Descrizione monumento Il nuraghe Lu Castellazzu (posizione - TopicsExpress



          

Descrizione monumento Il nuraghe Lu Castellazzu (posizione 40°436.69N 8°278.99E) sorge in posizione pianeggiante nella località Tignoni-Monti Minuddu, una zona che si trova a sud est di Bancali, frazione di Sassari. Non è distante dal fiume Rio Mannu che sfocia quindici chilometri più a nord nel Golfo dellAsinara, nei pressi di Porto Torres e si trova adiacente a una piccola zona boscosa. Presente nelle carte IGM come generico rudere. E’ una costruzione in blocchi appena sbozzati (quasi poliedrici) di trachite rossa del diametro di circa 11 metri. Il paramento murario esterno si conserva per un massimo di dodici filari ad est mentre a nord-ovest un vistoso crollo lascia intravedere una visione bilaterale della torre. L’ingresso della torre è orientato perfettamente a sud; presenta un architrave trapezoidale fratturato longitudinalmente, sormontato da un finestrino di scarico, il quale aveva la funzione di alleggerire il peso della struttura che gravava sull’ architrave. L’entrata è molto angusta e bassa, circa un metro, e per accedere all’interno del nuraghe bisogna inchinarsi. Il vano scala è posto a sinistra dell’andito strombato conserva intatto l’architrave dell’accesso al vano. A destra dell’andito troviamo la garitta, una nicchia forse utile per la difesa. Nella camera della tholos, ora svettata, si contano da undici filari fino a sedici in corrispondenza dell’ingresso. Il Pinza evidenzia due o tre gradini a salire che a che portavano alla tholos dal corridoio, oggi non più visibili. Probabilmente tuttavia in origine corridoio e camera erano sullo stesso livello e i gradini sarebbero comunque una sistemazione più recente, risalente a un uso tardo della struttura come capanno rurale per il ricovero del bestiame( uso che avrebbe riempito di detriti la camera). Si noti anche come l’entrata eccessivamente bassa tradisca un parziale interramento della struttura nel corso dei secoli. All’interno della camera di forma irregolare si notano due nicchie. La nicchia a nord ovest (a sinistra partendo dall’andito) ha pianta semicircolare di tre-quattro filari, sormontata da uno stipetto-finestrino di scarico. La nicchia a nord est presenta quattro stipiti di quattro-cinque filari mentre all’interno si contano sei filari. Sopra questa nicchia, ed è una particolarità di questo nuraghe, al posto di uno stipetto trova un vano. Quest’ultimo, partendo dal piano superiore dell’architrave della nicchia nord est gira in senso orario e attraverso una scala conduce in vetta al nuraghe(non più percorribile). Oltre alla scala principale, ce n’era un’altra quindi, che costituiva un ambiente funzionale alla difesa della torre. Della terrazza non resta traccia, e per di più è rischioso spostarsi sulla cima perché alcuni punti sono franati o risultano instabili. Secondo il Nizzardi la struttura mono-torre sarebbe stata complicata da un muro innestato sulla fronte del monumento, forse la porzione di un cortile, distrutto o non ultimato. Le pietre e i detriti ammassati nei suoi pressi in tempi più recenti non permettono di formulare alcuna ipotesi al riguardo. Ad ogni modo l’ambiente della singola torre già di per sé permette di ipotizzare nell’area l’esistenza di un modesto agglomerato abitativo. Ricostruzione storica ipotetica La tipologia costruttiva del monumento indicherebbe una sua costruzione abbastanza antica, tra il 1600 e il 1500 a.C., ipotizzabile come prima data di popolamento stabile dell’area. Nonostante non rimangano tracce di capanne, nondimeno la presenza dell’uomo nuragico è facilmente ricostruibile dalla presenza di un punto di avvistamento fortificato poco lontano, di una fonte sacra oggi coperta dai rovi, nonché di numerosi frammenti ceramici. Buona parte di essi è però di età romana, appartenente a copertine di tombe o a ceramiche grezze che dovevano costruire il corredo dei defunti. Ciò significa che probabilmente a un certo punto l’area si trasformò da insediamento abitato ad area cultuale e cimiteriale che continuò ad essere utilizzata anche con l’arrivo dei coloni romani(238 a.C.) interessati probabilmente allo sfruttamento cerealicolo dell’area, secondo un modello di continuità cultuale e culturale molto comune in Sardegna. -G.Pinza 1901 Monumenti primitivi della Sardegna in monumenti antichi dei Lincei -P. Basoli 1989 Il territorio. L’età prenuragica e l’età nuragica in “Sassari,le origini” -P. Melis 1995 Notiziario Sardegna. Nurra di Sassari e Alghero in rivista “Scienze preistoriche” XLV p.318 -G. Caputa 2000 I Nuraghi della Nurra, p. 55
Posted on: Fri, 22 Nov 2013 23:50:31 +0000

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