Galleria degli Uffizi Da Wikipedia, lenciclopedia - TopicsExpress



          

Galleria degli Uffizi Da Wikipedia, lenciclopedia libera. Coordinate: 43°46′6.38″N 11°15′21.24″E (Mappa) Questa voce riguarda la zona di: Galleria degli Uffizi Voci principali La galleria Opere Tribuna Corridoio Vasariano Teatro Mediceo Teatrino della Baldracca Collezione Contini Bonacossi Loggia dei Lanzi Ex-San Pier Scheraggio Piazza dei Giudici Museo Galileo Castello dAltafronte Via dei Georgofili Via Lambertesca Torre dei Pulci Palazzo Bartolommei-Buschetti Torre dei Rigaletti Torre dei Salterelli Santo Stefano al Ponte ▼ mostra Navigazione Visita il Portale di Firenze Galleria degli Uffizi Il cortile degli Uffizi, veduta da Palazzo Vecchio Il cortile degli Uffizi, veduta da Palazzo Vecchio Tipo Arte Indirizzo Piazzale degli Uffizi, 50122 Firenze, Italia Direttore Antonio Natali Visitatori 1.767.030[1] (2012) Sito ufficiale La Galleria degli Uffizi è un importante museo italiano situato a Firenze ed è uno dei più conosciuti e rilevanti al mondo. Ledificio ospita una superba raccolta di opere darte inestimabili, derivanti, come nucleo fondamentale, dalle collezioni dei Medici, arricchite nei secoli da lasciti, scambi e donazioni, tra cui spicca un fondamentale gruppo di opere religiose derivate dalle soppressioni di monasteri e conventi tra il XVIII e il XIX secolo. Divisa in varie sale allestite per scuole e stili in ordine cronologico, lesposizione mostra opere dal XII al XVIII secolo, con la migliore collezione al mondo di opere della scuola toscana, e fiorentina in particolare, che permette di apprezzare lo sviluppo dal gotico al Rinascimento fino al manierismo, da Cimabue a Michelangelo, passando per Giotto, Leonardo da Vinci e Raffaello. Senza pari è la raccolta di opere di Sandro Botticelli. Ben rappresentate, con autentici capolavori, sono anche le altre scuole italiane ed europee (Mantegna, Tiziano, Parmigianino, Dürer, Rubens, Rembrandt, Caravaggio, Canaletto, ecc.). Di grande pregio sono anche la collezione di statuaria antica e quella dei disegni. Nel 2012 è stato visitato da 1.767.030 persone rendendolo ancora il museo darte italiano più visitato[1]. Indice [nascondi] 1 La storia 1.1 Cosimo I e Vasari 1.2 Francesco I e Buontalenti 1.3 I Medici 1.4 I Lorena 1.5 Otto e Novecento 2 Architettura 3 Percorso espositivo 3.1 Vestibolo dentrata e corridoio est 3.2 Sala 1 Archeologica 3.3 Sale del Medioevo 3.4 Sale del primo Rinascimento 3.5 Sala del Botticelli 3.6 Sala di Leonardo e sale attigue 3.7 La Tribuna 3.8 Sale del Rinascimento fuori Firenze 3.9 Corridoio sullArno e Corridoio ovest 3.10 Sale del Cinquecento 3.11 Sale del corridoio ovest 3.12 Sale blu 3.13 Sale rosse 3.14 Sale Ademollo 3.15 Verone sullArno 3.16 Sale di Caravaggio e dei caravaggeschi 4 Gabinetto dei disegni e delle stampe 5 Collezione Contini Bonacossi 6 Ex-chiesa di San Pier Scheraggio 7 Sala delle Reali Poste 8 Statue nel portico 9 Note 10 Bibliografia 11 Voci correlate 12 Altri progetti 13 Collegamenti esterni La storia[modifica | modifica sorgente] Cosimo I e Vasari[modifica | modifica sorgente] Domenico Poggini, medaglia di Cosimo I celebrante la creazione degli Uffizi Uffizi e Palazzo Vecchio Interno degli Uffizi Con linsediamento del duca Cosimo I de Medici nellantica sede comunale di Palazzo Vecchio, iniziò la politica desaltazione della monarchia allinterno del perimetro cittadino. Nel 1560 il duca volle riunire le 13 più importanti magistrature fiorentine, dette uffici e collocate in precedenza in varie sedi, in un unico edificio posto sotto la sua diretta sorveglianza, in modo da affiancare al vecchio Palazzo della Signoria una nuova sede governativa, consona alla potenza politica e militare acquisita da Firenze dopo la conquista di Siena. Il luogo scelto per la nuova costruzione fu un lembo di terra fra il lato meridionale di piazza della Signoria e il lungarno, in un quartiere popolare dove si trovava il porto fluviale di roma. I lavori furono affidati a Giorgio Vasari che già si occupava del cantiere delladiacente Palazzo Vecchio. Il progetto prevedeva un edificio a forma di U, costituito da un braccio lungo a levante, da incorporarsi con lantica chiesa romanica di San Pier Scheraggio, da un tratto breve affacciato sul fiume Arno e da un braccio corto a ponente, inglobando la Zecca Vecchia. Nel nuovo edificio dovevano essere collocati gli uffici di tredici importanti Magistrature che regolavano lamministrazione dello Stato mediceo; sul lato di Palazzo Vecchio, dallantica chiesa di San Pier Scheraggio si successero: i Nove Conservatori del Dominio e della Giurisdizione fiorentina, lArte dei Mercatanti, lArte del Cambio, lArte della Seta, lArte dei Medici e Speziali, lUniversità dei Fabbricanti e il Tribunale della Mercanzia; dalla parte opposta gli Ufficiali dellOnestà, le Decime e Vendite, gli Ufficiali della Grascia, il Magistrato dei Pupilli, i Conservatori di Leggi e i Commissari delle Bande[2]. Per ridurre le spese, Cosimo, oltre ad affidare i lavori in appalto al massimo ribasso, concesse ai fornitori licenze insolite: i renaioli poterono estrarre la sabbia dallalveo del fiume Arno presso lattuale ponte alle Grazie (ponte a Rubaconte); gli scalpellini si assicurarono luso della cava di pietra serena del Fossato del Mulinaccio[3], nella valle della Mensola[4], presso San Martino a Mensola, tradizionalmente riservata alle opere pubbliche; i muratori utilizzano sassi di cava estratti dal fosso della fortezza di San Miniato, vicino alla porta di San Niccolò e avanzi di lastrico pavimentale delle strade di Firenze[5]. Si ricorse allimposizione di servitù, comandando i popoli di alcune podesterie: i carradori di Campi e Prato, gli scalpellini di Fiesole, i picconieri di Figline di Prato. I legnami si comprarono dallOpera di Santa Maria del Fiore. Larchitetto Giorgio Vasari fu affiancato in questo difficile cantiere da Maestro Dionigi (o Nigi) della Neghittosa[6]. Per il matrimonio del figlio Francesco con Giovanna dAustria, nel 1565, il Duca decretò di aprire una via soprelevata e segreta tra Palazzo Vecchio e Palazzo Pitti, la nuova residenza della dinastia Medici e collegata direttamente alla cerchia bastionata di Firenze. Il Vasari in soli sei mesi costruì il cosiddetto Corridoio Vasariano, che, da Palazzo Vecchio, superata via della Ninna con un ponte coperto, percorre parte della galleria, superando lArno sopra al Ponte Vecchio, sbuca nel quartiere dOltrarno, arrivando nel giardino di Boboli e da lì in Palazzo Pitti; da questo luogo venne in seguito predisposto un raccordo per raggiungere in sicurezza il Forte Belvedere. Nellagosto 1572 tutte le magistrature dalla parte di San Pier Scheraggio sono già insediate nei nuovi uffici anche se ledificio non è completato. Francesco I e Buontalenti[modifica | modifica sorgente] Nel 1574 con il Duca Francesco I de Medici la direzione dei lavori venne affidata a Bernardo Buontalenti, che completò la fabbrica, insieme a Alfonso Parigi il vecchio. Nellottobre 1580 ledificio venne ultimato con il congiungimento, dalla parte della Zecca, “alla Loggia grande e antica di Piazza”16. Tra il 1579 e il 1581 le volte della Galleria furono affrescate con motivi a grottesca da Antonio Tempesta e successivamente da Alessandro Allori, con cui collaborarono Ludovico Buti, Giovanmaria Butteri, Giovanni Bizzelli e Alessandro Pieroni. Nel 1581 Francesco I, figlio di Cosimo, decise di chiudere ed adibire la loggia dellultimo piano a galleria personale dove raccogliere la sua magnifica collezione di dipinti quattrocenteschi, contemporanei di cammei, medaglie, pietre dure, statue antiche e moderne, di oreficerie, bronzetti, armature, miniature, strumenti scientifici e rarità naturalistiche, ma anche ritratti della