Giuseppe Garibaldi Da Wikipedia, lenciclopedia libera. bussola - TopicsExpress



          

Giuseppe Garibaldi Da Wikipedia, lenciclopedia libera. bussola Disambiguazione – Garibaldi rimanda qui. Se stai cercando altri significati, vedi Garibaldi (disambigua). « Qui si fa lItalia o si muore! » (Attribuita a Garibaldi da G.C. Abba, durante la Battaglia di Calatafimi.[1]) Giuseppe Garibaldi Giuseppe Garibaldi (1866).jpg Nato Nizza 4 luglio 1807 Morto Isola di Caprera 2 giugno 1882 (74 anni) Dati militari Grado Flag of Italy (1861-1946).svg Generale Guerre Guerra dei Farrapos Guerre di indipendenza italiane Spedizione dei Mille Guerra franco-prussiana Battaglie Assedio di Roma Battaglia del Volturno Battaglia di Calatafimi Battaglia di Bezzecca Battaglia di Mentana Battaglia di Digione Comandante di Cacciatori delle Alpi Frase celebre Qui si fa lItalia o si muore! J.W.Mario Vita di Garibalidi voci di militari presenti su Wikipedia Giuseppe Garibaldi Stemma del Regno dItalia Parlamento del Regno dItalia Camera del Regno dItalia Luogo nascita Nizza Data nascita 4 luglio 1807 Luogo morte Caprera Data morte 2 giugno 1882 Professione Militare di carriera Legislatura VIII, IX, X, XII, XIII, XIV Collegio Casalmaggiore (VIII Legislatura), Napoli I (VIII e IX Legislatura), Corleto (VIII e IX Legislatura), Lendinara (IX Legislatura), Andria (IX e X Legislatura), Ozieri (X Legislatura), Mantova (X Legislatura), Napoli X (X Legislatura), Roma V (XII Legislatura), Roma I (XII, XIII e XIV Legislatura) Pagina istituzionale on. Giuseppe Garibaldi Stemma del Regno di Sardegna Parlamento del Regno di Sardegna Camera del Regno di Sardegna Legislatura I, VI, VII Collegio Cicagna (I Legislatura), Stradella (VI e VII Legislatura), Varese (VII Legislatura), Nizza Marittima I (VII Legislatura), Milano IV (VII Legislatura), Corniglio (VII Legislatura), Giuseppe Garibaldi (Nizza, 4 luglio 1807 – Caprera, 2 giugno 1882) è stato un generale, patriota e condottiero italiano. Noto anche con lappellativo di Eroe dei due mondi per le sue imprese militari compiute sia in Europa, sia in America meridionale. È la figura più rilevante del Risorgimento, uno dei personaggi storici italiani più celebri al mondo e anche un eroe nazionale per gli italiani. Iniziò i suoi spostamenti per il mondo quale ufficiale di navi mercantili e poi quale capitano di lungo corso al comando. Indice [nascondi] 1 Biografia 1.1 La giovinezza 1.2 La navigazione 1.3 La vita da ricercato 1.4 Lesilio in Sud America 1.5 Giuseppe e Anita 1.6 La prima guerra dindipendenza 1.7 La Repubblica Romana 1.8 La fuga da Roma e la morte di Anita 1.9 Il rientro in Italia e la seconda guerra dindipendenza 1.10 Da Quarto al Volturno 1.11 La guerra di secessione americana 1.12 La mancata liberazione di Roma 1.13 La terza guerra dindipendenza 1.14 Le campagne in Francia 1.15 La società protettrice degli animali 1.16 Gli ultimi anni 2 Cronologia 3 Garibaldi e lunificazione italiana 4 Garibaldi e Cavour 5 Appartenenza massonica 6 Cittadinanza onoraria 7 Impiego linguistico 8 Appellativi 9 Musei 10 Impegno civile 11 Influenza culturale 11.1 Filatelia 11.2 Marineria 11.3 Monumenti a Garibaldi 11.3.1 Monumenti italiani 11.3.2 Monumenti nel mondo 12 Le donne di Garibaldi 13 I figli di Garibaldi 14 Onorificenze 15 Note 16 Bibliografia 16.1 Scritti di Garibaldi 16.2 Alcuni scritti su Garibaldi 17 Voci correlate 18 Altri progetti 19 Collegamenti esterni Biografia[modifica | modifica sorgente] La giovinezza[modifica | modifica sorgente] Targa presso la casa natale di Rosa Raimondi, madre di Garibaldi, a Loano Giuseppe Garibaldi nacque a Nizza, nellattuale Quai Papacino, in un periodo in cui la relativa contea (già parte dei domini sabaudi) era sotto sovranità francese, poiché in quegli anni erano stati annessi dal Bonaparte allImpero tutti i territori continentali sabaudi[2] Fu battezzato il 29 luglio 1807 nella chiesa di San Martino di Acri e registrato come Joseph Marie Garibaldi, cittadino francese.[3][4] La sua famiglia si era trasferita a Nizza nel 1770; il padre Domenico Garibaldi (1766-1841), originario di Chiavari,[5] era proprietario di una tartana chiamata Santa Reparata.[6] La madre Maria Rosa Nicoletta Raimondi (22 gennaio 1776-20 marzo 1852) era una figlia di pescatori originaria di Loano, nel 1807 territorio francese (sino al 1805 Repubblica Ligure), e morì a Nizza.[7][8] Giuseppe era il secondogenito di sei figli: Angelo (1804-1853), il fratello maggiore, divenne console negli Stati Uniti dAmerica, Michele fu capitano di marina, Felice rappresentante di una compagnia di navigazione, Elisabetta (1798-1799) e Maria Teresa morirono in tenera età: la prima in un incendio insieme alla balia,[9] la seconda di malattia.[6] Per diverso tempo, gli storici dettero credito a una versione,[10] dimostratasi poi falsa,[11] secondo la quale Garibaldi avrebbe avuto origini tedesche. La famiglia divideva con alcuni parenti, i Gustavin, una casa sul mare.[12] Dellinfanzia di Giuseppe si hanno poche notizie, per lo più agiografiche.[13][14] Risulta invece certa la notizia che a 8 anni salvò una lavandaia caduta in acqua[15] e che il soccorso a persone in procinto di annegare fu una costante, tanto che ne salvò almeno 12.[16] Nel 1814 la casa dei Garibaldi fu demolita per ampliare il porto e la famiglia traslocò. Nel 1815 Nizza fu restituita al Regno di Sardegna per decisione del Congresso di Vienna e restò sotto il governo dei Savoia fino al 1860. I genitori avrebbero voluto avviarlo alla carriera di avvocato, medico o sacerdote, ma Giuseppe non amava gli studi, prediligendo gli esercizi fisici e la vita di mare. Egli stesso ebbe a dire che era più amico del divertimento che dello studio.[17] Vedendosi ostacolato dal padre nella sua vocazione marinara, durante le vacanze tentò di fuggire per mare verso Genova con tre suoi compagni: Cesare Parodi, Celestino Bernord e Raffaello de Andrè.[18] Scoperto da un sacerdote che avvisò la famiglia della fuga,[19] fu fermato appena giunto alle alture di Monaco e ricondotto a casa; è forse da ricondursi a questo episodio linizio della sua antipatia verso il clero.