Condizionatori. Quando la pulizia dei filtri diventa - TopicsExpress



          

Condizionatori. Quando la pulizia dei filtri diventa indispensabile. 12 luglio 2013 Quando il caldo arriva, la tentazione di accendere l’aria condizionata al massimo diventa per molti irresistibile: avere un impianto di climatizzazione in casa ormai non è più privilegio di pochissimi e le auto senza climatizzatore sembrano pezzi d’antiquariato. Sta di fatto che nelle settimane di grande afa chi ha l’aria condizionata ne fa un uso notevole, a volte eccessivo. Va detto che già nel 2009 una revisione degli studi sul tema pubblicata sul Canadian Medical Association Journal, da ricercatori dell’Università di Ottawa, ha sancito che l’impiego corretto dei condizionatori riduce dell’80% i rischi di salute dovuti al caldo nelle persone più fragili (bambini, anziani, soggetti con patologie croniche quali l’obesità, il diabete o patologie cardiache o respiratorie). Quindi è l’uso sconsiderato, non quello “regolare”, che può avere ripercussioni negative Diverse ricerche hanno sottolineato che i condizionatori, se usati in modo sbagliato, possono essere responsabili di problemi respiratori, primi fra tutti i raffreddori e i mal di gola estivi, cui si aggiungono mal di testa, irritazioni cutanee, congiuntiviti, allergie. Uno studio francese pubblicato sull’International Journal of Epidemiology, per esempio, ha mostrato come lavorare in un palazzo con aria condizionata centralizzata esponga due volte e mezzo di più a sintomi respiratori e affaticamento rispetto a quanto può accadere a chi passa le otto ore d’ufficio in ambienti con ventilazione naturale. Antonio Stefàno, pneumologo dell’Istituto Scientifico Fondazione Maugeri di Cassano Murge (Ba), spiega: «Il microclima più salutare per l’organismo è quello in cui si hanno 24-25 gradi e un’umidità del 65%. Un obiettivo raggiungibile con i condizionatori utilizzati con buon senso. Quando respiriamo aria fredda, invece, i vasi sanguigni che irrorano le mucose di naso e gola si stringono. La reazione può persistere anche se lo stimolo del freddo cessa, ma se si mantiene per diversi minuti il microcircolo periferico si riduce e quindi inizia a scarseggiare l’apporto di nutrienti e soprattutto di ossigeno alle mucose e al sistema linfatico locale, ovvero ai globuli bianchi che fanno da sentinella contro i germi. In pratica, il raffreddamento eccessivo provoca una depressione temporanea della risposta immunitaria: i microrganismi con cui conviviamo, e che questi “poliziotti” di prima linea tengono sotto controllo, possono prendere il sopravvento, mentre germi introdotti dall’esterno non vengono combattuti a dovere. Il risultato è una maggior probabilità di infezioni delle vie respiratorie». MUFFE E GERMI – «Il freddo inoltre provoca la costrizione dei bronchi, per cui sono a rischio gli asmatici o le persone che soffrono di broncopneumopatia cronica ostruttiva (bronchite cronica o enfisema, ndr) – aggiunge Walter Canonica, direttore della Clinica di malattie dell’apparato respiratorio e allergologia dell’Università di Genova -. A questi si aggiungono i soggetti più delicati, bambini e anziani: se una persona in età avanzata, magari ex fumatore, va al centro commerciale per non soccombere al caldo torrido, ma si prende una botta di freddo passando da 40 a 20 gradi, l’eventualità di una polmonite non è così remota. Oltre alla drastica differenza di temperatura, c’è da considerare la pulizia dei filtri, che lascia spesso a desiderare e che è invece fondamentale: se non vengono sostituiti o puliti regolarmente secondo le istruzioni della macchina, i filtri dell’aria condizionata possono raccogliere muffe, germi, acari della polvere o particelle di pelo di animale che poi si disperdono grazie alla ventilazione forzata. Respirando l’aria che esce dal condizionatore è come se ci facessimo un aerosol di tutta questa roba, con effetti pericolosi per chi è allergico e un rischio consistente di infezioni per tutti: la manutenzione degli apparecchi, in ambienti pubblici ma anche nella propria casa è indispensabile». DOLORI – Oltre al rischio di problemi respiratori, che spesso peraltro possono trascinarsi a lungo (una faringite che di norma sparirebbe in 5 o 6 giorni può protrarsi anche per due settimane in estate), l’aria condizionata sparata al massimo può seccare la pelle, favorendo irritazioni e la comparsa di congiuntiviti o blefariti, proprio grazie alla circolazione di germi associata alla maggior secchezza degli occhi; inoltre, il freddo può essere causa di mal di schiena o altri dolori muscolari. «Quando vengono esposti al freddo i muscoli si contraggono per difesa: succede ai paravertebrali della schiena e del collo o anche a quelli del viso ed è questo che provoca lombalgia, cervicale, mal di testa – spiega Vito Marsico, ortopedico fisiatra dell’Unità di recupero e riabilitazione funzionale della Fondazione Maugeri di Cassano Murge (Ba) -. Il rischio è maggiore in chi è predisposto perché ha già una condizione di “sofferenza”, ad esempio un’artrosi lombare o un’ernia del disco: in questi casi anche esporsi ad aria troppo fredda per poco tempo può avere conseguenze spiacevoli. Di norma il dolore se ne va in un paio di giorni; se non passa si può usare un miorilassante per tre, quattro giorni e aggiungere poi un antidolorifico, ma quando il disturbo si protrae oltre una settimana è bene chiedere consiglio al medico. Per ridurre la probabilità di guai è buona regola vestire abiti in tessuti naturali, come cotone e lino, evitando gli acrilici che fanno sudare di più e poi “gelano” il sudore sulla pelle, accentuando lo spasmo muscolare; altrettanto importante è non dirigere mai sul corpo le bocchette dell’aria condizionata, in casa, in ufficio o in auto». UMIDITÀ – L’aria che esce dai condizionatori, in effetti, ha una temperatura parecchio inferiore rispetto a quella impostata, perché deve raffreddare un ampio volume mescolandosi con aria calda: attenzione, quindi, all’orientamento delle bocchette, soprattutto nei luoghi dove si passa più tempo, come nella postazione di lavoro o in camera da letto. «Un altro problema è quello dell’escursione termica quando si passa da fuori a un ambiente chiuso climatizzato – aggiunge Stefàno -: se la differenza supera i 5-6 gradi si possono avere effetti negativi seri. Una buona idea è usare un termometro che indichi la differenza di temperatura con l’esterno, così da poter regolare il fresco necessario senza strafare. Altrettanto utile è utilizzare un igrometro per misurare l’umidità in casa, così da mantenere il livello più corretto evitando un clima troppo secco, irritante per le vie aeree tanto quanto il freddo eccessivo. E quando fuori è molto caldo, bisogna passare gradualmente dagli ambienti condizionati a quelli che non lo sono: una ventina di minuti prima di scendere dall’auto, ad esempio, è opportuno spegnere il condizionatore e aprire i finestrini per adeguarsi pian piano alla temperatura fuori». A volte però un passaggio “soft” sembra impossibile: come riuscirci, ad esempio, quando si passa dal parcheggio sotto il sole all’interno di un centro commerciale? «In questi casi, oltre proteggersi con una sciarpa leggera o con un golfino, è importante respirare con il naso, perché così si pre-riscalda l’aria, riducendone l’impatto sulle vie respiratorie»
Posted on: Fri, 12 Jul 2013 09:53:45 +0000

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