Grazie ragazze, vi adoro tutte. Scusatemi se non ci sono, ma il - TopicsExpress



          

Grazie ragazze, vi adoro tutte. Scusatemi se non ci sono, ma il periodo purtroppo è un vero casino. Vi lascio al capitolo e vi abbraccio. Chiedo venia per eventuali errori, ma non ho avuto tempo di rileggerlo. Capitolo 20: Suddenly I see Madrid – Ore 09,00 Saoirse camminava per le vie della città con il suo caffè in mano ed un’infinità di pensieri in testa; quella notte non era riuscita a chiudere occhio, il pensiero di quel bacio improvviso l’aveva lasciata in preda ad una serie di emozioni contrastanti. Aveva guardato Iker dritto negli occhi dopo quel contatto e aveva visto tutta la prorompente forza emotiva che lo aveva portato a compiere quel gesto, seguita da imbarazzo, incredulità, paura. Si era subito tirato indietro, le aveva chiesto scusa ed altrettanto velocemente come era arrivato, era andato via, lasciandola sul marciapiede con il cuore che batteva a mille nel petto. Perché lo aveva fatto? E lei perché non aveva reagito? L’irlandese non riusciva a comprendere che tipo di legame fosse quello con il portiere spagnolo: sentiva una grande sintonia con lui, come se seguissero la stessa onda, ma c’era qualcosa che le sfuggiva; l’affetto che provava per lui era profondo e reale, una parte di lei ne era attratta, perché coglieva in lui qualcosa di unico, una sensibilità ed una delicatezza estremamente rare in questa realtà. Eppure i conti non tornavano. Sembrava che tutti e due sentissero qualcosa, ma che mancasse qualche pezzo, una sorta di ponte che collegasse la loro interiorità. Saoirse sospirò: aveva bisogno di parlarne con Gwen. A Valdebebas intanto... Si era presentato all’allenamento con un’ora d’anticipo e questo per due motivi: aveva bisogno di metabolizzare da solo quello che era successo e doveva stare per un po’ alla larga da Sara che, conoscendolo, avrebbe sicuramente capito che qualcosa non andava. Perché Iker Casillas era così: trasparente. Per questa ragione aveva deciso di passare la notte sdraiato sul divano, ancora vestito, ascoltando il cd che conteneva le tracce di vita di Saoirse, quella ragazza che in un secondo aveva preso il suo mondo e lo aveva mandato a rotoli. Correva Iker, cercando di trovare una risposta tra quei fili d’erba che calpestava: per un momento si era sentito esattamente come loro, quasi calpestato dalla forza del sentimento che aveva guidato il suo cuore ed il suo corpo fin davanti a casa di Saoirse. E poi era successo: l’aveva baciata. Aveva fatto quello che non era riuscito a fare tanto tempo prima. Si bloccò: come gli era venuto in mente questo pensiero? Sospirò e scosse la testa, riprendendo la sua corsa: ormai niente lo stupiva, sembrava quasi che fosse abituato a comprendere quelli che per altri erano delle stranezze senza senso, roba da manicomio. Ma per lui no, per il portiere della nazionale spagnola di calcio quello che stava accadendo, seppur insolito, sembrava avere tutto il senso del mondo. Doveva però ammettere con se stesso che la cosa non era andata esattamente come credeva: non era stato come un uragano improvviso, come le luci che si accendono tutte insieme mentre si cammina lungo una strada buia, era più come un qualcosa che doveva accadere, un passaggio obbligato per capire. Gli era piaciuto baciare quella ragazza, ma nel suo cuore mancava ancora qualcosa, una parte che sembrava essere vacante. E ora veniva la parte più complicata: avrebbe dovuto dirlo a Sergio. Cork – Stesso momento... Gwenda McRue uscì di casa velocemente, stringendo al petto i libri dell’università: aveva bisogno di camminare, di sentire l’aria della sua Irlanda sul viso; la sua naturale percezione le faceva presagire qualcosa, il