Come si sarà ben notato, Le indotte crisi belliche in Arabia e - TopicsExpress



          

Come si sarà ben notato, Le indotte crisi belliche in Arabia e nel nostro Vicino Oriente non godono più, nei media omologati occidentali, di spazi di cronaca o riflessione. Le stesse stragi in Iraq, ormai quotidiane, sono accuratamente espurgate dalla cosiddetta “informazione” internazionale. Qualche accenno anodino emerge soltanto sulle vicende afghane, con vaghi accenni all’intenzione di Washington a mantenere in quel Paese aggredito per essere “normalizzato”, una stabile forza militare di occupazione, spacciata per ausilio “quasi venticinquennale” alla “sicurezza”. Anche sulla Libia distrutta e destabilizzata è, di fatto, silenzio. Come silenzio è sugli sviluppi delle cosiddette “primavere arabe”, non esattamente giunte nei porti originariamente loro assegnati. Infine, se attorno all’Iran prosegue la demonizzazione – senza alcuna parola di commento seppure formalmente solidale di fronte a gravissimi attentati, come quello attuato contro la rappresentanza diplomatica a Beirut – sul conflitto in Siria è, di fatto, calata una diga di totale censura. Dalla regione oggetto delle cure atlantiche, qualche notizia corre qua e là, estrapolata dal contesto e offerta in pasto a lettori o ascoltatori che sono talmente ormai dipendenti dall’informazione generalista e omologata in pillole costruita in Occidente, da limitarsi ad assorbire la loro “conoscenza dei fatti” dalla decina di parole tracciate nero su bianco sui giornali o pronunciate nell’etere, nei titoli e nelle sommarie sintesi. Ma qual è il motivo di questa consegna del silenzio? Indubbiamente la percezione – tra gli strateghi della “normalizzazione” regionale e dell’ “informazione corretta” - di uno stallo generale dell’offensiva, di effetti boomerang collaterali non previsti, di incertezza su quello che sarà il futuro delle nazioni destabilizzate. Esemplifichiamo, con due o tre note sulla situazione in Siria. E’ diventato ormai evidente – per le mille prove documentali comunque circolate in Occidente sulle stragi e assassinii disumani, sui sequestri di cittadini neutrali – reporters e preti, come Dall’Oglio, presi in ostaggio dagli stessi loro anfitrioni dopo essere passati clandestinamente nei territori controllati dalle milizie che presumevano “amiche” – e sulla presenza di bande armate mercenarie in Siria, il carattere palesemente terroristico della rivolta innescata da Turchia, Qatar e Arabia saudita, su indicazione atlantica, contro il popolo e il governo di Bashar Assad. E’ inoltre ormai attestata – da qualsiasi osservatore neutrale – che l’offensiva terroristica, privata dagli artigli di sostegno militare Nato o atlantico, sia ormai in rotta e progressivamente annientata dalla reazione dei civili e dell’esercito di Damasco. Tanto più perché priva di sostegno internazionale grazie al fermo “no” sia di Mosca, soprattutto, che di Pechino, non a caso riuscite a ricondurre la crisi nei binari della preventiva distruzione delle presunte armi di distruzione di massa (peraltro in parte documentate in possesso anche dei terroristi) e di una possibile conferenza di pace a Ginevra. Last but not least, con la conseguenza di una consegna ai media di “ovattare” lo stato del conflitto in Siria. D’altra parte c’è da considerare e sottolineare come le storture disinformative, messe alla berlina da filmati, documenti e testimonianze inattaccabili, avevano e hanno compromesso e, anzi, fatto rigettare dalla pubblica opinione il messaggio propagandistico originale di un “regime” dittatoriale e illiberale “giustamente” contestato da una “rivolta di popolo”. Non che questo rigetto abbia totalmente silenziato tale propaganda che è stata, sì, ridotta ma che resta in piedi anche se terminologicamente smussata. Un caso per tutti, quella dello Washington Post. “L’ “autorevole” Washington Post, non a caso conosciuto dagli addetti e dagli osservatori più attenti come la “gazzetta del Pentagono”. Ricordiamo un articolo apparso su quel giornale, dal titolo: “Activists accuse Syria regime of intensifying crackdown on doctors treating wounded protesters”. E cioè “Attivisti accusano il regime siriano di intensificare la pressione contro medici che hanno in cura dei manifestanti feriti”. Un concentrato di falsità, termine per termine e sostanza per sostanza. Dottori descritti come “angeli” ed “eroi” che fanno il loro proprio dovere secondo il giuramento di Ippocrate. Purtroppo per lo Washington Post c’è un video immesso su youtub-watch che ben prova quale sia l’umanità di questi “medici volontari umanitari”. (v=Dhzkn-5gyaE&feature=player_embedded) Tornando all’articolo, esaminiamolo fin dal titolo parola per parola, per concludere con la sostanza. Per discernere il falso dal vero. “Activists”. Chi sono questi “attivisti”? Gente per lo più non identificata che manda un “tweet” o un “post” da Londra o da un altro angolo del mondo per asserire fatti non documentati. Sono i “sayanim” – la fascia di simpatia – dei terroristi e dei loro protettori. Una volta era regola d’oro preventiva possedere e indicare tre conferme differenti di una notizia poi da diffondere da agenzie o media. Una regola dichiarata dunque desueta dallo Washington Post e da tutti gli altri media occidentali. “accuse”. “Accuse”? No. Soltanto la diffusione di “mormorii” non confermati altrimenti. “Syria regime”. In Occidente ogni Stato “nemico” è un “regime”. Che vi siano libere elezioni, un parlamento e un governo in una Siria laica e pluriconfessionale è dunque un fatto ininfluente. Alla propaganda serve far balenare in qualche modo la “dittatura” ivi (non) esistente. “Intensifying crack down on doctors”. Le dure pressioni subite da cosiddetti medici sono un parto della disinformazione più assoluta. L’articolo si riferiva alla cattura, da parte dei governativi a Homs, di vari infermieri o paramedici per lo più non siriani presenti nei ranghi delle milizie terroristiche. “Dottori” mercenari, per di più – è questa è la vergogna assoluta – specializzati nell’espianto di organi vitali (con ogni probabilità da immettere nel traffico clandestino di “pezzi di ricambio” per agiati malati d’Occidente…) da persone viventi presumibilmente sedate e anestetizzate. Come dimostra il video citato. “Treating wounded protesters”. Un’altra falsità. E’ notorio e documentato come, dopo la liberazione della città di Homs, l’esercito siriano abbia rinvenuto in una fattoria una trentina di cadaveri di civili (non erano “protesters”, miliziani, di certo: erano le loro vittime sequestrate nell’occupazione della città, per lo più di fede cristiana…) in gran parte privi di organi vitali: occhi, reni, cuore. Non esistono “altre” versioni. Né evidentemente possono esistere. Il vero titolo che lo Washington Post doveva apporre alla “notizia” diramata dalla consorella Associated Press sarebbe dovuto essere dunque “Le forze governative siriane hanno catturato paramedici siriani che spiantavano organi di prigionieri a cuore battente”. E questa era anche la sostanza della notizia, atroce, camuffata dalla disinformazione atlantica, tutta presa, prima del silenziamento su quanto ora accade in Siria, e nella regione, a parlare di “Free Syrian Army” – la formazione militare supportata specialmente da turchi e qatarioti – e delle fulgide imprese dei terroristi e dei loro paramedici-angeli della morte spacciati come eroi.
Posted on: Mon, 25 Nov 2013 17:03:25 +0000

Trending Topics



Recently Viewed Topics




© 2015