Ieri per cercare di fermare Grillo e il MoVimento 5 Stelle è - TopicsExpress



          

Ieri per cercare di fermare Grillo e il MoVimento 5 Stelle è stato ucciso (politicamente) Berlusconi e ferito gravemente Berluschino (Renzie). Infatti cresceva di giorno in giorno la probabilità che il M5S vincesse le elezioni e conquistasse, con il premio di maggioranza, il governo del Paese. Si procede così alla rinascita della Democrazia Cristiana o meglio del Pentapartito e soprattutto delle pratiche politiche, aggiornate per tener conto dei tempi, che hanno segnato i modi di gestione del potere della I Repubblica e che hanno saputo resistere sottotraccia (e in modo ancor più squallido) nella II Repubblica. Quelli che vengono dalla tradizione di sinistra sono chiamati, in questo schema e nel nuovo/vecchio Partito Unico, a svolgere il ruolo di portatori di acqua (consenso) e/o di imbonitori (false rappresentazioni della realtà) per tener buoni, in nome della real politick, quanti potrebbero da oggi essere tentati da altre esperienze politiche ben più affascinanti o appassionanti (da qui la criminalizzazione di Grillo e del M5S col supporto di TV e giornali di regime). Ritorna pienamente dichiarata “alla luce del sole” e con orgoglio (prima continuava ad esistere, ma nascosta, non dichiarata, come di qualcosa di cui ci si vergognava “si fa, ma non si dice”) la politica in cui non prevalgono le idee e le scelte, da portare avanti perché volute dai cittadini, col voto, ma le mediazioni, i compromessi (spesso di basso o bassissimo profilo e raggiunti per motivi inconfessabili, di spartizione), portate avanti, si dice “per” i cittadini, ma in realtà per tener conto delle indicazioni di poteri forti, conosciuti e sconosciuti, e in ogni caso lontani. Le conseguenze immediate di questa scelta, oltre quelle che ricordavo sopra della rinascita del sistema DC, sono chiare: i cittadini da protagonisti, se mai lo sono stati o si siano sentiti tali, tornano ad essere trattati da sudditi o da spettatori in uno spettacolo da Talk Show o da avanspettacolo. Ma altre e ben più gravi possono essere le conseguenze a medio e lungo periodo. Oltre a quelle di una crisi economica e sociale destinata ad avvitarsi, perché chi si è “accordato” ieri non può toccare il coacervo di interessi e clientele (peso delle pubbliche amministrazioni, sussidi vari, consulenze discrezionali, ecc.) che garantisce loro un consenso sempre più ristretto, ma vitale per mantenere i propri posti di potere, soprattutto puntando sulla crescita dell’astensionismo, bisogna tener conto delle conseguenze politiche. Il messaggio forte che si è voluto mandare ieri al Paese è stato questo: è inutile impegnarsi con passione per le proprie idee politiche, questo è un comportamento da “fessi” politici. Conta molto di più saper tacere al momento giusto, mediare, anche ciò che appare non mediabile, magari di nascosto, dissimulare le proprie convinzioni, “saper giocare”. Il cittadino comune con le sue passioni, la sua semplicità è fatto fuori: torna in campo il politico di professione che prende i voti, in qualsiasi modo, e se li gioca nelle stanze del potere per la propria carriera personale (anche quando “copre” questo modo di agire con grandi, quanto generiche e generali, idealità). Un tale modo di vivere la politica è come quella dei “sonni della ragione che generano mostri”: cresceranno, riprenderanno forza e/o verranno alla luce nuovi politici o politicanti di mestiere ancora peggiori di quelli che abbiamo o abbiamo avuto finora e che hanno portato il Paese nel baratro. Di fronte a questa situazione, alla realtà già presente, ma che è venuta in piena luce ieri, la battaglia, la guerra che deve portare avanti il M5S, con il supporto innanzitutto della Rete, ma anche delle iniziative sui territori (Meet Up), può apparire immane. Essere ancor più oggi e domani il punto di riferimento per chi intende e “vive” la passione politica e civile in un altro modo, come cittadinanza attiva e come democrazia diretta. Diventa decisivo valorizzare e promuovere in ogni modo i cittadini che si battono per le proprie idee e convinzioni, che non si nascondono , per carrierismi, che si esprimono senza paura. Essere punto di riferimento, in una parola, per i cittadini, punto e basta, non per i sudditi o i clientes. Promuovere la partecipazione, in tutte le sedi, non solo e non tanto in quelle istituzionali, e nei diversi territori, è, quindi, oggi ancor più decisivo per il M5S: senza la partecipazione dei cittadini, di protesta, di proposta, di democrazia diretta, insomma, rischiamo un ritorno indietro al Medio Evo della politica italiana, basata sulla delega in bianco ad un ceto di privilegiati, la CASTA, che non può avere che effetti devastanti non solo dal punto di vista economico, ma anche della crescita civile del nostro Paese. Ma per promuovere la partecipazione, come dicevo prima, l’impegno, le scelte, la responsabilizzazione dei cittadini vanno premiate. Anche al momento delle elezioni. La scelta dei candidati, con le preferenze, mi pare, in questo contesto, necessaria sì, ma meno decisiva della scelta riguardante il programma di governo, le proposte da trasformare in provvedimenti legislativi o amministrativi nelle sedi istituzionali. Voto sempre palese, vincolo di mandato e possibilità di revoca, referendum abrogativo e propositivo, rafforzamento dell’iniziativa di legge popolare, sono ulteriori ori importanti strumenti. Ma è certamente decisivo avere una legge elettorale che non “costringa” per forza ad accordi post elettorali e al ribasso, ma che responsabilizzi i cittadini al momento del voto, valorizzandone la scelta. Funziona così la proposta su base proporzionale, con collegi piccoli e con le preferenze, proposta dal gruppo parlamentare del M5S? Se sì, va bene. Se no, troviamo gli accorgimenti per migliorarla dal punto di vista del “potere” dei cittadini. A riveder le Stelle!
Posted on: Thu, 03 Oct 2013 08:55:58 +0000

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