E SE LASCIASSIMO IN PACE LE PROVINCE??? 20 agosto 2013 alle ore - TopicsExpress



          

E SE LASCIASSIMO IN PACE LE PROVINCE??? 20 agosto 2013 alle ore 17.16 “E se lasciassimo in pace le Province?” ha affermato Giuseppe De Rita: “Nessuno ha potuto, o avuto il coraggio di ricordare tre cose, forse banali, ma decisive: la prima è che la giustificazione finanziaria della battaglia abolizionista è molto fragile, visto che i risparmi previsti sono lontani dal conclamato ammontare di due miliardi e probabilmente, a cose fatte, essi si ribalteranno in costi aggiuntivi, specialmente per la sistemazione del personale dipendente. La seconda è che nessuno ha pensato che il sistema italiano vive di un intreccio fra sviluppo economico e coesione sociale tutto calibrato sul fronteggiamento dei fenomeni e problemi di “area vasta” (in materia di conservazione ambientale e idrogeologica, come di potenziale crescita dell’economia verde). Ed infine nessuno ha ricordato che la potenziale cancellazione dell’identità provinciale (quella che ancor oggi fa dire ad un viterbese di essere prima viterbese e poi laziale) è un disinvestimento molto pericoloso in una società la cui crisi antropologica si basa essenzialmente sull’esplosione di un individualismo che si gloria di vivere senza appartenere.”. Ecco altri importanti pareri: Dott. LUIGI OLIVIERI – “Si predica l’abolizione delle province per non cercare i veri risparmi. Tutti i fautori si ostinano a non prendere in considerazione gli immani costi che deriverebbero dalla loro abolizione: la necessità di una legge costituzionale, la riallocazione del personale, la modifica dell’intero sistema tributario e finanziario locale (gettiti e trasferimenti che si spostano o ai Comuni o alle Regioni), patrimonio immobiliare immenso (scuole superiori e strade) da volturare, subentro o revisione o risoluzione (con penali) in una quantità innumerabile di contratti di appalto e servizi, accollo della parte del patto di stabilità gravante sulle province verso gli enti che subentrerebbero, rischi di contenziosi, lentezze, rigidità connaturate a simili imprese. E’ chiaro e dimostrabile che chi a gran voce insiste per l’abolizione delle province, consapevolmente o inconsapevolmente, va a caccia di facile consenso, ma copre anche i veri sprechi e l’esercizio distorto del potere”. Dott. DANIELE TRABUCCO – “Più che sopprimere o ridurre enti, sarebbe necessario intervenire sull’unicità delle funzioni per ciascun livello di governo territoriale, poiché è qui che si concentrano i maggiori costi e non nella riduzione degli organi politici”. Dott. CARLO RAPICAVOLI – “Il Governo Letta ha individuato nella soppressione delle Province la sua principale missione. Appare, però, criticabile sotto diversi profili ed è in palese contrasto con la Costituzione: 1) Assenza dei requisiti di necessità e di urgenza richiesti dall’art. 77 della Costituzione; 2) Mancanza di omogeneità nei contenuti del decreto legge; 3) Violazione della sentenza della Corte Costituzionale 220/2013; 4) violazione dei principi costituzionali che regolano le autonomie locali”. Dott. PIERGIORGIO CORRESCIA – “Anziché continuare sulla strada dell’abolizione delle province ritengo sia invece preferibile ridisegnare l’assetto delle competenze dei vari livelli di governo, riprendere il percorso da anni avviato (e mai concluso) della Carta delle Autonomie (soluzione richiamata anche nella relazione finale del Gruppo dei Saggi voluto dal Presidente Napolitano) e non ultimo tener conto della raccomandazione emersa nella XXIV Sessione del Congresso dei Poteri Locali e Regionali del Consiglio d’Europa del marzo scorso. Perché non basta un tratto di penna per cancellare storie ed identità secolari di territori e comunità”. Dott. MARIO OLIVERIO – Nel corso di un incontro con il Ministro on. Graziano De Rio: “Ho l’impressione che, a fronte di una necessaria operazione di disboscamento della giungla che caratterizza la Pubblica Amministrazione ed il sistema di intervento pubblico con migliaia di enti, società di gestione e carrozzoni vari che costituiscono i tasselli di un sistema inutile e dannoso a carico dei contribuenti e del bilancio dello Stato, si utilizzino le Province, allo scopo di non intaccare equilibri ed interessi consolidati, come SPECCHIETTO PER LE ALLODOLE per presentare la loro abolizione come la panacea per la soluzione di tutti i problemi che caratterizzano la inefficiente macchina pubblica del nostro Paese. Eliminare le province non serve affatto a contenere i costi, ma è semplicemente un’operazione di svuotamento della vita democratica