verificarsi di un evento, una sorta di emozione che viaggiava su più frequenze e che arrivava in modo impreciso. Sbuffò guardando per aria: aveva bisogno di dire a Saoirse delle stranezze che provava verso quel ragazzo, Iker. Era assurdo il modo in cui era accaduto, perché la prima volta che lo aveva visto in fotografia, non aveva sentito assolutamente nulla, ma quando aveva incrociato i suoi occhi attraverso la webcam, lì era scattato qualcosa e come conseguenza era arrivata la visione del ciondolo ed il sogno. Salì sul pullman e si sedette, poggiando la testa contro il finestrino: qualsiasi cosa fosse quello che sentiva, aveva bisogno di renderlo reale. ***** Brianna McGowen e Bedelia McRue uscirono di corsa dalle rispettive case. “Allora, sei pronta?” chiese la nonna di Gwen. “Prontissima” rispose la nonna di Saoirse. “Bene, abbiamo le ore contate per andare e tornare. Gwen ha solo 3 ore di lezione oggi” disse l’anziana McRue. “Ma guarda tu cosa ci tocca fare” sospirò l’amica. “Sapevamo che prima o poi sarebbe successo” replicò Bedelia. “Sì, ma non mi aspettavo tutto questo caos” borbottò Brianna. “Le cose sono più ingarbugliate di quanto pensassimo, per questo abbiamo bisogno di controllare di persona che diamine è successo nelle nostre famiglie secoli fa” ribattè decisa. “Mi sembra di vedere Gwen in questo momento” ridacchiò la nonna McGowen. “E’ pur sempre mia nipote, da qualcuno dovrà pur aver preso” sorrise l’amica in risposta. “Me lo ricorderò quando verrai a lamentarti di quanto è ribelle” sghignazzò Brianna. “Comunque siamo alla svolta, sorella, lo sento” tornò seria Bedelia. “Sì, lo credo anch’io” rispose con espressione preoccupata la nonna di Saoirse. Valdebebas – Quel pomeriggio... Sergio Ramos guardava il suo miglior amico correre in silenzio come non succedeva da mesi e mesi, precisamente da quando stava soffrendo per riuscire a conquistare il cuore di Sara. Quando era arrivato agli allenamenti quella mattina, lo aveva già trovato lì, intento a parare i rigori che gli tirava il preparatore dei portieri: Ángel gli aveva detto che era arrivato molto presto e si era messo subito a lavorare senza sosta. Dopo quello che era successo la sera precedente, ormai appariva chiaro che il suo amico doveva avere più di un serio pensiero che gli frullava per la testa; accelerò il passo, superando il branco dei lavativi, come li aveva definiti Mourinho, ossia Gonzalo, Karim, Cristiano, Álvaro, Pepe e ovviamente Marcelo, e si affiancò al portiere. “Ehi” disse interrompendo i suoi pensieri. “Ehi” rispose Iker dopo avergli lanciato una breve occhiata. “Si può sapere che hai oggi?” gli domandò. “Niente, perché?” ribattè vago il portiere. “Niente, certo, perché conoscendoti è normale trovarti qui prima dell’inizio degli allenamenti, vederti a tavola in disparte senza dire una parola e ritrovarti a correre per il campo neanche dovessi vincere la medaglia d’oro nella maratona!” replicò sarcastico. Iker rimase in silenzio: il suo amico lo conosceva troppo bene e sapeva che non avrebbe potuto nascondergli la verità, anche perché l’amicizia rappresentava per lui un valore primario. “Ho avuto problemi con Sara ieri sera” iniziò. “Sì, ho visto che era ancora seduta al tavolo, mentre tu eri già andato via. Posso chiederti come mai?” indagò il sivigliano. Il portiere temporeggiò: “Ultimamente, non le va molto a genio il mio comportamento”. Sergio alzò un sopracciglio perplesso: “Non mi sembra che tu abbia fatto qualcosa di sbagliato...” pensò a voce alta “...a meno che..” lo fissò. “A meno che?” chiese guardingo il portiere. “Non ci sia un’altra di mezzo” concluse il sivigliano. “Beccato!” pensò tra sé e sé il capitano del Real, ma si limitò a dire “Un’altra? Ma dai”. “Iker” proruppe Sergio fermandolo per un braccio “Non è che il problema è Saoirse?” Colpito e affondato. Il portiere sospirò e si passò una mano tra i capelli: “Sì, sì il problema è Saoirse” confessò allargando le braccia. Gli occhi di Sergio si incupirono: “Che significa?”