Commenta don G.Berti: Una delle esperienze più belle che sto - TopicsExpress



          

Commenta don G.Berti: Una delle esperienze più belle che sto facendo in questi ultimi 5 dei miei 20 anni di ministero presbiterale, è la collaborazione pastorale in parrocchia con altri due preti, e anche la collaborazione con alcuni altri preti delle parrocchie vicine (tra i quali l’indimenticabile amico don Fabiano). Sono stato infatti nominato dal vescovo co-parroco di questa comunità insieme ad un altro parroco, don Piergiorgio, che è qui da molto prima del mio arrivo; e qui con noi vive anche un terzo prete, don Gabriele. Essendo prete da un po’ di tempo ho potuto constatare che una delle cose più difficili della vita presbiterale è proprio la stima e la vera collaborazione tra preti. Se lo dico non è per puntare il dito solamente verso altri, ma proprio perché l’ho constatato in me. Come preti abbiamo la fortissima tentazione di pensare di avere la totalità dei doni e la capacità di fare tutto da soli, specialmente nel campo strettamente religioso e di guida pastorale. Non è così, e non lo può essere così nemmeno dal punto di vista evangelico: l’annuncio di Cristo non si fa mai da soli, e abbiamo sempre bisogno di qualcun altro che completi quello che noi non abbiamo e non siamo capaci. E’ significativo che Gesù invii i 72 missionari del Regno di Dio, a due a due. E li manda poveri di tutto, tranne che della relazione tra loro. Infatti sembra proprio che Gesù voglia far sperimentare loro che la forza al messaggio non è nei mezzi materiali, ma nellaa relazione tra loro. La ricchezza di colui che porta il messaggio di Gesù è proprio chi ha accanto a lui a portare lo stesso annuncio. Se ci sono tanti luoghi dove portare il messaggio di Gesù, perché mai “sprecare” risorse, facendo delle coppie? Non basterebbe un evangelizzatore che da solo va e porta il messaggio, invece di metterti a due a due? In questo modo si dimezzano i luoghi di evangelizzazione! Ma non si può annunciare l’amore senza che sia prima di tutto una testimonianza di vita! I due che partono per la missione, sanno che la prima predicazione che faranno sarà con la loro stessa vita e da come loro costruiranno il loro rapporto che “comunica” molto più delle loro stesse parole. E il primo insegnamento che danno è proprio quello che “da soli non si fa nulla”, e che c’è sempre bisogno di qualcuno accanto che mi completi. Infatti solo Gesù ha la pienezza della Verità, i suoi discepoli no. E’ dunque la comunità (anche quella piccola di due persone soltanto) che porta il messaggio di Gesù nel mondo, con lo stile di comunione e di supporto reciproco. Devo proprio dire che in questi anni ho potuto sperimentare tutto questo nella collaborazione pastorale in parrocchia e anche fuori parrocchia. Avere accanto alcuni confratelli che stimo e da cui sono stimato, mi aiuta a guardare al mio ministero come parte di un annuncio più grande che mi supera e non è unicamente basato sulle mie forze e competenze. Questo diventa ancor più vero quando guardo ai tanti collaboratori pastorali in parrocchia (catechisti, animatori, volontari, ecc). Con loro sento di avere un rapporto di collaborazione e non di comando. Insieme si annuncia Cristo, secondo i modi e i doni di ciascuno. Non sono dunque mandato a preparare la strada del Signore in maniera solitaria: più porto l’annuncio di Cristo, più mi accorgo anche che Gesù mi precede e segue, e che faccio parte di un annuncio più grande che non posso conoscere tutto. Anche i 72 discepoli quando portano la pace di Dio, sono chiamati a scoprire dove questa pace è già arrivata anche prima e indipendentemente da loro (…prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi). La mia gioia quindi come prete non è tanto nei miei successi pastorali ma nel fatto che operando in mezzo alla comunità, insieme ad altri preti come me, scopro che Dio è già presente ed è grande il suo amore per me e per tutti. La mia gioia è quella di sentirmi chiamato (con il Battesimo e con l’Ordinazione presbiterale) a far parte di questo piano di Dio nel mondo. Scrive Ermes Ronchi: “Partono, forti di una parola: “Dio è vicino”; vanno, senza pane né sandali né denaro, senza nulla di superfluo. Senza cose. Semplicemente uomini. Ed è un viaggio verso l’uomo essenziale, liberato da tutto il superfluo…. Sarai tanto più vicino a Dio, quanto più sprofonderai nel tuo essere uomo… L’unica preoccupazione dell’annunciatore è di essere infinitamente piccolo. Allora il suo annunzio sarà infinitamente grande” da Ermes Ronchi, Respirare Cristo, edizioni San Paolo.ve
Posted on: Sun, 07 Jul 2013 02:58:02 +0000

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