Il tempo degli aquiloni è finito. Come la celebre frase di uno - TopicsExpress



          

Il tempo degli aquiloni è finito. Come la celebre frase di uno dei libri più belli che io abbia mai divorato (ndr Il cacciatore di aquiloni di Khaled Hosseini). Vi dico che il tempo degli aquiloni sulla nostra bella Kabul (litalia degli anni 60) è finito. Il vento del socialismo ha smesso di soffiare sui clivi italioti. Mi defilo dalle sterili e ipocrite polemiche di accusa, e poi dalle difese di posizioni nel deserto dei Tartari. Mirare e sparare nel vuoto (di valori, sintende). Quello che avevo da dire lho scritto in un post amaro come il fiele della bestia. Le premesse a questa polemica? In questi pochi giorni di guerrilla, made in Facebook, ci siamo avvicendati a accusare/difendere una grande quantità di soggetti giornalistici/politici/ industriali nel minuscolo avvallamento (o trincea) in cui siamo piombati da tre anni a questa parte. Siamo come in una di quelle vecchie, rigide trincee della Prima Mondiale; sappiamo che di là cè una vasta platea di nemici: la destra nazionalista, il populismo, il popolarismo, la disciplina di bilancio, il catoblepismo barchiano, le rivoluzioni che cambiano verso per punto preso, la fame nel mondo, la fame in Italia, la fame delle 13 che di solito mi prende quando scrivo i post seri; insomma non siamo nella posizione giusta, nella buca intendo. Lo dico agli esperti di balistica (ne ho molti tra gli amici e nemici di facebook): sparare dalle posizioni di difesa, ma soprattutto da sottoterra dove siete (siamo), quando si hanno poche munizioni (soprattutto), ha senso soltanto se si conosce la dimensione, la posizione precisa e le strutture strategiche del nemico. Noi (e voi) non sappiamo chi sia quel nemico. Abbiamo delle bellissime documentazioni culturali su come sia fatto questo nemico, ma manchiamo totalmente di strumenti oggettivamente validi per contrastare, in un conflitto reale e leale, la sua presenza. Sempre rammentando quel magnifico libro, mi sembra di vedere una due tre cinque sinistre che si è adattano a mangiare mele acerbe. La pancia dura come un tamburo e dolori lancinanti. Noi (mi ci metto per correttezza e rigoroso senso critico) siamo così. Maestri e maestre dellaccordicchio. Ormai da troppo tempo, ormai da troppi anni. Poi arrivano i venditori di mele vuote, quelli che la sera preparano il cestino per i cretini (dal francesce crétin, il cristiano bifolco e con fede cieca nel dictat del prete) del centro neo-liberale. Non te la vendono, te la fanno annusare e guardare da lontano; ti convincono che lunico modo per avere quel cartonato di mela sia distruggere il presente, il passato e il futuro di chi non la pensa come te. Peccato che in questa esistenza, ci siano persone e vissuti. Ci siano relazioni e umanità. Peccato che queste persone da distruggere, abbiano spesso sacrificato il benessere personale per il bene della comunità in cui hanno vissuto. Senza avere ruoli di potere, o di governo. Peccato che l #adesso, sia pieno di coloro che questa grande comunità lhanno governata di male in peggio, con superficialità in un cliché di irresponsabilità civile, culturale e politica su tutto il territorio nazionale. Ecco, peccato... davvero. Però, per loro, il tempo degli aquiloni deve ancora arrivare. E se non ci sarà più il vento, pace...
Posted on: Mon, 18 Nov 2013 11:56:23 +0000

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