. “Significa che Sara è gelosa” spiegò con una naturalezza che però non sentiva per niente. L’amico lo fissò intensamente negli occhi: “Beh, devo ammettere che non ho capito il perché fossi venuto sul tetto ieri sera” disse. “Te l’ho detto, Sergio, ero venuto a dirvi che andavamo via” si difese il portiere. “Ma se Sara è rimasta lì!” rispose iniziando ad innervosirsi il sivigliano. “Sì, perché al momento di andare si è impuntata e ha deciso di rimanere, non so nemmeno per quale motivo. Non sono neanche più libero di uscire in terrazza a prendere un po’ d’aria per respirare che..” “.. ma non avevi detto che eri uscito per dirci che andavate via?” lo interruppe il difensore. A quel punto Iker si rese conto di essere con le spalle al muro. “E va bene, va bene, d’accordo. Vuoi la verità? Sono uscito perché non sapevo cosa stavate facendo, eravate usciti più di un’ora prima, nessuno vi ha visti rientrare ed io mi sono preoccupato e volevo sapere se fosse tutto ok” confessò il portiere. “E come mai tutto questo interesse?” domandò secco il secondo capitano del Real. “Credo sia il minimo dopo tutto quello che è successo tra voi in queste settimane” replicò serio Iker. “Volevi controllare che stesse bene o volevi essere sicuro che non stesse accadendo nulla tra di noi?” chiese Sergio arrivando, come al solito, dritto al punto. “E perché mai questo dovrebbe interessarmi?” provò a difendersi Casillas. “Forse perché ti piace?” rispose il sivigliano con una nota di sarcasmo nella voce. “Il fatto che mi piace non significa che debba tenerla sotto controllo” ribattè il portiere punto sul vivo. “No, infatti, anche perché non ne ha bisogno, si controlla benissimo da sola ed in ogni caso, non spetterebbe a te” affermò serio Ramos. “E invece spetterebbe a te che per poco non la buttavi di sotto?”. Quella volta fu il turno di Iker essere sarcastico. “Ancora con questa storia? Se avessi voluto, l’avrei uccisa da tempo, ma io non voglio ucciderla, voglio salvarla!” gridò il difensore. “Salvarla da cosa?” si indispettì Iker. “Non lo so” confessò il sivigliano “Non ne ho idea, ma so che la sto conoscendo, che la sto scoprendo e anche se è terribilmente testarda e cocciuta e acida ed insopportabile, c’è qualcosa di lei che mi attira” disse fissando un punto indefinito davanti a sé. “Cosa? La scommessa?” domandò il portiere. Sergio alzò la testa di scatto: “Non ci penso affatto alla scommessa” rispose secco. “Lo spero, perché in questo caso dovresti rassegnarti all’idea di perdere” sentenziò con un ghigno Casillas. “E tu cosa ne sai?” chiese arrabbiato Ramos. “Lei non cederebbe mai a te” ribattè il capitano del Real. “Invece se ci fossi tu cederebbe al volo, vero Casanova?” lo derise l’amico. Iker rimase in silenzio, poi sganciò la bomba: “L’ho baciata”. Università Complutense di Madrid intanto... “Finalmente sono riuscita a parlarti! Dov’eri finita?” domandò Gwen attraverso lo schermo del pc. “Ho avuto una settimana che neanche immagini, un casino dietro l’altro” rispose Saoirse. “Non avrei mai pensato di dover ringraziare l’università per poterti parlare!” rise la rossa. L’amica ridacchiò: “Hai ragione, questo è proprio il colmo!” “Ti devo parlare, Sisì” disse la giovane McRue diventando incredibilmente seria. “E’ successo qualcosa? Le nonne stanno bene? Mio padre?” si allarmò subito Saoirse. “No, tranquilla, a casa tutto al solito. Le nonne continuano a complottare in cucina, i McBright continuano ad occupare