famiglia Medici e di uomini illustri. Si tratta del primo nucleo della futura Galleria degli Uffizi Per meglio allestire la collezione, a partire da quellanno stesso, il Buontalenti edificò la Tribuna nel braccio lungo degli Uffizi, ispirandosi alla Torre dei Venti di Atene, descritta da Vitruvio nel primo libro dellArchitettura, nucleo centrale della Galleria medicea. Nel 1583 Francesco I fece trasformare la terrazza, sopra la Loggia dei Lanzi, in un giardino pensile, ora scomparso, dove la corte si riuniva per ascoltare esibizioni musicali ed altri intrattenimenti. Nello stesso periodo (1586), spetta ancora al genio del Buontalenti il compimento del Teatro mediceo fatto costruire in corrispondenza del primo e del secondo piano attuali dellala orientale del museo. Si tratta di un grande vano rettangolare circondato da gradinate su tre lati, con nel mezzo il palco dei principi. Nel XIX secolo il teatro sarà suddiviso in due piani: nel primo ora ha sede il Gabinetto Disegni e Stampe, nel secondo alcune sale della Galleria. Del teatro nel suo complesso resta soltanto il Vestibolo, dove a sinistra è sistemato quello che un tempo costituiva il portale dingresso al teatro, oggi ingresso del Gabinetto Disegni e Stampe; di fronte, le tre porte del Ricetto: su quella centrale, con le ante lignee intagliate con stemmi medicei, vi è il busto di Francesco I. I Medici[modifica | modifica sorgente] Turisti in fila sotto i portici Nel 1587 col Duca Ferdinando I de Medici la collezione venne arricchita con la cosiddetta Serie Gioviana, una raccolta di ritratti di uomini illustri intrapresa dal Vescovo di Como Paolo Giovio, che oggi è esposta in alto tra le travature delle gallerie delle statue. Per volontà ducale venne realizzata, chiudendo un terrazzo vicino alla tribuna, la sala detta delle carte geografiche le cui pareti furono affrescate da Ludovico Buti con le mappe del dominio vecchio fiorentino, dello Stato di Siena e dellIsola dElba e nel soffitto furono posizionate alcune tele dipinte da Jacopo Zucchi con rappresentate favole mitologiche. Al centro della stanza stava un mappamondo e una sfera armillare (oggi al Museo di Storia della Scienza); inoltre venne compiuto lo Stanzino delle matematiche destinato a raccogliere strumenti scientifici, con una volta decorata da una bella donna, personificazione della Matematica, affiancata alle pareti dalle Scene con le invenzioni di Archimede. Su iniziativa di Ferdinando I, agli Uffizi furono trasferiti i laboratori granducali e nel 1588 lOpificio delle Pietre Dure, una manifattura di Stato esperta nella lavorazione di oggetti preziosissimi, mentre vennero sistemati i laboratori di orafi, gioiellieri, miniatori, giardinieri, artefici di porcellane, scultori e pittori nellala di ponente della galleria e per consentire laccesso venne collocato lo scalone detto del Buontalenti. Vicino alla manifattura, sette sale della Galleria furono destinate ad accogliere la collezione di armi e armature, ed inoltre venne allestita una sala con le pietre preziose intagliate portate in dote da Cristina di Lorena. A quellepoca risale la ridipintura di alcuni soffitti affrescati da Ludovico Buti nel 1588. Nel 1591 si decretò lapertura al pubblico della Galleria su richiesta. Con la morte di Ferdinando I nel 1609 la Galleria rimase inalterata per molto tempo. Tra il 1658 e il 1679, al tempo di Ferdinando II de Medici, si interpellarono Cosimo Ulivelli, Angelo Gori e Jacopo Chiavistelli per affrescare i soffitti, la cui opera fu purtroppo distrutta nel 1762 e sostituita da nuove decorazioni di Giuseppe del Moro, Giuliano Traballesi e Giuseppe Terreni. La consorte di Ferdinando, Vittoria della Rovere, ultima discendente dei Duchi di Urbino, portò a Firenze la vasta eredità dUrbino: un raffinatissimo nucleo di opere del Tiziano, Piero della Francesca, Raffaello, Federico Barocci ed altri. Altre opere di scuola veneta giunsero per opera del cardinale Leopoldo de Medici, fratello del Granduca, che cominciò con grande passione a raccogliere in collezione disegni, miniature ed autoritratti. Tra il 1696 e il 1699 sotto il regno Cosimo III de Medici, i geni di Giuseppe Nicola Nasini e Giuseppe Tonelli decorarono con grande maestria le volte del braccio che guarda allArno, e poco dopo si ampliò il braccio di ponente della Galleria, adibendo i nuovi locali ad ospitare una deliziosa collezione di autoritratti, raffinatissime porcellane, medaglie, disegni e bronzetti. Nella Fonderia, ovvero farmacia, si andò raccogliendo ciò che stimolava soprattutto la curiosità naturalistica rinascimentale: alcune mummie, numerosi animali imbalsamati, uova di struzzo e corni di rinoceronte. Riguardo alle raccolte, il Duca Cosimo III acquistò numerosi quadri fiamminghi (molti i Rubens) ed alcune preziose statue romane, come la celebre Venere Medici, un rarissimo originale greco che divenne a buon diritto fra le più conosciute sculture della galleria. I Lorena[modifica | modifica sorgente] La tribuna degli Uffizi, in un dipinto settecentesco di J. Zoffany Ormai spentasi la dinastia dei Medici nel 1737 dopo la morte di Gian Gastone, la sorella di questultimo, Anna Maria Ludovica, con la Convenzione del medesimo anno, cedette le raccolte medicee alla dinastia dei Lorena, a patto che le opere restassero a Firenze ed inalienabili: fu latto, puntualmente rispettato dai Lorena, che permise la conservazione intatta delle vaste e sublimi collezioni fino ai nostri giorni, senza disperdersi o prender la via fuori dallItalia, come purtroppo accadde alle altrettanto eccezionali di Mantova o di Urbino. Tra il 1748 e il 1765 venne realizzato un vasto rilevamento grafico, coordinato da Benedetto Vincenzo De Greyss. Nel 1762 un incendio distrusse una parte del corridoio orientale, prontamente ricostruita e ridecorata. Pietro Leopoldo di Lorena, aprendo la Galleria al pubblico nel 1769 e provvedendo alla costruzione di un nuovo ingresso, su progetto di Zanobi del Rosso, promosse una radicale trasformazione della Galleria, affidandone la direzione a Giuseppe Pelli Bencivenni e il riordino, completato negli anni 1780-82, a Luigi Lanzi, che seguì i criteri razionalistici e pedagogici propri dellIlluminismo, con un suo proprio genere di cose o al più di due in ogni sala. Nella Galleria venne rimossa larmeria, venduta la collezione di maioliche e spostati nella Specola gli strumenti scientifici; questo fatto è risolvibile in una visione razionalistica di quellIlluminismo che distingueva la scienza dallarte e volle concentrare negli Uffizi la pittura, separata da scultura antica e le arti minori, in opposizione alleclettismo dei rinascimentali. Dal 1793 alcuni scambi con la Galleria Imperiale di Vienna, facilitato dai legami di parentela tra le rispettive case regnanti, vide larrivo di capolavori di Tiziano, Giovanni Bellini, Giorgione, Dürer e altri, in cambio di opere fiorentine dei secoli XVI e XVII, tra cui Fra Bartolomeo: col sennò di poi fu soprattutto Firenze a guadagnarci. Nel 1779 venne realizzata da Gaspare Maria Paoletti la Sala della Niobe, dove vennero allestite un complesso di sculture antiche raffigurante Niobe e i suoi figli, proveniente dalla Villa Medici a Roma. Otto e Novecento[modifica | modifica sorgente] Piazzale degli Uffizi Tra il 1842 e il 1856, vennero inserite 28 statue marmoree nelle nicchie dei pilastri allesterno della Galleria, con i toscani illustri dal Medioevo allOttocento. Tra le più pregiate della serie ci sono la statua di Giotto di Giovanni Duprè, a sinistra sul terzo pilastro, il Machiavelli di Lorenzo Bartolini, allundicesimo, la statua di SantAntonino del Duprè, a destra nel quarto pilastro, e il Michelangelo[7] di Emilio Santarelli. In età risorgimentale, quando Firenze fu eletta capitale dItalia (1865-1871), il