e di allargamento della selva degli enti da affidare alla pratica selvaggia della lottizzazione e della spartizione”. Dott. ARMANDO CUSANI – “Un Governo, incapace di provvedere alle numerose riforme strutturali di cui il Paese necessita, cavalca la moda mediatica dell’abolizione delle Province e pensa probabilmente di sedare il clima di antipolitica che legittimamente aleggia nell’opinione pubblica. Province considerate l’anello debole del sistema e come tale facile agnello sacrificale da immolare sull’altare dell’ipocrisia”. Dott. RICCARDO NOBILE – “Le Province sono divenute il capro espiatorio di un situazione della politica del territorio e della razionalizzazione dei conti pubblici senza precedenti. Le province, secondo noi, non andrebbero abolite, ma potenziate, se non altro per evitare che le realtà comunali siano subissate da funzioni che non riescono a gestire efficacemente ed economicamente e che esse siano costrette ad interfacciarsi con le regioni e con la loro pletora di enti strumentali. Abolire le province è un errore madornale e dei più madornali. Le province sono enti identitari, al pari dei Comuni”. “7×24″ – DALLA REDAZIONE – “MORTE DELLE PROVINCE PERCHE’ NULLA CAMBI” – “La Provincia costa in media al cittadino 1,5 euro all’anno, 10 il Comune, 14 la Regione. E’ infatti l’Ente Regione ad avere costi veramente sproporzionati rispetto alla sua utilità, per non parlare dei recenti scandali che hanno attraversato lo Stivale da Nord a Sud.”.E, poi, nell’articolo “PROVINCE, IL VERO PREZZO DELL’ABOLIZIONE. Che Delrio non dice” – “Tutti dal Corriere della Sera a Grillo, da Repubblica al PD, invocano l’abolizione delle Province, come se dalla loro abolizione dipendesse il risanamento dei conti dello Stato. Probabilmente nessuno di coloro che la invocano sa veramente di cosa sta parlando. Il personale, ad esempio, dovrà essere trasferito ad altri Enti; se passerà alle Regioni il suo costo aumenterà perché là, a parità di qualifica, le remunerazioni sono maggiori. Il risparmio, se ci sarà, sarà insignificante. Ma le conseguenze saranno disastrose. Se a farsi carico delle funzioni delle province dovranno essere i Comuni, su quelli piccoli graveranno oneri per loro insostenibili; ma se a farlo saranno le Regioni, il rapporto tra Amministrazione e Territori si allenterà ulteriormente. E si moltiplicherà il caos normativo. Un altro passo verso la distruzione del nostro ordinamento democratico”. Dott. BRUNO TINTI su “Il Fatto Quotidiano” – “Se le Province devono davvero essere abolite vuol dire che quello che fanno è inutile. Se invece inutile non è, tanto che è necessario istituire settori di Regioni e di Città metropolitane che facciano le stesse cose che prima facevano le Province, conservando lo stesso numero di dipendenti e di strutture, allora che senso ha abolirle? Le Province italiane contano meno di 60 mila dipendenti, in Italia gli impiegati pubblici sono tre milioni e mezzo”. SEN. STEFANO VACCARI – Ed, infine, il pensiero di un politico apparso sul quotidiano L’Unità.”SULLE PROVINCE EVITIAMO NUOVI AUTOGOL” – “In molti Paesi Europei esiste ed opera efficacemente questo livello, da noi è diventato il problema. Non dobbiamo rischiare di sottovalutare aspetti fondamentali del contesto quali l’identità del territorio ed il peculiare regionalismo italiano. Quanti di noi, per identificare la propria provenienza con gli altri, fanno riferimento alla Provincia? Le Province non mi paiono solo targhe automobilistiche, bensì sono un territorio con precise peculiarità culturali, grastronomiche e dialettali. Per questo penso che bisogna procedere cauti per non calpestarle”. Cosa aggiungere, a tal punto? Quest’altra acuta osservazione, all’attenzione particolare del Presidente del Consiglio on. Letta: “Fra Regione e Comune, un livello di GOVERNO INTERMEDIO E’ CONSIDERATO INDISPENSABILE non solo dai giuristi, ma anche dagli studiosi di urbanistica e di economia al fine di risolvere la questione della dimensione geografica ottimale per la resa dei servizi pubblici locali” (G. Clemente).E, per finire, il seguente suggerimento, da parte di un INESPERTO: AFFIDARE LE FUNZIONI DELLE ATTUALI PROVINCE ALLE PREFETTURE utilizzando l’attuale organico di impiegati. Non vi sarebbe alcun “sconquasso”! E verrebbe, così, rispettata la radice storica ed il legame affettivo di noi cittadini verso i nostri territori, potendo disporre di un presisio istituzionale a noi vicino, tanto da poter affermare: “FACCIAMO PARTE DELLA PREFETTURA DI…”
Posted on: Tue, 20 Aug 2013 17:13:22 +0000

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