Chi è Marco L’analisi interna al vangelo non ci dice nulla di - TopicsExpress



          

Chi è Marco L’analisi interna al vangelo non ci dice nulla di lui; da questo punto di vista è un autore anonimo. Bisogna interrogare il NT nelle sue altre parti per avere delle indicazioni sulla sua identità.Pur avendo a disposizione pochissimi dati offerti dal NT, possiamo dire alcune cose sicure: Marco è quel Giovanni Marco di cui si parla in Atti 12,12, nella cui casa si raduna la comunità cristiana di Gerusalemme. La prima generazione dei cristiani, ossia la comunità di Gerusalemme come pure le comunità nate dai tre viaggi missionari dell’Apostolo Paolo, non ha ancora dei luoghi ufficiali di culto e per di più, verso la fine del primo secolo, la comunità cristiana di origine palestinese, è persino esclusa dalla possibilità di partecipare al culto che si teneva nella sinagoga. Da ciò nasce la necessità di incontrarsi altrove e il primo punto di riferimento sono le case dei fratelli: una di queste case è appunto quella di Giovanni Marco, l’evangelista.Sappiamo ancora che Marco faceva parte del gruppo missionario di Barnaba e Paolo (At 13,5.13;15,34-36). In 1 Pt 5,13 Marco figura come discepolo di Pietro, che infatti lo definisce così: “Marco, figlio mio”. A ciò si aggiunge la testimonianza dei primi padri: nell’epoca patristica la tradizione attribuiva a Marco non soltanto un apostolato portato avanti insieme a Paolo, ma anche, e soprattutto, insieme a Pietro. In termini più specifici, secondo Papia di Gerapoli, scrittore ecclesiastico dei primi secoli, Marco sarebbe “l’interprete di Pietro”, il che fa pensare al fatto che Marco avesse tradotto in lingua greca le catechesi fatte da Pietro durante la sua permanenza a Roma; Pietro parlava nella sua lingua aramaica di Galilea e Marco le avrebbe quindi tradotte in greco per renderle comprensibili agli ascoltatori non ebrei e in seguito le raccolte in un libro, che è appunto l’attuale vangelo che porta il suo nome.La notizia, secondo cui il vangelo di Marco sarebbe stato scritto a Roma, trova conferma nel fatto che questo è la fonte narrativa di Matteo e di Luca: se questi hanno avuto facilmente il testo, ciò è dovuto al luogo di composizione, dal momento che Roma era collegata alle altre regioni dell’Impero da un ottimo sistema viario; l’origine potrebbe insomma spiegarne anche la rapida e vasta diffusione. Che Marco fosse interprete di Pietro risulta evidente anche dal fatto che nel suo vangelo sono del tutto assenti gli episodi, riportati però dagli altri evangelisti, in cui Pietro esce con una notevole statura, col suo primato e il suo prestigio. Infatti, nelle memorie che Pietro ha narrato nelle sue catechesi, non ha messo in evidenza la posizione particolare che Cristo gli ha attribuito in seno al Collegio dei Dodici. Per esempio, Marco narra che a Cesarea di Filippo, quando Gesù chiede: “Voi chi dite che io sia?”, Pietro risponde: “Tu sei il Cristo”; e il racconto continua affermando che Gesù impose severamente ai discepoli di non parlare di Lui a nessuno.Dobbiamo leggere Matteo per sapere che in questo punto, dopo che Pietro disse: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”, Gesù gli rispose: “E io ti dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli” (Mt 16,18-19).Quindi, a Roma, Pietro ha annunciato Gesù Cristo ma ha taciuto la posizione di autorità e di prestigio che Cristo stesso gli aveva dato; Matteo la riporta, ma lui non l’ha rivendicata per sé. Inoltre, dobbiamo anche leggere il vangelo di Luca, per sapere che, ad un certo punto, Cristo ha promesso a Pietro una particolare assistenza dello Spirito Santo in virtù della propria preghiera: “Ma io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede; e tu una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli” (Lc 22,32). Cristo, quindi, ha pregato in modo particolare per Pietro, ottenendogli dal Padre un particolare dono dello Spirito capace di corroborare la fede degli altri.Marco, invece, non dice nulla di tutto questo, per il semplice fatto che nemmeno Pietro l’aveva detto. E ancora: bisogna leggere il vangelo di Giovanni per sapere che il Risorto, dopo alcune apparizioni, appare infine sulle rive del lago di Tiberiade, e dice esplicitamente a Pietro: ”Pasci i miei agnelli, pasci le mie pecorelle” (Gv 21,15-16), intendendo dire: “Sii il pastore non solo dei fedeli (pecorelle) ma anche dei pastori (agnelli)”. Naturalmente, dobbiamo constatare ancora una volta che Pietro, nelle sue catechesi, non ha detto neanche questo. Leggendo il testo in greco, infine, si percepisce molto chiaramente che lo stile è poco curato e sembra davvero la trascrizione di qualcosa pronunciata oralmente con le naturali disarmonie che ci sono nel linguaggio parlato
Posted on: Tue, 25 Jun 2013 20:51:10 +0000

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