Che l’apice di un’epopea al culmine del proprio percorso abbia - TopicsExpress



          

Che l’apice di un’epopea al culmine del proprio percorso abbia rifocillato di notizie ed indiscrezioni la barrage mediatica degli ultimi 5 mesi e che l’epilogo di tale vicenda sia stato accompagnato da corifei incensatori di un’aurea di rinnovamento (d’organigramma amministrativo e di riserve economico-finanziarie) notevole, è cosa ormai appurata ed in svariate circostanze sviscerata anche dai soggetti che, mistificatori del verace svolgersi dei fatti ed untori di convinzioni scongiurate dai risultati, non ritenevano realizzabile una svolta di portata iperbolica: realizzare che un poderoso signorotto asiatico giunga sfavillante con sonanti quattrini ed incommensurabili monete a dar credito ad un Club flebilmente bistrattato da infauste gestioni e nefandezze tecniche nel recente trascorso, ma la cui caratura è per spessore e trionfi tanto influente nell’immaginario calcistico globale, è scotto alquanto elevato da condonare per chi pone ai vertici del proprio appagamento le sventure altrui. Stante però che le blande angherie dei frustrati non riguardino le succitate cesure storiche e che non sfiorino minimamente l’armonia delle operazioni menzionate, è arrivata l’ufficialità di una trattativa divenuta sinonimo di turpe travaglio, dati la tempistica e le modalità: da poco meno di 24 ore, Erick Thohir è al timone del CdA Nerazzurro di corso Vittorio Emanuele e si è collettivamente insediato tra le file direttive dell’Internazionale di Milano, acquisendo il testimone concessogli da Massimo Moratti, diarca all’imbrunire dal portafoglio oramai sparuto ed esplicito esempio di come il NeroBlu possa essere vissuto in una commistione di sentimenti ed affari, a cui però sarebbe stato opportuno che si affiancasse un’accurata lucidità di giudizio e d’operatività manageriale. Nitidezza di oggettività che pare abbia omesso anche nelle valutazioni sugli striscioni srotolati dalla Nord sabato scorso a San Siro, in virtù della conclusione della sua carriera da azionista di maggioranza nella Società che ha empaticamente asservito per quasi 20 anni, attanagliando le sinapsi razionali al tremendo ma platonico e inebriante cantico dei sentimentalismi viscerali: così come AngeloMario (che ha voluto precisare quanto il padre si sia risentito per il pensiero diretto e senza fronzoli della Curva) ieri al termine dell’assemblea, all’onor del vero anche MM proprio nel post gara contro il Livorno ha trasudato un’incompostezza non propriamente caserD’accordo che coltivare e raccogliere i frutti del rapporto con il folto Popolo Interista, e soprattutto col Cuore pulsante di un ideale di tifo difficilmente tramontabile, non siano più tematiche di sua stretta competenza, ma nessuno avrebbe mai ipotizzato che un baluardo di perseveranza e lungimiranza come l’uscente Patron potesse scadere in un’irruenta suscettibilità e che avesse una memoria parimenti degna a quella di un elefante: in primis perché, all’arrivo nella tribuna di riferimento del 1/o rosso, per lui le intonazioni del più classico e celeberrimo de “C’è solo un Presidente!” si sono sprecate in un’orgia d’entusiasmo di ostica comparazione (e raffrontabile soltanto al rientro sul rettangolo verde del onnipresente Zanetti), e in secondo luogo poiché è diffusa la convinzione che un sincero rapporto di simpatia tra i due poli non sia mai sbocciato, né tanto meno che sia affiorato nel divenire dei 19 anni. E’ bene che si chiarisca questo passaggio: l’abnegazione e dedizione riservate dal petroliere figlio d’arte alla causa dei Colori sono sempre state riconosciute e l’intero ambiente ha convenuto nel sostenere l’imprenditore veneto, specie nei cupi momenti ove la retta via sembrava un appannato miraggio; premesso questo, sarebbe da stolti non riconoscere che gli siano state imputate diverse responsabilità: alcune a torto, altre a ragione, tant’è che la storia sia lì pronta a sorreggere ambo le tesi. Tra le tante, parafrasando Franco Caravita e i pensieri dei Ragazzi della Nord, due in particolare non sono state mai chiarite, e si spera ricevano attenzione e un barlume di franchezza nel futuro prossimo: innanzitutto la scelta incondivisibile, e a tratti inaccettabile, di attorniarsi di personalità che nulla ed in nessun patto avranno a che vedere con l’Inter e la realtà che grava attorno ad essa, ossia soggetti i quali hanno ritenuto prerogative basiche il brand commerciale e in taluni casi lo sponsorizzarsi impunemente (ne sapete qualcosa, “esimi” Lippi, Tardelli, Fassone e compagnia cantando?); infine il non accettare che l’angoscia spasmodica, di cui soffriva ogni qualvolta ci si stesse lento pede avvicinando al traguardo per poi indecorosamente crollare, fosse costante anche di Uomini ed Ultras, assidui nel condurre il carro dei vincitori, citando Ennio Flaiano, ma giustappunto presenti anche nell’ingoiare bocconi amari: c’erano con l’Helsingborgs ai preliminari di Champions e con l’Alaves nella nefasta notte di Coppa Uefa; erano sconsolati su quei gradoni nell’infausto 11 maggio 2001; erano all’Olimpico circa un anno dopo a disperarsi per un obiettivo che sembrava non volesse concretizzarsi; c’erano negli EuroDerby, dovendo a forza mitigare una delle delusioni più grandi della loro vita; e infine erano a Madrid, quando tutto ciò è stato rivendicato, con gli interessi. E per inciso, le uniche contestazioni pesanti sono scaturite nelle prime due occasioni riportate, quando il Meazza si trasformò in un apocalittico palcoscenico di delusione e livore tra falò di sediolini e ortaggi scagliati a destra e a manca. Non si è capito da cosa possa essere scattata questa ficcante molla di rimorsi e alla stessa maniera è incomprensibile che il Proprietario più vincente dell’Internazionale abbia sbroccato con toni piccati; ma, assunto per vero che l’amore della Maglia sia l’unico aspetto in comune tra le parti, è necessario che si raccolgano i cocci, e alla svelta.eccia.
Posted on: Sat, 16 Nov 2013 20:28:13 +0000

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