abusivamente la nostra casetta sull’albero, il freddo è sempre pungente, il vecchio Joe serve ancora la birra nei soliti boccali lerci.. tutto bene insomma!” rispose allegra. “Meno male” sorrise Sisì “In verità anche io ho una cosa molto importante da raccontarti, riguarda Iker”. La rossa cambiò espressione immediatamente: “Gli è successo qualcosa?” chiese in un soffio. “Oh cavolo, spero di no! Anche se..” lasciò la frase in sospeso. “..se?” la incalzò l’amica. “Spero che non lo abbia raccontato alla fidanzata o saranno dolori” disse pensierosa la giovane McGowen. “Che vuoi dire?” chiese guardinga l’amica iniziando ad intuire. “Ieri sera Iker mi ha baciata” confessò Saoirse. Gwen ebbe la sensazione che i suoi polmoni avessero smesso di funzionare: “Come?” sussurrò. “Sì, è successo all’improvviso..” e Sisì raccontò tutti i fatti avvenuti la sera prima; alla fine, rimase solo il silenzio della rossa dall’altra parte dello schermo. “Gwen? Che c’è?” domandò preoccupata l’irlandese di Spagna. “Niente, solo.. sono rimasta sorpresa. Tutto qui” rispose semplicemente. Ma Saoirse conosceva troppo bene l’amica del cuore per non capire che doveva esserci dell’altro dietro il suo repentino cambiamento: “Che cosa volevi dirmi, Gwen?” La rossa cercò di prendere tempo: “Volevo parlarti dei diari delle nostre antenate e volevo dirti che noi stiamo continuando a cercare e..” “Gwen!” la fermò Saoirse “Dimmi la verità”. La giovane McRue sospirò, poi cedette: “Volevo parlarti anche io di Iker. Non so come dirtelo, ma io credo di averlo già conosciuto”. Sisì trasalì, ricordando in quel momento le parole che il portiere le aveva detto la sera prima: “Perché non può essere? Pensaci bene: ricordi a Barcelona, quando mi hai chiesto come facevo a sapere che eri empatica? Lo sapevo perché ti ho già conosciuta Sisì! Non ti sembra strano che l’unico non sconvolto dalla tua storia, sia io?” domandò agitato. “Io.. non lo so..” rispose confusa. “Ti ricordi di lui, ma non di me” si innervosì. “Ti ricordi di lui, ma non di me” ripetè la ragazza a voce alta. “Come hai detto?” chiese confusa Gwen. “Se ti dicessi che Iker ieri mi ha detto la stessa cosa?” domandò guardando negli occhi l’amica attraverso la webcam. “Come? Quale cosa?” si agitò la rossa. “Lui sapeva che ero empatica ed era l’unico a non essersi stupito per quello che stava accadendo. Questo perché lui mi conosceva già e si è arrabbiato perché io ricordavo Sergio, ma non lui” spiegò in poche parole. Gwen sgranò gli occhi: “Oh mio Dio” sussurrò. “Come è possibile che io non mi ricordi di lui, Gwen? E come è possibile che invece sia tu a ricordarlo?” chiese Sisì. La rossa sospirò: “Ricordi quando ti dissi che doveva esistere un legame superiore tra me e te?” L’amica annuì. “La risposta è lì, Sisì, in quel buco temporale. Non so come sia possibile, ma in qualche modo in Spagna dovevo esserci anch’io” disse la McRue “C’è solo un piccolo particolare” aggiunse subito dopo. “E cioè?” domandò curiosa Saoirse. Gwen la fissò negli occhi: “Nessun McRue è mai stato in Spagna”. Nello stesso momento in un ufficio polveroso a Cork... “Trovato niente?” chiese Brianna spostando l’ennesimo mucchio di fogli. “Niente che non sapessimo già” rispose tra un colpo di tosse e l’altro Bedelia “Dannata polvere” si lamentò. “Perché non abbiamo i diari di allora!” si disperò la nonna McGowen. “Abbiamo diari che vanno indietro di quasi due secoli e vanno perduti giusto quelli che ci servono” sbuffò la nonna McRue. “Vediamo se trovo qualcosa qui” disse Brianna prendendo un volume polveroso “Pare che le nostre famiglie abbiano colonizzato Cork”. “Siamo i padri fondatori” rise Bedelia. “C’è poco da scherzare, se qui non troviamo niente, dubito che riusciremo a