E NOLTRI VEMO Witige Gaddi.........grande Viti...!!!!!! Il re - TopicsExpress



          

E NOLTRI VEMO Witige Gaddi.........grande Viti...!!!!!! Il re dell’isoletta dei famosi «Perché vengono qui? È ovvio, mangiano gratis...» Roman Polanski, Richard Gere, Bo Derek, Sarah Ferguson, Vasco Rossi nel casone che Attila non riuscì a espugnare. «Cesare Romiti conosce tutte le canzoni sporche»il Giornale Domenica 20 settembre 2009 I l posto sarebbe piaciuto a ErnestHemingway: un capanno piantato su una mammella di sabbia, in tutto 300 metri quadrati dimota, un nientein mezzo al mare che se lo mangia. Il romanziere arrivò per la prima volta da queste parti nel 1918, da soldato. S’era arruolatocomevolontarionellaCroce rossa.AFossaltadiPiave sibeccòunamitragliataalpiededestroelescheggediunagranataaustriaca nelle gambe. Ci tornò dopo la seconda guerramondiale,da turista.QuihaambientatoAddio alle armieDilà dalfiume e tra gli alberi. Qui amava riscaldarsi nei casoni dopo essere rimasto tutto il giorno in barca a pescare oppureappostato dentro una botte nell’umido della laguna ad aspettare il passaggiodelleanatre.Qui,inunapiovosagiornata autunnale del 1948, conobbe Renata, la contessina protagonista di Across the river and into the trees. Il barone Nanyuki Franchetti l’aveva invitato a una battuta di caccia. Sulla stradaperCaorleilconteCarlo KechlerfecesaliresullasuaBuickuna ragazza di 19 anni, Adriana Ivancich, e a distanza di oltre mezzo secolo ancora si discute se a ispirare il personaggio di Renata sia stata lei,chechiamavail romanzierePapavenendonericambiataconDaughter,figlia,oppure Afdera Franchetti, sorella di Nanyuki, chenel1957sarebbediventatalaquintamoglie dell’attore Henry Fonda. AncheWitigeGaddisarebbepiaciutoaErnestHemingway. Sembra uscito dalle pagine del racconto più epico,Il vecchio e il mare.Non tanto perlafaccia biscottata dal sole e per le mani sfrangiate a furia di riparare nassee tramagli,quantopiuttostoperl’ardimento. Aveva appena 11 anni il giorno in cui, sul guscio di noce che gli aveva costruitoilpadre,inseguìdinascostoinAdriaticoil genitore che con la barca a vela accompagnava alcuni facoltosi diportisti in Jugoslavia: «Quando nel porto istriano s’accorse della mia presenza, mi diede un ceffone e mi rimandò a casa per mare, tutto solo com’ero arrivato». Ragioni anagrafiche - è nato nel 1940 - hanno impedito al Viti di partecipare all’epopeahemingwayana. Peròèluiilcustode del più pittoresco casùn della laguna di Gradoedè sicuramenteda luichesisarebberopremurati di portare l’illustre ospite.Davantialsuofocolarehannosostato,econtinuanoasostare,unpo’ tutti. Non soltanto gli scrittori, da Pier Paolo Pasolini a ClaudioMagris. Anche capi di Stato, Kurth Waldheim; teste coronate, Ranieri diMonaco;commissarieuropei, Franz Fischer; imprenditori, Cesare Romiti; registi, Roman Polanski, Ermanno Olmi; attori, Richard Gere, Bo Derek, Corinne Clery, Valeria Marini; cantanti, Vasco Rossi, LauraPausini,Elioele Storie tese; presentatori, Corrado Tedeschi, Luana Colussi; giornalisti, Bruno Vespa, Oliviero Beha. «Un giorno attracca lì fuori Maurizio Felluga, quello dei vini. Dallo yacht di 20 metri scende una cavallona storna, 48 di piede, denti spetenài, capelli rossi che sembravano una cassetta di gamberi rebaltà. Xera la principessa Sarah Ferguson».Ha