Senato italiano con Manzoni si riunì nel Teatro mediceo. Nella seconda metà del secolo XIX, gli Uffizi si avviarono a diventare soprattutto una raccolta di quadri, vennero rimosse alcune statue rinascimentali e trasferite al Museo del Bargello e alcune statue etrusche che furono trasferite al Museo Archeologico. Nel braccio corto a ponente dal 1866 ebbero sede le Regie Poste (adattamento di Mariano Falcini), e oggi, dopo un restauro del 1988, vi si tengono alcune esposizioni di materiale proveniente soprattutto dai depositi. Nel 1889 il teatro mediceo venne diviso in due piani e smantellato. Nel 1900 venne acquistata la quadreria dellarcispedale di Santa Maria Nuova, tra cui il Trittico Portinari proveniente dalla chiesa di SantEgidio, e da inizio Novecento si potenziarono, con acquisti e trasferimenti da varie chiese e istituti religiosi, aree come il Trecento e il primo Quattrocento, estranee al nucleo storico del museo. Separando il teatro mediceo in due piani e ricavandone sei sale, vennero ristrutturate le prime nel 1956 su progetto di Giovanni Michelucci, Carlo Scarpa, Ignazio Gardella. Nel 1969 venne acquistata la Collezione Contini Bonacossi. Il 27 maggio 1993, a seguito di un attentato mafioso che ha provocato la morte di cinque persone e danneggiato alcuni ambienti della Gallerie e del Corridoio Vasariano, molti pezzi della collezione vennero sistemati nei depositi e gradualmente, con i restauri e la messa in sicurezza dellala occidentale, sono tornati nellallestimento museale. Nel 1998 il concorso internazionale per la nuova uscita degli Uffizi è stato vinto da Arata Isozaki, ma il progetto, molto criticato, è stato definitivamente accantonato nel 2005. Un altro progetto a lungo termine è stata la realizzazione dei Grandi Uffizi, raddoppiando la superficie espositiva grazie allo spostamento dellArchivio di Stato dal primo piano, attingendo opere dai depositi (che sono situati allultimo piano) e ampliando così sezioni un po penalizzate dagli spazi, come quella relativa al Seicento: oggi il primo piano conserva le opere del Seicento (come la sala di Caravaggio e dei caravaggeschi) ed è sede delle esposizioni temporanee più prestigiose. Architettura[modifica | modifica sorgente] Il loggiato degli Uffizi di notte Portici La costruzione fu iniziata nel 1560 è realizzata adottando lordine dorico, secondo il Vasari, più sicuro e più fermo deglaltri, [...] sempre piaciuto molto al signor duca Cosimo nel 1565 presentava già completati i cosiddetti Uffizi Lunghi e il tratto che si affacciava sullArno. Il palazzo degli Uffizi è composta da due corpi di fabbrica longitudinali principali, collegati verso sud da un lato più breve del tutto analogo, dando origine così ad un complesso a U, che abbraccia un piazzale e sfonda prospettivamente verso piazza della Signoria, con una perfetta inquadratura di Palazzo Vecchio e della sua torre. I tre corpi di fabbrica presentano lo stesso modulo: a pianterreno un loggiato architravato coperto con volta a botte, costituito da campate delimitate da pilastri con nicchie e suddivise in tre intercolumni da due colonne interposte tra i pilastri; a tale modulo corrispondono tre aperture nel soprastante finto mezzanino che servono ad illumunare il portico e tre finestre al primo piano che presentato lalternanza tra timpano triangolare e timpano curvilineo e sono comprese tra lesene; infine allultimo piano un loggiato riprendeva il modulo tripartito ed avrebbe in seguito ospitato loriginaria Galleria degli Uffizi. Al pian terreno corre un porticato per tutta la lunghezza dei lati ovest e sud, e per il lato est fino a via Lambertesca; sopraelevato su un podio di alcuni gradini, il portico è costituito da colonne doriche e pilastri con le nicchie per statue che sorreggono un architrave, ma è coperto da lunghe volte a botte, decorate da cornici rettangolari a rilievo, che sono collegate tra loro da fasce disegnanti un motivo geometrico spezzato. Il portico architravato rappresenta una grande novità nella storia dellarchitettura, in quanto i portici medievali, e poi quelli rinascimentali, erano costituiti da una serie di archi e mai di architravi, sia a Firenze (come per esempio il portico dello Spedale degli Innocenti), sia altrove, a parte il Palazzo Senatorio di Michelangelo che infatti è uno dei modelli del progetto vasariano. Ai piani superiori si ripete un modulo di tre riquadri, tre finestre con balconcini e timpani ripsettivamente triangolare, circolare e di nuovo triangolare (primo piano) e tre aperture sulla loggetta superiore (oggi la galleria del secondo piano), divise da due colonnine. I piani sono divisi da maestose cornici marcapiano. Gli elementi architettonici sono sottolineati dalluso della pietra serena (in particolare di quella estratta dalla valle della Mensola), che risalta sullintonaco bianco, secondo lo stile più tipicamente fiorentino iniziato da Brunelleschi. Il lato breve è caratterizzato da un grande arco componente una serliana che inquadra scenograficamente laffaccio sullArno, sormontata da una loggia, aperta sia sul piazzale antistante che sullArno, come vero e proprio fondale teatrale, ispirato alle coeve realizzazioni scenografiche. Al piano terra si segnala la statua di Giovanni dalle Bande Nere, opera di Temistocle Guerrazzi. Al primo piano le grandi finestre hanno uno scoronamento ad arco e davanti a quella centrale, la più ampia, corrispondente internamente al Verone, si trovano tre statue: Cosimo I in piedi di Giambologna (1585), affiancato dalle personificazioni sdraiate dellEquità e del Rigore, entrambe di Vincenzo Danti (1566). Nelle nicchie dei pilastri del loggiato fu progettato di inserire una serie di statue di fiorentini famosi, la realizzazione si iniziò solo a partire dal 1835. Molto originale è il portale (porta delle Suppliche) costruito da Bernardo Buontalenti su via Lambertesca: è coronato da timpano spezzato, ma per maggiore originalità Buontalenti invertì le due metà, ottenendo una sorta di timpano ad ali, che ricorda gli spunti animalistici e organici della sua architettura. Nel 1998 gli architetti Arata Isozaki e Andrea Maffei vincono il concorso internazionale per il progetto della riqualificazione di Piazza Castellani sul retro per adibirla a Nuova Uscita del museo degli Uffizi. Dopo varie vicissitudini, il progetto esecutivo è stato completato ed approvato dal Ministero dei Beni Culturali nel febbraio 2009 ed è in attesa di essere realizzato. Percorso espositivo[modifica | modifica sorgente] Vestibolo dentrata e corridoio est[modifica | modifica sorgente] Lambiente, costituito da tre vestiboli venne ricavato alla fine del Settecento col completamento dello scalone monumentale, il nuovo accesso alla Galleria, per volontà del granduca Pietro Leopoldo. Nel primo vestibolo sono busti in marmo e porfido dei Medici da Francesco I a Gian Gastone; comunicante con questo è il vestibolo rettangolare, decorato nella volta da Giovanni da San Giovanni con Capricci mitologici, allestito con are, busti antichi e moderni; nel Vestibolo ellittico: statue romane, sarcofagi e rilievi antichi. La porta che immette nella Galleria, con ai lati sono due Cani molossi, copie romane del I secolo d.C., è sormontata dal busto di Pietro Leopoldo. I tre corridoi che corrispondono ai tre corpi del palazzo, corrono lungo tutto il lato interno e su di essi si aprono le sale. Sono decorati nei soffitti da affreschi e le ampie vetrate rivelano il loro primitivo aspetto di loggia aperta coperta. Oggi i corridoi ospitano la collezione di statuaria antica, iniziata da Lorenzo il Magnifico, che conservava le opere nel Giardino di San Marco vicino al Palazzo Medici. La raccolta fu ampliata da Cosimo I dopo il suo primo viaggio a Roma del 1560 quando scelse di destinare le