scoprire la verità” bofonchiò l’anziana McGowen. “Deve pur esserci qualcosa! Come se non bastasse non abbiamo molto tempo a disposizione” si alterò l’anziana McRue. Le due anziane si immersero nella loro ricerca, sbuffando, spostando fogli e cercando di unire i pezzi che mancavano al loro puzzle. “Ho trovato qualcosa: a quanto pare la mia antenata non aveva avuto figlie femmine, ma solo un maschio” disse all’improvviso Bedelia. “Bedelia vieni qui” la interruppe l’amica. “Che succede? Hai trovato qualcosa?” chiese la signora McRue avvicinandosi. “L’albero genealogico dei miei antenati, guarda” disse mostrandole un foglio che riuniva tutta la discendenza del clan McGowen “Cosa ha detto Gwen riguardo i diari?” “Ha detto che quello di Elin McGowen è l’ultimo completo, mentre quello di Aine McGowen si interrompe al momento della sua partenza per la Spagna, dove sembra scomparire nel nulla” rispose Bedelia. “Ma lei in realtà tornò con una bambina, però Elin nel suo diario racconta di essere cresciuta con la nonna, perché la madre era morta” ribattè Brianna. “C’è il certificato di morte di Aine McGowen?” chiese guardando i fogli sparsi sul tavolo. “No, Bedelia, non c’è alcun certificato di morte” rispose seria l’amica. “Non riesco a capire. E’ semplicemente scomparsa?” domandò l’anziana McRue. “Ricordi cosa ci ha raccontato Gwenda del sogno e di quel ragazzo?” provò a farle ricordare l’amica. “Sì, ma che c’entra?” chiese perplessa Bedelia. “In Spagna si usa mettere il doppio cognome, ma non da noi: per i nostri clan conta solo la discendenza femminile, quindi il cognome maschile non verrebbe mai trascritto; tuttavia, deve esistere un certificato di nascita che indichi chi sono i genitori del bambino” spiegò Brianna. “Non capisco dove vuoi arrivare” disse in evidente confusione la signora McRue. “Credo di aver capito come sono andate le cose, Bedelia, ma per farlo ho bisogno di una conferma dalla Spagna” sostenne l’anziana McGowen. “Potresti far capire le cose anche a me?” chiese sarcastica. Brianna fece mente locale e provò a mettere in fila i pezzi davanti alla sua amica sempre più incredula. “Tu pensi davvero che sia andata così?” domandò sconvolta la nonna di Gwen. “Sembra incredibile, pazzesco, ma quadra tutto se ci pensi e poi c’è un altro particolare da tenere in considerazione” aggiunse la nonna di Saoirse. “Quale?” chiese l’anziana McRue. Brianna le fece vedere qualcosa che nessuno delle due conosceva fino ad allora: le date di nascita di due delle 6 figlie di Arthur McGowen. “Santo cielo!” esclamò Bedelia McRue. Negli spogliatoi di Valdebebas... “TU L’HAI BACIATA?!?” proruppe Sergio dando un calcio alla panca. “Non so cosa mi sia preso, è stato un attimo” si difese Iker. “Un attimo, certo. MA TI SENTI???” lo aggredì il difensore. “Ho sbagliato, ok? E’ stato un errore” rispose nervoso il portiere. “UN ERRORE CHE NON AVRESTI MAI DOVUTO COMMETTERE” tuonò Ramos. “Ma chi diavolo sei tu per venirmi a fare la predica, eh? UNO CHE VUOLE PORTARSELA A LETTO PER SCOMMESSA!” urlò altrettanto forte Casillas. “Ancora con questa dannata storia? Quante volte devo dirti che la scommessa non c’entra?” rispose esasperato il sivigliano. “Adesso non vorrai venirmi a dire che sei innamorato!” lo canzonò il capitano del Real. “Non devo dare spiegazioni a te!” replicò nervoso “Pensa ai problemi con la tua ragazza”. “Quelli non sono affar tuo” rispose piccato il portiere. “No, infatti, sono cavoli tuoi. Dov’è finito il tuo grande amore per Sara, eh?” chiese sarcastico il difensore. “Stanne fuori, Ramos!” ringhiò Iker. “E tu resta fuori dalla vita di Saoirse!” lo minacciò ad un centimetro dal suo volto. “CASILLAS! RAMOS! Vi ho spedito negli spogliatoi per farvi chiarire e non concedere