respinto solo Enzo Biagi. «Niente diideologico, pace all’anima sua. È che pretendeva il pesce lesso sensa oio e sensa limon. E solo acqua minerale. Ma va’ a Barbana, gli ho detto», che sarebbe il santuario dei frati sull’isola vicina. E pensare chel’oasidelViti sichiamaBiviacqua, «perché i padroni xera sempre imbriaghi». Il sindacodiTorino, SergioChiamparino, ci è venuto col presidente della Juventus, Giovanni Cobolli Gigli, ed entrambi stregati dalluogo e dall’uomo hanno promesso di portarci Sergio Marchionne, l’amministratoredelegatodelgruppoFiat.«“Dichepartito sei?”, m’ha chiesto Chiamparino. Della Lega, gli ho risposto, e quando Umberto Bossi viene a Grado balla in piazza con mia sorella Zita. “Sai, io voglio fare il partito del Nord”. Auguri». Roberto Baggio arrivò al casone negli Anni 90, reduce dai Mondiali, e da allora ritorna stagionedopo stagioneperandareacaccia col suo labrador. Dalla testimonianza sull’albo d’oro si direbbe che ormai abbia imparatobenissimoilgraisan, il dialetto gradese più simile al veneziano che al triestino, lingua ufficiale sull’isola di Witige Gaddi: «Co’ tempo de caligo, co’ tempo de nevera, vegnemocatate»,conla nebbia o conla neve, veniamo a trovarti.Tuttisisentonoindoveredilasciareunadedica. Quelladell’avvocataAnnamaria Bernardini de Pace rivelal’estasi dell’innamorata: «Principe della laguna, il mio cuore s’è sperso».QuelladiVittorioSgarbilosmarrimentodell’oratore: «Senza parole». Arrivano con uno dei due taxi d’acqua in servizio nel porto della cittadina goriziana. Lui li precede col Patriarca Elia, il suo bragozzo, intitolato al carismatico vescovo greco di Aquileia che trasmise ai veneziani il culto perSanMarco:«GradoxelamaredeVenessia,loscrivaingrando».Stannoqui,mangianoe bevono,ascoltando rapitile ciàcole del Viti.Quandononparladelborètoallagradese,lapiù tipica ricettadipesce, raccontadella Sionera che si materializza in laguna durante le tempeste, una creatura mitologica temutissima dai pescatori, personificazione delle forze naturali ostili all’uomo. MaperchéiVipdimezzomondo sidanno appuntamento qui? «No’ sepaga, par quelo i vien!», ridacchia Witige Gaddi. Per accogliere degnamente Denis Mack Smith, ha indossato la maglia della Viribus Unitis, la corazzata dell’impero austroungarico affondatadallanostraMarinanelportodiPola nel 1918. Non è dato sapere se lo storico inglese abbia gradito. «Tanto, xe vegnù par bever i vini del Collio», si assolve il padrone di casa, che ricorda perfettamente di come il degustatore all’ingrosso, fra una bottiglia di Ribolla gialla, una di Cabernet Sauvignon e una di Picolit, non abbia nemmeno voluto che gli fosse cambiato il bicchiere. D’altronde questa non è mai stata Italia e non lo è neppure oggi. L’Italia comincia a ponente, oltre il canale di Portobuso, nella laguna di Marano. Qui è sempre stata ed è ancora Austria. Sul casone sventola la bandiera dellaCarinzia. L’isoletta erafra lemete preferite dello sfortunato governatore JörgHaider.All’internosonoappesiil ritratto dell’imperatore Francesco Giuseppe e l’aquila asburgica. «Fu Franz Joseph I nel 1892 a dichiarare con bolla imperiale Gradonon piùvillaggiodi pescatorima città turistica». Ed è per questo che Gaddi ci tiene a puntualizzarechepapàemammaeranoaustriàchi, con l’accento sulla a. Non italiani. Che mestiere