statue per abbellire Palazzo Pitti e i ritratti e i busti per Palazzo Vecchio. Infine venne accresciuta ancora allepoca di Pietro Leopoldo di Lorena, quando si portarono a Firenze le opere di Villa Medici, raccolte in gran parte dal futuro granduca Ferdinando I, allepoca cardinale. È curioso notare che tali opere, oggi spesso distrattamente scansate dai visitatori, fino al primo Ottocento erano motivo di interesse principale della visita alla galleria. Secondo alcune fonti fu un saggio di John Ruskin a ridestare linteresse per la pittura rinascimentale del museo, fino ad allora bistrattata. Le sculture sono di grande valore e risalgono soprattutto allepoca romana, con numerose copie di originali greci. A volte le statue incomplete o spezzate vennero restaurate e integrate dai grandi scultori del Rinascimento. La disposizione delle sculture oggi ricalca il più possibile quella di fine del Settecento, quando permettevano il confronto tra maestri antichi e moderni, un tema allora molto caro, e quindi la funzione delle statue è tuttora essenziale e fortemente caratterizzante dellorigine e della funzione storica della galleria. Il primo, lungo corridoio è quello est, riccamente decorato nel soffitto da grottesche risalenti al 1581, mentre corre al limite del soffitto, una lunga serie di ritratti, la serie gioviana, intervallata da dipinti di dimensione più grande degli esponenti principali della famiglia Medici, la serie Aulica iniziata da Francesco I de Medici, con i ritratti da Giovanni di Bicci a Gian Gastone. Ai ritratti pittorici fanno da contraltare la serie dei busti romani, ordinati cronologicamente a fine del Settecento in maniera di coprire tutta la storia imperiale. Fra le opere di statuaria più importanti si segnalano un Ercole e Centauro, da un originale tardoellenistico, integrato nella figura delleroe da Giovan Battista Caccini nel 1589; un Re Barbaro, composto nel 1712 a partire dal solo busto antico; Pan e Daphni, da un originale di Eliodoro di Rodi dellinizio del I secolo a.C.; il Satiro danzante o Bacco fanciullo, da un originale ellenistico, restaurato nel Cinquecento. Più avanti si incontrano una statua di Proserpina, da un originale greco del IV secolo a.C., ila copia antica del Pothos di Skopas (IV secolo a.C.). Ai lati dellingresso della Tribuna si trovano un Ercole, da un originale di Lisippo, e un busto di Adriano appartenuto a Lorenzo il Magnifico. Nellultima parte del corridoio si incontrano due Veneri, da originali del IV secolo a.C. e un Apollo ellenistico, che si trovava allingresso di Villa Medici e invitava, col braccio destro di restauro, ad accedere alla casa, come se fosse il regno del dio stesso. Sala 1 Archeologica[modifica | modifica sorgente] La sala venne creata nel 1921, in questa sono allestite opere per lo più provenienti da Roma. Tra i rilievi si segnalano quello di una Biga (V-IV secolo a.C.) e il fregio dellAtena Nike (restaurato nel Settecento da Bartolomeo Cavaceppi). Appartengono al filone plebeo dellarte romana i due rilievi con Scene di bottega, del I secolo d.C. I rilievi dellAra Pacis sono calchi: i Medici possedevano la lastra originale della Saturnia Tellus, che nel 1937 tornò a Roma per ricomporre il monumento. Di epoca pure augustea sono i frammenti di parasta a girali, mentre ai lati si trovano due rilievi di amorini, uno con gli attributi di Giove (il fulmine) e uno con quelli di Marte (la corazza): facevano parte di una serie molto famosa nel Medioevo, alla quale Donatello si ispirò per la cantoria di Santa Maria del Fiore. Provengono da un fregio adrianeo del II secolo il Tempio di Vesta e la Scena di sacrificio. Il sarcofago con le Fatiche di Ercole è caratterizzata da un più accentuato contrasto luminoso, tramite la lavorazione a trapano; le diverse età di Ercole raffigurate alludono ai periodi della vita. Sale del Medioevo[modifica | modifica sorgente] Le sale dalla 2 alla 6 sono dedicate allarte medievale. Con la prima, del Duecento e di Giotto, si entra nel nucleo delle sale dei primitivi, allestite entro il 1956 da Giovanni Michelucci, Carlo Scarpa e Ignazio Gardella, che coprirono la sala con un soffitto a capriate, imitando le chiese medievali. La sala ha un forte impatto per la presenza delle tre monumentali Maestà di Cimabue, Duccio di Buoninsegna e Giotto, dipinte a pochi anni di distanza. Nella Maestà di Santa Trinita del 1285-1300 Cimabue tentò di emanciparsi dagli stilemi bizantini, ricercando un maggior volume e rilievo plastico, con uninedita dolcezza di sfumato; di fronte è la pala di Duccio, detta Madonna Rucellai (1285 circa), costruita con una struttura ritmica e con figure aggraziate, maggiormente influenzata dalla coeva esperienza pittorica del gotico francese; infine, al centro della sala, la Maestà di Ognissanti di Giotto (1310 circa) di impianto monumentale e costruita molto più plasticamente accentuando il chiaroscuro e la volumetria dei corpi. Di Giotto è anche il polittico di Badia del 1300 circa. La prima sala ha inoltre una sceltissima rappresentanza di pittura ducentesca, tra cui un Cristo trionfante della fine delXII secolo e un Christus patiens, rari per la qualità elevata e lo stato di conservazione molto buono. La sala seguente (3) è dedicata ai grandi maestri del Trecento senese, in cui si fronteggiano i più grandi maestri di tale scuola: lAnnunciazione di Simone Martini e Lippo Memmi (1333) e la Presentazione al Tempio di Ambrogio Lorenzetti (1342), entrambe provenienti dal Duomo di Siena, e la Pala della beata Umiltà (1340) di Pietro Lorenzetti. Segue la sala del Trecento fiorentino (4), che mostra gli sviluppi dellarte dopo Giotto con i contributi dei suoi allievi e di personalità più originali come Giottino e Giovanni da Milano. La sala del Gotico internazionale (5-6) è dominata dalla monumentale Incoronazione della Vergine (1414) di Lorenzo Monaco e dal tripudio di sfarzosità ed eleganza dellAdorazione dei Magi (1423) di Gentile da Fabriano, eseguita per il mercante fiorentino Palla Strozzi. Sale del primo Rinascimento[modifica | modifica sorgente] Impareggiabile è il nucleo di pittura del primo Rinascimento, dagli anni venti del Quattrocento alla metà del secolo. Lelaborazione del nuovo linguaggio è testimoniata dalla SantAnna Metterza (1424) di Masolino e Masaccio nella sala 7: di Masaccio sono lo scultoreo Bambino e la Vergine, dipinta con una solenne corporatura così austera e realistica da non potersi più definire gotica. Nella stessa sala si trovano la Battaglia di San Romano di Paolo Uccello, che testimonia la sua ossessione prospettica, e le opere di Beato Angelico e Domenico Veneziano che indicano la ricerca di nuovi formati per le pale daltare e la nascita della pittura di luce. La grande sala 8 è dedicata a Filippo Lippi, sviluppatore delle proposte di Masaccio e traghettatore dellarte fiorentina verso quel primato del disegno che fu la sua caratteristica più tipica. Qui si trova anche lo straordinario Doppio ritratto dei duchi dUrbino di Piero della Francesca, una delle icone più note dellestetica rinascimentale. Lesposizione è completata dalle opere di Alesso Baldovinetti e del figlio del Lippi, Filippino, che fu un artista di rottura alla fine del XV secolo. La sala 9 è dedicata a fratelli del Pollaiolo, tra i primi a praticare una linea di contorno agile e scattante, che fu da modello per numerosi artisti successivi. Nella serie di Virtù realizzate per il Tribunale della Mercanzia, una si distingue per leleganza formale: è la Fortezza, tra le prime opere del giovane Botticelli (1470). Sala del Botticelli[modifica | modifica sorgente] Botticelli, Madonna del Magnificat La sala del Botticelli, vasta per laccorpamento delle sale 10-14, è raccolta la migliore collezione al mondo di opere del maestro Sandro