[20] Tuttavia, si appassionò alle materie insegnategli dai suoi primi precettori, padre Giaume e il signor Arena. Questultimo, reduce delle campagne napoleoniche, gli impartì lezioni ditaliano e di storia antica (rimase affascinato soprattutto dallantica Roma). Alla fine riuscì a persuadere il padre a lasciargli intraprendere la vita di mare e venne iscritto nel registro dei mozzi a Genova il 12 novembre 1821.[21] Dalliscrizione in quel registro, si rileva che laltezza del quattordicenne Garibaldi era di 39 once e 3/4[22], pari a circa 170 cm[23], considerevole in rapporto alletà e allaltezza media dellepoca. Anche se la datazione del primo imbarco è incerta,[24] il 13 gennaio 1824[25] si imbarcò sedicenne sulla Costanza, comandata da Angelo Pesante di Sanremo, che Garibaldi avrebbe in seguito descritto come il migliore capitano di mare.[26] Nel suo primo viaggio, su di un brigantino con bandiera russa,[16] si spinse fino a Odessa nel mar Nero e a Taganrog nel mar dAzov (entrambe ex colonie genovesi). Vi si recherà nuovamente nel 1833, incontrando un patriota Mazziniano che lo sensibilizzerà alla causa dellunità dItalia. Rientrò a Nizza in luglio.[25] L11 novembre partì per un breve viaggio come mozzo di rinforzo sulla Santa Reparata, costeggiando la Francia in un equipaggio di cinque uomini.[25] Con il padre, tra aprile e maggio del 1825, partì alla volta di Roma con tappe a Livorno, Porto Longone e Fiumicino con un carico di vino,[27] per lapprovvigionamento dei pellegrini venuti per il Giubileo indetto da papa Leone XII. Lequipaggio era composto da 8 uomini, ed ebbe la sua prima paga.[28] La navigazione[modifica | modifica sorgente] Giuseppe Garibaldi da giovane. Iniziarono i numerosi viaggi marittimi di Garibaldi; fra quelli che rimasero più impressi al condottiero vi fu quello sul brigantino lEnea, al cui comando vi era il capitano Giuseppe Gervino, durante il quale, in una tempesta, vide una feluca catalana, a cui non poterono prestare soccorso, sprofondare travolta dalle onde.[29] Nel 1827, navigando con la Coromandel, raggiunse le Canarie e nello stesso anno, a settembre, salpò da Nizza con la Cortese, comandata dal capitano Carlo Semeria, per il mar Nero ma durante il viaggio il bastimento fu assalito per tre volte dai corsari greci[30] che depredarono la nave, rubando persino i vestiti dei marinai, mentre il comandante non oppose la minima resistenza.[28] In questo viaggio subì la sua prima lieve ferita in battaglia,[31] evento forse ingigantito dalle fonti con il tempo.[32] Il viaggio comunque continuò e nellagosto del 1828 Garibaldi sbarcò dalla Cortese a Costantinopoli dove, ammalato, rimase per circa tre anni, sino al 1831; in quel periodo per sostenersi economicamente faceva listitutore,[31] insegnando italiano, francese e matematica. Fra i motivi che lo fecero indugiare vi fu la guerra turco-russa, che chiuse le vie commerciali marittime; nel frattempo si integrò nella comunità italiana, grazie anche alla presenza di una sua concittadina, la signora Luisa Sauvaigo.[33] Secondo le ricerche compiute dalla sua bisnipote diretta Annita Garibaldi,[34] probabilmente frequentò la casa di Calosso – comandante della cavalleria del Sultano col nome di Rustem Bey – e lambiente dei genovesi, che storicamente erano insediati nel quartiere di Galata e Pera. Ritornò a Nizza nella primavera del 1831.[28] Appena giunto in città ripartì subito, imbarcandosi sulla Nostra Signora delle Grazie comandata dal capitano Antonio Casabona, prima come secondo: poi lanziano capitano gli cedette il comando.[35] Il 20 febbraio del 1832[36] gli fu rilasciata la patente di capitano di mare di seconda classe. Nello stesso mese si reimbarcò con la Clorinda per il mar Nero; si contavano venti uomini a bordo e la paga di Giuseppe fu di 50 lire piemontesi al mese[37] mentre 100 toccarono al comandante, Simone Clary. Ancora una volta la nave fu presa di mira dai corsari ma questa volta lequipaggio accolse gli aggressori a fucilate. Garibaldi fu ferito alla mano destra: avrebbe poi ricordato laccaduto come il suo primo combattimento.[28] Proprio sulla Clorinda conobbe Edoardo Mutru, suo compagno darmi in futuro.[38] Nel 1833 si contarono sui registri navali 72 mesi di navigazione effettiva.[28] Limportanza dello spirito marinaro in Garibaldi è stato più volte sottolineato, gli scritti di Augusto Vittorio Vecchi, più noto con il nome di Jack la Bolina influenzarono i successivi studiosi sullargomento, egli che definiva il Mar Mediterraneo un ottimo insegnante, vedeva nelleroe lingenuità degli uomini di mare in contrasto con la furbizia degli uomini di terra.[39] Di parere simile era Pino Fortini, il quale affermò che il mare lo aveva formato, educato moralmente.[40] Dopo 13 mesi di navigazione ritornò a Nizza, ma già nel marzo 1833 ripartì per Costantinopoli. Allequipaggio si aggiunsero tredici passeggeri francesi seguaci di Henri de Saint-Simon, imbarcati di notte e controllati dalla polizia che andavano in esilio nella capitale Ottomana. Il loro capo era Emile Barrault, professore di retorica che espose le idee sansimoniane a un attento Garibaldi.[41] Garibaldi, allora ventiseienne, fu molto influenzato dalle sue parole, ma Anita Garibaldi ipotizza che probabilmente quelle idee non gli giungessero del tutto nuove, essendogli note fin da quando aveva soggiornato nellImpero ottomano, luogo prescelto da tanti profughi politici dellEuropa e percorso esso stesso da fremiti di autonomia e di libertà.[42] Tutto ciò contribuì a convincerlo che il mondo era percorso da un grande bisogno di libertà. Lo colpì in particolare Emile Barrault quando affermò: « Un uomo, che, facendosi cosmopolita, adotta lumanità come patria e va ad offrire la spada ed il sangue a ogni popolo che lotta contro la tirannia, è più di un soldato: è un eroe » (Emile Barrault, frase riportata da Garibaldi ad Alexandre Dumas in Memorie di Giuseppe Garibaldi) Il bastimento sbarcò i francesi a Costantinopoli e procedette per Taganrog, importante porto russo sul Mar dAzov. Qui in una locanda, incontrò un uomo detto il Credente,[43] che espose a Garibaldi le idee mazziniane.[44] Le tesi di Giuseppe Mazzini sembrarono a Garibaldi la diretta conseguenza delle idee di Barrault ed egli vide nella lotta per lUnità dItalia il momento iniziale della redenzione di tutti i popoli oppressi. Quel viaggio cambiò la vita di Garibaldi; nelle sue Memorie scrisse: «Certo non provò Colombo tanta soddisfazione nella scoperta dellAmerica, come ne provai io al ritrovare chi soccupasse della redenzione patria».