facevano? «Mia madre Valeria andava in bicicletta, le cassette sulla testa, a vendere il pesce nei paesinidel Friuli.MiopadreErnestoeravelistadellascuoladiAdelchiPelaschier,ilpapà di Mauro, timoniere di Azzurra. Alle OlimpiadidiHelsinki,nel 1952,Adelchi tirò fuoriunbottiglionedi rossoesimiseacantareLamula diParenzo: “Lamula de Parenzo /l’hamesso subottega /de tutolavendeva/ fora ch’el bacalà”. Fu tolto per sempre dalla nazionale.Conidannidiguerramiopapà si fecelabarcainvecediaggiustareil tettodella casa. Mia mamma voleva copàrlo». E lei che mestiere ha fatto? «Li ho fatti tutti. Ero il ritrattista ufficiale del poeta Biagio Marin. Lo fotografai nella vita quotidiana per un anno intero. Volevo il suo permesso per esporre le 720 immagini. “Facci una mostra quando muoio, così valgono di più”, mi suggerì. Per cui continuavoa chiedergli:ma quand’è chemuori? Alla sua scomparsa, ho rinunciato e le ho regalate al Comune. Sono stato anche ufficialedimacchina sullenavi dellaCosta crociere.NaiainMarina,26mesi,Diostramaledica Andreotti che xeraministro della Difesa.Aicorsi diTarantomichiesero: “Tu o tuo padre siete comunisti?”. Nossignor, repubblicani. “Bene, allora vai in America”. E mi spedirono prima a Charleston e poi a NuovaYorkperistruirmi sucomelanciareimissili Terrier dall’incrociatore Garibaldi». È sposato? «Da prima de Gesù Cristo. Con Anna. Si chiamerebbe Ludovica, ma le ho cambiato nome. No’ xe belo». Figli? «Unmùcioingiroperilmondo.Eduequi: Dario, archeologo subacqueo, e Chiara, sposata con un messicano». (Ha perso una giovane figlia in un incidente stradale, ma non ne vuol parlare. Da allora non ha più dormito da solo nel casone: «Di notte penserei a lei»). Witige, nome strano. «Era il re degli Ostrogoti. Tentò di conquistare Roma, fu assediato a Ravennaecatturato.Morìprigioniero dei bizantini a Costantinopoli nel 542. I casùn nacquero durante leinvasioni barbariche: gli abitanti si rifugiarono sulle isole per salvarsi dagli Unni di Attila. Da allora i casoni sono rimasti uguali,conlaporta rivoltaverso Sudele tamerici piantate attorno per difenderli dalla bora. Ogni sette anni rifacciamo lo strato esterno del tetto di canna palustre». Quanti sono? «Più di un centinaio sparsi su 52 isole. Il Comuneliaffidainconcessione dinoveanniinnoveanniainatividelluogo.Un tempo li occupavano 250 famiglie di pescatori». Qui che cosa si pesca? «Cefali, anguille, passere, branzini. Poca roba. La Snia Viscosa ci ha imbottiti di veleni. Ora l’hanno chiusa. Troppo tardi». Perché sul pennone ha issato anche la bandiera argentina? «Ogni due anni vado nella Terra del Fuoco.Comproun cavallo, una tenda, un sacco a pelo e la giro da solo per qualche mese. Prima di partire faccio un’assicurazione con i Lloyd per l’eventuale rimpatrio della salma. Sono terre maledette. Da marinaio non avevomai passato Capo Horn, dove gli iceberg squarciano le navi. Da pensionato sì. E ho varcato lo Stretto di Magellano in barca a vela». Senza incontrarvi la Sionera? «Quella è capitata a una nave per il trasportodelcarboneche tornavadallaDalmazia. Lampi, tuoni,cielodi piombo. Tutti rintanati sottocoperta, sbatacchiati dai marosi.Quandola tempestacessò,gliuominiudirono alcuni colpi secchi, come se qualcuno bussasse per entrare. Nessuno aveva il coraggio di aprire il boccaporto. Alla fine