Botticelli, compreso il suo capolavoro, la Primavera e la celeberrima Nascita di Venere, due opere emblematiche della sofisticata cultura neoplatonica sviluppatasi a Firenze nella seconda metà del Quattrocento. Queste opere furono realizzate negli anni ottanta del Quattrocento e sono le prime opere di grandi dimensioni a soggetto profano del Rinascimento italiano. Furono dipinte per Lorenzo de Medici, ma non Lorenzo il Magnifico, ma un suo cugino che viveva nella Villa di Careggi, con il quale fra laltro non scorreva buon sangue. In questa sala si può ripercorrere lintiera evoluzione pittorica del maestro, con la graziosa Madonna in gloria di serafini e la Madonna del Roseto, opere più giovanili legate ancora allo stile di Filippo Lippi e del Verrocchio, al Ritratto duomo con medaglia di Cosimo il Vecchio (1475), dove già si assiste ad una maturazione dello stile legata probabilmente allo studio del realismo di opere fiamminghe, alle opere mitologiche, come la commovente Pallade e il Centauro, allegoria degli istinti umani divisi tra ragione e impulsività, ma guidati dalla sapienza divina. Con lavvicinarsi del XVI secolo londata reazionaria ultra-religiosa di Girolamo Savonarola iniziò a farsi sempre più pressante nella società fiorentina e questo si manifesta più o meno gradualmente in tutti gli artisti dellepoca. Anche Botticelli, dopo unopera fastosa come la Madonna del Magnificat iniziò ad adottare uno stile più libero, sciolto dalla lucidità geometrica della prospettiva del primo Quattrocento (Madonna della Melograna, Pala di San Barnaba), con qualche esperimento arcaicista come lIncoronazione della Vergine dove il maestro torna allo sfondo oro in una scena pare ispirata dalla lettura di Dante. Il periodo più cupo della predicazione savonaroliana porta una definitiva ventata di misticismo pessimista nella sua pittura: la Calunnia (1495) simboleggia il fallimento dello spirito ottimistico umanista, con la constatazione della bassezza umana e la relegazione della verità. Ma questa sala contiene anche altri numerosi capolavori: particolarmente azzeccata è la collocazione del Trittico Portinari, opera fiamminga di Hugo van der Goes del 1475 circa portata da una banchiere della ditta Medici a Bruges nel 1483, che con la sua estraneità formale verso le opere circostanti ben rende leffetto di fulgida meteora che questa opera ebbe nei circoli artistici fiorentini della seconda metà del Quattrocento. A un esame più accurato si iniziano a cogliere però le affinità con le opere realizzate successivamente, la maggior cura dei dettagli, la migliore resa luministica dovuta alla pittura ad olio che i pittori fiorentini cercarono di imitare, arrivando anche a copiare alcuni elementi dellopera fiamminga, come gli omaggi chiari di Domenico Ghirlandaio nella sua analoga Adorazione dei pastori nella basilica di Santa Trinita. Unaltra opera fiamminga è la Deposizione nel sepolcro di Rogier van der Weyden (1450 circa), con la composizione ripresa da un pannello di Beato Angelico, che testimonia i reciproci scambi tra maestri fiamminghi e fiorentini. Sala di Leonardo e sale attigue[modifica | modifica sorgente] La sala 15 documenta gli esordi artistici di Leonardo da Vinci, a partire dalla prima opera documentata, il Battesimo di Cristo del 1475, opera del suo maestro Verrocchio nella quale il giovane Leonardo dipinse la testa dellangelo di sinistra, il paesaggio e forse il modellato del corpo di Cristo. Unaltra opera giovanile è lAnnunciazione, dipinta dal maestro ventenne, dove già sono visibili le qualità dello sfumato leonardesco e la sua attenzione alle vibrazioni atmosferiche (si pensi allangelo appena atterrato), ma con qualche errore prospettico, come il libro sul quale la Vergine posa un braccio, che al suolo poggia su un basamento ben più avanzato rispetto alle gambe della Madonna. LAdorazione dei Magi invece è unopera incompiuta nella quale è lampante il senso innovatore del genio di Vinci, con una composizione originalissima incentrata sulla Madonna e il Bambino in un rutilante scenario di numerose figure in movimento, fra le quali non compaiono però il tradizionale San Giuseppe o la capannuccia. nella sala sono inoltre rappresentati artisti attivi a Firenze in quegli anni: Perugino (tre grandi pale), Luca Signorelli e Piero di Cosimo. La sala 16 (delle carte geografiche) era originariamente una loggia, che venne chiusa per desiderio di Ferdinando I de Medici e fatta affrescare con carte geografiche dei domini medicei. La sala 17 è chiamata Stanzino delle Matematiche, creato sempre per Ferdinando I per accogliere i suoi strumenti scientifici. Il soffitto venne infatti decorato con unallegoria della Matematica ed episodi che celebrano la cultura scientifica antica. Oggi espone la collezione di bronzetti moderni e alcune opere scultorie antiche. La Tribuna[modifica | modifica sorgente] Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Tribuna degli Uffizi. La Tribuna è una saletta ottagonale che rappresenta la parte più antica della galleria. Fu commissionata da Francesco I de Medici nel 1584 per sistemarvi le collezioni archeologiche e in seguito vi furono collocati tutti i pezzi più preziosi e amati delle collezioni medicee. Divenuta molto popolare ai tempi del Grand tour, si dice fu unispirazione per le Wunderkammer di numerosi nobili europei. Lambiente è coperto da cupola incrostata di conchiglie e madreperla e percorsa da costoloni dorati e lanterna su cui era una rosa dei venti, collegata allesterno da una banderuola. La Tribuna presenta nelle pareti di rosso scarlatto, dato dalla tappezzerie di velluto, su cui sono appesi i quadri e mensole per oggetti e statue; lo zoccolo, oggi perduto, venne dipinto da Jacopo Ligozzi con uccelli, pesci e altre meraviglie naturalistiche; al centro stava un tempietto-scrigno, ovvero un mobile ottagonale che custodiva i pezzi più piccoli e pregiati della collezione; il pavimento venne realizzato a intarsi marmorei. La Tribuna, le sue decorazioni e gli oggetti che conteneva alludevano ai quattro elementi (Aria, Terra, Acqua, Fuoco): per esempio la rosa dei venti nella lanterna evocava laria, mentre le conchiglie incastonate nella cupola lAcqua; il fuoco era simboleggiato dal rosso delle pareti e la terra dai preziosi marmi sul pavimento. Tutta questa simbologia era poi arricchita da statue e pitture che sviluppavano il tema degli Elementi e delle loro combinazioni. Il significato affidato allinsieme era, inoltre, la gloria dei Medici, che grazie alla volontà divina, aveva raggiunto il potere terreno, simboleggiato dai magnifici oggetti rari e preziosi posseduti. Oggi, per quanto trasformata nei secoli, è comunque lunica sala nella quale si può comprendere lo spirito originario degli Uffizi, cioè di luogo di meraviglia dove si potessero confrontare direttamente le opere degli antichi, rappresentate dalla scultura, e quelle dei moderni, con le pitture. Attorno al pregevole tavolo intarsiato in pietre dure (del 1633-1649) sono poste in circolo alcune delle più famosa sculture antiche dei Medici, come il Fauno Danzante (replica romana di un originale del III secolo a.C.), i Lottatori (copia di epoca imperiale), lArrotino (che affilava il coltello nel gruppo di Marsia), lo Scita, (copia di una statua della scuola di Pergamo che faceva parte di un gruppo con Marsia), lApollino e soprattutto la celebre Venere Medici, un originale greco del I secolo a.C. tra le più celebrate rappresentazioni della dea. Il monumentale stipo in pietre dure conteneva la collezione di inestimabili pietre preziose, cammei antichi e pietre dure lavorate, una delle collezioni più amate dai Medici, i quali spesso facevano incidere le proprie iniziali sui pezzi più pregiati: oggi sono esposte in diverse sedi, al