GIORGIO E SILVIO, TRATTATIVA CONTINUA ALFANO: “MA IL CAPO NON SI - TopicsExpress



          

GIORGIO E SILVIO, TRATTATIVA CONTINUA ALFANO: “MA IL CAPO NON SI DIMETTE” di Fabrizio d’Esposito da il Fatto Quotidiano 12/09/2013 TELEFONATE, AGENZIE DI STAMPA E MINACCE: COSÌ LA MACCHINA DEL QUIRINALE HA FERMATO L’AFFONDO DEI DEMOCRATICI IN GIUNTA. IL CAVALIERE PRONTO A TRASFORMARSI DI NUOVO IN FALCO. La Grande Trattativa, secondo il racconto di alcuni ministri, sia del Pd, sia del Pdl. A taccuini chiusi, ovviamente, lontani da occhi e orecchie indiscrete. Due protagonisti assoluti, Giorgio Napolitano e Silvio Berlusconi, e un’avvertenza, di provenienza democratica: “Da qui alla prossima settimana, Berlusconi cambierà mille volte idea e userà falchi e colombe per fare i suoi giochi”. O i suoi ricatti, per dirla più schiettamente. Del resto, il lunedì nero che ha fatto tremare l’esecutivo di Enrico Letta origina proprio da un doppio gioco del Cavaliere. Alle colombe di governo del Pdl, Alfano e Quagliariello tanto per intenderci, era stato infatti consegnato il mandato di concordare con il Pd un avvio soft della giunta del Senato, in base alla “strategia dei tempi lunghi”. Subito dopo, però, al fatidico relatore Andrea Augello, ex An con fama di fine mediatore (era soprannominato il Bettini di Alemanno), i falchi berlusconiani hanno imposto una nuova direttiva di Arcore, dove B. si trova ancora rinchiuso: “Nella relazione metti dentro le pregiudiziali di costituzionalità e vediamo cosa succede”. Cosa è successo si è poi visto. A caldo, le colombe hanno rivelato che “il Pd ha tradito i patti” e B. ha affidato a una di loro, Renato Schifani, l’incarico di minacciare la rottura: “Se il Pd vota contro, il governo cade”. Era lunedì notte e a quel punto è ripresa l’opera di ricucitura. Una gigantesca tela di Penelope già tessuta e disfatta per tutto il mese di agosto. Ed è qui che s’innesta l’ennesimo intervento del Colle, grande protettore del governo di Enrico Letta. Alla vigilia della riunione di martedì della giunta, il lavorìo di Napolitano è stato incessante. Il capo dello Stato sarebbe stato “spiazzato” dal Pd. “Sorpresa e tanta irritazione”. Di qui la nota sulla necessità della “convivenza nazionale” altrimenti è “tutto a rischio”. A detta del Pdl, un messaggio indirizzato unicamente al Pd e peraltro capito “tardi” dalle agenzie di stampa. La frase, pronunciata a ora di pranzo, è stata rilanciata con enfasi nella fase cruciale delle trattative, tra le 18 e le 20 di martedì. Quando, cioè, Napolitano, secondo le versioni accreditate da alcuni ministri, avrebbe telefonato a Luigi Zanda e Anna Finocchiaro, l’inossidabile coppia che “governa” il Pd di Palazzo Madama da più di un lustro. Il primo, Zanda, è capogruppo. La seconda, Finocchiaro, è a capo della commissione Affari Costituzionali. Napolitano, con loro, sarebbe stato durissimo: “Se nel Pd vincono i falchi come nel Pdl io vado davanti al Paese a dire che avete tradito il patto sottoscritto quando mi avete chiesto di rimanere al Quirinale”. Meno dura, ma altrettanto decisa, la telefonata di Enrico Letta a Guglielmo Epifani: “La decadenza è nell’ordine delle cose, è naturale, non forziamo i tempi per fargli fare la vittima”. Il compito di riferire a B. l’esito delle convulse telefonate è stato del solito ambasciatore Gianni Letta, Zio del premier. Il risultato positivo è stato lampante e pubblico quando i giornalisti hanno avvicinato una commissaria del Pd prima di entrare in giunta: l’abruzzese Stefania Pezzopane, ritenuta più falco di Casson sia nel suo partito sia nel Pdl. Sorridente, neanche la Pezzopane ha fatto problemi: “Le pregiudiziali derubricate a preliminari vanno bene”. Obiettivo raggiunto. Voto slittato e falchi e colombe che chiamano Arcore. “Il Pd si è genuflesso”. Guadagnata la fatidica settimana in più di tempo, nella “riflessione silenziosa” del Cavaliere quella di ieri sarebbe stata però “una giornata da falco”, in perenne consultazione con familiari e amici delle sue aziende. B. vuole un segnale forte dal Colle e anche in questo caso sta giocando al rialzo. Ad Alfano, alla festa del Giornale a Sanremo, è toccato smentire una delle presunte condizioni poste dal Quirinale per ottenere la grazia: “Non credo Berlusconi si dimetterà da senatore”. Altro che passo indietro dalla politica. E poi: “Il caso Berlusconi non è chiuso, l’ordinamento giuridico offre altre possibilità, lui avrà ancora tanta voce per riaffermare le sue buone ragioni”. La Grande Trattativa è entrata in una nuova fase tattica. I falchi sbandierano “un colpo di genio imminente” per contrastare le colombe che vogliono arrivare a metà ottobre con “la strategia dei tempi lunghi”. Come chiosa un ministro, “ogni giorno avrà la sua pena”.
Posted on: Thu, 12 Sep 2013 13:51:23 +0000

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