un bambinocheeraabordomisefuorila testolinaevideunvitello sulpontedell’imbarcazione. Entrarono in porto a Grado e fecero una gran festa. Non s’è mai capito da dove fosse venuto il bovino». Ha avuto spesso paura in mare? «Da trovarse co’ le braghe piene? Un mùcio de volte! Nell’ultimo viaggio in Cile le onde hanno spostato il carico e la nave che mi portava nell’arcipelago della Cordigliera di Darwin s’è inclinata. Che poi ’sto Darwin cercava miniere a cielo aperto, non pititti, uccelli come li chiamate voi. Tutta la notte nella stiva ad aiutare i marinai, con i piedinell’acquagelida.Fuorisoloorche,balene elaluna piena. Allafineil comandante del cargo mi ha abbuonato i 300 dollari del passaggio. Allora ho offerto una cena all’equipaggio.Cisiamomangiatiunagranseola che pesava quasi cinque chili». Chi è l’ospite più simpatico che ha ricevuto al casone? «Romiti. Cercava l’attaccapanni. Ecco qua, gli ho detto, mettendogli in mano un martello e un chiodo. Finito di piantare in qualche modo il piolo di fortuna, ha esclamato: “Le ho fatto un danno che se l’avessi fatto alla Fiat m’avrebbero licenziato!”. Conosceva le canzoni sporche di mezza Italia: “Hafatto più battagliela tua sottana / di tuttalamarinaamericana, /e portouno,la bucaiola”. Anche Ranieri di Monaco era simpaticissimo». Racconti. «Venne qui con l’oceanografo JacquesYves Cousteau. Appena sbarcato mi chiese dove fosse il gabinetto. Gli indicai la turca e gliurlai:“Altezza, siabbassi!”.Niente,diede una capocciata alle canne con l’augusta fronte. Uscendo, si chiuse la patta e mi disse: “Witige, vieni qua. Ma che nome ti hannodato?”. Sarà beloel tuo.Mimiseun braccio sulle spalle: “Devo chiederti un favore. Io adesso dirò alcune cose aimiei ospiti. Tu fa sempre finta che sia tutto vero”. E poco dopo simisea raccontare che eravamo vecchi amici, che ci davamo del tu da anni, che giocavamo a carte insieme». Qualcuno le ha mai chiesto di fermarsi sull’isola di Biviacqua? «Sì, uno scaveiòn che no’ g’avevo mai visto prima: “Senta, vorrei restare qualche giorno”.Ma tu cu t’u son? “SonoVasco Rossi”.Mai sentìo ’sto nome. “Comemai sentito? Sono un cantante”. Ah mi no’ so. Qua no’ xe luce, no’ xe radio, no’ xe television, no’ xe telefoni né grandi né picoli». Perché su Internet esce il suo nome associato al film Stella di mare? «Un regista austriaco mi havolutocomeattore.Trama semplice: una signorinas’innamoradiunpescatore e vissero tutti felici e contenti. Mi fasevo el pescador desgrassià.Me g’ha dato un mùcio de soldi». Ecco perché ama tanto l’Austria. «No, caro, la amo perché quando nel 1900 il barone Leonhard Bianchi, che era ilprogettistadell’imperatore,iniziòlacostruzionedelle cinque ville di Grado, vigeva l’obbligo di una superficie minima di verde per ciascun edificio. Adesso invece mettono giù solo mattoni e cemento». Ma lei vorrebbe la secessione? «Ho fotografato cristiani e musulmani, eremiti e zingari, da Bania Luka alla Macedonia, e ho girato il mondo. Siamo tutti uguali. Stessi dolori e stesse gioie. Bisogna prendereesempiodall’ex Jugoslavia:avevano Tito, la repubblica, il passaporto, il lavoro. Si sonomessiin guerrafraloro. E guarda oggi: non hanno più niente». (467. Continua) [email protected]
Posted on: Wed, 03 Jul 2013 12:41:27 +0000

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