Museo degli Argenti, al Museo archeologico nazionale fiorentino e al Museo di Mineralogia e Litologia. Sale del Rinascimento fuori Firenze[modifica | modifica sorgente] Il resto del braccio est (sale 19-23) è dedicato a varie scuole rinascimentali italiane e straniere: in queste sale si coglie appieno lo spirito didattico degli Uffizi, sviluppatosi nel XVIII secolo tramite scambi e specifici accrescimenti, a rappresentare lo sviluppo della pittura in tutti i suoi filoni più importanti. La sala 19, già Armeria, ha una volta originale andò distrutta e venne ridipinta nel 1665 con le Allegorie di Firenze e della Toscana, trionfi, battaglie e stemmi medicei da Agnolo Gori. La sala chiarisce la pittura umbra e toscana con capolavori di artisti già incontrati nella sala di Leonardo: Luca Signorelli, Pietro Perugino, Lorenzo di Credi e di Piero di Cosimo. Questultimo artista, celebre per il tono magico e fantasioso delle sue opere a soggetto mitologico, è qui rappresentato dal suo capolavoro Perseo libera Andromeda. Chiudono la sala dipinti di scuola emiliana, forlivese e marchigiana. La sala 20 (di Dürer) è di per sé unica in Italia, ospitando ben cinque opere del maestro indiscusso del Rinascimento tedesco, Albrecht Dürer, compresa lAdorazione dei Magi del 1504, che mostra i debiti verso la pittura italiana nelluso della prospettiva e del colore. Anche Lukas Cranach è rappresentato da varie opere, tra cui i grandi pannelli di Adamo ed Eva (1528). Albrecht Altdorfer e Hans Holbein il Giovane sono invece presenti in sala 22. Il soffitto della sala 20 presenta una decorazione ad affresco con grottesche originali del Cinquecento, mentre le vedute di Firenze vennero aggiunte in seguito nel Settecento; curiosa è la veduta della basilica di Santa Croce senza la facciata ottocentesca. La sala 21, affrescata nella volta da Ludovico Buti battaglie e grottesche (interessanti le figure di indiani e animali del Nuovo Mondo), è dedicata alla pittura veneta. Se le opere di Giorgione e di Vittore Carpaccio non sono unanimemente giudicate autografe dalla critica, di Giovanni Bellini è presente il capolavoro dellAllegoria sacra, dal significato criptico non ancora pienamente interpretato. Qui si trova anche lunico rappresentante della pittura ferrarese del Quattrocento in galleria, Cosmè Tura e il suo San Domenico (1475 circa). Anche la sala 22 (dei fiamminghi e tedeschi del Rinascimento) è di per sé un unicuum nel panorama museuale nazionale, con esempi che testimoniano la prolifica stagione di scambi tra Firenze e le Fiandre nel XV secolo, come i Ritratti di Benedetto e Folco Portinari di Hans Memling (1490 circa) o i Ritratti di Pierantonio Baroncelli e di sua moglie Maria Bonciani, di un maestro anonimo fiammingo (1490 circa). Non a caso qui si trovano anche opere del pittore italiano più fiammingo, Antonello da Messina (San Giovanni Evangelista e Madonna col Bambino e angeli reggicorona, 1470-1475 circa). Il soffitto è decorato da Ludovico Buti (1588), con vivaci scene di battaglie. La sala 23 infine è dedicata ai maestri del nord-Italia Mantegna e Correggio. Del primo sono tre opere tra cui il trittico proveniente dal Palazzo Ducale di Mantova (1460), in cui si legge la sua straordinaria capacità di rievocare lo sfarzo del mondo antico. Di Correggio sono documentate varie fasi con la Madonna col Bambino tra due angeli musicanti (opera della giovinezza), lAdorazione del Bambino (1530 circa) e il Riposo dalla fuga in Egitto con san Francesco (1517 circa), opere di grande originalità stupefacentemente anticipatrice della pittura seicentesca. Chiudono la sala una serie di dipinti di scuola lombarda, soprattutto legati ai leonardeschi. Anche questa sala faceva parte dellarmeria, come ricorda il soffitto affrescato da Ludovico Buti con officine per la produzione di armi, polvere da sparo e modelli di fortezze (1588). La sala 24 è il Gabinetto delle miniature, a pianta ellissoidale, visibile solo affacciandosi dallesterno, che ospita la collezione di circa quattrocento miniature dei Medici, di varie epoche e scuole e raffiguranti soprattutto ritratti. Venne decorata allepoca di Ferdinando I, che qui aveva fatto collocare la collezione di pietre e cammei portata in dote dalla moglie Cristina di Lorena. Nel tempo ha ospitato varie collezioni (bronzetti, oreficerie, oggetti messicani, gioielli, gemme...) che oggi si trovano altrove, soprattutto al Museo degli argenti. Laspetto odierno è il risultato degli interventi settecenteschi di Zanobi del Rosso, che su incarico del Granduca Pietro Leopoldo ricavò la forma ovale e ricreò la decorazione (1782). Corridoio sullArno e Corridoio ovest[modifica | modifica sorgente] Il Corridoio sullArno, spettacolore per le vedute sul Ponte Vecchio, sul fiume e sulle colline a sud di Firenze, ospita da secoli le opere migliori della statuaria antica, per via della spettacolarità dellambientazione e per la massima luminosità (infatti affaccia a sud). Gli affreschi dei soffitti sono a tema religioso, eseguiti tra il 1696 e il 1699 da Giuseppe Nicola Nasini e Giuseppe Tonelli, per iniziativa del cattolicissimo granduca Cosimo III, a parte le prime due campate che sono cinquecentesche: una con un finto pergolato e una con le grottesche. Tra le statue esposte si trovano un Amore e Psiche, copia romana di un originale ellenistico, e il cosiddetto Alessandro morente, una testa ellenistica derivata da un originale di Pergamo, modello spesso citato di espressione patetica. Agli incroci coi corridoi principali si trovano due statue del tipo Olympia, derivate dalla Venere seduta di Fidia, una del IV secolo e una del I secolo con la testa rifatta in epoca moderna. Sul lato verso lArno sono posti la Fanciulla seduta pronta alla danza (II secolo a.C., facente parte di un gruppo col Satiro danzante del quale esiste una copia davanti allingresso della Tribuna) e un Marte in marmo nero (da un originale del V-IV secolo a.C.). Sul lato opposto si trovano un frammento di Lupa in porfido, copia da un originale del V secolo a.C. e un Dioniso e satiro, col solo busto antico, mentre il resto venne aggiunto da Giovan Battista Caccini nel tardo Cinquecento. Nel corridoio ovest, usato come galleria a partire dalla seconda metà del XVII secolo dopo aver ospitato le officine artigiane, continua la serie di statue classiche di provenienza soprattutto romana, in larga parte acquistate al tempo di Cosimo III sul mercato antiquario romano. Fra le opere più interessanti le due statue di Marsia (bianco e rosso), poste una di fronte allaltra e copie romane di un originale tardo ellenistico: quello rosso appartenne a Cosimo il Vecchio e la testa venne integrata, secondo Vasari, da Donatello. Più avanti si trova un copia del Discobolo di Mirone, col braccio destro restaurato come se si coprisse il volto (a lungo venne per questo aggregata al gruppo di Niobe). Il Mercurio è un pregevole nudo derivato da Prassitele restaurato nel Cinquecento. A sinistra del vestibolo duscita si trova un busto di Caracalla, con lespressione energica che ispirò i ritratti di Cosimo I de Medici. Alla parete opposta si trovano una Musa del IV secolo a.C. di Atticiano di Afrodisia e un Apollo con la cetra, busto antico elaborato dal Caccini. La Venere celeste è un altro busto antico integrato nel Seicento da Alessandro Algardi: per questo quando vennero ritrovate le braccia originali non vennero reintegrate. La Nereide sullIppocampo deriva da un originale ellenistico. Notevole è il realismo ritrattistico del Busto di Fanciullo, detto anche del Nerone bambino. In fondo al corridoio si trova il Laocoonte copiato da Baccio Bandinelli per Cosimo I de Medici su richiesta del cardinale Giulio de Medici, con integrazioni del Bandinelli stesso desunte dal racconto virgiliano. Si