[45] La vita da ricercato[modifica | modifica sorgente] Non si ha certezza storica del primo incontro fra Garibaldi e Mazzini; quello descritto nella sua biografia mostra alcune lacune: si racconta che un certo Covi condusse il primo dal rivoluzionario in un incontro tenutosi a Marsiglia nel 1833,[46] ma la datazione non risulta credibile in quanto il marinaio sbarcò il 17 agosto 1833[47] a Villefranche-sur-Mer (allepoca Villafranca marittima) mentre Mazzini si era già trasferito, da giugno, a Ginevra. Inoltre lo stesso genovese affermò che aveva sentito di Garibaldi solo tempo dopo, nel 1834.[48] A quellepoca i marinai mercantili dovevano obbligatoriamente prestare servizio per 5 anni nella marina da guerra; venivano agevolati coloro che avessero frequentato rotte che portavano allestero, essi infatti potevano decidere quando iniziare tale periodo, in ogni caso la scelta doveva cadere prima dei quarant’anni di età. Garibaldi presentò la domanda nel mese di dicembre del 1833 diventando marinaio di terza classe.[49] Garibaldi è ricordato a Genova con una statua equestre situata a Piazza De Ferrari Il 16 dicembre si presentò a Genova e il 26 si imbarcò sullEuridice dove rimase per 38 giorni[50] La divisa sarda nelloccasione era composta da un frac nero, una tuba, e un paio di pantaloni bianchi.[51] Come marinaio piemontese Garibaldi assunse il nome di battaglia Cleombroto,[52] un re spartano che combatté contro Tebe nella Battaglia di Leuttra. Non era ancora iscritto alla Giovine Italia.[53] In quel periodo tenta, con Edoardo Mutru arruolatosi anchesso, e Marco Pe di fare propaganda alla causa, e cercando a bordo e a terra di fare proseliti. Frequenta l’osteria della Colomba, la cui proprietaria Caterina Boscovich, insieme alla cameriera Teresina Cassamiglia, gli saranno daiuto in seguito. Fa sfoggio della sua attività, offrendo da bere a sconosciuti con l’intento di arruolare nella causa nuovi elementi senza preoccuparsi con chi stesse parlando,[54] e fu visto in pubblico, al caffè di Londra, usare parole dispregiative verso il Re. Per tale comportamento venne sorvegliato dalla polizia. Il 3 febbraio 1834 fu poi imbarcato, insieme a Mutru, sulla Conte De Geneys, che stava per partire per il Brasile.[55] Vi restò solo un giorno in quanto il 4 febbraio,[56] fingendosi malato, scese a terra, dopo aver dormito allInsegna della Marina con Mutru. Nel frattempo si era stabilito che l11 febbraio 1834 ci sarebbe stata uninsurrezione popolare in Piemonte. Garibaldi scese a terra per mettersi in contatto con i mazziniani; ma il fallimento della rivolta in Savoia e lallerta di esercito e polizia fecero fallire tutto. Garibaldi credeva che linsurrezione si sarebbe comunque avviata; non tornò sulla nave per parteciparvi, venendo siglato il termine A.S.L. (Assentatosi Senza Licenza) sulla sua matricola,[56] e divenendo in pratica un disertore; tale latitanza venne considerata come ammissione di colpa. Attese unora in piazza prima di andarsene,[57] trovando riparo prima a casa della fruttivendola[58] Natalina Pozzo e successivamente allosteria e alla casa della padrona, Caterina Boscovich. Intanto vengono arrestati il quasi omonimo Giuseppe Giribaldi (l8 febbraio) e poi lo stesso Mutru, il 13 febbraio. Prima di allora, il 9[59] o l11,[60] lascia Genova. Più volte nel corso della fuga sfugge ad eventuali catture, dopo aver superato il fiume Varo: la prima quando al confine venne condotto momentaneamente a Draguignan,[61] poi in unosteria dove canta per sfuggire agli sguardi delloste che minacciò di farlo arrestare.[62] Giunse infine a Marsiglia. Intanto viene indicato come uno dei capi della cospirazione, fu condannato alla pena di morte ignominiosa in contumacia in quanto nemico della Patria e dello Stato.[63] Garibaldi divenne così un ricercato e in quel tempo visse per un breve periodo dal suo amico Giuseppe Pares.[64] Continua sotto falso nome, assunta lidentità dellinglese Joseph Pane, a viaggiare: il 25 luglio salperà verso il mar Nero sul brigantino francese Union raccontando di essere un ventisettenne nato a Napoli.[65] Dovrebbe svolgere lattività di marinaio ma sarà secondo in realtà.[66] Sbarca il 2 marzo 1835, e in maggio fu in Tunisia. Quando tornò a Marsiglia trovò la città devastata da una grave epidemia di colera; offertosi come volontario, lavorò in un ospedale,[67] in qualità di benevolo, e ci rimase per quindici giorni.[68] In quel periodo conobbe Antonio Ghiglione[69] e Luigi Canessa. Poiché le rotte erano chiuse in parte per via del colera, Garibaldi decise di partire alla volta del Sud America con lintenzione di propagandare gli ideali mazziniani. L8 settembre 1835 partì da Marsiglia sul brigantino Nautonnier, nave comandata da Beauregard,[70] assumendo la falsa identità di Giuseppe Pane e affermando di essere nato a Livorno; data la sua paga di 85 franchi, si presuppone che non svolse in mare gli incarichi di marinaio la cui paga era inferiore. Lesilio in Sud America[modifica | modifica sorgente] Poncho e camicia rossa di Garibaldi (Museo del Risorgimento di Milano) Giunto a Rio de Janeiro nella fine del 1835 o nel gennaio del 1836, venne accolto dalla piccola comunità di italiani aderenti alla Giovine Italia, avvisati da Canessa poco prima; avviò quindi un piccolo commercio di paste alimentari nei porti vicini. La sua prima lettera venne spedita il 25 gennaio 1836.[71] Cercò di instaurare un rapporto con Giuseppe Stefano Grondona, il «genio quasi infernale» come lo definirà lui stesso,[72] senza però riuscirci, anche cedendogli la presidenza dellassociazione locale della Giovine Italia. Fondò una società con lamico Luigi Rossetti,[73] chiamato Olgiati. Scrisse direttamente a Mazzini il 27 gennaio, in una lettera mai giunta a destinazione, chiedendo che rilasciasse «lettere di marca», unautorizzazione ad avviare una guerra corsara contro i nemici austriaci e piemontesi, una richiesta impossibile da esaudire,[74] ma senza le quali le sue azioni sarebbero state solo atti di pirateria.[75] Parla apertamente contro Carlo Alberto sul Paquete du Rio[76] cura le stampe della lettera mazziniana a Carlo Alberto e gli furono aperte le porte della loggia irregolare Asilo di Vertud.