Da Narciso e Boccadoro Boccadoro in punto di morte confidò - TopicsExpress



          

Da Narciso e Boccadoro Boccadoro in punto di morte confidò definitivamente al suo grande e unico amico Narciso il vero suo dramma, quello di aver inseguito, per tutta la vita, una madre che non aveva mai conosciuto. Laveva cercata ovunque, in ogni luogo, in ogni donna amata, in ogni situazione. Per lei aveva sfidato pericoli, aveva colto opportunità; l’aveva amata in modo misurato. Nel suo lungo peregrinare per i rivoli della vita, Boccadoro cerca il corpo della madre mentre seduce e possiede le tante donne sposate ed incontrate, tanto da rievocare continuamente l’idea che suo padre aveva di sua madre, quando la sottrasse a lui prima di rinchiuderlo, appena sedicenne, nel convento di Mariabronn, in Germania. Qui incontrò il suo maestro e amico Narciso, poco più grande di lui. Spesso lungo il suo girovagare, Boccadoro ritrova la madre nei boschi, sotto le intemperie, nel tepore di un cammino, nella riva di un ruscello e persino in un’immagine di una madonna, tanto da ispirarlo a scolpire una statua, con ritratto il volto del suo amico Narciso; diventato poi abbate del convento da cui egli fuggi per la sua avventura nel mondo. Boccadoro non si ferma davanti a nulla, sfida la peste, soffre la fame, persino uccide e si fa arrestare. In prigione studia la strategia per evadere, chiede un prete prima di essere impiccato, ma non per confessarsi bensì per ucciderlo, prendergli gli abiti e poi fuggire. Boccadoro era un ragazzo dai boccoli biondi, era delicato, aveva gli occhi azzurri, era buono e sensibile, almeno è così che lo definiva il suo maestro Narciso durante il loro anno di convivenza al convento. Fu proprio Narciso, il frate a fargli visita in cella per confessarlo e fu proprio in quell’incontro che entrambi, sorpresi, riscoprirono l’autenticità del loro amore e il rapporto idilliaco che li aveva legati per tanto tempo, anche se ciascuno aveva intrapreso la propria strada; il primo quella di un vagabondo l’altro di un abate. Fu proprio Narciso che liberò dalla prigione Boccadoro; oramai ammalato, stanco e morente. Fu lui a riportarlo in convento da dove era fuggito. Qui prima di spiare Boccadoro gli confidò quanto aveva lo amato e quanto era difficile morire senza aver avuto una madre e senza averne visto il volto. Boccadoro morì tra le braccia del suo amico. È incredibile come l’amore, per Herman Hesse appaia in una dimensione inverosimile e si materializza in una realtà così viva e armonicamente piena di dettagli, di sfaccettature di rievocazioni. Un amore così grande tra due amici difficilmente si ritrova nella vita, nei romanzi, nelle leggende. Herman Hesse riesce non solo a raccontarne lessenza dellamore ma soprattutto riesce ad emozionare i suoi lettori. Le sue pagine sono straricche di sentimento. Egli è sempre attuale, ricco di sfumature, di approfondimenti, di profondità. Regaliamo questo video a Narciso e Boccadoro, per averci fatto conoscere la purezza del loro amore, la sensibilità dei loro sentimenti, l’affetto incondizionato del loro legame, la sofferenza che li ha accompagnati nel loro lungo cammino per cercarsi e per la conseguente gioia di essersi ritrovati. Boccadoro morì sereno, chiudendo definitamente gli occhi mentre si stringeva all’amico. È un grande gesto d’amore ed è per questo che abbiamo scelto questa canzone “Un amore così grande” cantata dal tenore, anche nostro amico, Roberto Cresca. Firmato RP
Posted on: Thu, 07 Nov 2013 00:19:45 +0000

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