tratta dellunica statua interamente moderna dei corridoi, che permette il confronto, un tempo così caro ai Medici, tra maestri moderni e antichi. La decorazione del soffitto avvenne tra il 1658 e il 1679 su iniziativa di Ferdinando II de Medici, con soggetti legati a uomini illustri fiorentini, quali esempi di virtù, e le personificazioni delle città del Granducato di Toscana. I pittori che parteciparono allopera furono Cosimo Ulivelli, Angelo Gori, Jacopo Chiavistelli e altri. Quando le ultime dodici campate andarono perdute in un incendio nel 1762, gli affreschi vennero reintegrati da Giuseppe del Moro, Giuliano Traballesi e Giuseppe Terreni. Sale del Cinquecento[modifica | modifica sorgente] Le sale dalla 25 alla 34 ospitano i capolavori del XVI secolo. Si inizia con la sala 25 di Michelangelo e dei fiorentini, col capolavoro assoluto del Tondo Doni di Michelangelo, altamente innovativo sia per la composizione che per luso dei colori (1504), contornato da opere fiorentine della scuola di San Marco (Fra Bartolomeo, Mariotto Albertinelli), dalla monumentalità calma e posata che ispirarono lo stesso Buonarroti e Raffaello. Le sale 26 e 27, rispettivamente dedicate già a Raffaello/Andrea del Sarto e a Pontormo/Rosso Fiorentino sono i riallestimento dopo che le loro opere sono state trasferite nei locali più ampi al primo piano (sale rosse). La sala 28 ospita i capolavori di scuola veneziana di Tiziano e Sebastiano del Piombo. Al primo sono riferiti una serie di ritratti e di nudi, tra cui le celeberrime Flora e la Venere di Urbino, opere dalla sensualità raffinata ed enigmatica. Nelle sale 29 e 30 si trovano capolavori di pittori emiliani, tra cui Dosso Dossi, Amico Aspertini, Ludovico Mazzolino, il Garofalo e, soprattutto, Parmigianino, la cui Madonna dal collo lungo mostra con virtuosismo il superamento dei canoni estetici del Rinascimento in favore di qualcosa di più eccentrico e innaturale, dallambiguità complessa e sicuramente voluta, oltre che sinuosamente bella. Le sale 31 e 32 sono di nuovo legate a pittori veneti, in particolare Veronese, Tintoretto, i Bassano, Paris Bordon e altri. Per la forma stretta e spezzata, la sala 33 è stata allestita come Corridoio del Cinquecento, dedicato alle opere di formato medio-piccolo che mostrano la varietà di proposte figurative elaborate nel socolo: si va dalle composizioni affollate e minutamente capziose degli artisti che parteciparono alla decorazione dello studiolo di Francesco I in palazzo Vecchio, alle raffinatezze erotiche della scuola di Fontainebleau, dai ritratti ufficiali e alle opere semplificate secondo i dettami della Controriforma. Chiude il percorso la sala 34, dei Lombardi, in cui trovano rappresentanza i maggiori artisti attivi in regione in tutto larco del XVI secolo. Tra questi spiccano Lorenzo Lotto, anello di congiunzione tra la cultura veneta e lombarda (Ritratto di giovinetto, Susanna e i vecchioni, Sacra Famiglia e santi), il bresciano Giovanni Girolamo Savoldo, straordinario creatore di effetti materici, e il bergamasco Giovanni Battista Moroni, insuperato ritrattista. Tra la sala 34 e la sala 35 si trova laccesso per il Corridoio Vasariano. Sale del corridoio ovest[modifica | modifica sorgente] Il corridoio ovest ospita altre sale che vi si affacciano direttamente. Queste sale, dopo lapertura delle nuove sale al piano terra, sono quasi tutte in riallestimento. La sala della Niobe è chiusa dal 2011 per lavori di restauro. La sala 35 è dedicata a Federico Barocci e alla Controriforma in Toscana, con numerosi esempi dei principali esponenti dellepoca. Del Barocci spicca la grande pala della Madonna del Popolo. La sala 40 erano anticamente il vestibolo di uscita del museo. Vi si trovano vari esempi di statuaria classica e alcuni dipinti, tra cui uno stendardo a due facce del Sodoma. La sala 41 era già dedicata a Rubens e oggi è utilizzata come deposito. La grandiosa sala 42 venne realizzata dallarchitetto Gaspare Maria Paoletti a fine del Settecento per ospitare le numerose statue del Gruppo dei Niobìdi, una serie di statue romane copia di originali ellenistici portate in quegli anni a Firenze. Il mito di Niobe è dei suoi figli è legato allamore materno, che portò la sventurata donna a vantarsi tanto della sua prole (sette maschi e sette femmine) da paragonarsi a Latona, madre di Apollo e Artemide, suscitando così lira degli dei che si vendicarono uccidendo i fanciulli uno ad uno. Le sculture vennero alla luce a Roma nel 1583 e fecero parte del corredo decorativo di Villa Medici (acquistate dal cardinale Ferdinando), dalla quale furono trasferite a Firenze nel 1781, dove vennero esposte direttamente in questa sala. Delle enormi tele alle pareti due sono di Rubens (facenti parte dellincompiuto ciclo di enrico IV di Francia), una di Giusto Sustermans e una di Giuseppe Grisoni. La sala 43, già del Seicento italiano ed europeo, ospita oggi solo un selezionatissimo nucleo di opere italiane, dopo che gli stranieri sono stati spostati nelle sale blu al primo piano. Sono rappresentati Annibale Carracci, Domenichino, Guercino, Mattia Preti, Bernardo Strozzi e altri. La sala 44 (Rembrandt e i fiamminghi) è in riallestimento, mentre la 45 (del Settecento) è stata integrata con altre opere italiane dopo che quelle straniere sono state spostate al primo piano. Vi spiccano i lavori di Canaletto, Giambattista Tiepolo, Francesco Guardi, Alessandro Magnasco e Rosalba Carriera. Importante per dimensioni e qualità è la tela di Amore e Psiche di Giuseppe Maria Crespi. Lambiente attiguo è quello del bar, dal quale si accede alla terrazza sopra la Loggia dei Lanzi, ottimo punto di osservazione per Piazza della Signoria, Palazzo Vecchio e la Cupola del Brunelleschi. La piccola fontana della terrazza contiene una copia del Nano Morgante a cavallo di una lumaca, di Giambologna, oggi al Bargello ma originariamente creata per questo sito. Dal bar si accede anche al nuovo scalone, inaugurato nel dicembre 2011, che conduce alle sale al primo piano. Sale blu[modifica | modifica sorgente] Inaugurate nel dicembre 2011, le dieci sale blu al primo piano (46-55) sono state dedicate ai pittori stranieri del Sei e Settecento. Attingendo dalle sale al primo piano, e soprattutto, dai depositi, si è potuto sviluppare compiutamente la presenza di pittori spagnoli, francesi, olandesi e fiamminghi nelle collezioni medicee, permettendo anche di tracciare le differenti scuole, in particolare nei Paesi Bassi. La sala 46 è dedicata agli spagnoli (Velázquez, El Greco, Goya, Ribera), la 48 e la 51 ai francesi (Le Brun, Vouet, Boucher, Chardin), la 47 alla scuola di Leida, la 49 ad Amsterdam (Rembrandt), la 50 allAia, la 52 e la 55 ai Paesi Bassi del sud (Jan Brueghel il Vecchio, Teniers, Bril, Rubens e van Dyck), la 53 a Delft e Rotterdam, la 54 a Haarlem e Utrecht. Sale rosse[modifica | modifica sorgente] Nove sale rosse, dalla 56 alla 61 e dalla 64 alla 66, sono state allestine nel giugno 2012, con opere del manierismo fiorentino, in particolare curandone i rapporti con lantico. La sala 56 ospita infatti il meglio della scultura ellenistica della galleria, tra cui un Niobide, il Torso Gaddi e una Venere accovacciata. Il rapporto con la statuaria è meglio chiarito dalla sala successiva, in cui tre rari monocromi di Andrea del Sarto, eseguiti per il carnevale del 1513, sono messi in relazione con il fronte di sarcofago con raffigurazione di tiaso marino (190 circa). Seguono le sale di Andrea del Sarto (58) con la celebre Madonna delle Arpie e degli artisti della sua cerchia (59), quelle di Rosso Fiorentino (60), di Pontormo (61), e due sale dedicate al Bronzino (64 e 65), legate rispettivamente alla produzione sacra e al rapporto con i Medici, con i famosi ritratti di famiglia tra cui quello