Giovanni Franzoni: «Bergoglio è simpatico e popolare ma finora - TopicsExpress



          

Giovanni Franzoni: «Bergoglio è simpatico e popolare ma finora non ha toccato i nodi della chiesa» Luca Kocci Gio­vanni Fran­zoni rac­conta le ori­gini della comu­nità di base di San Paolo. «La dome­nica cele­bravo in basi­lica la messa di mez­zo­giorno e nelle ome­lie ten­tavo di seguire l’insegnamento del teo­logo pro­te­stante Karl Barth: tenere insieme la Bib­bia e il gior­nale. Ovvero attua­liz­zare il Van­gelo, incar­narlo nelle con­trad­di­zioni della società. Dopo un po’, con un gruppo di 30–40 per­sone, deci­demmo di incon­trarci il sabato sera per pre­pa­rare insieme l’omelia. Leg­ge­vamo i testi, discu­te­vamo insieme, i laici por­ta­vano il loro con­tri­buto che per me, monaco, era molto impor­tante. E la dome­nica la mia pre­dica era il risul­tato di quel con­fronto: quindi un’omelia par­te­ci­pata, non un indot­tri­na­mento dall’alto. Fu quello il primo nucleo della comunità». Comin­ciò tutto da lì? Ci coin­vol­gemmo sem­pre più anche nel sociale: l’opposizione alla parata del 2 giu­gno e ai cap­pel­lani mili­tari, le lotte con i disoc­cu­pati e i senza casa, le denunce della spe­cu­la­zione edi­li­zia eccle­sia­stica, le mani­fe­sta­zioni con­tro la guerra in Viet­nam. Arri­va­rono le con­te­sta­zioni dei fasci­sti e dei cat­to­lici tra­di­zio­na­li­sti. E poi le le ispe­zioni delle gerar­chie eccle­sia­sti­che, da cui però pas­sai sem­pre indenne. Fino al 1973. Quando nac­que la comu­nità di San Paolo… Ci riu­ni­vamo in alcuni locali sulla via Ostiense dove ini­ziammo a cele­brare la messa, con il car­di­nal Poletti, vica­rio del papa per la città di Roma, che «non appro­vava ma non proibiva». Siete degli scissionisti? No, non vogliamo un’altra Chiesa, anche per­ché mi sem­bra che ce ne siano già tante, ma una Chiesa altra. Vogliamo che la Chiesa cambi per essere più fedele al Van­gelo e al Concilio. Che ne è del Concilio? Lo spi­rito e le istanze del Con­ci­lio Vati­cano II sono state sof­fo­cate da Ratzin­ger e da Woj­tyla: la col­le­gia­lità, la par­te­ci­pa­zione, la sino­da­lità sono parole vuote. Certo i Sinodi dei vescovi si svol­gono, ma hanno un valore solo con­sul­tivo, quindi sono total­mente inef­fi­caci. Si con­ti­nua ad igno­rare il ruolo delle donne nella Chiesa, valo­riz­zate solo a parole. C’è stata la siste­ma­tica repres­sione dei teo­logi che espri­me­vano un punto di vista diverso, a comin­ciare dai teo­logi della liberazione. Papa Ber­go­glio sta rac­co­gliendo molti con­sensi, anche dall’opinione pub­blica laica e di sini­stra. Qual è il suo giudizio? È ancora pre­sto per una valu­ta­zione com­ples­siva. Ha comin­ciato il suo pon­ti­fi­cato con una grande reto­rica pau­pe­ri­stica. La reto­rica è lecita, ci man­che­rebbe altro. L’immagine crea sim­pa­tia e con­senso, ma devono arri­vare anche deci­sioni su que­stioni con­tro­verse, altri­menti è solo apparenza. Per esem­pio? Per esem­pio la col­le­gia­lità deve essere vera. I Sinodi devono avere potere deci­sio­nale, sennò non ser­vono a nulla. Poi la ria­bi­li­ta­zione dei teo­logi, dei vescovi e dei preti repressi da Woj­tyla e Ratzin­ger, non solo quelli vivi ma anche quelli morti da «ere­tici». Non per un riconoscimento post mor­tem ma per dire che è pos­si­bile par­lare libe­ra­mente, senza paura di per­dere la cat­te­dra o di subire emar­gi­na­zioni e sco­mu­ni­che. E poi le donne, esal­tate a parole ma escluse da ogni ruolo deci­sio­nale nella Chiesa. Par­liamo di sacer­do­zio femminile? No, parlo di ruoli deci­sio­nali e di respon­sa­bi­lità. Durante il Con­ci­lio un vescovo indiano, ina­scol­tato, fece notare che molte respon­sa­bi­lità nella Chiesa non sono legate allo stato cle­ri­cale. Cioè non biso­gna essere per forza preti per rico­prirli. Que­sti ruoli pos­sono essere affi­dati ai laici e quindi anche alle donne: i nunzi apo­sto­lici, i capo dica­steri, anche i car­di­nali. Gli otto «saggi» nomi­nati da Ber­go­glio per rifor­mare la Curia sono tutti car­di­nali maschi. Ci sarebbe potuto essere tran­quil­la­mente qual­che laico e qual­che donna, senza neces­sità che fosse prete. La que­stione del sacer­do­zio fem­mi­nile è più ampia: il rischio è di cle­ri­ca­liz­zare anche le donne. E poi siamo sicuri che Gesù volesse dei preti così come sono oggi? E sui prin­cipi non negoziabili? Il discorso è ana­logo. Papa Fran­ce­sco usa toni con­ci­lianti, parla in modo spon­ta­neo. Ma biso­gna affron­tare i nodi. Va bene che il papa dica «chi sono io per giu­di­care un gay», ma se poi quella per­sona chiede che la sua unione omo­ses­suale venga bene­detta dalla Chiesa cosa gli si risponde? Che non è pos­si­bile. E allora le parole non sono suf­fi­cienti. Biso­gna invece aprire le porte, discu­tere insieme e decidere.
Posted on: Sat, 05 Oct 2013 06:35:30 +0000

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