Faust Ti fideresti di più di un diavolo che conosci o di un - TopicsExpress



          

Faust Ti fideresti di più di un diavolo che conosci o di un angelo ignoto? Del tintinnio di sonagli che precede sempre l’arrivo di Mefistofele o di un frullare di ali? Esistere fa tremare i polsi. A meno di non essere stupidi. Il prologo celeste va bene, lo sciame degli angioletti anche, e il fruscio di quelle morbide penne. Ma… ti tranquillizzano? Ti fidi? “Ave Signore degli angeli e dei santi e delle sfere erranti” disse Mefistofele, anzi, diciamo il nome vero, Mephostophiles, è dal 1587 che sappiamo che si chiama così. Una mattina Mefistofele fece capolino fra le nubi e comunicò al Creatore che avrebbe tentato il vecchio Faust. “Lo dannerò!” disse. E non sarà neanche difficile, pensò, però senza dirlo. Gli uomini son facili. Mediocri quasi tutti. Banali. Sono uomini. Gli uomini sono uomini, le donne donne. Faust è debole e Margherita è così naturalmente ritrosa, senza additivi aggiunti che spronarla all’amore con quel coglione di Faust sarà anche troppo facile. “Noi siam donne fragili e blande! Mica siam ghirlande, né ghiande. Siam pallide e scarne, sentiamo la carne.” Non sentendo nessun rifiuto, Mefistofele si congedò: “Signore degli angeli e dei santi e delle sfere erranti….allora io vado…li tento”. In quel momento, chiuso nel suo studio, Faust stava riflettendo: la vita reale è dolore, l’ideale è solo un sogno. Si sentì soffocare. Potessi tornare giovane, pensò. Disperato uscì per strada nella nebbia, così umida quella sera da bagnarlo. Si strinse nel mantello, dirigendosi verso la locanda, per bere un goccino, un aperitivo, un liquorino, un qualcosina che lo facesse stare meglio. Subito si sentì seguito. Si voltò spaventato scorgendo nella nebbia una figura di frate. “Chi è quel frate vestito con il saio grigio che mi pedina? E’ un Clericus vagans? E cosa vuole da me?” si domandò. Mefistofele che non aveva tanto tempo da perdere, si accostò subito, rivelandosi. “ Posso introdurmi?” disse, usando una formula che aveva sempre funzionato nei secoli “ Sono lo spirito che nega. Sono il Diavolo”. La trattativa fu breve. Mefistofele aveva fretta ed era sempre il primo ad annoiarsi di se stesso e di quel gioco della tentazione che esiste da che il mondo è mondo. “Ti faccio una proposta: la tua anima… in cambio della giovinezza. Anzi no… la tua anima in cambio di provare ancora nuove esperienze… Umane”. Mefistofele conosceva le parole giuste. Umane lo diceva sempre con la U maiuscola. “Vuoi vedere delle foto?” gli sussurrò. Tirò fuori dal saio il book: Visi smunti, mai assopite bramosie, occhi rovesciati, facce da stravizio, estasi ed ebbrezze. Poi gli accostò le cuffiette all’orecchio: trilli di violino, gemiti. Chi vuol capire capisca. Faust cercò di resistere: “ Questo è un Incubus! No no e no!! Via da me, Belzebub, Inferni ardenti monarche!”. Chissà perché gli venne da dirlo in latino. Mefistofele lasciò cadere per terra quel brutto saio grigio che gli faceva anche caldo. Sotto aveva il suo bel mantello da diavolo. Molto più elegante. Nero, rosso e oro. “Prima di tutto mi chiamo Mefistofele…” lo corresse annoiato, “Belzebub è un altro!”. “Mi fai ribrezzo” disse Faust “Ma accetto!” Mefistofele approvò “Aggrappati a me, voleremo fino all’Osteria della giarrettiera! Fin da stanotte nell’orge ghiotte!” canticchiò, leggermente stonato…”Siamo al secondo atto” . “Ma lei, Margherita...dopo essersi concessa a me…morirà redenta?” chiese Faust “Ma certo. Sta tranquillo. Penso a tutto io. Mi accordo con quelli di sopra. Morirà nel terzo atto. Prima avrai tutto il tempo di divertirti con lei! Sedurre è avere il ricordo della seduzione! Godere è avere il ricordo del piacere. Hai investito bene la tua anima.” “Quanto manca ad arrivare?” ansimò Faust. “ Abbiamo appena superato il monte delle streghe, quasi ci siamo, ecco…vedi laggiù quelle lampade che ardono languide? Quello è il luogo!”. E con un movimento morbido del mantello, Mefistofele cominciò la discesa.“ Tutto nel mondo è solo burla. Solo nitro, catrame e zolfo.” Canticchiò, sempre un po’ stonato. Si bemolle maggiore e si bemolle minore sono note difficili, la musica è roba da angeli non da diavoli. Prima di atterrare ricordò a Faust le condizioni del patto “Solo passione fra amanti. Un momento d’illusione e stop! Poi spunterà l’aurora pallida. E chi si è visto si è visto, mio caro. Mi hai venduto l’anima. Niente di più.” Faust ebbe quello che voleva. Mefistofele anche. Ma il Signore degli angeli e dei santi e delle sfere erranti perdonò tutti. Mefistofele scosse la testa. Non era giusto. Aveva vinto. Non era un gioco sportivo così. Non approvò quella bontà inutile. Quel lieto fine di un opera, solo per avere qualche applauso in più. Sprofondò negli abissi. Imbronciato. Scazzato. Canticchiando. Stonato.
Posted on: Fri, 13 Sep 2013 17:38:06 +0000

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