di Eleonora di Toledo col figlio Giovanni. Chiude la serie una sala dedicata a Raffaello (66). Sono qui opere della fase umbra/fiorentina (i Ritratti dei duchi di Urbino Elisabetta Gonzaga e Guidobaldo da Montefeltro, il Ritratto di giovane con mela), inclusa la famosa Madonna del Cardellino, armonica sintesi di diverse esperienze pittoriche (Perugino, Leonardo da Vinci, Fra Bartolomeo...). Il periodo romano dellarte di Raffello, è caratterizzato da una maggiore monumentalità e un pieno possesso della tecnica del colore, qui ben rappresentato dal sommo Ritratto di Leone X con i cardinali Giulio de Medici e Luigi de Rossi. Sale Ademollo[modifica | modifica sorgente] Le sale 62 e 63 sono strutturalmente complete dal giugno 2012, ma non ancora allestite. Ospiteranno lavori di Alessandro Allori e di Giorgio Vasari. Le sale seguenti ospitano le esibizioni temporanee. Verone sullArno[modifica | modifica sorgente] Si giunge poi al Verone sullArno, con le grandi finestre che danno sul fiume e sul piazzale degli Uffizi. Qui si trovano tre sculture monumentali. Il Vaso Medici (al centro), grande cratere neoattico tra i tesori arrivati al museo da Villa Medici, risale alla seconda metà del I secolo a.C. ed è straordinario per dimensioni e per qualità. Vi è raffigurata nella base una scena a bassorilievo con gli eroi Achei che consultano loracolo di Delfi prima della partenza per la guerra di Troia. Il Marte Gradivo è di Bartolomeo Ammannati, con il Dio rappresentato come nellatto di incitare un esercito standone a capo, mentre sul lato opposto si trova il Sileno con Bacco fanciullo di Jacopo del Duca, copia di una statua romana oggi al Louvre, da un originale bronzeo del IV secolo, forse di Lisippo: anche queste due statue erano a villa Medici e decoravano la loggia che dà sul giardino. Sale di Caravaggio e dei caravaggeschi[modifica | modifica sorgente] Le ultime sale del museo, nel braccio est a piano terra, ospitano opere di Caravaggio, dei caravaggeschi e di Guido Reni. Allestite nel 1993 e spostate più a nord negli anni duemila per lasciare maggior spazio alle esibizioni temporanee (le sale su questo lato si susseguono infatti pressoché identiche una dopo laltra su tutto il lato del piazzale; poco più di metà sono attualmente valorizzate). Non avranno numero finché lintero allestimento del primo piano non sarà completato. Le opere di Caravaggio a Firenze non sono molte, ma rappresentano bene la fase giovanile del maestro, densa di celebri capolavori fin dalle prime produzioni artistiche. Spicca il Bacco, così disincantatamente realistico, e la Testa di Medusa, in realtà uno scudo ligneo per occasioni di rappresentanza, come i tornei. Lespressione di terrore di Medusa impressiona per la cruda violenza della rappresentazione. Opera più tipica dello stile maturo è il Sacrificio di Isacco, dove la violenza del gesto è miracolosamente sospesa. Altre opere permettono un confronto immediato con opere di temi simili di seguaci del Caravaggio: Artemisia Gentileschi con la Giuditta decapita Oloferne (una delle poche donne artiste ad avere un posto importante nella storia dellarte), Battistello Caracciolo, Bartolomeo Manfredi (sala apposita), lolandese Gerard van Honthorst, italianizzato in Gherardo delle Notti (sala apposita), il Rustichino, lo Spadarino, Nicolas Regnier e Matthias Stomer. Lultima sala della galleria è dedicata a Guido Reni, caposcuola bolognese del Seicento. Fu un maestro del classicismo seicentesco, anche se lopera del David con la testa di Golia si ricollega per lo sfondo scuro ai caravaggeschi delle sale precedenti. Più astrattamente idealizzato è lEstasi di santAndrea Corsini, entrato in Galleria nel 2000, dalla luminosità sovrannaturale. Gabinetto dei disegni e delle stampe[modifica | modifica sorgente] Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Gabinetto dei disegni e delle stampe. Al primo piano della Galleria, presso i locali ricavati dallex Teatro Mediceo, ha sede la raccolta di arti grafiche, iniziata intorno alla metà del XVII secolo dal cardinale Leopoldo de Medici e trasferita agli Uffizi nel 1700 circa. Dellantico teatro resta oggi solo il prospetto allaltezza dello scalone, con un busto di Francesco I de Medici di Giambologna (1586) sulla porta centrale; ai lati si trovano una Venere, copia romana di un originale del V secolo a.C., e una Statua femminile ellenistica. La raccolta di disegni e stampe, tra le maggiori al mondo, comprende circa 150.000 opere, datate dalla fine del Trecento al XX secolo secolo, fra le quali spiccano esempi di tutti i più grandi maestri toscani, da Leonardo a Michelangelo a molti altri, che permettono spesso di stabilire il percorso creativo di unopera, attraverso i disegni preparatori, oppure a volte testimoniano, attraverso le copie antiche, opere ormai irrimediabilmente perdute, come gli affreschi della Battaglia di Anghiari di Leonardo da Vinci e della Battaglia di Càscina di Michelangelo, che un tempo dovevano decorare il Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio. Vasari stesso collezionò i fogli e consacrò il disegno come padre delle arti e prerogativa dellarte fiorentina. Nella piccola sala davanti allo scalone o nel vestibolo di accesso al Gabinetto si tengono periodicamente mostre temporanee, con materiale delle collezioni o nuove acquisizioni. Collezione Contini Bonacossi[modifica | modifica sorgente] Nel braccio destro del loggiato, con lentrata da via Lambertesca, è sistemata la straordinaria collezione raccolta nei primi del Novecento dai coniugi Contini Bonacossi e donata agli Uffizi negli anni novanta, venendo così a rappresentare il più importante accrescimento del museo relativo al secolo scorso. Della collezione fanno parte mobilio, maioliche antiche, terrecotte robbiane, e soprattutto una notevolissima serie di opere di scultura e pittura toscana, fra le quali spiccano una Maestà con i santi Francesco e Domenico della bottega di Cimabue, la Pala della Madonna della Neve del Sassetta (1432 circa), la Madonna di casa Pazzi di Andrea del Castagno (1445 circa), il San Girolamo di Giovanni Bellini (1479 circa), il marmo di Gian Lorenzo Bernini del Martirio di san Lorenzo (1616 circa), La Madonna con otto santi del Bramantino (1520-1530) oppure il Torero di Francisco Goya (1800 circa). Ex-chiesa di San Pier Scheraggio[modifica | modifica sorgente] Della chiesa che sorgeva accanto a Palazzo Vecchio restano solo alcune arcate visibili da via della Ninna, e una navata che fa parte degli Uffizi, adiacente alla biglietteria usata nella seconda metà del Novecento. La sala di San Pier Scheraggio viene usata per conferenze, per esposizioni temporanee o per esporre opere che non trovano spazio nel percorso espositivo per via della loro singolarità. Attualmente ospita una collezione di arazzi medicei, ma in passato ha ospitato anche gli affreschi staccati del ciclo degli uomini e donne illustri di Andrea del Castagno, provenienti dalla Villa Carducci-Pandolfini di Filippo Carducci a Legnaia, o laffresco di Botticelli dellAnnunciazione del 1481, staccato dalla parete della loggia dellospedale di San Martino alla Scala a Firenze, oppure la grande tela della Battaglia di Ponte dellAmmiraglio di Guttuso e Gli archeologi di Giorgio de Chirico. Sala delle Reali Poste[modifica | modifica sorgente] Questa sala al piano terreno nellala destra è usata dallassociazione Amici degli Uffizi che organizza periodicamente delle esibizioni temporanee a ingresso gratuito su svariati temi, con opere prese dai depositi, come quella riguardani i temi dellerotismo nellarte quella sulle opere provenienti dallarcispedale di Santa Maria Nuova o quella sugli autoritratti.
Posted on: Mon, 11 Nov 2013 17:09:04 +0000

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