[77] Nel febbraio del 1837 parlò con Livio Zambeccari, detenuto nella prigione Santa Cruz in quanto segretario di Bento Gonçalves,[78] presidente della Repubblica Riograndense, stato secessionista del Brasile. Sarà linizio di una collaborazione ufficiale. Il 4 maggio 1837, ottenne una patente di corsa, la numero sei (avevano rilasciato un totale di 12 patenti), documento firmato dal generale Joao Manoel de Lima e Silva apparentemente firmata il 14 novembre 1836.[79] Nell’atto si leggeva la lista dei 14 uomini autorizzati a utilizzare la lancia Mazzini di 20 tonnellate, il capitano designato era João Gavazzon (o Gavarron), mentre Garibaldi figurava come il primo tenente. A João risultava intestata anche un’altra nave, la Farroupilha, di 130 tonnellate.[80] ottenuta dal governo della Repubblica Riograndense (ora Rio Grande do Sul), ribelle allautorità dellImpero del Brasile guidato da Pedro II. La nave comprata tempo prima grazie ai soldi di Giacomo Cris (vero nome di Giacomo Picasso[81] con il quale si fece conoscere), era stata battezzata Mazzini, e con i soldi fruttati da una colletta, 800 lire[82] verranno effettuate delle migliorie. Salperanno il 7 maggio, a bordo si contavano 12-13 uomini in tutto,[83] fra cui il nostromo Luigi Carniglia, il timoniere Giacomo Fiorentino e Joao Baptista e Miguel un brasiliano che doveva pensare alle armi. Sul giornale Jornal do comercio si dava come destinazione del viaggio Campos e come comandante Cipriano Alves (altro nome assunto da Garibaldi)[84] La prima preda fu una lancia da cui prese lo schiavo nero Antonio e lo affrancò rendendolo libero. L11 maggio i corsari avvistarono una sumaca chiamata Luisa e la abbordarono. Si contavano quattro uomini e quattro schiavi che verranno resi liberi a cui si aggiunse il primo. Garibaldi rifiuta ogni bene che il capitano gli aveva offerto e non vuole che i beni personali vengono toccati. Si continuò sulla nuova nave, più grande, ventiquattro tonnellate, a cui venne cambiato il nome mentre quella vecchia venne fatta affondare. I prigionieri vennero fatti scendere in seguito, sullunica lancia che avevano a disposizione,[85] con loro il brasiliano che non si era reso conto del pericolo. Successivamente non si hanno notizie di altri abbordaggi, e Garibaldi giunse a Maldonado il 28 maggio. Intanto le sue gesta si diffusero ma non portando dati corretti: a sentire il ministero della guerra e marina a Montevideo avrebbe liberato 100 schiavi neri.[86] Garibaldi lasciò nella notte del 5-6 giugno[86] la città, perché avvertito del pericolo della Imperial Pedro, che era alla ricerca dei corsari per arrestarli.[87] Partiti nuovamente, non si accorsero del malfunzionamento della bussola che li portò conseguentemente fuori rotta verso gli scogli allaltezza della punta de Jesús y María.[88] Ottenuti con difficoltà dei viveri, il viaggio riprese; dovendo in qualche modo ovviare alla mancanza di una lancia, comprata poi in seguito, utilizzarono in sostituzione la tavola su cui si mangiava, barili vuoti e vestiti a far da vela.[89] Il 15 giugno affrontarono un lancione, il Maria, salpato con lintento di catturare il corsaro.[90] Nel combattimento il timoniere incontrò la morte, e Garibaldi, sostituitolo, venne ferito quasi mortalmente,[91] perdendo i sensi. La battaglia la continuarono i rimanenti italiani, comandati da Carniglia, fino alla fuga. Altri marinai abbandonarono la nave, mentre leroe, ricevute le cure, si riprese.[92] Garibaldi scrive al generale Pascual Echagüe chiedendo aiuto e ottenendolo in parte: la nave partì per Buenos Aires giungendovi il 20 ottobre e venne restituita al proprietario, mentre i corsari rimasti non potevano lasciare Gualeguay (Argentina), in quanto prigionieri del governatore Juan Manuel de Rosas.[93] Nel frattempo imparò lo spagnolo. Tentata la fuga, fu catturato e torturato da Leonardo Millán,[93] e rimase due mesi nel carcere di Bajada, dopo i quali lo rilasciarono (febbraio 1838), non avendo nulla da imputargli. Raggiunti a Paraná Guazú i suoi amici Rossetti e Cuneo, seppe dellarresto di Joao Gavazzon e di Giacomo Picasso. Nel maggio 1838 giunse a cavallo a Piratini,[94] compiendo un viaggio di 480 km. Qui conobbe di persona Bento Gonçalves, rimanendone affascinato. Si organizzò un cantiere navale lungo il fiume Camaqua: il capo dei lavori era John Griggs, di origini irlandesi, mentre Garibaldi divenne comandante della flotta. Due lancioni erano pronti al varo: il Rio Pardo (15-18 tonnellate), dove si imbarcò lo stesso Garibaldi,[95] e l Independencia, il cui equipaggio contava complessivamente circa 70 persone, tra cui Mutru e Carniglia. Partirono il 26 agosto 1838, e riuscirono a superare lo sbarramento posto dalle navi nemiche. Il 4 settembre avvistarono due navi nemiche: una di esse fuggì mentre laltra, una sumaca chiamata La Miniera, si arrese.[96] Vi era il problema della spartizione della preda: da dividere in tre parti secondo quanto scritto nellaccordo redatto da Rossetti, 8 (di cui una a Garibaldi)[97] secondo quanto si decise alla fine, per decisione del ministro delle finanze Almeida. Lammiraglio Greenfell, allarmato dallaccaduto, fece scortare ogni nave con quelle di guerra, mentre alla piccola flotta di Garibaldi si aggiunsero altre navi e altre erano in costruzione. Il 17 aprile 1839,[98] avvertiti dal grido «è sbarcato il Moringue»[99] (così era chiamato il maggiore Francesco Pedro de Abreu, a cui era stato dato lordine di eliminare Garibaldi), sventarono un tentativo di imboscata, nonostante i nemici fossero favoriti dalla nebbia. Affrontarono i circa 150 uomini inviati,[100] ferendo lo stesso Moringue e costringendoli alla ritirata: fu una vittoria che divenne celebre con il nome di (Battaglia del Galpon de Xarqueada). Leco della vittoria venne ufficializzata dal rapporto del ministro della Guerra al parlamento brasiliano[101] Partecipò, quindi, in qualità di capitano tenente, alla campagna che portò alla presa di Laguna, il cui comando venne affidato al colonnello David Canabarro, della capitale dellattigua provincia di Santa Caterina. La tattica utilizzata fu singolare: si risalì il fiume Capivari, ingrossato dalle ultime piogge, facendo avanzare le navi per via terra, con laiuto di due carri preparati dentro alcune fosse, trainati fino a giungere alla laguna di Thomás José e scendere dal Tramandai. Per tale progetto vennero scelti i due nuovi lancioni: Farroupilha (18 tonnellate, su cui dava gli ordini leroe) e il Seival (12 tonnellate, a cui comando si ritrova Griggs).