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. Il nostro consiglio è sempre quello, meglio fresca e di stagione a km zero, con meno impatto ambientale e meno inquinamento. L’insalata in busta presenta degli svantaggi ambientali ed economici da non sottovalutare: un’imballaggio eccessivo un impronta di carbonio maggiore sono più cari economicamente sono meno sicuri a livello di salute con le eventuali contaminazioni di batteri sono meno nutrienti Sicuramente le insalate preconfezionate in busta sono pratiche ma se non pensiamo all’impatto ambientale, ai costi eccessivi allora valutiamo il fatto che è stato lanciato un’allarme dallo “Sportello dei diritti” che mette in guardia i consumatori dai germi presenti nelle confezione preparate di insalata in busta. A confermarlo sono stati i risultati di una serie di analisi effettuate dalla fondazione tedesca Warentest, che fanno emergere la preoccupante situazione. Il dato allarmante è che i batteri possono essere presenti nei prodotti in questione anche prima della data di scadenza. Le insalate imbustate sono di certo molto usate dalle famiglie, soprattutto da quelle in cui generalmente si ha poco tempo per organizzare e preparare i pasti. Il pericolo, però, è in agguato perchè le foglie, già lavate e tagliate, possono nascondere batteri e muffe che se ingeriti potrebbero essere nocivi per la salute dei consumatori. Lo studio tedesco messo in evidenza da Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei diritti”, è chiarissimo nella sua conclusione: “Nel test, nessuno dei prodotti aveva una buona qualità microbiologica alla data di scadenza”. In nove casi su 19, infatti, le insalate avevano livelli troppo alti di saccaromiceti o di muffa. La ricerca ha quindi evidenziato che in persone sensibili e nei soggetti più deboli come bambini e anziani, questi germi possono causare problemi intestinali. Nel maggio del 2011 il Parlamento ha varato una normativa sulla produzione e commercializzazione delle insalate in busta definendo i limiti microbiologici per questo tipo di prodotti. La disposizione è nata proprio con l’intento di regolamentare un settore privo, fino a quel momento, di disposizioni specifiche. La pericolosità, però, non riguarda tutti i prodotti: esistono, infatti, insalate imbustate di diverse marche e di varie qualità e non tutte necessitano obbligatoriamente di un secondo lavaggio al momento del consumo. I consigli dello “Sportello dei Diritti” che sono indipendenti dai test in questione, se non si può fare a meno di utilizzarle al posto di verdure sane, fresche e di buona qualità sono i seguenti: - Scegliere produttori e distributori affidabili che indicano sulla confezione oltre alla data di scadenza, quella di raccolta e confezionamento e descrivono il sistema di produzione. - Consumare l’insalata entro 3-4 giorni dal confezionamento (tenendo conto che la scadenza viene fissata dopo 7 giorni d’inverno e 5 d’estate). Se si tratta di cicorino tagliato sottile è meglio anticipare di un giorno. - In caso di dubbi si può sempre fare un veloce lavaggio con mezzo bicchiere di aceto bianco diluito in due litri di acqua per un minuto nella centrifuga di casa. Un sistema efficace e indolore, anche se ci sembra un’esagerazione, il bello dell’insalata pronta è che si travasa nel piatto, si condisce e si mangia. Fonte: ambientebio.it
Posted on: Thu, 13 Jun 2013 16:07:43 +0000

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