuamente per la vita. Guarisce. Su di lei pende ancora la minaccia di morte dei talebani. Ma lei è anche la più giovane candidata al premio Nobel per la pace. «Cari fratelli e sorelle, nella notte del 9 ottobre 2012 i talebani mi hanno sparato sul lato sinistro della fronte. Pensavano che le loro pallottole mi avrebbero messo a tacere. Ma hanno fallito. I terroristi pensavano che sparando avrebbero cambiato i nostri obiettivi e fermato le nostre ambizioni, ma niente nella mia vita è cambiato tranne questo: quello sparo ha ucciso la debolezza, la paura e la disperazione. Sono nati la forza, il potere e il coraggio».7 Quello sparo è stato, per lei, loccasione di rivelare il suo potenziale profondo. Da quel momento la sua determinazione si rivolge allaffermazione del diritto allistruzione. Nel suo discorso allONU lha spiegato bene: «Un bambino o una bambina, un insegnante, una penna e un libro possono cambiare il mondo». La sua è una storia fuori dallordine. Eccezionalmente difficili le condizioni in cui è nata e vissuta, eccezionalmente tragico lattentato alla sua vita. Il presidente Ikeda parla dellimportanza nel Buddismo delle persone comuni. Come noi, con vite molto più tranquille della sua. Ma quando si decide e si sente che la propria vita è eterna e che comprende anche tutto il resto, le persone, gli animali, il mare, le montagne, insomma il mondo in cui viviamo, è possibile per tutte, tutti, tirare fuori il potenziale massimo che è nella nostra vita. E per questo non è mai né troppo tardi né troppo presto. Dal punto di vista delleternità della vita conta solo ora. Ora è un nuovo ora. Ora mentre scrivo, ora mentre leggi. Diventare io stessa un essere umano migliore di me. Con la forza della fede che scuote il Gohonzon e ringrazia della fortuna di aver incontrato il Buddismo e poter sperimentare ogni volta che lo desideriamo la potenza infinita della preghiera. Note 1) NR, 516, 12. 2) Daisaku Ikeda, La rivoluzione umana, Esperia, vol. 1, p. 4. 3) Le azioni del devoto del Sutra del Loto, RSND, 1, 682. 4) Daisaku Ikeda, Lezioni su Lapertura degli occhi, BS, 106, 43. 5) La nuova rivoluzione umana, volume 26, cap. 3, traduzione provvisoria. 6) Ibidem. 7) La Repubblica, 14 luglio 2013.
Posted on: Tue, 22 Oct 2013 21:45:04 +0000

Trending Topics



Recently Viewed Topics




© 2015