[102] Il 5 luglio inizia il trasporto via terra evitando al contempo lattacco nemico che si stava preparando più avanti, terminerà l11 luglio, tre giorni dopo il 14 luglio riprenderanno il mare.[103] La nave di Garibaldi si rivela troppo pesante: il timone si spezza la nave si rovescia, è il 15 luglio 1839.[104] Durante la tempesta annegheranno fra gli altri Mutru, Carniglia e Procopio (uno schiavo reso libero che aveva ferito il Moringue).[105] Lassalto verrà condotto lo stesso con lunico Lancione rimasto, il Seival, condotto da Garibaldi;[106] di fronte hanno un brigantino e quattro lancioni. Si dirige verso sud portando le inseguitrici, consistenti in due lancioni, il Lagunense e lImperial Catarinense, in una trappola. Dei soldati nascosti nella fitta vegetazione assaltarono le navi e le conquistarono; vennero poi utilizzate per distrarre gli altri due lancioni, Santa Ana e lItaparica si arresero, il brigantino Cometà fuggì. Il 25 luglio 1839 venne conquistata Laguna e con il suo nuovo nome, Juliana, venne proclamata la repubblica catarinense.[107] Gli imperiali inviarono il maresciallo Francisco José de Souza Suares de Andrea con una flotta di 12 navi e tre lancioni: nei primi scontri venne ucciso Zeferino Dutra, uomo a cui Garibaldi aveva lasciato il comando del resto della flotta. Leroe prese il comando della Libertadora rinominata Rio Pardo,[108] mentre il Seival fu affidato a Lorenzo Valerigini. Occorrevano arrembaggi, ma vicino alla laguna vi era un blocco navale creato dagli imperiali, e per superarlo, il 20 ottobre si inviò una sumaca per distrarre le navi che partirono allinseguimento lasciando il resto della flotta liberi di agire. In una di queste azioni si trovarono di fronte alla nave Regeneração che, con i suoi venti cannoni (le tre navi avevano un solo cannone ciascuno,[109] mise in fuga le navi. Fuggirono per lo stesso motivo anche dalla Andorinha, si attendeva di ritornare alla laguna.[110] era il 2 novembre, il Rio Pardo tornò pochi giorni dopo. Guidò malvolentieri lattacco alla cittadina Imaruí con lintenzione di punirla del tradimento.[111] Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Guerra dei Farrapos. Il 4 novembre[112] lesercito imperiale forte di 16 navi con 33 cannoni complessivi e 900 uomini,[112] riconquistò la città e i repubblicani, dopo aver incendiato le navi senza che i soccorsi richiesti fossero giunti, ripararono sugli altopiani, Griggs venne ucciso. Sulla terraferma i combattimenti continuarono, e furono i primi per Garibaldi: il 14 dicembre 1839 a Santa Vittoria[113] attaccò con i suoi marinai il nemico e costringendolo alla ritirata; successivamente il 12 gennaio 1840, nei pressi di Forquillas, Garibaldi, guidando la fanteria, soccorse con 150 uomini il colonnello Teixeira.[114] Garibaldi radunò i sopravvissuti, 73 uomini in tutto, salì su unaltura e solo di notte gli inseguitori smisero la caccia. Marciarono per quattro giorni fino nei pressi di Vacaria[115] e poi di nuovo al Rio Grande. « Garibaldi è un uomo capace di trionfare in qualsiasi impresa. » (Alessandro Walewski da J. Duprey, Un fils de Napoleón dans les pays de la Plata au temps de Rosas, Parigi-Montevideo 1937, p. 164.) Nellaprile del 1840 si radunarono i due eserciti nei pressi del fiume Taquari; 4.300 imperiali, al comando del generale Manuel Jorge Rodríguez che avrebbero affrontato 3.400 riograndesi,[116] ma non ci fu alcuna battaglia. Si decise di attaccare San José do Norte, punto strategico di rifornimento. Dei quattro fortini disposti a difesa tre vennero distrutti in poco tempo, lazione era guidata da Gonçalves con Teixeira. Lammiraglio Greenfell inviò i rinforzi, allorché Garibaldi suggerì di bruciare la città ma lidea non venne accolta; una volta fuggiti, il nizzardo si fermò su ordini dati a San Simón[quali?];[117] poco dopo, il 24 settembre 1840, fu ucciso Rossetti. Giunto a San Gabriel, strinse amicizia con Francesco Anzani. Gli venne concesso di recarsi a Montevideo e di portarsi 1.000 buoi come bottino di conquiste; riuscì a farne partire 900, ma negli oltre 600 km che percorse perse la maggior parte dei capi, solo 300 infatti giunsero a destinazione nel giugno del 1841 a causa dei ripetuti furti dei mandriani infedeli.[118] Soggiornava in casa di amici.[119] Non si conosce con esattezza quando Garibaldi entrò nella marina uruguayana,[120] comunque quando avvenne gli venne conferito il grado di colonnello e gli venne affidata una missione: una volta partito da Montevideo via mare, doveva penetrare nel Paraná fino a Bajada e poi portare il bottino preso dalle navi incrociate a Corrientes, una missione definita «suicida».[121] Le navi erano tre: Constitución (di 256 tonnellate e 18 cannoni, comandata direttamente dal nizzardo), mentre le altre due erano il brigantino Pereyra, comandato da Manuel Arãna Urioste, e la goletta mercantile Procida, comandata da Luigi De Agostini. Partirono il 23 giugno 1842.[122] Durante il viaggio la Constitución si arenò, venne soccorsa dal Procida mentre gli argentini sopraggiunsero; si trattava dellammiraglio William Brown (1777 - 1857) al comando di sette navi, una di esse, la Belgrano si arenò.[123] Grazie alla nebbia Garibaldi e le altre navi riescono a fuggire, Brown li insegue ma si immette su una rotta errata. La navigazione continuò nel Paraná dal 29 giugno e raggiunsero come da programma Bajada il 18 luglio.[124] Continuarono il viaggio superando il porticciolo di Cerrito. Le navi di Brown, a cui si aggiunsero quelle comandate dal maggiore Seguì, raggiunsero le navi del nizzardo vicino alla Costa Brava: da una parte 3 brigantini e 4 golette, con un totale di circa 700 uomini e 53 cannoni, mentre Garibaldi poteva contare su due delle tre navi in quanto la Procida si distaccò precedendoli a Corrientes, 29 cannoni e circa 300 uomini, entrambi avevano anche imbarcazioni minori.