Il presidente Napolitano nellincontro col Papa: dialogo con tutti, - TopicsExpress



          

Il presidente Napolitano nellincontro col Papa: dialogo con tutti, anche i più lontani e gli avversari Un impegno a far sì che l’incontro odierno al Quirinale con il Papa non rimanga chiuso “entro l’orizzonte di un rapporto tra istituzioni”. Lo ha detto il presidente Napolitano, in un discorso in cui ha tracciato un quadro dell’attuale momento storico italiano, europeo e mondiale e dei rapporti tra Stato e Chiesa. Il servizio di Giada Aquilino: Accogliendo Papa Francesco al Palazzo del Quirinale, non solo “testimonianza incomparabile di storia e di creatività” ma anche “spazio aperto” e “casa comune” per tutto il popolo, il presidente Napolitano ha voluto ricordare le origini italiane della famiglia Bergoglio. Quindi ha passato in rassegna la storia dei rapporti tra Chiesa e Stato in Italia, dai Patti Lateranensi all’Assemblea Costituente, passando per la revisione del Concordato: rapporti che - ha detto – “restano di certo essenziali, pur proiettandosi ora in un orizzonte più vasto”:“E’ stato, lungo questa strada, possibile riconoscersi nel rispetto della laicità e sovranità dello Stato, e insieme della libertà e sovranità della Chiesa, e convergere sempre di più nell’operare per ‘la promozione dell’uomo e del bene del Paese’. Ne è stata rafforzata in modo decisivo quell’unità nazionale che è per l’Italia condizione di ogni sicurezza e progresso”. Ricordando il messaggio del 2011 di Benedetto XVI per i 150 anni dell’unità d’Italia, in cui metteva in evidenza “i due principi supremi chiamati a presiedere alle relazioni tra Chiesa e comunità politica, quello della distinzione di ambiti e quello della collaborazione”, il capo di Stato italiano ha riconosciuto al Pontefice di aver trasmesso in modo diretto “motivi di riflessione e di grande suggestione” per l’agire individuale e collettivo. A tutti, credenti e non credenti, è giunta la “concezione” di Papa Francesco della Chiesa e della fede: “ci ha colpito - ha riferito Napolitano - l’assenza di ogni dogmatismo, la presa di distanze da ‘posizioni non sfiorate da un margine di incertezza’, il richiamo a quel ‘lasciare spazio al dubbio’ proprio delle ‘grandi guide del popolo di Dio’”. Grazie allo spirito del Concilio Vaticano II, vediamo profilarsi - ha aggiunto il presidente - nuove prospettive di quel “dialogo con tutti, anche i più lontani e gli avversari”, che il Papa “ha sollecitato e che costituisce appunto l’orizzonte più vasto – oltre il contesto dei rapporti tra Chiesa e Stato – a cui oggi si deve necessariamente tendere”. Soprattutto dinanzi alle “inaudite sfide dell’oggi”:“Parlo di sfide che investono l’intera comunità internazionale : quella, innanzitutto, di ristabilire e preservare la pace in regioni tormentate da laceranti conflitti, come il Medio Oriente e il Mediterraneo cui in particolare l’Italia e l’Europa unita sono debitrici di risposte e impegni efficaci. Ma le sfide da affrontare nel mondo d’oggi sono anche di natura antropologica. L’uomo col tempo cambia il modo di percepire se stesso, l’uomo è alla ricerca di se stesso – Ella ha detto, e ci ha messo in guardia da un pensiero che perda di vista l’umano”. Il Papa, infatti, ha notato Napolitano, guardando alle “singole persone, una alla volta”, sa “trasmettere a ciascuno e a tutti i valori del messaggio cristiano, innanzitutto quello dell’amore per gli altri”, sprigionando “potenzialità nuove” per combattere “il dilagare dell’egoismo, dell’insensibilità sociale, del più spregiudicato culto del proprio tornaconto personale”:“Per reagire ovunque a simili fenomeni di regressione e far valere parametri ideali e morali irrinunciabili, resta fondamentale, vorrei sottolinearlo, il ruolo dell’Europa, in quanto si fonda – storicamente e nelle sue odierne istituzioni comuni – su quei valori di rispetto della dignità umana, di tolleranza, giustizia, solidarietà, che portano il segno del retaggio cristiano”. Quindi un invito al superamento comune “dei mali più gravi che affliggono oggi il mondo”:“A cominciare dai mali provocati o esasperati dalla crisi di questi anni sia nelle ‘periferie’ di diversi continenti, in luoghi rimasti ancora ai margini di un moderno sviluppo economico e benessere sociale, sia nei paesi della travagliata Europa : mali estremi, quali – Ella ha detto – da un lato la disperante condizione dei giovani privi di lavoro, che vengono come ‘schiacciati sul presente’, e dall’altro la solitudine in cui vengono lasciati i vecchi”. Ne scaturiscono, ha aggiunto, responsabilità comuni. Responsabilità che - ha detto - la Chiesa si assume “esprimendo e diffondendo i suoi valori, liberandosi da ogni residuo ‘temporalismo’, e dispiegando l’iniziativa delle istituzioni che ad essa si richiamano sul terreno solidaristico ed educativo che è loro proprio”. Responsabilità che - ha aggiunto – “nel campo, ben distinto, in cui sono chiamate ad operare, si assumono le istituzioni politiche, laiche e indipendenti per definizione”:“La politica ha però – esposta com’è non solo a fondate critiche ma ad attacchi distruttivi – drammatica necessità (lo vediamo bene in Italia) di recuperare partecipazione, consenso e rispetto, liberandosi dalla piaga della corruzione e dai più meschini particolarismi. Può riuscirvi solo rinnovando – insieme con la sua articolazione pluralistica – le proprie basi ideali, sociali e culturali”. In questo senso - ha notato il presidente rivolgendosi al Pontefice - la politica può “trarre uno stimolo nuovo dal Suo messaggio e dalle Sue parole”:“Un messaggio che, come Ella stesso ha detto, si rivolge non soltanto ai cattolici ma a tutti gli uomini di buona volontà, e che fa dunque pensare a un dialogo senza precedenti per ampiezza e profondità tra credenti e non credenti, a una sorta di simbolico, sconfinato ‘Cortile dei Gentili’”. Quindi una riflessione su coloro che in Italia esercitano “funzioni di rappresentanza e di guida nelle istituzioni politiche”:“Siamo immersi in una faticosa quotidianità, dominata dalla tumultuosa pressione e dalla gravità dei problemi del paese e stravolta da esasperazioni di parte in un clima avvelenato e destabilizzante. Quanto siamo lontani nel nostro paese da quella ‘cultura dell’incontro’ che Ella ama evocare, da quella Sua invocazione ‘Dialogo, dialogo, dialogo’”. Per questo, ha concluso, “è tempo di levare più in alto lo sguardo, di riguadagnare lungimiranza e di portarci al livello di sfide decisive che dall’oggi già si proiettano sul domani”.
Posted on: Thu, 14 Nov 2013 11:55:10 +0000

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