Decadenza, battaglia al Senato il Pdl prova a bloccare tutto oggi - TopicsExpress



          

Decadenza, battaglia al Senato il Pdl prova a bloccare tutto oggi la decisione sul voto segreto Il centrodestra chiede la irretroattività della legge Severino LIANA MILELLA ROMA — Elmetto in testa, il Pdl vive al Senato l’ennesima giornata di battaglia per “salvare Silvio”. Contro il voto palese, contro la decadenza, contro la legge Severino, contro il Pd, contro chiunque osi dire che un condannato definitivo deve lasciare il Parlamento. Un partito in armi, il Pdl. Che, da mattina a sera, cerca in ogni modo di frenare mosse che ritiene contro Berlusconi: la capigruppo prima, e quindi la data della decadenza in aula; la giunta per in Regolamento poi, e quindi l’eventuale voto palese. Infine l’aula stessa tirando per i capelli pure il presidente Grasso al quale l’alfaniano Schifani chiede conto del suo tentativo di «interpretare», per «stravolgerla », la regola del voto segreto. Due appuntamenti — la capigruppo alle 12 e la giunta alle 15 — si sono trasformati ieri in un campo di battaglia. Alla guerra il super falco Nitto Palma.Più moderata ma impegnata nell’allungare i tempi la Bernini. Dopo un duro faccia a faccia tra Palma e il capogruppo Pd Zanda, alla fine, il rinvio alle 9 di oggi. La giunta proverà ancora a decidere se il voto in aula sulla decadenza dovrà essere segreto o palese, ma il Pdl minaccia l’ostruzionismo con interventi fiume di Palma, Bernini e Bruno, coadiuvati dal leghista Calderoli e da Ferrara di Gal. Ipotizza pure di abbandonare i lavori. Un fatto è certo. Grasso ha annunciato che a giunta finita i capigruppo dovranno mettere in calendario la decadenza. L’ipotesi è tra il 12 e il 15 novembre. Era inevitabile che la stretta in giunta spingesse il Pdl alla rivolta. Afronte di un Pd compatto e in cui anche Matteo Renzi si schiera in modo definitivo — «Personalmente vorrei che chi vota si assumesse la propria responsabilità e sarei per il voto palese » — nel Pdl tutti si stringono intorno al leader. Si comincia a litigare nella capigruppo, dove l’M5S protesta perché non viene fissata la data del dibattito sulla decadenza. Preannuncia un intervento in aula, poi fatto alla presenza di Grillo, e chiede una seduta il 5 novembre. Il Pd non ci sta e la proposta cade. I fulmini si scatenato in giunta. Dove il quadro dei voti è chiaro. In 7 per il voto palese, Pd, Sel, M5S e la montiana Linda Lanzillotta. In 6 per il segreto, Pd, Lega, Gal, Karl Zeller di Svp, che non se la sente di «violare i precedenti ». Per questo Palma cerca di bloccare tutto. Cerca di tirare dalla sua parte le motivazioni della Corte di appello di Milano sull’interdizione che definiscono una «sanzione» la Severino. «Allora non è retroattiva, quindi dobbiamo fermarci» argomenta l’ex Guardasigilli che vuole bloccare la giunta. Mentre lui parla, a Milano, gli avvocati di Berlusconi apprezzano la sentenza perché ci vedono la conferma che la norma non è retroattiva, per via della legge 689 del 1981 sulla depenalizzazione che all’articolo 1 recita «nessuno può essere assoggettato a sanzioni ammini-strative se non in forza di una legge che sia entrata in vigore prima della commissione della violazione». Sono tentati di non presentare neppure appello in Cassazione. Mentre Palma parla, pure l’ex relatore in giunta per le Immunità, Augello, chiede al presidente Stefàno di riaprire i lavori. Ma Stefàno e il Pd Casson contestano questa «interpretazione forzata». In giunta Zanda blocca Palma perché i giudici scrivono che «tocca alla Camera di appartenenza, in caso di condanna intervenuta nel corso del mandato, irrogare la sanzione». «Bisogna rispettare le leggi e accettare le sentenze della magistratura» dice Zanda. Si va avanti. Per modo di dire, perché Bernini parla per 90 minuti, «facendo la storia del voto segreto dallo Statuto albertino in poi» come dice un componente della giunta. Per lei il voto palese «è una persecuzione ». Incombe l’aula, e la giunta si ferma. Esce il relatore Pd Francesco Russo, anticipa quanto dirà in giunta, «negli ultimi vent’anni c’è stato un progressivo restringimento del voto segreto, soprattutto sulla verifica dei poteri, e quello sulla decadenza non attiene allo status del singolo parlamentare coinvolto, bensì alla regolare composizione dell’assemblea». Alle 20 ancora un braccio di ferro Palma- Zanda. Il primo vuole rinviare i lavori al 4 novembre, Zanda andare in notturna. La spunta Zanda, ci si aggiorna a stamattina. Ma è certo che il Pdl farà di tutto per evitare il voto.
Posted on: Wed, 30 Oct 2013 06:34:07 +0000

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