un altro spettacolo indecoroso come quello di poco fa sul campo e vi ritrovo a litigare? Passerete tutta la settimana a fare due ore di allenamento supplementare voi due, da soli, così forse ritroverete l’affiatamento e vi ricorderete che siete i capitani del Real prima che due cacciatori che si contendono la preda! E ora MUOVERSI” tuonò Mourinho prima di sparire dietro la porta dello spogliatoio. Cork – Ore 18,00 “State scherzando, vero?” disse un’incredula Gwen guardando prima una nonna e poi l’altra. “Affatto tesoro” sorrisero entrambe. Casa Ruiz/McGowen – Quella sera... Saoirse McGowen aprì la porta e venne subito travolta da un uragano. “E così ti ha baciata!” proruppe Sergio spalancando la porta ed entrando. “Fa’ come se fossi a casa tua, Ramos” rispose sarcastica l’irlandese. “Ti ha baciata” disse serio. “Chi ti ha baciata?” chiese Natalie apparendo in cima alle scale. “E’ una lunga storia” rispose Saoirse. “Ho tempo, racconta!” cinguettò entusiasta la modella. “Taci, gallina e torna a farti la manicure” la zittì il difensore. Una scarpa tacco 12 piombò sulla testa di Sergio Ramos: “Non ti azzardare mai più a rivolgerti a me in quel modo, andaluso bovaro e cafone”. “Razza di..” disse lui scattando verso la bionda. “Ehi, fermi, FERMI” tuonò Saoirse cercando di trattenere il calciatore “Smettetela per favore”. “Tu sei una pazza, fatti curare!” le urlò lui. “Se c’è qualcuno da rinchiudere quello sei tu” gridò Natalie di rimando. “Per favore basta” si alterò l’irlandese. Il calciatore la guardò e la trascinò fuori per un braccio: “Andiamo a parlare da un’altra parte o stasera ci scappa il morto”. Saoirse e Natalie si lanciarono una rapida occhiata: “Vuoi che chiami Iker?” domandò quest’ultima. “No, assolutamente o l’omicidio diventerà duplice” rispose mentre il sivigliano la trascinava verso l’auto. ***** spoiler (clicca per visualizzare) La macchina di Sergio frenò bruscamente vicino ad un parco pubblico. “Andiamo a discutere in un posto pieno di tossici, fantastico” disse sarcastica l’irlandese. “Ti ha baciata” l’aggredì nuovamente il calciatore. “Sì, sì mi ha baciata, ok? Contento?” rispose esasperata la ragazza. “E tu ti sei lasciata baciare!” l’accuso lui. Lei lo fissò: “Cosa diavolo vuoi da me, Ramos? Non devo darti spiegazioni” ribattè piccata Sisì. “Certo, non devi darmi nessuna spiegazione, tranne quella del perché hai baciato il mio migliore amico” replicò lui serio. “Ramos, sul serio, questa discussione è ridicola. Tu non sei il mio fidanzato e a te non devo dire niente” precisò la ragazza nervosa. “Fai sempre quella che parla di cose giuste, la maestrina di vita e poi baci un ragazzo fidanzato!” la accusò. “Io non faccio la maestrina di nulla e poi io non ho baciato nessuno e anche se fosse sono affari miei” ribadì “E ora riportami a casa subito!” “Non ci penso nemmeno, prima devi spiegarmi bene cosa è successo” disse lui serio. “Vattene al diavolo, Ramos” rispose Saoirse aprendo la portiera ed uscendo. Lui uscì di scatto e la bloccò prima che riuscisse ad allontanarsi dall’auto. “Perché con te deve essere sempre tutto dannatamente difficile?” sbuffò. “E tu perché interferisci sempre nella mia vita?” replicò lei. “Non sono io che interferisco nella tua vita, è il destino che unisce le nostre vite” rispose serio il sivigliano. Saoirse lo guardò negli occhi e sospirò: “Non è successo nulla, è stato solo un bacio”. “Solo un bacio?!?” domandò sgranando gli occhi. “Ha appoggiato le sue labbra sulle mie, ma poi si è reso conto e si è subito tirato indietro” spiegò la ragazza. “E tu hai ricambiato quel bacio?” la fulminò lui. “Ramos, sei matto o cosa? Ti ho spiegato come è andata, se vuoi credermi bene, altrimenti pazienza e tanti saluti” ribadì