[125] Il 16 agosto Brown iniziò a fare fuoco. Risultano inutili i tentativi di resistenza; Urioste cercò di portare lo scontro sulla terra ma venne sconfitto, intanto Alberto Villegas con il suo gruppo fuggì. Dopo tre giorni di combattimenti,[126] le navi vennero incendiate, ma alcuni dei corsari saltarono in aria con esse. Garibaldi si trasferì prima a Goya e, dopo vari spostamenti, il 19 novembre si ritrovò a Paysandú; qui ricevette lordine dal generale Felix Edmondo Aguyar di compiere alcune azioni militari. Venne poi richiamato a Montevideo, ma prima di raggiungerli dovette bruciare nuovamente la flottiglia che comandava. Giunto nel dicembre del 1842 con lincarico di ricostruire la flotta perduta, con un attacco affondò il 2 febbraio 1843 un brigantino che faceva parte della flotta di Brown; pochi giorni dopo venne respinto un primo tentativo del generale Manuel Oribe; lassedio iniziò il 16 febbraio 1843.[127] Il 29 aprile, dopo aver rinforzato lisola dei Topi, si ritrovò di fronte il giorno dopo nuovamente Brown. Lammiraglio contava su due brigantini e due golette, Garibaldi due imbarcazioni con un cannone ciascuno; gli inglesi intervennero salvandoli.[128] Alla fine dellanno prese il comando della Legione italiana. Il colore scelto per le divise fu il rosso,[129]; la bandiera, un drappo nero rappresentava il Vesuvio in eruzione.[130] In seguito venne tradito dal colonnello Angelo Mancini,[131] Dopo piccole vittorie conseguite rifiutò in una lettera del 23 marzo 1845 la proposta fatta a gennaio dal generale Rivera che voleva regalare alcune terre alla Legione italiana.[132] Si cercò di far finire lassedio: si opposero senza successo gli ammiragli Herbert Ingliefeld e Jean Pierre Lainé, mentre Brown si ritirò, e tempo dopo volle salutare il suo avversario. Nellagosto 1845 Ingliefeld iniziò insieme a Garibaldi ad aprirsi un varco, con lintenzione di conquistare porti nemici.[133] Il nizzardo comandava due brigantini: Cagancha (64 uomini)[134] e il 28 de marzo (36 uomini), e altre navi. Si aggiunsero i validi aiuti di Juan de la Cruz e José Mandell. Dopo aver preso lisola del Biscaino e Gualeguaychú[135] Si aggiunse la goletta francese Eclair al cui comando vi era Hippolite Morier, si giunse davanti a Salto, occupata dagli uomini di Manuel Lavalleja.[136] Egli, dopo essere stato sconfitto da Francesco Anzani, abbandonò la città che il 3 novembre fu occupata da Garibaldi. Justo José de Urquiza iniziò lassedio alla cittadina il 6 dicembre;[137] dopo diciotto giorni di attacchi lasciò una parte dei suoi uomini, 700 di essi e abbandonò limpresa. Il 9 gennaio 1846 Garibaldi ottiene la sua prima vittoria contro gli assedianti, attaccando di notte. Il generale Anacleto Medina intanto stava giungendo a dar man forte con i suoi cinquecento cavalieri; Garibaldi cercò di affrontarlo con 186 legionari e 100 uomini guidati dal colonnello Bernandino Baez[138] ma vennero colti di sorpresa a loro volta dal generale Servando Gómez nei pressi di San Antonio.[139] Gli uomini trovarono riparo nei resti di un saladero, dove si organizzarono, sparando solo a bruciapelo; e, attaccando in seguito con la baionetta, riuscirono a resistere allattacco; dopo otto ore di combattimento, Garibaldi ordinò la ritirata.[140] Si conteranno 30 morti a cui si aggiungeranno 13 dei feriti mentre Servando ne avrà contati più di 130.[141] I morti verranno raccolti e seppelliti in una fossa comune su cui verrà piantata una bandiera in loro onore, è l8 febbraio 1846[142] Il nizzardo rimase a Salto per diversi mesi, respingendo ogni attacco. Il 20 maggio attaccò nella notte Gregorio Vergara e nel ritorno prima di guadare un ruscello decise di attaccare i soldati che li inseguivano comandati da Andrés Lamas.[143] Le gesta oltre oceano di Garibaldi divennero celebri in Italia grazie al patriota Raffaele Lacerenza, che diffuse a proprie spese in tutto il paese seimila copie del Decreto di grazie ed onori concessi dal governo di Montevideo ai legionari italiani.[144] Giuseppe e Anita[modifica | modifica sorgente] Giuseppe ed Anita si erano conosciuti a Laguna nel 1839: si narra che, dopo averla inquadrata con il cannocchiale mentre si trovava a bordo dell Itaparica, una volta raggiunta le disse in italiano «tu devi essere mia»[145] Ana Maria de Jesus Ribeiro da Silva (questo il nome completo) si era sposata[146] il 30 agosto 1835[147] con il calzolaio[148] Manuel Duarte de Aguiar, molto più anziano di lei, che, arruolatosi fra gli imperiali, era fuggito da Laguna tempo prima, ma la moglie non lo seguì. Nata nel 1821 a Merinhos[149], aveva 18 anni al momento dellincontro con Garibaldi. Garibaldi e Ana Maria de Jesus Ribeiro, passata alla storia - e quasi alla leggenda - del Risorgimento italiano con il vezzeggiativo di Anita, si sposarono il 26 marzo 1842, presso la chiesa di San Francisco dAssisi con rito religioso. È spesso raccontato il fatto che Anita, abile cavallerizza, insegnò a cavalcare al marinaio italiano, fino ad allora del tutto inesperto di equitazione. Giuseppe a sua volta la istruì, per volontà o per necessità, ai rudimenti della vita militare. Cercò di far allontanare Anita e i figli da sua madre, ma il giugno 1846 ottenne un parere contrario del ministro degli esteri di Carlo Alberto, Solaro della Margarita.[150] I legionari progettano di tornare in patria, e grazie alla raccolta organizzata fra gli altri da Stefano Antonini, Anita, con i tre figli, e altri familiari dei legionari partirono nel gennaio del 1848 su di una nave diretta a Nizza, dove furono affidati per qualche tempo alle cure della famiglia di Garibaldi. La prima guerra dindipendenza[modifica | modifica sorgente] Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Prima guerra di indipendenza italiana. Garibaldi rientrò in Italia nel 1848, poco dopo lo scoppio della prima guerra di indipendenza. Venne noleggiato un brigantino sardo chiamato Bifronte, rinominato Speranza (o Esperanza); venne nominato come capitano lo stesso Garibaldi, e la partenza avvenne il 15 aprile 1848, alle 2 del mattino; si erano imbarcati 63 uomini.[151] Giunsero in vista di Nizza il 23 giugno.[152] Lo avevano anticipato un suo luogotenente, Giacomo Medici,[153] e il suo nome grazie al lavoro di Mazzini.[154] Tornato dunque in Europa per partecipare alla prima guerra di indipendenza contro gli austriaci, il 25 giugno proferisce parole a favore di Carlo Alberto; il 29 giugno si trova a Genova, e per giungere a Roverbella, nei pressi di Mantova, deve chiedere 500 lire ad un amico.