Il ramo d’oro di J. G. Frazer rappresenta non solo il prodotto - TopicsExpress



          

Il ramo d’oro di J. G. Frazer rappresenta non solo il prodotto più alto dell’evoluzionismo culturale, ma anche uno dei testi chiave imprescindibili della cultura del ‘900. Tanti i grandi intellettuali che sono in qualche modo debitori verso quest’opera. Basterebbe ricordare Freud, Bergson, Spengler, Wittgenstein, Eliot, Pound e Lawrence per farsi solo un’idea della portata del libro. L’opera può essere letta ed interpretata da varie angolazioni, ma quella che prevale su tutte è la ricerca delle origini religiose dell’umanità. La religione, secondo Frazer, fa la sua comparsa in uno stadio più avanzato dello sviluppo evolutivo, raccogliendo l’eredità della magia e staccandosi da quest’ultima. Adottando un modello evoluzionista, le società umane passano attraverso tre stadi dello sviluppo del pensiero: magia, religione, scienza. Il suo punto di riferimento è costituito dalla scienza moderna, la sola in grado di spiegare la realtà. Per l’antropologo la magia tenta di fare altrettanto, ma non è in grado di tradurre le sue aspirazioni in risultati solidamente fondati. Comparandolo alla sua lineare visione del processo evolutivo, Frazer adotta un metodo che gli consente di prendere qualche piccola misura nei confronti dell’evoluzionismo più ortodosso, quello che prefigura la nozione di sopravvivenza. Un’istituzione, una credenza, può durare al di là dei contorni socio-culturali e dello sviluppo tecnologico di una civiltà alla quale organicamente appartiene. Una civiltà progredita può conservare al suo interno un modello culturale di stampo primitivo, che vive in disarmonia con il resto ma che testimonia le origini di tale civiltà. Cioè, in una civiltà progredita non tutte le componenti sociali partecipano al progresso nella stessa misura, perché alcune appartengono a delle forme culturali del passato. Infatti in molte civiltà industriali europee la cultura popolare (folklore) è intrisa di elementi arcaici, molti dei quali rimandano alla fase magica. Magia e scienza si trovano agli antipodi del processo evolutivo, entrambe postulano l’esistenza di leggi naturali che condizionano la successione degli avvenimenti, ma nella magia l’associazione di idee non è retta da un rapporto di causa ed effetto come avviene invece nel metodo scientifico, ma da una legge che gli evoluzionisti sovente definiscono come legge simpatetica o di simpatia. Essa opera nella magia imitativa e in quella contagiosa: nel primo caso, ad esempio, innaffio la terra affinché piova; nel secondo, distruggo i resti di alcune unghie recando, per contagio, dei danni ad una persona. Tuttavia Frazer pone l’accento sull’aspetto positivo del mondo magico. Al centro degli interessi dell’umanità primordiale c’è la cura della vegetazione arborea, dalla quale dipende la sopravvivenza degli uomini. La magia si prefigge lo scopo di rendere fertile la terra e di favorire la crescita della vegetazione. Questo compito spetta al Re Mago, l’unico in grado di creare un legame profondo e segreto con la natura. La sua prerogativa consiste nell’esercitare, a vantaggio della popolazione, potere sulla pioggia, sul sole, sul vento. Grazie a queste doti diventa mediatore unico e straordinario tra umanità e natura. Di conseguenza, l’integrità fisica del sovrano, e quindi la sua presenza nel mondo, diventa la maggiore preoccupazione sociale. La caratteristica principale della morte è quella del rapimento dell’anima, e per tenere lontano un rischio del genere è necessario separare l’anima dal corpo del re, e nasconderla nella parte più profonda ed inaccessibile del bosco, legandola al ramo di un albero – ecco perché il ramo d’oro – dove essa vivrà come anima eterna. La parabola del Re Mago vuole semplicemente evidenziare la differenza sostanziale tra magia e religione che postula Frazer: entrambe aspirano ad orientare i fenomeni naturali a favore dell’uomo, ma la religione consiste, soprattutto, nel credere a delle entità sovrannaturali che governano il mondo e con le quali l’uomo può relazionarsi per condizionare le loro decisioni attraverso le procedure rituali. Nonostante ciò, magia e religione non hanno una propria autonomia perché rispondono (e lo fanno) agli stessi interrogativi della scienza, in modi inadeguati e del tutto diversi dalla sperimentazione scientifica.
Posted on: Mon, 24 Jun 2013 23:27:05 +0000

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