lei cercando di allontanarsi. “E’ stato più bello del nostro bacio?” chiese Sergio senza muoversi di un centimetro. Saoirse si bloccò. “Come scusa?” domandò voltandosi. “Il bacio con Iker è stato più bello del nostro bacio?” ripetè serio il sivigliano. “E’ una domanda senza senso” rispose dandogli le spalle e riprendendo a camminare. “Se è senza senso, perché non mi rispondi?” chiese il difensore. Saoirse non si voltò. “Maledizione” pensò tra sé e sé Sergio prima di scattare e fermarla nuovamente. “Ramos, per favore, lasciami in pace” disse lei cercando di allontanarlo. “No, McGowen, ora pretendo una risposta” ribattè lui stringendole i polsi. “Perché non mi lasci stare, Sergio. Cosa vuoi da me?” chiese lei quasi con un tono di disperazione. “Voglio conoscerti, voglio capirti, voglio comprendere cosa ci sta succedendo, perché siamo legati” rispose il sivigliano. “E’ successo secoli fa” cercò di calmarlo la ragazza. “Sì, ma è vivo dentro di me così come in te. E’ vivo, Saoirse, lo senti?” le chiese prendendole la mano e appoggiandosela all’altezza del cuore. Feel this Can you feel this My heart beating Out of my chest Sisì rimase ad ascoltare i battiti che percepiva sotto la stoffa della giacca, colpita da quel gesto. “Io sono come te” sussurrò lui guardandola negli occhi. “Lo so” bisbigliò lei “Ma sembra tutto così irreale”. “Io e te siamo reali, siamo qui, adesso” rispose il ragazzo spostandole una ciocca di capelli dal viso. “Lo stai facendo per ripicca nei confronti di Iker?” domandò l’irlandese. Lui sgranò gli occhi e si allontanò di colpo: “Certo, perché io sono sempre lo stronzo senza sentimenti, quello che fa cazzate, che agisce spinto dalla sua megalomania, mentre gli altri sono tutti pieni di buone intenzioni e con il cuore puro”. “E allora perché lo stai facendo? Perché siamo qui?” chiese lei. “Perché.. non lo so perché, va bene? Volevo sapere, volevo capire cosa diavolo fosse successo, perché fino ad un’ora prima di quel bacio stavamo benissimo su quel tetto, poi invece scopro che baci un altro” rispose nervoso. “Non ho baciato nessuno” ribattè la ragazza. “Ma lo hai lasciato fare!” tuonò. “Non ho avuto nemmeno il tempo di rendermene conto che già si era ritirato ed era scappato. Non significa niente, Sergio, non ne abbiamo neanche più parlato, non ci siamo sentiti” spiegò l’irlandese. “Non hai risposto alla mia domanda però” chiese il sivigliano fissando i suoi occhi color cioccolato in quelli di lei. “E se non volessi rispondere?” domandò lei. Lui si avvicinò: “Forse hai bisogno che ti rinfreschi la memoria”. ***** Bedelia McRue si avvicinò alla sua amica che guardava il vento gelido muovere le fronde degli alberi fuori dalla finestra. “Avremo fatto la cosa giusta?” le domandò. “Non potevamo fare diversamente, è il loro destino” rispose Brianna. Bedelia sospirò: “E sia. Si compia ciò che è scritto”. ***** Iker Casillas aveva deciso. Al diavolo le storie con Sara, i musi lunghi e i litigi con Sergio: non aveva parlato con Saoirse ed era ora di farlo, prima che il suo amico decidesse di fare casino. Prese le chiavi della macchina ed uscì. ***** Feel this Can you feel this My heart beating Out of my chest Sergio poggiò la sua fronte quella di Saoirse, respirando piano contro le sue labbra. Feel this Can you feel this Iker suonò al campanello di casa McGowen/Ruiz e quando la porta si aprì, il suo sguardo incrociò due occhi verdissimi: quelli di Gwen. Salvation Under my breath Avatar credits to: love-gonza Credits to: Credits to: vamosramos Credits to: Rocío Campeones del Mundo! "Ni United ni nada, soy blanco hasta la muerte" Il mio cuore batte per voi
Posted on: Sun, 18 Aug 2013 12:56:29 +0000

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