[155] Roverbella (MN), lapide in ricordo dellincontro con Carlo Alberto Lincontro con Alberto avvenne il 5 luglio: venne accolto freddamente, a causa lantica condanna; non potendogli offrire aiuto, gli consigliò di recarsi a Torino dal ministro della guerra, che gli suggerì a sua volta di recarsi a Venezia. Nel 1848 incontrò Mazzini a Milano, rimanendone in parte deluso, avendo i due pensieri molto diversi.[156] Partecipò comunque alla guerra come volontario al servizio del governo provvisorio di Milano, con la carica di generale.[157] Formò il battaglione Anzani, del quale pose al comando Giacomo Medici, e partì alla volta di Brescia il 29 luglio, avendo ricevuto lincarico di liberarla. Il numero dei suoi uomini era di circa 3.700 e usarono le vesti abbandonate dagli austriaci. Non giunse però nella città poiché venne richiamato a Milano. Le sue affermazioni contro Carlo Alberto provocarono una sua dura reazione: costui impartì lordine di fermarlo e se si fosse ritenuto necessario anche di arrestarlo,[158] provocando la diserzione di alcuni volontari. Giunse ad Arona, dove chiese contributi alla cittadinanza,[159] poi a Luino dove il 15 agosto 1848 ebbe il primo scontro in Italia contro gli austriaci (comandati dal Colonnello Molynary) e verso Varese, poi navigando sul Lago Maggiore, essendosi impadronito dei battelli, penetrò per poco nel territorio austriaco.[160] Gli austriaci che si trovò a combattere erano comandati dal generale Costantino dAspre, che ebbe lordine di ucciderlo, e il maresciallo Radetzky. Quindi a Morazzone venne sorpreso da un attacco nemico, ma riuscì a fuggire nella notte rimanendo con circa 30 uomini. Trovò riparo in Svizzera,[161] il 27 agosto valicando il confine travestito da contadino.[162] Il 10 settembre ritornò da sua moglie, che viveva a casa di un amico, Giuseppe Deideri. Il 26 settembre ripartì alla volta di Genova, e il 24 ottobre si imbarcò sulla nave francese Pharamond[163] con Anita, poi rimandata a Nizza. Allinizio erano 72 uomini con Garibaldi a cui si aggiunsero i lancieri di Angelo Masini il 24 novembre e soldati provenienti da Mantova. Si arrivò così ad una formazione di 400 uomini[164] alla quale Garibaldi diede il nome di Legione Italiana. La Repubblica Romana[modifica | modifica sorgente] Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Questione romana e Assedio di Roma (1849). Infastidito dai reumatismi di cui soffriva, si ritirò a Rieti il 19 febbraio e, per breve tempo, ebbe la compagnia di Anita. Grazie al suo appello, giunsero molti giovani che portarono il totale a 1.264 uomini,[165] oltre ad aiuti, vestiti e armi seppur in numero insufficiente; stazionarono poi ad Anagni mentre Francesco Daverio chiedeva linvio di altre armi. Il 23 aprile il nizzardo venne nominato generale di brigata dal ministro della guerra piemontese Giuseppe Avezzana[166] mentre Carlo Alberto aveva abdicato in favore di Vittorio Emanuele II. Garibaldi partecipò ai combattimenti in difesa della Repubblica Romana, minacciata dalle truppe francesi e napoletane che difendevano gli interessi del papa Pio IX. Luigi Napoleone fece sbarcare a Civitavecchia un corpo di spedizione francese, guidato dal generale Nicolas Oudinot. Il 25 aprile,[167] dopo averla occupata, ne fece la sua base. Il 27 aprile giunse a Roma passando per Porta Maggiore. Contava di bloccare il nemico di 2.500 uomini e lappoggio di altri 1.800 guidati dal colonnello Bartolomeo Galletti. Garibaldi, Andrea Aguyar (a cavallo) e Nino Bixio durante lassedio di Roma. Disegno del 1854 di William Luson Thomas basato sullo schizzo di George Housman Thomas realizzato nel 1849 Scrutando il territorio decide di far occupare Doria-Pamphili e Villa Corsini; il 30 aprile i francesi attaccarono, ma imprecisioni tattiche[168] portarono lo scontro al colle Gianicolo: alla fine si ritirarono verso Castel di Guido; le perdite furono maggiori per i francesi (500[169] fra morti e feriti contro i 200 dei difensori).[170] Fra i feriti vi è Garibaldi, colpito al fianco da una fucilata francese che impattò il manico del pugnale permettendogli di salvarsi miracolosamente[171]. Intanto Ferdinando II, re delle Due Sicilie, inviò i suoi uomini, guidati dal generale Ferdinando Lanza e dal colonnello Novi, che giunsero verso le 12[172] del 9 maggio Palestrina; a respingerli furono il nizzardo e Luciano Manara; dopo una piccola battaglia di tre ore, i borbonici si ritirarono, perdendo 50 dei loro uomini. Il 16 maggio, nei pressi di Velletri, disobbedì agli ordini di Pietro Roselli[173]; nelloccasione Garibaldi venne travolto dai cavalieri, cadde a terra dove fu alla mercé di cavalli e nemici, ma venne salvato per intervento del patriota Achille Cantoni:[174] seguirono aspre critiche sul suo operato.[175] Il 26 maggio 1849 Giuseppe Garibaldi giungeva a Ceprano ordinando a Luciano Manara di entrare con i suoi bersaglieri nel Regno di Napoli, per combattere i borbonici che soggiornavano nella Rocca d’Arce. Fra la notte del 2 e del 3 giugno 1849 Oudinot guidò i suoi verso Roma, e conquistò dopo continui capovolgimenti i punti chiave Villa Corsini e Villa Valentini; rimase in mano ai difensori Villa Giacometti. Morirono 1.000 persone fra cui Francesco Daverio, Enrico Dandolo, Goffredo Mameli, che, ferito, morirà in seguito per gangrena; verrà incolpato Garibaldi della sconfitta; i francesi comandavano circa 16.000 uomini Garibaldi circa 6.000.[176] Il 28 giugno 1849 i legionari di Garibaldi tornarono ad indossare le loro tuniche rosse di lana.[177] La fuga da Roma e la morte di Anita[modifica | modifica sorgente] 1849, dopo la caduta della Repubblica Romana Giuseppe Garibaldi e Anita Garibaldi in fuga, trovano rifugio a San Marino Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Marcia di Garibaldi dopo la caduta di Roma. Lassemblea che si era costituita diede i poteri a Garibaldi e Roselli: la sera del 2 luglio 1849, da piazza San Giovanni, con 4.700 uomini,[178] partì deciso a continuare la guerra, non più di posizione ma di movimento.[179] Pochi giorni prima si era aggiunta Anita che, incinta, decise di seguirlo per tutta la durata del viaggio. Dopo aver rifiutato lofferta fatta dallambasciatore degli Stati Uniti dAmerica,[180] sulla strada di Tivoli affidò una parte dei soldati a Gaetano Sacchi e un reggimento della cavalleria al colonnello Ignazio Bueno compagno del Sud America, con lui il polacco Emilio Müller. Fece credere al nemico di dirigersi verso gli Abruzzi mentre andava a nord, divise in piccoli gruppi la cavalleria che mandava in esplorazione facendo pensare che potesse contare su un numero maggiore di soldati.[181] Intanto atti criminali commessi dal suo gruppo lo preoccupavano, giunse, il 5 luglio, a minacciare di morte chiunque commettesse furto e uccise un ladro colto in flagrante.[182] A Terni l8 luglio si aggiunsero altri 900 volontari guidati dal colonnello Hugh Forbes e rifornimenti. Fece circolare false voci sul suo itinerario, puntava in realtà su Venezia, la Repubblica di San Marco di Daniele Manin. I soldati diedero i primi segni di cedimento, Müller li tradì e Bueno, il 28,[183] fuggì con parte dei denari raccolti. Il nizzardo non riusciva a sostenere il gruppo.[184] Erano rimasti 1.500 uomini, ridotti pochi giorni dopo a qualche centinaio. Il 30 luglio si ritrovava a Montecopiolo nella parte più alta del Montefeltro dove passò la notte, proseguì la sua fuga attraverso sentieri impervi e macchie fitte di vegetazione facendo certamente tappa per abbeverarsi presso una sorgente in Località Casalecchio sempre nel comune di Montecopiolo ma già in direzione della Repubblica di San Marino, dove Garibaldi arrivò con gli altri superstiti il giorno dopo, il 31 luglio, e qui si rifugiò dopo che la Repubblica di San Marino concesse asilo.[185] contemporaneamente Garibaldi con un ordine del giorno sciolse il gruppo. I coniugi erano alloggiati presso Lorenzo Simoncini.[186] Gli austriaci, guidati da dAspre, che comandava il corpo di occupazione austriaco in Toscana volevano che Garibaldi fosse imbarcato a forza per gli Stati Uniti, lui rifiutò. Fugge da San Marino di notte con duecento uomini al seguito, alcuni abbandonano come Gustav Hoffstetter.[187] Continuano gli aiuti trovati per strada: vengono guidati dalloperaio Nicola Zani mentre Anita ha la febbre alta. Giunti a Cesenatico prendono dai pescatori 13 bragozzi (barche da pesca),[188] partono alla volta di Venezia, il 2 agosto. Arsi dalla sete a circa 80 km dallobiettivo vengono avvistati e attaccati da un brigantino austriaco lOreste con rinforzi li insegue catturando lequipaggio di 8 bragozzi, più di 160 prigionieri che verranno condotti a Pola. Garibaldi con Anita in braccio guada per circa 400 metri[189] giungendo infine sulla spiaggia, saluta i rimasti fra cui Ugo Bassi e Giovanni Livraghi, fucilati a Bologna e Angelo Brunetti insieme ai due figli, fucilati in seguito anchessi. Garibaldi era vicino a Magnavacca nelle Valli di Comacchio, con lui Anita morente e Giovanni Battista Culiolo detto Leggero. Aiutati dallumile Battista Barillari riescono a dissetare la moglie delleroe. Il 4 agosto ripartono, in seguito salgono sul biroccino guidato da Battista Manelli, giunti alle mandriole si fermarono alla fattoria Ravaglia, il medico Nannini non fa in tempo a salvarla, muore. Garibaldi, secondo quanto riporta luomo di chiesa Falconieri, avrebbe voluto dare degna sepoltura alla moglie e trasportarla alla vicina Ravenna, ma non vi era il tempo e fu scavata una buca nel terreno incolto. Giorni dopo, il 10 agosto Pasqua Dal Pozzo, una ragazzina giocando vicino al campo si accorse del cadavere[190] e chiese aiuto, fu un caso molto discusso anche negli anni successivi.[191] In seguito Garibaldi stesso giunse il 20 settembre 1859 con i figli Teresita e Menotti[192] a Ravenna mostrando lintenzione di spostare i resti di Anita a Nizza, seppelliti poi accanto a quelli di Rosa, madre delleroe. Il giornale di Torino La Concordia intanto il 16 agosto scrisse che Anita e Garibaldi avrebbero raggiunto Venezia, ma la donna era morta 12 giorni prima.[193] Garibaldi e Leggero fuggono, aiutati da Ercole Saldini, il sacerdote Giovanni Verità e lingegnere Enrico Sequi a cui lascerà lanello nuziale di Anita. Il 1º settembre parte sullimbarcazione di Paolo Azzarini, il 5 settembre Garibaldi si trova a Porto Venere, al sicuro. La Marmora commenterà affermando che era un miracolo il suo salvataggio.[194] Lo stesso La Marmora, con i poteri di commissario straordinario che godeva allepoca fece arrestare Garibaldi e lo condusse nel Palazzo ducale.[195] Seguì, sulla decisione da prendere un dibattito, il 10 settembre, dove intervennero fra gli altri Giovanni Lanza, Urbano Rattazzi e Agostino Depretis, venne liberato. Si parlò anche della possibilità dellimmunità parlamentare attraverso una sua candidatura a Recco, ma rifiutò lidea.[196] Fece una breve visita ai familiari, i figli maschi furono affidati ad Augusto mentre la bambina continuò a rimanere con i Deideri. Dopo vari spostamenti, partì sul brigantino da guerra Colombo, per Gibilterra, (giungendovi il 9 novembre) e poi il 14 novembre partì su una nave spagnola, La Nerea dirigendosi a Tangeri, accompagnato dagli ufficiali Leggero e Luigi Cocelli, accettando lospitalità dellambasciatore piemontese in Marocco Giovan Battista Carpenetti. Nel mese di giugno partì nuovamente questa volta in compagnia del maggiore Paolo Bovi Campeggi. Il 22 fu a Liverpool Il 27 giugno 1850 partì per New York con il Waterloo, giungendovi in 33 giorni di viaggio. Il 30 luglio, per i dolori causati dai reumatismi, ebbe bisogno di aiuto per scendere a terra, a Staten Island.[197] Abitò in compagnia di Felice Foresti con Michele Pastacaldi; Teodoro Dwight lo conobbe e ricevette le Memorie dal nizzardo, ma non doveva pubblicarle, dandogli il consenso solo anni dopo nel 1859[198] Abitò con Antonio Meucci, sali sulla Georgia per i Caraibi. Continuò a navigare, assumendo il nome di Anzani e lantico Giuseppe Pane, arrivando il 5 ottobre a Callao nel Perù, poi a Lima dove dopo tanto tempo fu nuovamente capitano di una nave, un brigantino di nome Carmen.[199] Il 10 gennaio 1852 parte alla volta della Cina, e navigò ancora dalle Filippine, costeggiò lAustralia, giunse infine a Boston il 6 settembre 1853, commerciò diversi generi.[200] Lavorò nella fabbrica di candele di Antonio Meucci.[20
Posted on: Sun, 24 Nov 2013 21:16:46 +0000

Trending Topics



yle="min-height:30px;">
(Matador Network) -- The chance to give something back, an

Recently Viewed Topics




© 2015